AGI – C’è un lago nel cuore di Roma, il lago Bullicante, nato sotto gli occhi dei residenti, che rischia di scomparire. È quello sorto nel 1992 alla periferia est di Roma, nel quartiere Prenestino, dagli scavi del cantiere di un centro commerciale. Tant’è che ancor oggi “lo scheletro della costruzione emerge dallo specchio d’acqua, circondato da una boscaglia di robinie e salici e dai fusti di cannuccia palustre impenetrabili se non dagli uccelli selvatici”, scrive il settimanale online L’Essenziale, costola del prestigioso Internazionale.
Era il 1992 quando le ruspe della Ponente 1978, un’azienda del gruppo del costruttore Antonio Pulcini, ancora oggi proprietaria del terreno privato, “intercettarono una delle falde dei depositi del vulcano dei Colli Albani”, spiega Monia Procesi, ricercatrice dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv) che ha condotto delle verifiche sul bacino nel 2018.
Secondo la ricostruzione, “l’invaso dello scavo si riempì d’acqua e il tentativo di pomparla nel collettore fece allagare l’adiacente largo Preneste”. Da quel momento, scrive L’Essenziale, “per i successivi vent’anni, il lago rimase nascosto dietro alle mura di cinta dell’ex fabbrica Snia Viscosa, riconquistato a poco a poco dalla vegetazione selvatica. Ora nell’area verde ci sono oltre 350 specie botaniche spontanee, quattro habitat tutelati dalle norme europee a difesa della biodiversità, quasi novanta specie di uccelli, comprese nove d’interesse comunitario, e trenta di libellule, un terzo di tutte quelle presenti in Italia”.
Tuttavia, si legge, “un nuovo progetto edilizio mette a rischio la zona: a pochi metri dal lago, le ruspe sono pronte a trasformare 40mila metri quadri di ruderi dell’ex fabbrica Snia Viscosa, ormai popolati da piante e animali, in un polo logistico con magazzini, aree di smistamento e uffici.
Così, scrive il settimanale: “L’allarme è scattato di nuovo nel dicembre del 2022 quando si è diffusa la notizia di un nuovo progetto speculativo sui ruderi dell’ex fabbrica, a loro volta vincolati dalla soprintendenza ai beni culturali. È stato emanato un nuovo permesso di costruire rilasciato l’11 novembre 2022 dagli uffici del dipartimento urbanistica del comune di Roma per un progetto di ‘restauro conservativo e parziale ristrutturazione’ che dovrebbe trasformare i 40mila metri quadri dei capannoni in un polo logistico”.
Secondo gli ambientalisti e gli abitanti del luogo, anni di abbandono di quest’area e del lago “hanno favorito un processo di successioni naturali che ha portato a un’altissima biodiversità” e come spiega Giuliano Fanelli, botanico e docente all’università di Tor Vergata di Roma, che ha studiato l’area intorno al lago, “non è importante però solo la quantità di specie, ma anche la ricchezza delle interazioni tra le caratteristiche del luogo, il ruolo delle piante e gli animali, che rendono l’ecosistema resiliente”.
Il lago è poi frequentato dai più comuni merli fino a specie tutelate come il martin pescatore e l’airone rosso. Nel prato nidificano i fagiani. Tra le “rupi” dell’ex fabbrica sono stati avvistati il falco pellegrino, rapaci notturni come la civetta, e il pipistrello pigmeo, specie rara, indicatore di qualità degli habitat.
Conclude il giornale online che “ora abitanti e attivisti temono che con le elezioni regionali del 12 e 13 febbraio l’estensione delle tutele possa essere bloccata o saltare del tutto”.