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Mancano 10 giorni alla prova di italiano della maturità 2018 e già impazza il toto-tema, con la consueta ridda di ipotesi e presunte "soffiate" che poi spesso si rivelano infondate. Le tracce, quelle vere, sono state già approvate il 3 maggio scorso e rimarranno top secret fino alla mattina del 20 giugno, quando si svolgerà la prova. A dare il via libera ufficiale è stata l'ex ministra dell'Istruzione, Valeria Fedeli, dopo essere state predisposte da un gruppo di esperti. Nulla fa presagire che il neo ministro, Marco Bussetti, insediatosi da pochi giorni nel dicastero di viale Trastevere, voglia apportare qualche cambiamento. L'Agi ha sentito, in proposito, il professor Luca Serianni, ordinario di Storia della lingua italiana alla Sapienza, che ha guidato la task force del ministero: "Credo sia veramente improbabile che le tracce vengano cambiate".

E comunque, anche se gli studenti cercheranno ovunque qualche indizio, Serianni consiglia di non concentrarsi troppo sulla caccia alle tracce: "Non è poi così importante conoscere l'argomento. Credo, invece, che sia più importante riflettere sulla scelta. L'offerta è abbastanza ricca – spiega il linguista all'Agi – e bisogna dedicare un giusto tempo alla selezione. Il rischio che altrimenti si corre, per la paura del foglio bianco, è fare una scelta affrettata". 

Un'altra difficoltà potrebbe riguardare la stesura del testo: "È necessario – dice Serianni – articolare un discorso coerente da un punto di vista argomentativo. Non deve passare la cattiva idea che l'elaborato aumenti di valore se si scrive di più. Si dovrebbero scrivere solo cose funzionali al tema che si richiede di fare. In sintesi, il rischio in cui uno studente spesso incorre è quello di andare fuori tema".

Se, da una parte, le tracce sono ancora sotto chiave, sono state, invece, già rese pubbliche le 12.865 commissioni che giudicheranno gli studenti. La prova di italiano sarà valutata in quindicesimi: il massimo è 15 e la sufficienza è 10. Da un sondaggio di Skuola.net, è emerso che il tema storico è la traccia meno apprezzata dagli studenti ed è scelta solo dal 3% dei futuri diplomati se si considerano gli ultimi 10 anni, dal 2008 al 2017.

La percentuale cala all'1,9% in riferimento all'anno scorso. "È un vero peccato – spiega Serianni – perchè la storia è molto formativa. C'è da dire che, essendo una materia orale, i ragazzi non sono molto abituati a scrivere su determinati argomenti. In più molti studenti, a ragione, pensano che per fare un buon tema storico non basti studiare il manuale, ma bisognerebbe fare degli approfondimenti. Io consiglio a tutti di affacciarsi ai temi del mondo, soprattutto quelli di geopolitica in grado di fornire una formazione di spessore per affrontare un tema di storia. Naturalmente questa è un'abitudine che lo studente dovrebbe avere nel corso di tutto l'anno e non negli ultimi 10 giorni prima dell'esame".

Per svolgere la prova, gli studenti avranno 6 ore di tempo e potranno scegliere tra l'analisi del testo, il saggio breve o l'articolo di giornale, il tema storico e il tema di attualità. Lo scopo è, secondo quanto scritto sul decreto ministeriale 23/2003, "accertare la padronanza della lingua italiana o della lingua nella quale si svolge l'insegnamento, nonchè le capacità espressive, logico-linguistiche e critiche del candidato, consentendo la libera espressione della personale creatività".