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Nel Lazio sono "attivi" (dunque, citati in indagini o atti istituzionali negli ultimi 4 anni) 93 fra gruppi, clan, famiglie, tradizionali, autoctone e narcotrafficanti che usano il metodo mafioso.

Circa 50 operano nel solo territorio della capitale e, secondo il III Rapporto "Mafie nel Lazio" realizzato dall'Osservatorio Sicurezze e Legalità della Regione Lazio, il numero complessivo dei gruppi criminali storicamente presenti nella regione dagli anni '70 ad oggi è 154.

Di questi, 62 sono stati tracciati da indagini e processi per molti anni ma – dalla documentazione consultata – non sono più citati in indagini giudiziarie o rapporti istituzionali da almeno 4 anni. Il fatto che queste consorterie criminali non siano state più colpite negli ultimi 4 anni non significa che non siano più operative: in alcuni casi, in base ad elementi scaturiti da indagini e sentenze, gruppi criminali pesantemente colpiti dalla repressione giudiziaria, hanno continuato ad operare appoggiandosi a personaggi della criminalità di secondo piano.

A Roma sono presenti clan di mafia tradizionale, come Cosa nostra, 'ndrangheta e camorra, gruppi di derivazione mafiosa che son diventati "autonomi" sul territorio romano, clan autoctoni ovvero generati dal tessuto socio-economico romano che nel tempo hanno "mutuato" per effetto contagio "il metodo mafioso" che oggi esercitano sul territorio, come già confermato in alcune sentenze.

Il sistema criminale complesso romano vede anche l'azione di gruppi flessibili e autonomi che entrano in azione con i gruppi e con i narcotrafficanti che a Roma 'controllano' alcuni quartieri. E non mancano le mafie straniere.

È la gestione delle piazze di spaccio a Roma a destare maggiori preoccupazioni perché rappresentano il luogo in cui maggiore è il contagio delle mafie tradizionali con i gruppi della criminalità romana che si evolvono nel metodo mafioso. A Roma funzionano contemporaneamente un centinaio di piazze di spaccio, operative h24 e caratterizzate dall'uso di sentinelle, ostacoli mobili e fissi (come inferriate), l'utilizzo di telecamere e l'esistenza di edifici che – da un punto di vista urbanistico – garantiscono un controllo delle aree.

I gruppi organizzati, in gran parte romani, gestiscono le piazze di spaccio con una rigidissima suddivisione del territorio, spesso nella stessa strada, e hanno rapporti e relazioni con soggetti componenti appartenenti ai casalesi, gruppi di camorra e soprattutto calabresi, che sono i grandi fornitori delle piazze di stupefacenti.

E' la 'ndrangheta che può essere considerata l'organizzazione leader nel settore del narcotraffico romano e non solo. Queste organizzazioni oltre alla gestione del traffico degli stupefacenti si occupano anche di usura, estorsione ed altre attività illegali. Queste organizzazioni – spiega il Rapporto – originariamente non sono mafiose, non hanno una derivazione di matrice mafiosa, non sono organizzate in termini mafiosi, di mafioso non avevano nulla eppure stanno cominciando ad acquisire tutti i connotati e gli ingredienti tipici dell'esercizio del metodo mafioso.