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E’ costretto a vivere in macchina Marco della Noce, il comico di Zelig, caduto in disgrazia economica dopo la separazione dalla moglie. Nel caso dell’attore – si legge sul Sole24Ore – i problemi sono arrivati quando il giudice ha bloccato la sua partita Iva e a suo dire, a gettarlo in mezzo a una strada sarebbe stato un divorzio conflittuale, con impegni economici importanti cui non è riuscito a far fronte facendo scattare inevitabili pignoramenti e sequestri. Ma la sua è solo una delle tante storie di padri che dopo la fine del matrimonio non riescono più a sostenere le spese per il mantenimento di moglie e figli.

Perché i padri diventano poveri

“I padri che vivono vicende del genere sono sempre di più”, spiega Tiziana Franchi, presidente dell’associazione Padri Separati. “Chi subisce – racconta ancora Franchi – il blocco della partita Iva difficilmente riesce a trovare un nuovo lavoro, soprattutto perché gli uomini che si separano o divorziano hanno una media di 45-48 anni”.  Allo stesso tempo, però, lavorare è più necessario di prima perché bisogna affrontare spese più elevate. “Il padre separato deve lasciare la sua casa, ma continuare a pagarne il mutuo, e contemporaneamente deve pagare l’affitto del suo nuovo alloggio e le bollette maggiorate perché questo risulta come seconda casa”. C’è poi l’assegno per i figli e quello per la moglie (quando previsto), ma solo l’ultimo è scaricabile dalla dichiarazione dei redditi. “Non bisogna dimenticare – aggiunge Franchi – anche il costo dell’avvocato”.

“Bisogna pensare – spiega l'avvocato Gian Ettore Gassani, presidente dell'Associazione Matrimonialisti Italiani – che nella maggior parte dei casi i figli vengono affidati alle mamme, alle quali, di conseguenza, è affidata anche la casa dove continuare a crescere i bambini. Ovviamente, non tutti gli uomini separati possono permettersi di pagare un secondo affitto o un secondo mutuo e così comincia il loro dramma, che è anche un dramma sociale. Basti pensare che ci sono circa 150mila padri che vivono in una situazione di totale indigenza”.

E questo nonostante nel 2006 sia stata varata la legge sul cosiddetto affido condiviso. "In teoria – spiega Giorgio Ceccarelli, presidente dell'Associazione Figli Negati – entrambi i genitori dovrebbero partecipare in egual misura alla crescita dei figli”. Nel concreto però, la legge difficilmente viene applicata in maniera corretta e il risultato è che “l'affido, di fatto, continua ad essere dato nella maggior parte dei casi alle madri, mentre ai padri viene riservato il diritto di vedere i propri figli per uno o due giorni a settimana o per due week-end al mese. E poi ci sono le situazioni in cui uno o entrambi i genitori utilizza i bambini come mezzi per battaglie legali o sentimentali".

Non sono rari i casi di madri o padri che negano il diritto all'altra parte di vedere i figli. "Si tratta di un reato: 'Sottrazione di minore  –  conclude Giorgio Ceccarelli  –  che all'estero è punito anche con il carcere, ma in Italia non si arriva quasi mai a processo perché le denunce vengono archiviate".

Divorzi e separazioni in forte aumento

Nel 2015, anche grazie al ‘divorzio breve’, l’aumento degli scioglimenti delle unioni è stato del 57% in più rispetto al 2014. E’ quanto rivelano gli ultimi dati Istat e alle 82.469 coppie che hanno divorziato vanno poi sommate anche le 91.706 che si sono separate. Inoltre nel momento della separazione i mariti hanno mediamente 48 anni e le mogli 45 anni. Secondo altri dati Istat, quelli del 2012, ogni 1.000 matrimoni celebrati nel nostro Paese, 311 finiscono con una separazione e 174 con un divorzio.

Ma quanto costa una separazione

Fare una stima del ‘costo’ della separazione – scrive ancora il Sole24Ore – è difficile, perché sugli importi dell’assegno per i figli ogni tribunale decide autonomamente, ma il numero di telefonate che ogni giorno arrivano all’associazione Padri Separati (30-40) la dice lunga sul problema sociale. “Per fare un esempio – racconta Tiziana Franchi – un uomo che guadagna 1.400 euro al mese può arrivare a pagarne da 400 a 700 in base al numero dei figli. Poi deve aggiungere tutte le spese per il vitto e l’alloggio. Spesso chi non ha una famiglia alle spalle rischia di ritrovarsi in auto, proprio come è successo al comico di Zelig”.

Una casa per i papà

Negli ultimi anni – sempre secondo Repubblica – però molte associazioni e cooperative sono scese in campo con interventi concreti a favore dei papà separati. Sono nate così decine di strutture di accoglienza e di supporto.

A Roma, per esempio, il Comune si è mosso in prima persona, creando "La Casa dei papà". In altre dieci città le Caritas diocesane e quella nazionale hanno aperto delle strutture che sono molto più di semplici luoghi dove tornare a dormire la notte. Fra queste c'è "Oasi strade aperte", una casa per papà nel centro di Modugno, in provincia di Bari.

"L'idea – racconta Don Vito Piccinonna – è nata dall'esperienza del dormitorio "Don Vito Diana", vicino alla stazione centrale del capoluogo pugliese. Quando ci siamo resi conto che circa un terzo degli ospiti italiani erano padri separati, abbiamo capito che andava fatto di più per queste persone". Così, grazie alla donazione dell'Arcivescovo, la villa del civico numero 105 di via Roma ha aperto le porte ai primi sei ospiti, che potranno rimanerci per un massimo di 12 mesi. "Il nostro – prosegue Don Vito – non è semplicemente un dormitorio, ma una casa dove vivere e ospitare i propri figli, e un luogo dal quale ricominciare a costruire una vita normale, grazie all'aiuto di un gruppo di esperti: psicologi, avvocati e non solo”.

Problemi economici ma anche psicologici

Secondo lo studio "Povertà e vulnerabilità dei genitori separati", condotto dall'organizzazione cattolica, i padri separati – scrive Repubblicanon hanno solo il bisogno materiale di trovare un tetto sotto il quale vivere. Ma hanno anche la necessità di ritrovare se stessi, dopo il trauma della separazione, e di trovare un luogo sicuro e accogliente dove ospitare i figli. "La povertà di cui ci siamo occupati non è solo quella materiale – afferma Federica De Lauso, dell'Ufficio studi Caritas – ma anche quella relazionale: nel rapporto con i figli o con gli ex compagni. Fattori che spesso portano al peggioramento dello stato di salute dei separati fino a sfociare in depressione, insonnia e attacchi di panico”.