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AGI – Le elezioni europee, i rapporti con il Quirinale, l’inchiesta di Perugia sul dossieraggio ai danni di vip ed esponenti politici, la lotta all’evasione fiscale. Giorgia Meloni, intervistata da Agorà su Raitre, affronta i temi caldi del momento, cominciando proprio dal voto di giugno, e traccia un bilancio di quanto fatto finora dal suo governo. Alle europee “per me una vittoria sarebbe confermare il risultato che mi ha portato un anno fa al governo – confessa la premier -. Non sarà facile ma è l’obiettivo al quale punto. Io rinuncerei alla guida della nazione quando mi rendessi conto che non ho più il consenso degli italiani. Non potrei più farlo se non avessi più la libertà di farlo, la libertà di incidere, non sto qua a sopravvivere”.

 

Sui rapporti con il capo dello Stato che nelle scorse settimane sono stati definiti da molti osservatori come uno scontro, invece, Meloni è netta: “I miei rapporti con il presidente Mattarella sono ottimi, non fa mai mancare il suo sostegno non al governo ma alla nazione. Il nostro è un rapporto che gestiamo direttamente e personalmente e quelli che brigano per rovinarlo resteranno delusi”. La riforma del premierato, spiega, “entrerà in vigore in ogni caso nella prossima legislatura, prevedibilmente nel 2028” quando “non è scontato” che Giorgia Meloni sia a Palazzo Chigi e quando il mandato di Sergio Mattarella “sarà verso il termine”: “La riforma non riguarda ne’ me ne’ Mattarella, non riguarda il presente ma il futuro della nazione ed è su questo che gli italiani saranno chiamati a decidere”.

 

Sul caso dei dossieraggi, la premier si dice “più che preoccupata molto indignata. Su questa storia bisogna andare fino in fondo, penso che ci sono stati gruppi di potere che hanno approfittato per interessi propri, bisogna andare fino in fondo per scoprire i responsabili e i mandanti”. Quanto al centrosinistra, aggiunge, “non mi permetto di dare consigli a Elly Schlein; negli anni ho visto una sinistra impegnata nella demonizzazione degli avversari mentre la politica dovrebbe essere rispetto dell’avversario, non lotta nel fango. Io ho rispetto per Schlein quindi spero che da quella parte della barricata sia lei a imprimere un cambiamento su questo”.

 

Altro tema d’attualità, le tasse: “La sinistra si è indignata – ricorda Meloni – perchè ho detto che le tasse non sono una cosa bellissima e io lo confermo, le donazioni liberali sono bellissime, i prelievi imposti per legge non sono una cosa bellissima e a maggior ragione proprio perchè non sono una cosa bellissima bisogna usare al meglio i proventi di quella tassazione. Non accetto, come ho sentito, la leader del Pd dire che la sanità, che si paga con le tasse, è bellissima: sono d’accordo ma dare lezioni anche no perche’ è stato questo governo a portare il fondo sanitario al suo massimo storico”. La premier risponde anche all’accusa al suo governo di essere “amico degli evasori”: “il 2023 è stato l’anno record nel recupero dell’evasione fiscale – chiarisce -, l’Agenzia delle Entrate ha incassato 25 miliardi 4,5 miliardi in più rispetto al precedente, numeri mai registrati: ora se noi che abbiamo fatto questi numeri siamo amici degli evasori chi c’era prima di noi e non li ha fatto cosa dovrebbe essere?. Avere un fisco amico significa avere un fisco che non opprime famiglie e imprese con regole astruse e con un livello di tassazione insostenibile che non corrisponde al livello dei servizi che con i proventi di quella di tassazione vengono erogati, un fisco amico è quello che ti chiede di pagare le tasse giuste e che pretende che tu lo faccia con tempi sostenibili e che non utilizza i proventi di quella tassazione per cose inutili ma li utilizza con un principio con cui opererebbe un buon padre di famiglia”. 

 

A proposito dello stato di salute economico del nostro Paese, la premier afferma: “Attualmente abbiamo un record occupazionale, un record di contratti stabili. L’Ocse dice che in Italia il reddito reale medio è aumentato mentre altrove diminuiva, l’Istat dice che è diminuito il rischio di povertà e abbiamo il record di titoli di Stato italiani richiesti sui mercati esteri ma anche il grande risultato del Btp valore, per i piccoli risparmiatori, che ha raccolto 53 miliardi in tre emissioni. E’ una cosa per me molto importante perchè dobbiamo rimettere gran parte del debito italiano in mani italiane. Oggettivamente l’Italia sta dando una buona prova di sè”. 

 

Infine, una battuta anche sul G7: “E’ una grande occasione perchè ci permette di mettere sul tavolo dei nostri partner le nostre priorità, è l’occasione per l’Italia di guidare lo schema, è un impegno straordinario ma io penso che dia dei frutti straordinari”. conclude Meloni.

AGI – Residue piogge interessano le regioni del Sud Italia ma si va verso un generale miglioramento del tempo grazie alla rimonta di un campo di alta pressione. Seconda metà della settimana che vedrà infatti un anticiclone estendersi tra Europa occidentale e Mediterraneo con condizioni di tempo asciutto da Nord a Sud e temperature di qualche grado al di sopra delle medie. Per il weekend, secondo le previsioni del Centro Meteo Italiano, sembra però prepararsi un nuovo cambio con la discesa di una vasta circolazione depressionaria da nord. Tra Sabato e Domenica non si esclude un peggioramento meteo con l’ingresso anche di aria più fredda che dovrebbe riportare la neve sulle montagne. Gli ultimi aggiornamenti mostrano anche per la settimana Santa un’evoluzione piuttosto movimentata, ma qui l’incertezza è ancora molto elevata.

Previsioni 19 marzo

  • Al Nord: Al mattino nuvolosità irregolare su tutti i settori, più compatta lungo la Pianura Padana. Al pomeriggio cieli poco o irregolarmente nuvolosi, isolate schiarite sulla Romagna. In serata si rinnovano condizioni di tempo stabile con ancora nuvolosità medio-alta in transito.
  • Al Centro: Cieli poco o irregolarmente nuvolosi al mattino, isolati piovaschi sulle coste Abruzzesi. Al pomeriggio attese ampie schiarite specie sulle regioni Adriatiche. In serata tempo del tutto stabile con assenza prevalente di nuvolosità su tutti i settori.
  • Al Sud e Sulle Isole: Al mattino cieli coperti su Campania, Molise, Basilicata e Puglia con deboli piogge associate; sereno o poco nuvoloso altrove. Al pomeriggio ancora qualche piovasco tra Basilicata e Calabria, cieli poco o irregolarmente nuvolosi altrove. In serata tempo del tutto stabile con cieli sereni o poco nuvolosi, più coperti sulle Isole Maggiori. Temperature minime stabili o in diminuzione e massime in lieve rialzo.

Previsioni 20 marzo

  • Al Nord: Al mattino tempo stabile su tutte le regioni ma con nebbie, foschie e nubi basse soprattutto in Pianura Padana. Al pomeriggio ancora addensamenti soprattutto al Nord-Ovest con tempo asciutto ovunque. In serata si rinnovano condizioni di tempo stabile con molte velature in transito e addensamenti bassi su pianure e vallate.
  • Al Centro: Tempo stabile al mattino con cieli sereni o poco nuvolosi, qualche addensamento tra Abruzzo e Lazio. Al pomeriggio non sono attese variazioni, con possibili piovaschi isolati sul Basso Lazio. In serata si rinnovano condizioni di tempo stabile ovunque con prevalenza di cieli sereni o poco nuvolosi, ma anche foschie e nubi basse sui settori tirrenici.
  • Al Sud e sulle Isole: Al mattino tempo stabile con cieli sereni o poco nuvolosi su tutte le regioni. Al pomeriggio cieli per lo più soleggiati e con qualche velatura in transito, possibili locali piovaschi nelle zone interne della Sicilia. In serata si rinnovano condizioni di tempo stabile con prevalenza di cieli sereni o poco nuvolosi, addensamenti bassi sulle Isole Maggiori. Temperature minime stazionarie o in lieve rialzo al Nord e sulle Isole Maggiori e in calo al Centro-Sud, massime stazionarie o in lieve rialzo su tutta l’Italia, salvo una lieve flessione negativa sulla Sicilia.

AGI – I pastori mongoli stanno sopportando mesi di freddo estremo, noto come “dzud”, che hanno già causato la morte di circa 4,7 milioni di animali che contribuiscono per gran parte all’economia di questa remota parte della Terra. La denuncia arriva dal Centro operativo di emergenza (EOC) della Mongolia. Secondo la Croce Rossa, almeno 2.250 famiglie che vivono di allevamento hanno perso più del 70% delle mandrie, poiché lo dzud di quest’anno ricopre i pascoli con neve profonda e ghiaccio. Si prevede che molti altri animali non saranno in grado di sopravvivere nelle prossime settimane. Circa il 30% dei 3,3 milioni di abitanti del paese sono pastori nomadi, ricorda Al Jazeera, e vivono in abitazioni conosciute come ger o yurte nelle vaste steppe del Paese. Olga Dzhumaeva, capo della delegazione dell’Asia orientale della Federazione internazionale della Croce Rossa (IFRC), ha affermato che i pastori stanno affrontando “la perdita del loro prezioso bestiame” che comporta “un’enorme pressione sulla salute mentale e fisica delle persone”.

Le continue morti degli animali, la diminuzione delle risorse e il deterioramento delle condizioni di centinaia di migliaia di persone in Mongolia quest’inverno ricordano come ci sia l’urgente bisogno di assistenza 

 

I mongoli sono abituati a sopportare il freddo, soprattutto durante i mesi invernali da dicembre a marzo, ma le temperature estreme che caratterizzano lo dzud (anche -50° sotto zero) creano una vera situazione di emergenza e disastro, non solo economico. A questo si sommano le bufere, le nevicate pesanti e il ghiaccio durissimo. Secondo le Nazioni Unite, questi fenomeni stanno già diventando più comuni a causa del cambiamento climatico. Questo è il sesto dzud che la Mongolia ha vissuto negli ultimi dieci anni, con i pastori che ancora faticano a riprendersi dopo il rigido inverno dello scorso anno che ha causato la morte di 4,4 milioni di animali ‘da reddito’. A questo si aggiunge la profonda siccità dell’estate scorsa che ha fatto sì che molti animali non fossero in grado di accumulare sufficienti riserve di grasso in vista dei mesi più rigidi.

 

 

Il cambiamento climatico ha interrotto il ciclo delle quattro stagioni della Mongolia, portando a un aumento “delle ricorrenti siccità estive e dei successivi inverni rigidi” dal 2015, ha detto il mese scorso Tapan Mishra, il coordinatore delle Nazioni Unite a Ulan Bator.  La perdita delle possibilità di pascolo per il bestiame ha fatto sì che i pastori abbiano già esaurito le loro scorte di fieno e foraggio, mesi prima del solito, spiega la Croce Rossa. Secondo i dati ufficiali, alla fine del 2023 la Mongolia contava circa 64,7 milioni di animali da reddito.

 

 

Secondo l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO), la Mongolia è nota per le sue razze uniche di pecore, bovini, cavalli, capre, dromedari, cammelli della Battriana e yak. Tra queste figurano le pecore ‘Bayad’, che dopo secoli di allevamento selettivo riescono a sopportare anche le regioni più fredde della Mongolia e forniscono alle famiglie latte, lana e carne.  Bolormaa Nordov, segretaria generale della Società mongola della Croce Rossa (MRCS), ha affermato di sperare che un nuovo appello della Croce Rossa possa aiutare a “minimizzare l’impatto dell’emergenza Dzud e sostenere le famiglie con soluzioni a lungo termine per la loro vita e il loro sostentamento”

 

 

 

 

AGI – I viaggi nello spazio e l’assenza di gravità possono avere effetti negativi sul corpo, portando gli astronauti a sperimentare mal di testa senza precedenti. Lo dimostra uno studio internazionale, pubblicato nel numero online di Neurology, la rivista medica dell’American Academy of Neurology. I risultati rivelano che gli astronauti possono soffrire di emicrania e cefalea di tipo tensivo, nel corso di voli spaziali di lunga durata, che comprendono più di dieci giorni nello spazio. “I cambiamenti di gravità causati dal volo spaziale influenzano la funzione di molte parti del corpo, compreso il cervello”, ha dichiarato W. P. J. van Oosterhout, del Leiden University Medical Center nei Paesi Bassi e autore dello studio.

 

“Il sistema vestibolare, che influenza l’equilibrio e la postura, deve adattarsi al conflitto tra i segnali che si aspetta di ricevere e quelli effettivi che riceve effettivamente in assenza di gravità”, ha spiegato van Oosterhout.” Questo può portare a cinetosi spaziale nella prima settimana, di cui il mal di testa è il sintomo più frequentemente riportato”, ha continuato van Oosterhout. “Il nostro studio dimostra che il mal di testa si manifesta anche dopo il volo spaziale e potrebbe essere legato a un aumento della pressione all’interno del cranio”, ha precisato van Oosterhout. La ricerca ha coinvolto 24 astronauti dell’Agenzia spaziale europea, della National Aeronautics and Space Administration statunitense e della Japan Aerospace Exploration Agency, che sono stati assegnati a spedizioni sulla Stazione Spaziale Internazionale per un massimo di 26 settimane da novembre 2011 a giugno 2018.

 

Prima dello studio, nove astronauti hanno dichiarato di non aver mai avuto mal di testa e tre hanno sperimentato un mal di testa tale da interferire con le attività quotidiane nell’ultimo anno. Nessuno di loro aveva una storia cefalee ricorrenti o aveva mai ricevuto una diagnosi di emicrania. Sul totale dei partecipanti, 22 astronauti hanno manifestato uno o più episodi di mal di testa durante un totale di 3.596 giorni nello spazio. Prima del volo, gli astronauti hanno completato uno screening sanitario e un questionario sulla loro storia di cefalea. Durante il volo spaziale, gli astronauti hanno compilato un questionario giornaliero per i primi sette giorni e un questionario settimanale ogni settimana successiva per tutta la durata della permanenza nella stazione spaziale.

 

Gli astronauti hanno riferito 378 mal di testa durante il volo. I ricercatori hanno scoperto che il 92% degli astronauti ha accusato mal di testa durante il volo, mentre solo il 38% di loro ha accusato cefalea prima del volo. Dei mal di testa totali, 170, ovvero il 90%, erano di tipo tensivo e 19, ovvero il 10%, erano emicranie. I ricercatori hanno anche scoperto che il mal di testa era di maggiore intensità, con probabilità aumentate che fosse di tipo emicranico, durante la prima settimana di volo spaziale. In questo periodo, 21 astronauti hanno riscontrato uno o più mal di testa, per un totale di 51, di cui 39 mal di testa sono stati considerati di tipo tensivo e 12 di tipo emicranico o di probabile emicrania. Nei tre mesi successivi al rientro sulla Terra, nessuno degli astronauti ha riportato di aver avuto particolari episodi di mal di testa.

 

“Sono necessarie ulteriori ricerche per svelare le cause alla base della cefalea spaziale ed esplorare come queste scoperte possano fornire spunti per le cefalee che si verificano sulla Terra”, ha dichiarato Van Oosterhout. “Inoltre, è indispensabile sviluppare terapie più efficaci per combattere il mal di testa spaziale, che per molti astronauti rappresenta un problema importante durante i voli spaziali”, ha aggiunto van Oosterhout. La ricerca non dimostra che andare nello spazio provochi il mal di testa, ma ne descrive l’associazione. Una limitazione dello studio è che gli astronauti hanno riferito i propri sintomi; quindi, potrebbero non ricordare accuratamente tutte le informazioni.

AGI – “Non ho detto nessuna frase razzista, questo è poco ma sicuro, sono molto sereno”: è la precisazione di Francesco Acerbi al termine di una giornata turbolenta per il difensore dell’Inter, costretto a lasciare il ritiro azzurro per il caso di una presunta espressione razzista nei confronti di Juan Jesus, in Inter-Napoli. “Posso sicuramente dire che frasi razziste dalla mia bocca non ne sono uscite”, ha assicurato il 36enne, “da 20 anni che gioco a calcio e so quello che dico”. Acerbi ha abbandonato Coverciano, dove la nazionale si è radunata in vista delle due amichevoli negli Stati Uniti, e al suo posto è stato chiamato il difensore della Roma Gianluca Mancini, che faceva già parte della lista dei pre convocati.

 

La Figc ha fatto sapere che la decisione è stata presa “per garantire la necessaria serenità alla Nazionale e allo stesso calciatore” ma non si è sbilanciata su eventuali responsabilità spiegando che Acerbi ha chiarito al ct Luciano Spalletti e ai compagni “la propria versione sulla presunta espressione razzista segnalata” dal difensore brasiliano da cui è emerso che “non vi è stato da parte sua alcun intento diffamatorio, denigratorio o razzista”. In ogni caso, viene precisato, la Figc aprirà un‘inchiesta sul caso e in caso di condanna le sanzioni per offese razziste prevedono minimo 10 giornate di squalifica. Era stato lo stesso Juan Jesus a riferire del presunto insulto, intervistato su Dazn da Diletta Leotta: “Acerbi è andato oltre con le parole ma poi ci siamo chiariti: tutto finito, sono cose di campo”, aveva detto mentre qualcuno aveva interpretato il suo labiale mentre segnalava la cosa all’arbitro come la parola “neg..o”.

 

L’Inter da parte sua ha preso atto del comunicato della Figc e si è riservata di avviare “quanto prima un confronto con il proprio tesserato al fine di far luce sulle esatte dinamiche di quanto accaduto” a San Siro. Lo stesso ct Spalletti in conferenza stampa ha rimandato al comunicato: “Per quello che mi ha detto Francesco non è un episodio di razzismo, vorrei difendere i calciatori per quelle che sono cose che gli vengono attribuite”. “Dobbiamo fare attenzione a tutto quello che diciamo o facciamo, molto di più quando facciamo parte della Nazionale. “È un dispiacere enorme prendere decisioni su questi episodi qui”, ha aggiunto, “ora abbiamo messo in difficoltà Acerbi, per noi è un calciatore importante, ci dispiace non averlo da un punto di vista umano. Per quello che ci ha dimostrato è un grande professionista”.

 

Il presidente dell’Assocalciatori, Umberto Calcagno, ha invitato e evitare strumentalizzazioni sul caso: “La lotta al razzismo deve essere condotta senza se e senza ma”, ha dichiarato a Radio Sport Anch’io, “sono episodi da condannare. Si tratta di uno dei ragazzi (ndr, Acerbi) più sereni, più buoni e che più si spende per gli altri nel nostro mondo. Non voglio banalizzare l’accaduto, ma dobbiamo stare attenti a non strumentalizzare. Abbiamo maggiori responsabilità, ma dobbiamo ricordarci che i calciatori sono vittime e non certo da compagni di squadra o avversari”. 

 

Juan Jesus: Acerbi mi ha detto ‘Sei solo un negro'”

“Acerbi mi ha detto ‘Vai via nero, sei solo un negro’. In seguito alla mia protesta con l’arbitro ha ammesso di aver sbagliato e mi ha chiesto scusa aggiungendo poi anche: ‘Per me negro è un insulto come un altro’. Oggi ha cambiato versione e sostiene che non c’è stato alcun insulto razzista”. Il difensore del Napoli Juan Jesus, sul suo profilo Instagram, torna sull’episodio avvenuto. “Per me la questione si era chiusa ieri in campo con le scuse di Acerbi e sinceramente avrei preferito non tornare su una cosa così ignobile come quella che ho dovuto subire”, scrive il calciatore brasiliano. “Oggi, però, leggo dichiarazioni di Acerbi totalmente contrastanti con la realtà dei fatti, con quanto detto da lui stesso ieri sul terreno di gioco e con l’evidenza mostrata anche da filmati e labiali inequivocabili in cui mi domanda perdono. Così non ci sto. Il razzismo si combatte qui e ora. Non ho nulla da aggiungere”.

 

AGI – Chi ricorda soltanto usa i verbi al passato, chi rivive li gira al presente e riaccende la luce su un calendario simultaneo dove riappaiono tutti, i vivi e i morti. È così, declinata al presente, che il lettore conosce vita e morte, opere e rabbie, ostilità incoerenti e incongrue simpatie, accidie e vitalismi di Angela Izzo, donna capace di scandire tremendi improperi dialettali mentre continua a coltivare la passione giovanile per le etimologie latine e greche, schifando però la scelta del figlio quando s’iscrive a Lettere. Anzi, a “Letterelle”. Perché lei è “incline alla concretezza ma refrattaria alla ragione”, aggredisce tutto il mondo pensando che il mondo voglia aggredirla, è vanitosa ma estranea alle moine, innamorata della famiglia ma incapace di amministrare il sentimento. Predilige le barricate agli abbracci. Angela Izzo sarà forse identificata da san Pietro come dal suo professore di licenza liceale: “Angela, certo, da ‘Angello’, ‘annunciare’, e Izzo forse da Ypsos, ‘altezza’?”.     

 

Nata in un paese del Sannio ma cresciuta a Napoli, diventerà moglie di un malinconico raffinato borghese più grande di lei e mamma di tre figli con cui – Catullo le è rimasto impresso come certi feroci proverbi napoletani – imbastirà un rapporto di perenne odi et amo. Ora lei continua a vivere anche dopo che è morta e anche per chi non la conosce perché è protagonista del libro di Antonio Franchini ‘Il fuoco che ti porti dentro’, pubblicato da Marsilio. Lei è (stata) la detestata amata madre dell’autore. E questo libro è il suo bacio feroce. Giovane, adulta, vecchia, morente, Franchini la restituisce a se stesso e ai lettori con la schiettezza coraggiosa e senza cinismo che si domanda a un ‘seppuku’, come ha notato Pietrangelo Buttafuoco in una intensa recensione. Se in un toccante racconto del precedente ‘Leggere possedere vendere bruciare’, Franchini descriveva il padre attraverso il suo amore per i libri, mentre con un affilato taglierino spacchettava i cartoni dei volumi ereditati, in quest’ultimo libro maneggia la spada corta per compiere uno squarcio longitudinale sulla figura della madre, donna ispida da cui presto s’allontanò partendo da Napoli per Milano per non essere come lei, “per mantenere, a distanza, un rapporto formalmente decoroso”.

 

Ma “poi il destino, che ha spesso il talento di predisporre le cose nel modo peggiore, ci ha riunito”. Anche Angela difatti tanti anni dopo si stabilirà a Milano, nell’appartamento accanto allo scrittore dove trascorrerà fino alla fine la vecchiaia stizzosa e visionaria. “Mi sono issato alle inferriate della sua finestra e le ho guardato dentro casa… mi sono reso conto che è mia madre e che sta morendo e che tutto ciò contro cui ho lottato per tutta la vita si dissolverà con lei, nel vuoto, in un niente”.   

 

Tra immaginari “nanilli” che le rubano in casa e ricoveri in ospedale da paziente riottosa, tra liti esplose e inespresse tenerezze davanti al caffè, madre e figlio non riusciranno a rimuovere il panneggio che divide due visioni della vita e dell’umanità. Franchini dipinge in toni spietati e delicati, ironici e commoventi un ritratto di signora che non si ritrova altrove. Non c’è finzione in questa fiction, non c’è la mater dulcissima di Quasimodo ma una mater mediterranea che oppone il Sud al Nord con spregio sanfedista e capotico campanilismo; né c’è una mater lacrimarum come tante ne appaiono nella recente produzione narrativa italiana, laddove riescano a farsi breccia tra ispettori, commissari e portatrici di generiche sciagure ciascuna ritenuta speciale.

 

Il fuoco che ti porti dentro’ è una sberla all’intimismo ombelicale sul più intimo dei temi – raccontare non da romanziere né da memorialista, ma da scrittore, della propria madre – perché la differenza non è tanto nella materia quanto nella sua trasposizione priva di artifici letterari, di morale e contromorale della favola, della certificazione obbligatoria di un senso sottostante ai rapporti e alle vite individuali. Collocato sugli scaffali dei narratori italiani contemporanei soltanto per carenza di spazio nelle case, Franchini dovrebbe stare in un reparto a sé per la stilistica bisestile dei suoi libri, per la cifra dispari che gli deriva da una certa idea di letteratura, dal talento e dalla lunghissima esperienza di editore di successo, ossia di chi ha veduto i libri da un’altra prospettiva, dove sulla materia grezza del formato word si combattono montaggi, ripensamenti e tagli poi occultati al lettore.

 

Torna in mente il suo romanzo inchiesta ‘L’abusivo’, quando raccontò di uno spettacolo (di Walter Chiari) visto da dietro le quinte senza dovervi recitare ma fruendo della prospettiva rovesciata di uno spettatore interno. Proprio ne ‘L’abusivo’ già compariva Angela Izzo assieme a sua mamma, la nonna dell’autore, in duetti scontro che non restituivano solo un’atmosfera famigliare ma un ettaro sociale di humus napoletano, un domestico dietro le quinte di quanto accadrà en plein air nella città e che ne spiega certi umori collettivi altrimenti poco comprensibili.

 

Osservò Franchini in ‘Cronaca della fine’ che “anche un tema può essere ‘interessante’ ma raramente è un’opera di letteratura”. Ora, ne ‘Il fuoco che ti porti dentro’, aggiunge che “se non ci fosse la letteratura” neanche la vita che abbiamo posseduto possederemmo davvero, “perché ognuno se la ricorda a modo suo e la vita nostra non è affatto la vita nostra ma il racconto che ce ne siamo fatti e che chiunque abbiamo incontrato è in grado di raccontare in tutt’altro modo”. E poiché è letteratura (ma è anche interessante), questo libro non nasce con l’intento di “una resa dei conti postuma”, perché “non è leale battersi coi morti”, ma per onorare il desiderio di Angela di recitare ancora, attraverso le pagine del figlio, “una parte anticonformista e scorretta”. L’autore rimane comunque marzialmente fedele a un principio che espresse ventidue anni fa, in un succinto ‘Rileggersi da adulti’ che accompagnava la ristampa di ‘Quando scriviamo da giovani’: “La scrittura per me non chiude i conti con la vita”.

AGI – “Il problema delle auto elettriche è che
costano cinque annualità di salario medio italiano. Qualcuno dice che invece in Germania vanno, si’ ma costano tre annualità di salario medio. Il problema, quindi, è di tipo economico, non è un problema tecnologico”. Ad affermarlo, il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica Gilberto Pichetto, questa mattina a Torino per l’evento ‘InsiemeEnergia. Le comunità energetiche rinnovabili per il territorio’. “Si dice che il problema siano anche le
colonnine – ha aggiunto – ma al momento siamo a 50mila e la previsione al 2030 è di 120mila. Quindi siamo in perfetto trend”. 

AGI – “La Giornata nazionale in memoria delle vittime dell’epidemia di coronavirus richiama l’attenzione della nostra comunità sulla terribile prova affrontata in occasione della pandemia e costituisce occasione di vicinanza ai familiari dei tanti deceduti a causa della pervasiva diffusione del Covid-19”. Lo ha affermato il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. “Pagina dolorosa della storia recente del nostro Paese e del mondo intero – ha evidenziato il Capo dello Stato – la crisi è suonata terribile esperienza delle sfide di fronte alle quali può trovarsi l’umanità e di come solo una risposta coordinata a livello globale sia stata in grado di farvi fronte, con l’accelerazione nella messa in opera delle più recenti scoperte della ricerca in cui protagonista è stata l’Unione Europea”. “La memoria collettiva ne è uscita segnata ed è giusto, tuttavia, ricordare come lo sforzo sinergico e solidale delle istituzioni a ogni livello, del personale sanitario, dei volontari e società civile, abbia consentito di arginare un nemico intangibile all’insegna di una rinascita globale”, ha rilevato ancora Mattarella che ha poi concluso: “In questa Giornata la Repubblica commemora le vittime dell’epidemia e rinnova sentimenti di profondo cordoglio a tutti i familiari”.

AGI –  “Quattro anni fa la pandemia entrò nelle nostre vite stravolgendole. Ancora oggi portiamo addosso le ferite e le conseguenze sociali del Covid-19, non ultime le nuove povertà che ne sono scaturite. Sono vive nella mente di tutti le immagini delle ambulanze che soccorrevano le persone malate, degli operatori sanitari che prestavano loro le cure necessarie, delle terapie intensive, non ultime quelle delle vittime di questa terribile epidemia”. Così in una nota Rosario Valastro, Presidente della Croce Rossa Italiana nella Giornata nazionale in memoria delle vittime dell’epidemia di coronavirus.

“Le Volontarie e i Volontari della Croce Rossa Italiana non si sono certo risparmiati durante l’emergenza, anzi: si sono confermati una presenza costante per tutta la popolazione, sempre in prima linea nonostante l’avversario che avevano davanti non facesse sconti a nessuno, neppure a loro, neppure a noi. A quattro anni di distanza dalle immagini dei camion che attraversavano Bergamo carichi di bare, in questa Giornata ricordiamo le vittime dell’epidemia da Coronavirus, rivolgendo il più sincero abbraccio alle loro famiglie, ai Comitati della CRI che, proprio a causa del Covid-19, persero Volontarie e Volontari. – continua – Non dimentichiamoci di loro. Dell’impegno, della dedizione, di quelle vite messe al servizio di altre, di quanti, pur colpiti dal dolore per aver perso un familiare, un amico, non hanno rinunciato a donare se stessi a chi aveva bisogno. Superare questa emergenza non è stato facile ma la speranza, l’Umanità che ha unito tutte e tutti all’insegna della fratellanza, ci hanno permesso di vincere questa sfida”.

AGI – Il presidente russo Vladimir Putin rimarrà al Cremlino fino al 2030: comodamente rieletto in un voto di fatto senza rivali, ha ottenuto la sua più grande vittoria da quando è al potere, un mandato che gli consentirà di continuare la campagna militare in Ucraina, la brutale repressione del dissenso e il braccio di ferro con l’Occidente. Rivolto al Paese al termine della giornata, il capo del Cremlino ha ringraziato quanti lo hanno votato e hanno contribuito a creare le condizioni per il “consolidamento politico interno” e ha avvertito che non si lascerà “intimidire”. Poi per la prima volta ha parlato della morte del suo principale oppositore, Alexei Navalny.

Ancora non ci sono i dati definitivi, ma lo ‘zar’ 71enne veleggia verso la rielezione con una percentuale record, quasi l’88% dei voti, dieci punti in più rispetto al 2018 (76,5), e un’affluenza alle urne di oltre il 70%. I risultati elettorali non sono stati influenzati nè dalla morte in carcere di Navalny, nè dagli appelli al ‘voto di mezzogiorno’ (l’invito alla protesta lanciato dalla vedova del dissidente, Yulia Navalnaya) nè dalle incursioni al confine ucraino degli ultimi giorni. Un risultato scontato ma che Putin ha voluto rimarcare nel suo discorso per la vittoria, un discorso centrato sulla guerra, al quartier generale della sua campagna elettorale vicino al Cremlino.

 

“Ora la Russia è più forte”, ha detto ringraziando i soldati al fronte, promettendo che “tutti i piani saranno concretamente realizzati e gli obiettivi raggiunti, piani grandiosi che faremo di tutto per realizzare”. Interrogato sulla possibilità di un conflitto diretto con la Nato, ha confermato che “tutto è possibile nel mondo moderno” ma sottolineato che sarebbe “un passo avanti verso una terza guerra mondiale su vasta scala”.

 

 

 

“E non credo -ha aggiunto- che nessuno sia interessato a questo”. Poi per la prima volta ha parlato della morte di Navalny, chiamandolo per nome: ha respinto le accuse di averlo ucciso e sostenuto che qualche giorno prima del decesso, nella sperduta prigione nell’Artico, aveva dato il ‘via liberà allo scambio del dissidente con alcuni prigionieri russi in Occidente. “Che mi crediate o no, l’uomo che mi ha parlato non aveva finito la frase e io ho detto: sono d’accordo. Ma sfortunatamente è successo quel che è successo”.

 

Putin ha spiegato che qualcuno che non appartiene all’amministrazione presidenziale – nei giorni scorsi gli alleati di Navalny avevano parlato dell’oligarca Roman Abramovich – aveva proposto di scambiare il dissidente con i russi imprigionati nei Paesi europei. “Ho accettato ma a una condizione: lo scambiamo, ma che non torni più. Che se ne rimanga lì. Ma questa è la vita”. E poi, parlando del “signor Navalny”, ha descritto la sua morte in una prigione nel Circolo Polare Artico come “un triste evento”.

Dall’esilio o dal carcere, i leader dell’opposizione avevano esortato ad andare alle urne in massa a mezzogiorno in memoria di Navalny e a votare contro Putin. E centinaia di persone hanno seguito l’appello, in prima fila la vedova del dissidente che ha votato a Berlino scrivendo sulla scheda il nome del marito. Oggi Putin dovrebbe celebrare la sua vittoria, nel decimo anniversario dell’annessione della Crimea, con un concerto nella Piazza Rossa di Mosca.

 

Le reazioni internazionali

Ong Golos, campagna incostituzionale

La Ong Golos, che da 20 anni monitora le elezioni in Russia e bollata in patria come “agente straniero”, ha denunciato che “mai prima d’ora si è vista una campagna per le presidenziali cosi’ lontana dagli standard costituzionali”.
“La campagna si è svolta in una situazione in cui gli articoli fondamentali della Costituzione russa, che garantiscono i diritti e le libertà politiche, sostanzialmente non erano in vigore e la Costituzione stessa è stata emendata per aggirare il vincolo dei due mandati del presidente”, si legge nella nota della Ong.

“Le elezioni si sono svolte in condizioni in cui l’apparato statale, obbligato a essere politicamente neutrale e ad agire nell’interesse della società, è stato effettivamente coinvolto nella propaganda, nella coercizione e nel controllo sugli elettori”, denuncia Golos. “Nel paese è effettivamente nata la censura militare, che è stata attuata attraverso la paura e la forza”, prosegue la Ong, “la politica non è più oggetto di discussione, nemmeno in cucina, anche con i vicini e i propri cari”.

“L’apoteosi”, sottolinea la Ong di osservatori, “è stata l’ultimo giorno delle votazioni, quando in alcune regioni i rappresentanti delle forze dell’ordine hanno controllato l’espressione della volontà degli elettori, punendoli per scritte ‘sbagliate’ sulla scheda elettorale o per l’orario ‘errato’ di arrivo al seggio elettorale per votare e ha persino chiesto di rivelare il segreto della preferenza. Niente di simile è mai accaduto su tale scala nelle elezioni in Russia”, conclude la Ong.

“Se la Costituzione russa afferma che la sovranità, di cui amano tanto parlare, appartiene al popolo, fonte del potere, allora in realtà, durante la campagna elettorale e la fase preparatoria, gli organizzatori delle elezioni hanno fatto tutto il possibile affinchè la distanza tra il popolo e la sua capacità di esercitare questo potere divenne insormontabile”.

 

Xi, rielezione riflette sostegno popolo russo

 Nel suo messaggio di congratulazioni a Vladimir Putin per la rielezione al Cremlino, il presidente cinese Xi Jinping ha sottolineato che il risultato “riflette pienamente il sostegno del popolo russo” al suo leader. Lo riporta Ria Novosti citando la tv cinese Cctv. 

L’Iran si congratula con Putin

Anche il presidente iraniano, Ebrahim Raisi, si è congratulato con Vladimir Putin per la sua vittoria nelle elezioni concluse ieri in Russia. Lo ha annunciato l’ambasciata iraniana a Mosca, come riporta l’agenzia russa Ria Novosti.