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AGI – C’è stato un tempo in cui il tennis spagnolo non era identificato con le botte da fondo campo. Anche perchè l’attacco da fondo campo non era poi cosi’ diffuso. C’è stato uno spagnolo che prediligeva si’ giocare da fondo ma con mano morbida, con tocco. Quel gioco da fondo che anche Nicola Pietrangeli giudicava come preparatorio all’attacco che poi doveva rivelarsi vincente. Quello spagnolo era Manolo Santana, scomparso all’età di 83 anni dopo una lunga malattia. Uno che, forse più di Rod Laver rappresentò, in quegli anni Sessanta che si apprestavano a diventare favolosi, l’alter-ego di Nicola.

I più giovani chissà quante volte hanno notato quel signore pacioso seduto in tribuna d’onore degli Slam. Per lo più seduto accanto allo stesso Pietrangeli che ora lo ricorda, commosso, come il fratello che non ha avuto.

Madrileno doc, Santana non passò mai al professionismo, in un’epoca in cui i professionisti del tennis guadagnavano di più ma facevano vita a parte perchè ai tornei dello Slam non potevano prendere parte: lui Wimbledon lo vinse nel 1966 battendo in finale l’americano Ralston, primo spagnolo a riuscirci, nonostante l’antipatia per i campi in erba (“va bene solo per le mucche”, scherzava).

Dopo quell’impresa gli iberici dovettero aspettare 42 anni per vedere un loro connazionale conquistare il torneo più importante del mondo: quel giocatore è stato Rafael Nadal, un dei primi a salutare commosso sui social il maestro spagnolo dopo la notizia della sua scomparsa. Qualcuno sostiene che la palla corte di Santana e il suo lob liftato capace di superare in modo perfido e letale l’avversario posizionato a rete siano i stati i migliori della storia del tennis. Al netto delle sensazioni di ciascuno è possibile che sia vero.

Nato a Madrid in una famiglia certo non benestante nel mezzo della guerra civile spagnola, per contribuire all’economia familiare iniziò a frequentare i campi da tennis facendo il raccattapalle, con il fratello Braulio, al club Velazquez di Madrid, sviluppò un stile di gioco assai in alchimia con quello di Pietrangeli: uno stile che gli permise di vincere due edizioni del Roland Garros proprio alle spese dell’italiano, nel ’61 e nel ’64. Santana, che ha anche diretto il torneo di Madrid, ha vinto 72 titoli in carriera (quattro Slam in totale) e nel ’65 s’impose anche agli US Open sconfiggendo in finale il sudafricano Drysdale, che pochi anni dopo sarebbe stato, al fianco di Jack Kramer, nell’atto fondativo dell’Atp.

Non ha mai vinto in Australia perchè in quegli anni non era certo insolito evitare di sobbarcarsi le spese per la lunga trasferta australiana. Si ritirò nel ’73 ma continuò a rendersi disponibile per giocare la Coppa Davis, di cui è stato poi capitano dall’80 all’85, anno in cui fu inserito nella tennis Hall of fame. Storie di un tennis lontano.

AGI – La Sampdoria vince il derby della Lanterna 3-1 e mette seriamente nei guai il Genoa. A Marassi decidono la doppietta di Gabbiadini e la rete di Caputo, che permettono ai blucerchiati di salire a 18 punti costringendo invece i rossoblù a restare fermi a quota 10 in penultima posizione.

Si complica sempre di più la situazione della squadra di Shevchenko, che dal suo arrivo ha ottenuto solo un punto in cinque gare segnando un solo gol, quello di stasera firmato inutilmente dal rientrante Destro.

Pronti via e i blucerchiati la sbloccano dopo appena sette giri di orologio grazie al colpo di testa di Gabbiadini, che si avvita sul cross di Candreva sorprendendo Sirigu per il gol dell’1-0.

Il Grifone non dà mai la sensazione di reagire con convinzione, facendosi vedere pericolosamente solo ad inizio ripresa, con Hernani che spreca da ottima posizione dopo il servizio di Sturaro.

Sul ribaltamento di fronte la Samp non perdona e trova il raddoppio al 49′ con Ciccio Caputo, che approfitta di una respinta corta di Sirigu sul destro di Candreva, mettendo dentro il 2-0 da due passi.

Il Genoa non ci sta e prova a scuotersi con Pandev che sfiora il possibile gol del 2-1, ma al 67′ arriva il tris doriano di Gabbiadini che chiude anticipatamente i conti: l’attaccante trova la doppietta con un tiro deviato su assist di Caputo, esultando però in differita per un controllo al Var dopo un fuorigioco segnalato erroneamente.

Al 78′ Destro prova a ridare speranza ai suoi segnando il 3-1 e riaccendendo una partita che sembrava morta, con Candreva e Vasquez (deviazione di Yoshida) che colpiscono anche un palo per parte. Nel finale succede poco altro, fa festa il popolo blucerchiato. 

AGI – La ginnasta statunitense Simone Biles è l’atleta dell’anno 2021 secondo il ‘Time‘. L’estate scorsa alle Olimpiadi di Tokyo, che avrebbe potuto celebrare come il coronamento di una carriera straordinaria, Biles, 24 anni, ha scelto anteporre la sua salute mentale e di ritirarsi da quasi tutte le gare, pur essendo la favorita per cinque medaglie d’oro: ha vinto comunque un argento a squadre e un bronzo alla trave.

.@Simone_Biles‘ assuredness in speaking her truth and taking ownership of her fate offered permission for athletes and non-athletes alike to talk more openly about challenges they’d once kept to themselves #TIMEPOY https://t.co/O7zocoZh9f

— TIME (@TIME)
December 10, 2021

“Un mese dopo i Giochi, Biles ha mostrato ancora una volta la sua vulnerabilita’”, ricorda il Time. “Insieme ad altri tre delle centinaia di altri atleti che erano stati abusati sessualmente dall’ex medico della squadra Larry Nassar, Biles ha dato una testimonianza commossa davanti al Senato“.

“Biles da sola non cambiera’ le disuguaglianze nella salute mentale ne’ costringera’ una societa’ che ha a lungo aderito a parole all’importanza della salute mentale a fare di più”, conclude il ‘Time’. “Ma ha reso molto più difficile distogliere lo sguardo”. 

AGI – La partita di Champions League tra Atalanta e Villarreal è stata rinviata a domani.
La forte nevicata che si sta abbattendo su Bergamo ha indotto l’arbitro a non cominciare la partita, dopo la scelta di posticipare di venti minuti il fischio d’inizio.
Bergamaschi e spagnoli, divisi da un punto in classifica, si giocheranno quindi la qualificazione agli ottavi nella giornata di domani, salvo condizioni meteo ancora avverse. 

AGI – Le Olimpiadi Invernali di Pechino 2022 saranno segnate da un boicottaggio “soft” degli Stati Uniti, che riguarda il personale diplomatico e non gli atleti, in reazione alle violazioni dei diritti umani commesse dalla Cina ai danni dell’etnia uigura.

Alla mossa degli Usa potrebbero unirsi anche altri Paesi, che stanno valutando le rispettive posizioni sui Giochi Invernali di febbraio prossimo: il vice primo ministro britannico, Dominic Raab, ha dichiarato che la Gran Bretagna deciderà “a tempo debito”.

Incertezza anche da parte del Canada: dopo l’annuncio Usa, il ministro dello Sport, Pascale St-Onge, ha dichiarato che Ottawa non prenderà “a cuor leggero” la decisione. Il primo ministro giapponese, Fumio Kishida, ha invece sottolineato che il Giappone deciderà “sulla base degli interessi nazionali”.

A schierarsi contro gli Usa è la Russia: il Cremlino ha criticato la scelta del boicottaggio diplomatico, dicendo che i Giochi Olimpici devono essere “liberi dalla politica”, pur ritenendo positivo che la decisione non riguardi la partecipazione degli atleti.

Il boicottaggio diplomatico Usa è un’arma “soft” utilizzata da Washington, soprattutto rispetto ai boicottaggi “hard” del passato, quando per ben sei volte nella storia delle Olimpiadi moderne alcuni Paesi decisero di non partecipare alle competizioni atletiche.

Il caso più noto è quello delle Olimpiadi di Mosca del 1980, boicottate in primis proprio dagli Usa e complessivamente da 65 nazioni (tra cui Canada, Israele, Giappone, Cina e Germania Ovest) in protesta per l’invasione sovietica dell’Afghanistan del dicembre 1979; l’Urss trionfò nel medagliere, con un record ancora oggi imbattuto di 195 medaglie vinte (di cui 80 d’oro).  Mosca mise in atto la propria rappresaglia quattro anni più tardi, con il boicottaggio delle Olimpiadi di Los Angeles 1984.

In totale 14 nazioni del blocco sovietico (tra cui la Germania Est) non parteciparono all’evento sportivo in risposta ai “sentimenti sciovinisti e isteria anti-sovietica” degli Stati Uniti. L’impatto fu, però, limitato: i Giochi di Los Angeles videro la presenza di atleti da 140 Paesi – tra cui la Cina, per la prima volta a un evento olimpico dal 1952 – e furono un successo sul piano del ritorno economico, mentre gli Stati Uniti trionfarono con 83 ori.

La Cina stessa ha attuato questa forma di protesta in passato: alla base della decisione di non inviare atleti c’era la questione di Taiwan, l’isola su cui la Repubblica Popolare rivendica la sovranità e oggi è di nuovo al centro delle tensioni con gli Stati Uniti. Pechino non mandò i propri atleti all’edizione di Melbourne del 1956, in protesta per il permesso a Taiwan di partecipare ai Giochi come Paese a sè (Taiwan avrebbe a sua volta rifiutato di partecipare, invece, alle Olimpiadi di Montreal del 1976, per il rifiuto del Canada di fare competere l’isola sotto il nome di Repubblica di Cina).

I Giochi del 1956 furono i primi ad affrontare il tema del boicottaggio: Spagna, Paesi Bassi e Svizzera non inviarono atleti in protesta per l’invasione dell’Ungheria da parte dell’Unione Sovietica, avvenuta solo poche settimane prima, mentre Egitto, Iraq e Libano non parteciparono per la crisi del canale di Suez contro Israele, Francia e Gran Bretagna.

Dal 1964 al 1992, inoltre, è stata vietata la partecipazione del Sudafrica alle Olimpiadi per la politica di apartheid. I Giochi Olimpici hanno risentito anche degli attriti tra le due Coree: la Corea del Nord rifiutò di partecipare ai Giochi Olimpici di Seul 1988 per non avere ricevuto il permesso di organizzare i Giochi con la Corea del Sud. Nonostante il boicottaggio, 159 Paesi e ottomila parteciparono all’evento sportivo.

La questione coreana è tornata di recente alla ribalta. Sull’onda del disgelo che ha preceduto le Olimpiadi Invernali di Pyeongchang del 2018, le due Coree hanno anche fatto un’offerta per ospitare congiuntamente le Olimpiadi del 2032: a luglio scorso, però, il Comitato Internazionale Olimpico ha assegnato a Brisbane, in Australia, i Giochi della trentacinquesima Olimpiade moderna.

Per quanto non si tratti di un boicottaggio completo, Pechino non ha accolto di buon grado l’annuncio di Washington, che definisce una “farsa” e una “politicizzazione dello sport”. La Cina ha promesso contromisure alla decisione degli Stati Uniti che, ha detto il portavoce del Ministero degli Esteri Zhao Lijian senza scendere nel dettaglio, “pagheranno un prezzo per le loro pratiche sbagliate”.

Tra le possibili ripercussioni ipotizzate c’è quella di un’analoga rappresaglia di Pechino ai prossimi appuntamenti olimpici. A una domanda sulla possibilità di un contro-boicottaggio diplomatico della Cina alle Olimpiadi di Los Angeles del 2028 e ai possibili Giochi Olimpici Invernali di Salt Lake City nel 2030, per i quali gli Usa stanno lavorando, il portavoce non ha dato una risposta diretta, ma ha sottolineato che “le azioni illecite degli Stati Uniti hanno distrutto le fondamenta degli scambi sportivi tra Cina e Stati Uniti e della cooperazione olimpica”.  

AGI – Ian Nepomniachtchi è con le spalle al muro, a un passo dal baratro. Magnus Carlsen, invece, vede lo striscione del traguardo con la concreta possibilità di conservare lo scettro e la corona del campione del mondo di scacchi che gli appartiene dal 2013.

Lo spartiacque decisivo, nella sfida che si gioca all’Expo 2020 di Dubai, è stata la partita di ieri con il russo che, commettendo un grave errore alla mossa 21, ha regalato un pedone, e quindi la partita, al norvegese che si è portato così sul punteggio di 5-3. Per usare una metafora calcistica, passione condivisa dai due scacchisti, per Nepomniachtchi è come trovarsi sotto 2-0 contro il Real Madrid al 70′ minuto di gioco. Per rimontare, insomma, ci vuole un’impresa visto che, alla fine della contesa, mancano appena 6 partite e tre di queste vedranno Carlsen giocare con i pezzi bianchi. 

L’ottavo match si è aperto con il campione in carica che ha optato, come già avvenuto nei giorni precedenti, per la mossa e4. Lo sfidante ha scelto la difesa russa (Petrov) una linea un pò più aggressiva rispetto al passato. Si tratta di una difesa molto nota ma non tanto adottata ai livelli più alti. Una variante quasi di nicchia, perché caratterizzata da alcuni cambi di pezzi repentini (pedoni e cavalli) e un veloce sviluppo della posizione. Nonostante ciò, dopo le prime mosse, il panorama mostrato dalla scacchiera era di sostanziale equilibrio, con una posizione quasi simmetrica e di assoluto controllo da parte di entrambi i giocatori. L’ennesima patta sembrava nell’aria.

Almeno prima dell’errore clamoroso del russo, in gergo un vero ‘blunder’, che si è perso una semplice combinazione in diagonale effettuabile dalla Donna bianca di Carlsen: scacco al Re avversario e conquista di un pedone indifeso senza alcun tipo di compenso per il nero. Le facce, le smorfie, gli occhi sempre più vuoti e i movimenti delle sopracciglia di Nepomniachtchi hanno raccontato bene nei minuti successivi la gravità della svista. Sui social e sui canali dedicati al commento della partita la domanda dei Grani Maestri coinvolti è stata sempre la stessa: “Come ha fatto Nepo a non vederla?”.

Anish Giri, campione olandese che ha partecipato al torneo dei candidati che ha qualificato il russo alla sfida iridata, è stato ancora più netto: “Game over. Un pedone pieno di svantaggio e una brutta posizione. Si può solo perdere. è folle fare un errore così, molto strano”. Insomma, peggio di un autogol in area piccola.

Nell’ora successiva, Nepomniachtchi ha iniziato un balletto. Dopo ogni mossa si alzava e spariva per diversi minuti, nascondendosi agli occhi delle telecamere. Poi, nelle fasi finali, è rimasto seduto, tamburellando con le dita sul tavolo, mostrando un nervosismo comprensibile e infine abbandonando la partita poco dopo la quarantesima mossa. Carlsen, dal canto suo, non ha battuto ciglio. Non si è quasi mai alzato tenendo gli occhi, gelidi e privi di emozione, fissi sulla scacchiera evitando di guardare l’avversario.

“Ho pensato che fosse un errore grossolano ma entrambi eravamo davvero stanchi. A quel punto aiuta sempre avere l’iniziativa”, ha spiegato il norvegese in conferenza stampa. Nepo, invece, ha cercato di vedere il lato positivo: “Non cambia molto (dopo la prima sconfitta, ndr), il piano rimane lo stesso. Ora invece di un sola partita devo vincerne due. Ero già giù di morale. Vediamo cosa accadrà”. Il russo è stato molto onesto e duro con se stesso, scusandosi per la sua performance “molto al di sotto” del suo solito livello e persino “sotto al livello di un Grande Maestro”. Al canale norvegese Nrk, Carlsen è stato più severo: “Non era affatto al top oggi. È già capitato che il suo livello di gioco scendesse dopo una prima sconfitta”.

Il campione, in tutte le sfide per il titolo mondiale, ha perso complessivamente solo due match, uno con l’indiano Anand e l’altro con il russo Karjakin. Con Caruana, nell’ultima difesa, arrivarono 12 patte in 12 match con la vittoria conquistata nelle gare rapide di spareggio (blitz). Lo stesso Caruana ha definito l’errore commesso da Nepo come frutto “di un tilt” rubando il termine dal linguaggio pokeristico. Insomma, l’impresa che attende il russo ora è davvero titanica anche perchè le cartucce a disposizione sono poche.

Oggi giornata di riposo in cui il team dello sfidante potrà mettere a punto un piano di attacco e risposta. Ventiquattr’ore a disposizione di Nepomniachtchi per azzerare ogni pensiero negativo e riacquistare quella convinzione necessaria per mettere in difficoltà il numero uno del mondo. Carlsen è un po’ come Haaland, l’attaccante del Borussia Dortmund, norvegese anche lui, che ha incontrato il mese scorso in Germania durante un match di Bundesliga. “Cosa ci accomuna?” disse allora a domanda specifica, “beh, quando ci capita l’occasione siamo entrambi implacabili”. Difficile dargli torto, chiedere a Nepomniachtchi per ulteriore conferma. 

AGI – Con un gol di Cuadrado, al 9′, e un altro di Dybala all’82’, la Juventus supera il Genoa e sale al quinto posto in classifica, assieme alla Fiorentina.

La squadra di Allegri, con una buona prestazione, ha messo fin da subito sotto pressione la formazione ligure e non ha rischiato praticamente nulla.

Al 15′ con Bernardeschi, ma la sua conclusione di destro è stata respinta da Sirigu. Con De Ligt, di testa, al 37′, fermato da un altro interventi di Sirigu, abile a fermare anche la successiva conclusione di Morata. Portiere ospite protagonista anche alla fine del primo tempo, ancora su Morata.

Nella ripresa, al 51′, Dybala conclude di poco a lato, e due minuti dopo intervente eccezionale di Sirigu che intercetta una conclusione di Morata. Al 67′ Dybala si divora il raddoppio, calciando su Sirigu un preciso assist di Morata.

Il 10 bianconero si riscatta all’82, concludendo a rete, alle spalle dell’incolpevole Sirigu, un servizio di Bernardeschi. Nella serie delle sostituzione da segnalare quella di Morata, apparso abbastanza nervoso, con Kean (tra l’altro ammonito dopo un minuto per un fallo ingenuo su Biraschi).

Poco o nulla, invece, per il Genoa in zona offensiva. Le poche azioni costruite sono state infatti bloccate dalla difesa bianconera, che ha avuto in Chiellini sicuramente uno dei protagonisti principali.

AGI – Pazzesca vittoria dell’Atalanta, che tra una rimonta e l’altra e mille colpi di scena, espugna il Maradona costringendo il Napoli (decimato dagli infortuni) alla prima sconfitta interna del campionato. Finisce 3-2 in favore dei nerazzurri grazie alle reti di Demiral e Freuler, che rendono vana la rimonta di Zielinski e Mertens dopo l’iniziale vantaggio di Malinovskyi.

Situazione in vetta che si stravolge e che vede ora quattro squadre racchiuse in altrettanti punti: Milan primo a +1 sull’Inter e a +2 proprio sui partenopei di Spalletti, con la squadra di Gasperini che accorcia a -4 dal primo posto. Campionato più vivo ed emozionante che mai.

Pronti via e i bergamaschi passano subito in vantaggio grazie al mancino magico di Malinovskyi, che riceve da Zapata e da fuori area batte Ospina indirizzando sotto la traversa. La partita però è viva ed imprevedibile, con occasioni continue da una parte e dall’altra. Lozano fallisce al 12′ la possibile palla del pareggio, Ospina salva su Zappacosta sul fronte opposto, poi è ancora Lozano a spaventare Musso con un diagonale velenoso alla mezz’ora.

A ridosso dell’intervallo arriva il pareggio del Napoli grazie al sinistro del solito Zielinski che, dopo una respinta di Palomino, fulmina Musso con un’altra conclusione in piena area di rigore. Al rientro dagli spogliatoi i partenopei continuano sulle ali dell’entusiasmo e dopo appena un minuto e mezzo ribaltano completamente il risultato: protagonista ancora una volta Mertens, che scappa sul lancio di Malcuit e batte il portiere per il 2-1 che fa esplodere il ‘Maradona’.

La Dea non ci sta e prova a rispondere subito con Zapata, sfortunato però nel colpire un palo con un colpo di testa sul cross di Maehle. Al 60′ viene fischiato un rigore ai nerazzurri per un presunto tocco di mano di Mario Rui in area, ma è un abbaglio di Mariani che corregge la propria decisione dopo la revisione al Var.

Passano comunque una manciata di minuti e l’Atalanta addirittura la contro-ribalta con i gol in rapida sequenza di Demiral e Freuler, che riportano avanti sul 2-3 la squadra di Gasperini a 20 minuti dal novantesimo. Nel finale il Napoli tenta il tutto per tutto per evitare il ko, l’ultima chance capita a Petagna in pieno recupero, ma l’ex atalantino spreca tutto da pochi passi.

Prima gara e subito un’immensa Sofia Goggia. L’azzurra ha aperto la stagione olimpica con la vittoria nella discesa libera di Coppa del mondo di Lake Louise in Canada. La campionessa olimpica in carica si è imposta sull’americana Breezy Johnson staccata di 1″47 e sull’austriaca Mirjam Puchner di 1″54. Per Goggia è la tredicesima vittoria in Coppa del mondo. Sesta l’altra italiana Nadia Delago a 2″09.

L’ultima cosa che mi sarei aspettata era vincere con un simile vantaggio anche perchè oggi potevano imporsi almeno dieci ragazze. Sono contentissima, ho solo cercato di sciare forte e seguire le linee che avevo in mente”. Sono le parole di Sofia Goggia dopo aver vinto la discesa libera di Coppa del mondo sulle nevi canadesi di Lake Louise rifilando un pesante distacco alle avversarie, a partire dall’americana Breezy Johnson rimasta a 1″47. 

“E’ un bell’inizio, sentivo che mi stavo portando dietro tanta velocità e a un certo punto sono stata costretta a frenare prima del curvone per poi accelerare – ha aggiunto la sciatrice bergamasca che a febbraio 2022 cercherà di difendere l’oro olimpico di discesa di PyeongChang 2018 – è la mia quinta vittoria consecutiva e adesso è importante rimanere concentrati e ripartire da zero”. Sofia Goggia sarà l’alfiere dell’Italia Team la sera del 4 febbraio 2022 in occasione della cerimonia d’apertura dei Giochi olimpici di Pechino.

Pareggio incredibile tra Sassuolo e Napoli, che impattano sul 2-2 al termine di una gara incredibile e molto accesa nel finale. Vicini all’impresa gli emiliani, che avevano trovato anche il terzo gol in pieno recupero annullato dopo un controllo al Var. Partenopei comunque beffati all’89’ dal colpo di testa di Ferrari, che pareggia dopo il doppio vantaggio di Fabian e Mertens dimezzato da Scamacca.

La squadra di Spalletti resta prima ma vede accorciare sia Milan che Inter, con tre squadre che ora galleggiano in appena 2 punti. Dopo la vittoria a San Siro, gli uomini di Dionisi piazzano praticamente un altro colpaccio. Discreti i ritmi in avvio al Mapei Stadium, con le due compagini che si affrontano faccia a faccia rispondendosi colpo su colpo.

Al quarto d’ora sono i partenopei a sfiorare per primi il vantaggio con un destro ravvicinato di Zielinski, che non trova la precisione dopo una sponda aerea di Di Lorenzo. Una dozzina di minuti piu’ tardi pericoloso anche Insigne, che scappa in contropiede e di punta batte a rete, senza però sorprendere un attento Consigli che blocca in due tempi.

A ridosso dell’intervallo gli emiliani si fanno vedere con Ferrari, che si gira in area con il mancino chiamando Ospina alla parata bassa. Ad inizio ripresa il Napoli parte in quinta e nel giro di pochi istanti, dal 51′ al 59′, trova i gol che indirizzano la sfida con Fabian Ruiz e Mertens.

Il Sassuolo però non ne vuole sapere di mollare e al 72′ accorcia le distanze con una perla di Scamacca, che controlla un cross di petto e al volo di destro batte Ospina ridando speranze ai suoi. Speranze accolte all’89’, quando una testata di Ferrari sulla punizione di Berardi, permette alla squadra di Dionisi di pareggiare incredibilmente i conti lasciando tantissimo amaro in bocca al Napoli. In pieno recupero annullato anche un gol a Defrel dopo un controllo Var, che punisce un intervento di Berardi su Rrhamani