Ultime News
Share on FacebookShare on Google+Tweet about this on TwitterEmail this to someone

AGI – Clacson e fuochi d’artificio hanno salutato il ritorno del Palermo di Silvio Baldini in serie B, prevalendo contro il Padova nella finale dei playoff.

Dopo un limbo durato tre anni, riecco i rosanero nel calcio che conta. La festa è iniziata subito al Renzo Barbera, con i suoi 35 mila tifosi che hanno gremito lo stadio spingendo sempre i loro eroi. Incontenibile la gioia dei palermitani e come un’onda si è diffusa in tutta la città con il centro presso d’assalto da auto e da gruppi di tifosi. 

Il Palermo è tornato in serie B, tre anni dopo l’esclusione dai campionati professionistici avvenuta nel 2019 e la ripartenza del Palermo Football Club dalla serie D. Rispettato in pieno il programma della nuova società costituita dall’imprenditore palermitano Dario Mirri insieme all’ex socio, l’italo-americano Tony Di Piazza, che si sono aggiudicati il bando dell’amministrazione comunale.

Al primo tentativo i rosanero, guidati in panchina da Rosario Pergolizzi, hanno vinto il campionato di serie D, anche se la stagione si è chiusa a 8 giornate dalla fine, il 9 marzo del 2020, a causa della pandemia del Covid; il Palermo stava comunque dominando dopo un bel duello con il Savoia. In

serie C il Palermo, con Francesco Boscaglia in panchina sostituito poi dal suo secondo Giacomo Filippi, è arrivato settimo nel girone C al termine della stagione regolare e dopo aver superato i primi due turni della fase a gironi ha chiuso la propria avventura al primo turno dei play-off nazionali contro l’Avellino: non è bastata la vittoria al Barbera per 1-0 perché al Partenio ha perso con lo stesso risultato e a passare il turno sono stati gli irpini per via della migliore posizione di classifica in campionato.

Il resto è storia recente con la promozione in cadetteria, arrivata al termine dei play-off, disputati in maniera egregia, obiettivo impensabile dopo una gran parte di stagione disputata quasi nell’anonimato con discreti risultati nelle partite casalinghe e un rendimento abbastanza mediocre in trasferta.

La prima importante svolta è arrivata a dicembre quando la società ha deciso di cambiare allenatore esonerando Giacomo Filippi affidandosi all’esperto Silvio Baldini che aveva già guidato il Palermo 18 anni prima nell’anno della promozione dalla serie A alla B dopo 32 anni; la sua avventura si concluse però dopo le festività natalizie per via di alcune dichiarazioni in cui non esitò a rispondere in maniera colorita all’allora patron Maurizio Zamparini.

Ma Palermo, i palermitani e i loro usi e costumi erano entrati nel cuore di Baldini, come dimostrano anche i pellegrinaggi al Santuario di Santa Rosalia; proprio alla “Santuzza” promise che un giorno sarebbe tornato e così è stato. Il suo legame con la città è stata la chiave di questa nuova avventura e dopo un inizio non facile, anche con alcune dichiarazioni “poco tenere” nei confronti dei propri giocatori il tecnico toscano è riuscito a creare una vera e propria scossa all’interno della squadra, trasformandola sul piano del gioco, ma soprattutto su quello mentale trasferendo ai suoi ragazzi coraggio e senso di appartenenza alla maglia.

Vale la pena sottolineare il lavoro dell’intero staff, solo per citarne alcuni il secondo Mauro Nardini, il mental coach Nicola Colonnata e il collaboratore tecnico Mario Alberto Santana che ha fatto la storia rosanero e che Baldini ha voluto con lui.

Una città intera è stata così riconquistata e al Barbera si è passati da una media di 5 mila spettatori a partita a ben 35 mila per tutto l’arco dei play-off e che si sono rivelati un valore aggiunto non certo di poco conto.

Il finale di stagione è stata una vera e propria cavalcata vincente: i rosanero hanno chiuso al terzo posto grazie a 4 successi finali, compreso quello in trasferta sul campo del Bari, già promosso, all’ultima giornata.

Ai play-off la squadra ha espresso il meglio di sé soprattutto fuori casa: nel primo turno nazionale ha battuto a domicilio la Triestina (2-1) per poi pareggiare 1-1 in casa; nel secondo turno altro successo per 2-1 in casa della Virtus Entella e 2-2 al Barbera; in semifinale, contro la FeralpiSalò, successo sia esterno (3-0) che interno (1-0). In finale contro il Padova altra vittoria esterna 1-0 all’Euganeo.

Il futuro? Tutto da scrivere perché probabilmente si è chiuso qui il ciclo di Dario Mirri da solo alla guida della società. Per continuare a soddisfare le ambizioni e le aspettative di una città che vuole tornare ai fasti dell’era Zamparini servono mezzi economici che attualmente non ci sono e la piazza sogna in grande per via dell’interessamento di nuovi importanti acquirenti, quali lo sceicco Mansour, proprietario del Manchester City e di altri 9 club in giro per il mondo e dell’ex patron della Roma, l’americano James Pallotta.

AGI – Inghilterra ed Italia non vanno oltre uno 0-0 nella terza giornata di Nations League. Nonostante la chiusura a reti inviolate, però, al Molineux Stadium di Wolverhampton il match è godibile e ricco di palle gol, in particolare nella prima frazione. Situazione di classifica che quindi non cambia nel Gruppo 3, visto il contemporaneo pareggio tra Ungheria e Germania: la squadra di Mancini comanda a quota 5, gli ungheresi sono secondi a 4 punti, seguiti da tedeschi ed inglesi rispettivamente a 3 e 2 punti.

L’avvio di gara è scoppiettante, con occasioni sia da una parte che dall’altra: la prima è per gli azzurri con Frattesi, che riceve da Pellegrini ma indirizza il destro a lato di un soffio; dall’altra parte invece rispondono gli inglesi con Mount, sfortunato nel colpire una traversa dopo il servizio di Sterling.

Al 25′ torna a farsi vedere di nuovo pericolosamente l’Italia, ad un passo dal vantaggio con Tonali, murato provvidenzialmente da Ramsdale sul cross di Di Lorenzo. Il portiere inglese è attento anche sulla conclusione dal limite di Pessina a ridosso dell’intervallo, potente ma centrale e alzata in corner.

Ad inizio ripresa la squadra di Mancini perde ritmo e lucidità, lasciando campo all’Inghilterra che al 52′ fallisce il vantaggio con Sterling: l’attaccante del City riceve da James a due passi dalla porta sguarnita, calciando però incredibilmente alto. Per il resto non succede molto altro, i cambi operati dai due tecnici non stravolgono le carte in tavola e al triplice fischio resiste lo 0-0. 

AGI – Matteo Berrettini si aggiudica il derby italiano con Lorenzo Sonego nei quarti di finale al torneo Atp 250 di Stoccarda. Sull’erba tedesca il tennista romano, numero 10 del mondo e secondo favorito del tabellone ha sconfitto per 3-6 6-3 6-4 Lorenzo Sonego, numero 32 del mondo e sesto favorito del seeding. Per Berrettini, tornato in campo dopo un’operazione al polso, un successo importante sulla strada per Wimbledon.  

SUPER MATTEO #Berrettini si aggiudica il derby con Sonego 3-6 6-3 6-4 e centra per la 2ª volta la semifinale di Stoccarda

Domani affronterà Otte per un posto in finale!#stayFIT | #tennis pic.twitter.com/mAJs0V0M7I

— Federtennis (@federtennis)
June 10, 2022

AGI – Le stelle dell’atletica leggera mondiale illuminano la notte del ‘Golden Gala Pietro Mennea’. Cinque migliori prestazioni mondiali stagionali, tanta emozione per il ritorno del pubblico, tanti ragazzi presenti sugli spalti dello stadio Olimpico di Roma, e diversi buoni spunti anche per il movimento italiano che si è presentato con cinque su sette campioni olimpici.

Acclamato, applaudito ed incitato, la delusione in chiave azzurra è stata Gianmarco Tamberi: l’oro olimpico del salto in alto non è andato oltre a 2,24 metri, decisamente troppo poco a un mese dal Mondiale di Eugene che, si spera, rivedrà sui blocchi di partenza Marcell Jacobs, all’Olimpico solo illustre spettatore. 

Se ‘Gimbo’ è stata la sorpresa in negativo per l’Italia, eccellenti performance sono arrivate dal mezzofondo confermando la tradizione del meeting romano. Sui 5000 metri uomini scoppiettante e vibrante finale con due keniani a fare quasi a sportellate nel finale.

Ad imporsi è stato Nicholas Kipkorir Kimeli in 12’46”33 (primato mondiale stagionale) davanti a Jacob Krop (12’46”79) e con l’azzurro Yeman Crippa, undicesimo in 13’04”95, a meno di tre secondi dal suo record italiano (13’02”26).

Sul doppio giro di pista ottimo crono di 1’57”01 per l’americana Athing Mu in una gara che ha visto l’italiana Elena Bello’ chiudere al terzo posto in 1’58”97, terza prestazione italiana di tutti i tempi.

Nei 100 metri orfani di Jacobs oro olimpico, lo Us Boys, argento olimpico, Fred Kerley ha stampato un ottimo 9”92 battendo nettamente i connazionali Kyree King (10”14) e Cravont Charleston (10”17).

Gara stellare quella dei 3000 siepi con l’assolo dell’etiope Lamecha Girma vincitore in 7’59”23. Ottima prestazione per gli azzurri Ahmed Abdelwahed ed Osama Zoglami, rispettivamente sesto e settimo con la terza (8’10”29) e la quarta (8’11”00) miglior prestazione italiana alltime.

Il record italiano resta l’8’08”57 di Francesco Panetta stabilito a Roma il 5 settembre del 1987 mentre la seconda prestazione è l’8’08”78 di Alessandro Lambruschini (1993). Nell’asta primato mondiale stagionale per l’americana Sandi Morris con 4,81, terza l’azzurra Roberta Bruni con 4,60 nella giornata della laurea in patologia forestale.

Passerella in mixed zone per Jacobs che ha promesso, “non vedo l’ora di andare ai Mondiali di Eugene, di fare la mia prova, ma non devo dimostrare niente a nessuno se non a me stesso. Il vero banco di prova erano i Campionati del mondo indoor perché era una specialità che non era la mia e arrivano da campione olimpico”.

L’oro olimpico dei 100 metri non ha preso parte al ‘Golden Gala’ perché è in fase di recupero dalla distrazione-elongazione di primo grado riportata nel corso della gara di Savona a metà maggio.

AGI – L’Olimpia Milano batte 66-62 la Virtus Bologna e si aggiudica Gara 1 delle finali scudetto di Serie A. Successo pesante per la squadra di coach Ettore Messina, che espugna subito il campo degli uomini di Sergio Scariolo, alla prima sconfitta casalinga del campionato dopo 19 vittorie consecutive. Mattatore del match Shavon Shields, autore di 18 punti seguito da Datome (13) e Hines (10 e 10 rimbalzi). Agli emiliani invece non bastano i 16 punti di Teodosic. Venerdì Gara 2 sempre a Bologna.

Passano appena 78 secondi e la Virtus rischia subito di perdere proprio Teodosic per una distorsione alla caviglia destra, causata da un contatto in ricaduta sui piedi di Shields dopo un tentativo da lontano. Il serbo esce lasciando tutti in apprensione, ma fortunatamente torna in campo dopo pochi minuti.

I problemi fisici per i bianconeri, però, proseguono anche nel finale di primo quarto, con Shengelia costretto al cambio per un problema all’avambraccio destro (rientrerà anche lui con vistosa fasciatura). Per quanto riguarda le questioni di campo, invece, tanta intensità ma mani fredde sia da una parte che dall’altra: le V Nere tirano con il 23.5%, i biancorossi con il 28.6% trovando 8 punti dei 13 totali con Hines, assistito sempre da un ispirato Rodriguez.

La sagra dell’errore continua anche nel secondo periodo, con le due squadre che sbagliano anche qualche tiro libero, arrivando entrambe all’intervallo sotto al 30% dal campo e sul 28-27 in favore dell’Olimpia.

Al rientro dagli spogliatoi la squadra di coach Messina parte in quinta marcia, piazzando un parziale di 11-0 che vale il +13 grazie alle giocate di Shields e Datome. Bologna prova a restare in partita, ma per l’inizio dell’ultimo quarto si ritrova comunque con 10 punti da recuperare, provando ad alzare subito l’intensita’ per limare il distacco. Ci pensa Teodosic a riportare i suoi a -5, Datome però ha altri piani e con una bomba pesante risponde dall’altra parte.

La Virtus non ci sta, costringe Milano ad oltre tre minuti senza canestri, e con i muscoli di Shengelia si riporta in pochi istanti a due sole lunghezze di distanza. Hackett sbaglia i due liberi del possibile pareggio, mentre l’Olimpia dall’altra parte riesce a sbloccarsi e riprendersi un piccolo vantaggio da gestire fino alla sirena finale.  

AGI – Dopo il buon pareggio con la Germania, l’Italia vince 2-1 contro l’Ungheria la seconda gara della Nations League. Allo stadio Dino Manuzzi di Cesena decidono le reti di Barella e Pellegrini, al secondo gol consecutivo in azzurro dopo quello ai tedeschi; poco significativa invece l’autorete di Mancini: gli uomini del ct Roberto Mancini salgono così a quota 4 punti nel Gruppo 3, superando proprio gli avversari di giornata che erano reduci dal successo contro l’Inghilterra. In tribuna anche il premier magiaro, Viktor Orban.

Il primo vero pericolo lo portano gli azzurri al 21′ con Mancini, che colpisce bene di testa sul corner di Politano, chiamando Dibusz ad un intervento in tuffo. Pochi minuti più tardi rispondono gli ungheresi con Sallai, bravo a liberarsi per un destro incrociato su cui Donnarumma non si fa sorprendere.

Alla mezz’ora arriva il vantaggio dell’Italia firmato Barella, che controlla sull’appoggio di Spinazzola e lascia partire una conclusione dal limite diretta sotto l’incrocio dei pali. A ridosso dell’intervallo gli azzurri trovano anche il raddoppio con Pellegrini, che non può sbagliare da pochi passi su assist di Politano, autore di una splendida azione personale sulla corsia destra.

Proprio Politano al 55′ sfiora il tris italiano, colpendo una clamorosa traversa con un mancino dal limite, mentre dall’altra parte l’Ungheria torna in partita con una sfortunata autorete di Mancini. Nella mezz’ora restante non succede moltissimo, giusto nel finale il neo entrato Locatelli ci prova dopo uno scambio con Belotti, ma il suo tiro viene bloccato a terra dal portiere. 

AGI – È morto a 91 anni Gianni Clerici, giornalista e scrittore, firma storica di “Repubblica”, che ne ha dato la notizia. È stato un giocatore di tennis e poi per tutta la vita ha scritto di questo sport. Clerici, scrive il quotidiano in un pezzo in memoria pubblicato sul sito, “ha forgiato un esercito, consapevolmente o inconsapevolmente: un paio di generazioni di appassionati del tennis, e di aspiranti giornalisti di tennis. Ha indicato a tutti noi la strada maestra. E gliene saremo sempre, infinitamente, grati. Ma forse tutto questo è perfino riduttivo per raccontarne la grandezza, la lezione. Non solo di sport, non solo di tennis”.

Non a caso, era considerato uno dei più grandi esperti di tennis del mondo: per il numero e la qualità delle sue pubblicazioni era stato inserito nel 2006 nella International Tennis Hall of Fame, secondo italiano presente dopo Nicola Pietrangeli (insignito del riconoscimento nel 1986).

Dopo un inizio da tennista, che lo ha visto calcare giovanissimo i campi di Wimbledon e Roland Garros, la carriera da giornalista: dal 1951 al 1954 la collaborazione con La Gazzetta dello Sport, e nel 1954 con Sport Giallo e Il Mondo. Nel 1956 inviato e poi editorialista de Il Giorno, col quale ebbe un rapporto di collaborazione fino al 1988. Dal 1988 collabora con L’Espresso e la Repubblica.

Ha dedicato al tennis varie pubblicazioni: nel 1965 Il vero tennis, nel 1972 Il tennis facile, nel 1978 Il grande tennis. Del 1974 è la prima edizione della sua opera più famosa, 500 anni di tennis, tradotta in Francia, Gran Bretagna, Germania, Giappone e Spagna, e più volte ristampata e aggiornata. Nel 1984 ha pubblicato in Francia la biografia di Suzanne Lenglen, sei volte vincitrice di Wimbledon, uscita in Italia soltanto nel 2002.

Ha scritto più di 6.000 articoli sportivi ed è stato uno dei commentatori tecnici italiani più importanti, al fianco di Rino Tommasi. Nel 2002 lo stile delle loro telecronache è stato messo in risalto anche dal settimanale americano “TIME” in un articolo dal titolo Tennis, Italian Style. 

Lo ‘scriba’ del tennis

Lo ‘scriba’ del tennis, insieme a Rino Tommasi aveva formato una straordinaria coppia di telecronisti sportivi, con i soprannomi di “Computerino” e “Dottor Divago”. Nel 2002 per loro era arrivato persino un tributo dal settimanale americano Time, in un articolo intitolato “Tennis, Italian Style”.

Gli sarà intitolata la sala stampa degli Internazionali BNL d’Italia, hanno deciso la Federazione Italiana Tennis e Sport e Salute. “Indipendentemente da dove, nel corso degli anni, sarà materialmente realizzata all’interno del Parco del Foro Italico, la sala che ospiterà i giornalisti incaricati di raccontare le imprese di giocatori e giocatrici impegnati di uno dei tornei più importanti del mondo porterù il nome di chi ha scritto pagine indimenticabili del giornalismo e della letteratura sportivi”, ha dichiarato Angelo Binaghi, Presidente della Federtennis.

“La sua prosa e la sua voce hanno accompagnato per più di sessant’anni intere generazioni di appassionati del nostro sport e le hanno fatte sognare. Gianni, cui mi legava un rapporto non soltanto di grande stima ma di sincera amicizia, lascia un vuoto incolmabile: la decisione di intitolare alla sua memoria la sala stampa degli IBI speriamo serva anche d’ispirazione per far crescere una nuova generazione di persone che sappiano far innamorare del nostro magnifico sport grazie alle parole”.

AGI “Addormentare il piede era l’unico modo per giocare”. Rafael Nadal ha rivelato ieri in conferenza stampa al termine del match vinto 6-3 6-3 6-0 sul norvegese Casper Ruud che gli ha consegnato il 14esimo Roland Garros e il 22esimo slam, di aver giocato con il piede sinistro intorpidito per evitare il dolore che lo sta sempre più paralizzando. La prossima fase della sua carriera dipende ora dal successo di un altro trattamento meno estremo, che intende provare “la prossima settimana”.

Lo spagnolo ha poi spiegato anche il semplice ‘segreto’ del suo successo: “Non si tratta di essere il migliore della storia. Non si tratta di record. Amo quello che faccio. Mi piace giocare a tennis e amo la competizione“, ha detto il più grande tennista che abbia mai calcato i campi di terra rossa (e non solo, forse).

“Abbiamo realizzato i nostri sogni Roger, Novak e io – ha detto lo spagnolo – abbiamo fatto cose che non avevamo mai fatto prima. Abbiamo raggiunto risultati che probabilmente non ci saremmo mai aspettati. Ciò che mi fa andare avanti non è la gara per essere il migliore o per vincere il maggior numero di slam. Ciò che mi spinge è la passione per questo sport, questi momenti che vivo e che conserverò per il resto della mia vita, queste partite davanti al miglior pubblico e nei migliori stadi del mondo. Naturalmente, se non mi sentissi competitivo, non mi divertirei”.

Proprio questo è adesso il tema su cui gli sportivi si interrogano: ora che ha scalzato Roger Federer e Novak Djokovic dal trono di tennista più vincente di sempre, a 36 anni e con un dolore cronico al piede che lo affligge ormai da anni, è ora di dire basta? Un interrogativo che si ripete costantemente ormai, ma che Nadal regolarmente mette a tacere (ieri si era diffusa la voce che non si sarebbe presentato a giocare la finale e già di parlava di un’imminente conferenza stampa per dare l’annuncio).

Eppure forse stavolta è diverso. Ieri per giocare il medico ha dovuto ricorrere a un espediente particolare che ha funzionato bene (anche perché di fronte c’era Ruud), ma non è pensabile andare avanti così. “L’unica cosa che potevamo fare per darmi una possibilità qui era mettere il piede a riposo – ha spiegato Nadal – ecco cosa abbiamo fatto: abbiamo bloccato (il dolore) facendo iniezioni di anestetico prima di ogni partita. Di conseguenza, ho giocato senza dolore, ma senza alcuna sensazione o sensibilità, come i denti addormentati dal dentista. È così semplice”.

Un espediente che lo stesso Nadal riconosce essere eccezionale. “Non posso e non voglio continuare a giocare in queste circostanze – ha detto il maiorchino – il Roland Garros è il Roland Garros, tutti sanno cosa significa per me questo torneo. Volevo darmi una possibilità qui, era l’unico modo, quindi l’ho fatto. Ma non posso continuare a giocare con il piede addormentato. Sapendo che le iniezioni hanno funzionato bene, la prossima settimana faremo un trattamento sugli stessi due nervi. La procedura – ha poi spiegato entrando nel dettaglio – consiste in iniezioni di radiofrequenza pulsata (l’applicazione di una corrente elettrica al nervo, ndr) che potrebbero contribuire a ridurre la sensazione di dolore permanente nel piede. L’obiettivo è quello di “disattivare” il nervo, non tanto quanto adesso, dove è completamente inattivo, ma diciamo a metà strada, in modo più duraturo. Bisogna avere fiducia”.

La storia potrebbe avere un esito felice ma anche potrebbe vedere l’addio di Nadal al tennis. Se non funziona, ha ammesso lo spagnolo, “sarà una storia diversa. Ci sono diverse opzioni, tra cui un’operazione, ma è una scelta di vita che non sono ancora pronto a fare. Dobbiamo vedere se ne vale la pena o se non ha più senso”.

Secondo Nadal l’operazione potrebbe migliorare la situazione, ma che non gli garantirebbe di poter continuare a giocare. “Devo capire bene – ha detto – ma guardo al futuro con ottimismo, spero che le cose che faremo funzionino, e da lì, spero di continuare, perché sto vivendo un periodo bellissimo, inaspettato in questa fase della mia carriera. Mi sto godendo il dono di poter ancora giocare alla mia età, cosa che non avrei mai immaginato dieci anni fa”, ha aggiunto. 

AGI – Non basta un gol di Pellegrini all’Italia per battere la Germania al Dall’Ara. È Kimmich a fissare sull’1-1 il risultato della partita d’esordio nel Gruppo 3 di Nations League che vede sorprendentemente l’Ungheria in testa. L’umiliazione di Wembley con l’Argentina accelera il piano di rivoluzione, Mancini conferma solo Donnarumma dal 1′ e lancia Frattesi. Sono solo cinque invece i reduci dell’Europeo in campo: oltre al portiere, spazio anche a Florenzi, Acerbi, Bastoni e Cristante.

Tutto nuovo il tridente d’attacco con Pellegrini e Politano ai lati di Scamacca. Poche occasioni nel corso della prima mezz’ora con il pubblico del Dall’Ara che si infiamma per un doppio tunnel di Pellegrini su Kimmich e Goretzka e poco altro. Al 35′ la prima grande occasione degli azzurri: Scamacca sbaglia un colpo di tacco ma riesce a liberarsi di Rudiger e a lasciar partire un destro da fuori area che termina la corsa sul palo esterno.

 Al 39′ la risposta della Germania con un’azione insistita in area che porta al tiro a botta sicura di Gnabry che ha tutta lo specchio a disposizione ma spara alto. Col passare dei minuti crescono i singoli: Tonali e Scamacca su tutti.

Ad inizio ripresa Italia subito pericolosa: Politano crossa dalla destra, Scamacca anticipa Sule ma di testa non riesce a trovare la porta. Poco dopo l’attaccante del Sassuolo ci riprova con una rovesciata in area ma Neuer è attento e blocca. Al 65′ Politano dà forfait dopo una botta, Mancini dà spazio al giovane Gnonto.

Ed è proprio l’esterno dello Zurigo a dare la scossa: dribbling sulla destra, cross al centro e tocco sotto porta di Pellegrini per l’1-0.

Ma la gioia del vantaggio dura poco. Merito di Kimmich che al 73′ esce vincitore di una mischia in area su cross di Hofmann e supera Donnarumma con un mancino potente e preciso per il definitivo 1-1.

AGI – All’inizio, negli anni Sessanta, era solo un’ingegnosa alternativa, inventata dai surfisti americani. Quando il mare era avaro di onde degne delle loro tavole, loro le acrobazie le realizzavano comunque, ma su una tavola più piccola, facendosi trainare da un motoscafo.  Da allora il wakeboard, spettacolare mix di sci nautico e snowboard, tutto salti, evoluzioni e scariche di adrenalina, di strada ne ha fatta parecchia, diventando sport ufficiale nel ’92,  quindi pezzo forte degli X Games della Espn e anche, più recentemente, moda, praticata tra laghi e mari (e ampiamente postata su Instagram) da celebrities come Kim Kardashian, Justin Timberlake, e a casa nostra da Raoul Bova e pure da Maria De Filippi.

Star a parte, l’ Italia fa agonisticamente sul serio: conta 40 mila atleti iscritti alla  Fisw Federazione italiana Sci Nautico Wakeboard e Surfing guidata da Luciano Serafica e un dream team che vanta nove titoli europei, che ai mondiali pre-pandemia di Abu Dhabi nel 2019 ha conquistato la medaglia di bronzo, terzo dopo Stati Uniti ed Australia, ed è deciso ad alzare le prestazioni nel prossimo appuntamento mondiale in scena in casa, dal 25 al 30 luglio al lago del Salto, a Rieti. Del resto gli azzurri quelle acque dolci le conoscono a perfezione, è lì che si allena la nazionale, al centro nautico Varco Sabino Wave.

Programmati per il 2021 ma rinviati causa pandemia, i campionati mondiali sbarcano nel reatino con lo slogan  “Show Your R-Evolution”, trenta nazioni in gara, 250 atleti e atlete dal fisico bestiale, circa 40mila spettatori e un Wakeboard village, sulla riva del lago, nell’area di Borgo San Pietro, con gli stands enogastronomici e il palco per le premiazioni e le presentazioni dei campioni in gara, australiani, americani (i più temibili) ma anche ucraini, ospiti della federazione. Non ci saranno invece, come previsto in chiave sanzionatoria per le competizioni internazionali a squadre, gli atleti russi.

L’atmosfera sarà in stile “Mercoledì da leoni” ma le ambizioni sono ancora più alte, forse addirittura olimpiche, come è già successo con il surf, che ha debuttato a Tokyo. “E’ impressionante come questa federazione sia cresciuta e come il wakebord abbia acquisito  appeal e popolarità – ha detto il presidente del Coni e membro del  Cio Giovanni Malagò durante la presentazione ufficiale dei Mondiali – quando il surf è entrato nel programma olimpico, ho pensato che fosse il completamento di un percorso. Ora non mi sento di dire o garantire che anche il wakeboard entrerà tra qualche anno nel programma olimpico perché sono tanti i fattori ma ad esempio i numeri del surf a Tokyo sono stati impressionanti, soprattutto a livello di visibilità digitale”. Chissà. Intanto al lago del Salto lo spettacolo è garantito. E non è escluso che si affacci anche Bova, tesserato Fisv e testimonial della presentazione al Coni.