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AGI – “Mi sento molto bene, sono pronto ad iniziare poi vedremo cosa accadrà durante la stagione ma l‘obiettivo è arrivare al top della condizione ai Mondiali di Cortina“. Così all’AGI, Dominik Paris, uno dei grandi big di tutto il Circo bianco nelle discipline veloci che questo fine settimana tornerà alle gare dopo quasi 11 mesi di assenza causa infortunio.

Il ‘rocker delle nevi’ – è nota la sua passione per la musica, è batterista di un gruppo – vincitore di 18 gare di Coppa del mondo tra supergigante e discesa, sabato e domenica sulle nevi francesi della Val d’Isere è senza dubbio lo sciatore più atteso al maschile. Al femminile, sempre in Francia, ma a Courchevel dovrebbe tornare in gara, in gigante, la 25enne stella americana Mikaela Shiffrin.

Paris sabato rimetterà fuori dal cancelletto i bastoncini per una gara di Coppa a distanza di 326 giorni dal grave infortunio. Era la mattina del 21 gennaio scorso quando in un allenamento di superg in Austria l’azzurro era caduto rompendosi il crociato anteriore del ginocchio destro e microfrattura della testa del perone.

Il ritorno alle competizioni sarà in discesa libera, la specialità che l’ha visto salire 14 volte sul gradino più alto del podio. “Sono stati mesi molto lunghi ma adesso posso dire che mi sento molto bene, a settembre ho ripreso a sciare tra Zermatt e Val Senales” dice Paris, 31 anni, originario della Val d’Ultimo in questi giorni particolarmente colpita dalle abbondanti nevicate.

“Sulla pista ‘Oreiller-Killy’ non ho gareggiato tante volte, credo l’ultima nel 2016 quando avevano annullato le gare in America. Credo arriviamo tutti allo stesso livello perché essendo saltate le tappe nordamericane sarà un po’ una ‘prima’ da scoprire”.

Guardando oltre a quest’inverno nei pensieri di ‘Domme’ c’è sicuramente l’Olimpiade di Pechino del febbraio 2022, ma per il momento preferisce guardare all’oggi. Paris con i Giochi ha un conto aperto perché nel 2018 sulle nevi di Jeongseon (PyeongChang) giunse quarto in discesa a 36 centesimi dal podio.

Lo sciatore altoatesino, terzo italiano più vincente della storia in Coppa dopo Alberto Tomba e Gustav Thoeni, più che a questo fine settimana si aspetta molto dalle due gare di Bormio. Sulla ‘sua’ pista ‘Stelvio’ della località valtellinese, Dominik ha vinto sei volte centrando due volte la doppietta (nel 2018/discesa-superg e nel 2019/erano due discese).

Nella località dell’Alta Savoia non esordirà solo Paris perché ci sarà il ritorno alle gare ufficiale anche di Christof Innerhofer, un altro grande della velocità azzurra, medagliato olimpico a Sochi e nel 2011 campione del mondo di superg. A fine marzo 2019 agli Italiani di Cortina ‘Inner’ si era lesionato il crociato poi ha provato a rientrare nel gennaio 2020 ma ha disputato solo due gare di Coppa.

Altro rientro illustre dovrebbe essere quello della Shiffrin che ritorna tra le porte larghe dopo l’ottimo esordio di metà novembre tra i pali dello slalom a Levi. L’Italia sarà presente con la detentrice della sfera di cristallo e vincitrice nella località transalpina nel 2019, Federica Brignone, la vincitrice del gigante che ha aperto questa stagione di Coppa, Marta Bassino ma anche Sofia Goggia, Elena Curtoni (che torna a gareggiare in gigante a distanza di quasi due anni), Laura Pirovano, Valentina Cillara Rossi, Luisa Bertani e Roberta Melesi.

Il bottino dell’Italdonne sulla pista di Courchevel è due terzi posti, entrambi nel 2017, con Irene Curtoni nello slalom parallelo e Manuela Moelgg in gigante. 

AGI – Per tutti era Pablito, l’eroe del Mundial ’82. Paolo Rossi è morto a 64 anni, era affetto da un male incurabile. L’annuncio è stato dato dalla moglie, Federica Cappelletti, con un post su Instagram. La foto ritrae i due coniugi stretti e sorridenti ed è accompagnata dal commento “Per sempre”, seguito da un cuore.

E nel cuore di tutti gli appassionati di calcio italiani Rossi era entrato in quell’estate di 38 anni fa quando con i suoi gol trascinò gli Azzurri di Enzo Bearzot a vincere i campionati del Mondo in Spagna. Tre gol al Brasile, due alla Polonia, uno alla Germania in finale. Il trionfo, il titolo di capocannoniere, il pallone d’oro. E un posto indelebile nella storia sportiva del Paese.

A quella competizione Rossi era arrivato dopo due anni di squalifica per il calcio scommesse. Nonostante le critiche di chi lo vedeva spento, Bearzot lo difese contro tutto e tutti e ne fu ripagato. Tutta l’Italia scese in piazza per festeggiare. Nell’immaginario del paese brilla ancora il presidente della Repubblica, Sandro Pertini, esultante in tribuna a Madrid al fianco di re Juan Carlos.

Rossi era un rapace dell’area di rigore, un centravanti piccolo e furbo, capace di apparire alle spalle dello sventurato difensore di turno per trasformare un mezzo pallone in un gol. Era esploso nel Vicenza. Poi, dal Perugia era passato alla Juventus. Tra le sue maglie figura anche quella del Milan. A Verona la chiusura della carriera.

 Con Vieri e Baggio condivide il record azzurro di nove marcature ai Mondiali. Fu il primo, seguito poi da Ronaldo, a vincere nello stesso anno campionati del Mondo, titolo di capocannoniere della fase finale e pallone d’oro. Con la Juventus ha conquistato due scudetti, una coppa delle coppe, una Supercoppa e una Coppa dei Campioni. Fu anche capocannoniere della Serie B con il Vicenza.

Dopo la carriera di calciatore è stato a lungo opinionista in Tv, prima che la malattia lo allontanasse dagli schermi. Lascia la moglie Federica e tre figli: Sofia Elena, Maria Vittoria e Alessandro. Nel 2004 era stato inserito nel Fifa 100, una lista dei 125 più grandi giocatori viventi, selezionata da Pelè e dalla stessa Fifa in occasione del centenario della federazione.

Il ricordo dei compagni del Mundial…

“Il mio è il ricordo di un calciatore straordinario, un ottimo compagno di squadra e amico. Già, perché quella Nazionale, quella dei Mondiali del 1982, era una squadra di amici”. Così all’AGI, Dino Zoff, portiere della Nazionale campione del mondo ai mondiali di Spagna nel 1982 e della Juventus per tantissimi anni, ricorda Paolo Rossi, scomparso stanotte.

Rossi, giunse a quel campionato del mondo con gli occhi di tutti puntati addosso accompagnato anche da qualche critica visto che era arrivato in Nazionale dopo due anni di squalifica per il calcio scommesse. Ma il suo capitano, Dino Zoff appunto, che era alla guida di quel team straordinario che stupì il mondo, sottolinea che “quella storia non ci aveva turbato per niente. Non ci interessava”. E aggiunge: “Noi sapevamo bene chi era Paolo Rossi, che persona seria era e che calciatore straordinario avevamo con noi. Sapevamo quanto fosse importante. E lui ha reagito benissimo. Abbiamo passato tanto tempo insieme sul campo, nella Nazionale, in allenamento. Rossi aveva qualità incredibili, faceva le cose giuste al momento giusto. Era insostituibile in quel gruppo. E i rapporti con lui erano ottimi. Eravamo una squadra di amici, un grande gruppo”, che infatti ha vinto. 

“Mi continuano a scrivere nella chat i miei compagni dell’82… se ne è andata una parte di noi. Se ne va una parte della mia vita”. Così Fulvio Collovati, anche lui campione del mondo con la nazionale italiana nell’82, nel ruolo di difensore, ricorda ai microfoni di Radio anch’io il compagno di squadra. “Vogliamo continuare a ricordarlo come ce lo ha ricordato stanotte sua moglie” ha aggiunto facendo riferimento alla foto postata su Instagram. “Io devo molto a lui” ha sottolineato “perché ci ha fatto vincere i Mondiali nell’82”. “Era stato mio avversario, io lo marcavo da difensore, era un avversario onesto, ma imprevedibile” ha concluso. 

“Ci hai portato sul tetto del mondo. Maledetto 2020. Ciao Amico Mio” scrive su Instagram Bruno Conti, compagno di Rossi nella Nazionale che vinse il mondiale in Spagna. E lo ricorda con una bella foto in bianco e nero, che li ritrae mentre si abbracciano, con la maglia azzurra. A Conti durante le partite di quel mondiale, lanciava, involandosi sulla fascia, deliziosi cross proprio indirizzati al numero 20, quel Paolo Rossi che in diverse interviste, negli anni successivi, raccontò che su quei palloni c’era scritto “basta spingere”. 

…e di chi lo ha celebrato

“Paolo Rossi… era ragazzo come noi”, e un cuore rosso accanto disegnato con un emoticon. Così, con questa didascalia, Antonello Venditti sul suo profilo Facebook, rende omaggio a Paolo Rossi.

“Paolo Rossi ci ha fatto sentire orgogliosi di essere italiani, è stato l’eroe di tutti noi. La Serie A piange un immortale del nostro calcio, amato dal mondo intero. Mando un sentito abbraccio e le condoglianze della Lega Serie A a tutta la sua famiglia” è il ricordo di Paolo Dal Pino, presidente della Lega Serie A.

“La scomparsa di Pablito è un altro dolore profondo, una ferita al cuore di tutti gli appassionati difficile da rimarginare. Perdiamo un amico e un’icona del nostro calcio” dice il presidente della Figc, Gabriele Gravina. “Trascinando con i suoi gol al successo la Nazionale dell’82, ha preso per mano un intero Paese, che ha gioito in piazza, per lui e con lui. Ha legato in maniera indissolubile” prosegue Gravina “il suo nome all’Azzurro e ha ispirato, con il suo stile di gioco, numerosi attaccanti delle generazioni future”.

La ‘sua’ Juve

Che brutta notizia, questa mattina: per una nazione intera, l’uomo di un Mundial indimenticabile, per noi “anche” molto, ma molto altro” ricorda la Juventus “Paolo è un’intera generazione di juventini che ha esultato con lui, davanti a televisori che, mese dopo mese, diventavano a colori. Ma le nostre gioie continuavano a essere, meravigliosamente, in bianconero. Se cercate nelle vostre camere, o nelle vostre soffitte, probabilmente lo trovate, un poster di quella Juve incredibile. Quella Juve che, con lui a suggellare i gol più importanti, dal 1981 al 1985, ha vinto letteralmente di tutto”.

“Alla Juve, Paolo è rinato, lasciandosi alle spalle le difficoltà, e diventando quello che poi l’Italia ha celebrato, in quella caldissima estate 1982 nelle piazze e nelle fontane di ogni città. Bianconero (nelle giovanili, con 3 presenze in Coppa Italia) già dal 1973 al 1975, la “vera” avventura juventina ricomincia nel 1981, anche se per forza di cose, quella stagione lo vede in campo solo 3 volte in Serie A. Tre volte sono però sufficienti per far maturare in lui (e in Mister Bearzot) quella visione che lo porterà in Spagna, a diventare protagonista con gol incredibili in partite incredibili e a tornare a casa con una Coppa del Mondo che mai nessuno dimenticherà. E che a fine 1982, gli permetterà di mostrare a tutti il trofeo di calciatore più forte del pianeta, il Pallone d’Oro. Gol segnati in tutti i modi: di testa, di rapina, con inserimenti repentini. Perché Paolo segnava in tutti i modi, facendo valere la sua fisicità cosi’ particolare.

“Attenti a Rossi”, ti diceva il portiere, e nel momento in cui tu, difensore, ti giravi, lui aveva già fatto gol. Quarantaquattro, in totale, nel suo meraviglioso periodo juventino: reti grazie alle quali Pablito e la Juve in quelle stagioni portano a casa due Scudetti, una Coppa Italia e ben tre allori europei, la Coppa delle Coppe, la Supercoppa Europea e la Coppa dei Campioni. C’è tutto Paolo, in quel gol al Manchester United che valse la Finale di Coppa delle Coppe 1984. Uno a uno a Manchester, al 90′ siamo uno a uno a Torino: Paolo scatta più veloce di tutti su un tiro che viene rimpallato a Scirea, che aveva calciato dal limite. La palla non è vagante, è li per lui. Lo chiama. E lui c’è: batte il portiere Bailey con freddezza, e il resto è esultanza. È gioia. Se avete trovato quel poster di quella Juve magnifica, apritelo, e salutate in modo speciale quel ragazzo con il nove sulle spalle. Perché come lui ne nascono pochi. Ciao, Pablito”.

AGI – L’impresa è della Juventus: vince a Barcellona per 3-0, vendica lo 0-2 subito a Torino e conquista il primo posto del giorno. Doppietta di Ronaldo che trasforma due rigori e gol di McKennie. al 78′, annullato a Bonucci per fuorigioco.

La Lazio passa il turno con un 2-2 in casa contro il Brugge, ma fatica e rischia: i belgi hanno colpito la traversa in pieno recupero, sfiorando il gol che valeva la qualificazione.

A Parigi, interrotta la partita Psg-Basaksehir per la frase razzista del quarto uomo che ha chiesto di “espellere il negro” riferendosi all’allenatore in seconda dei turchi, il camerunense Pierre Achille Webo. Proteste immediate, conciliaboli in campo e giocatori turchi che rientrano negli spogliatoi seguiti dai padroni di casa. “Non torniamo se il quarto uomo non se ne va” ha poi tuonato il presidente del club turco Goksel Gumusdag .

In serata, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, via Twitter, ha condannato “fermamente” le dichiarazioni “razziste” attribuite al quarto uomo. Il capo di Stato turco chiede inoltre l’intervento della Uefa.

“Condanno fermamente le dichiarazioni razziste fatte contro Pierre Webo, membro dello staff tecnico di Basaksehir, e sono convinto che la Uefa prenderà le misure necessarie”.

AGI – Incredibile finale di partita al Franchi tra Fiorentina e Genoa, che non vanno oltre un 1-1 nel Monday Night che chiude la decima giornata di Serie A.

Milenkovic salva letteralmente la squadra di Prandelli da quella che sarebbe stata una sconfitta pesantissima, pareggiando praticamente all’ultimo secondo il gol di Pjaca che sembrava poter regalare i 3 punti al Grifone.

Resta così tutto invariato in fondo alla classifica, con i viola quartultimi che si portano a 9 punti, mentre i rossoblu restano penultimi agganciando il Torino a quota 6

I ritmi sono bassi e la gara ci mette un pò a decollare, seppur di grandi occasioni non se ne contino molte per tutto il corso del primo tempo. Al 18′ sono gli ospiti a farsi vedere per primi in avanti, con Scamacca che non calcia da buona posizione preferendo un passaggio di tacco per Sturaro, il cui tiro viene smorzato dalla difesa.

I viola rispondono alla mezz’ora con Ribery, che tutto solo all’altezza del secondo palo, colpisce male al volo dopo il traversone di Caceres. Prima dell’intervallo chance anche per Vlahovic, impreciso di testa su cross dalla sinistra di Biraghi.     

Nella ripresa la Fiorentina è sicuramente più pimpante e al 68′ ha due grandi occasioni per il vantaggio: prima Vlahovic e Bonaventura si ostacolano a vicenda al momento del tiro, poi è il giovane serbo che spreca sotto porta dopo un tiro cross di Biraghi.

Passano pochi istanti e la Viola troverebbe comunque l’1-0 con Bonaventura, ma il Var evidenzia un fallo ad inizio azione dello stesso centrocampista che viene punito dall’arbitro.

Nel finale resta tutto in bilico e all’89’ arriva il colpo di scena con la rete del neo entrato Pjaca, che sembra poter decidere la sfida, ma al 98′ la zampata di Milenkovic riporta tutto in equilibrio salvando i suoi dal ko.

AGI – Sergio Perez su Racing Point ha vinto il Gran premio di Sakhir, in Bahrein, penultima prova del mondiale di Formula uno. Il messicano ha centrato il primo successo in carriera rimontando dopo un contatto al primo giro che lo aveva relegato all’ultimo posto e ha preceduto sul traguardo Sebastian Ocon della renault e l’altra Racing di Lance Stroll.

Ottavo e nono posto per le Mercedes di Bottas e Russell, 12mo Sebastian Vettel. L’altra rossa di Charles Leclerc e’ uscita dopo l’incidente a inizio gara che ha causato anche il ritiro di Max Verstappen.

La gara, corsa sulla stessa pista del Gp precedente ma modificata per renderla quasi un ovale che l’ha resa spettacolare, è stata caratterizzata dal pasticcio dei meccanici Mercedes che in un regime di Safety Car hanno montato una gomma di George Russell a Valtteri Bottas: così il primo è stato costretto a fermarsi di nuovo scivolando al 15mo posto quando era primo e già ‘vedeva’ la vittoria, mentre il finlandese è stato rallentato da una sosta infinita.

Ai piedi del podio la McLaren di Carlos Sainz davanti alla Renault di Daniel Ricciardo e alla Red Bull di Alexander Albon. A completare la Top ten, infine, l’Alpha Tauri di Daniil Kvyat, le due Mercedes di Bottas e Russell (sostituito Lewis Hamilton, positivo al Covid) e la McLaren di Lando Norris.

AGI – Con molta fatica e poche idee, ma con tanto cuore, la Juventus vince il derby all’ultimo respiro beffando 2-1 un Torino gagliardo. Decide Bonucci all’89’, dopo che McKennie aveva ripreso l’iniziale vantaggio di N’Koulou.

La squadra di Pirlo sale così momentaneamente al secondo posto in classifica a quota 20 punti, costringendo quella di Giampaolo al sesto amarissimo ko stagionale.

I bianconeri provano a prendere subito in mano il pallino del gioco, dopo 9 minuti però sono i granata a passare inaspettatamente in vantaggio: palla vagante in area a seguito di un corner, N’Koulou ci si avventa e sblocca le marcature.

Un’altra manciata di minuti e Zaza avrebbe sul mancino la chance del raddoppio, ma la cestina lasciandosi ipnotizzare da Szczesny a tu per tu.

Da qui in poi è quasi un monologo della Juve a livello di possesso palla, di occasioni da gol però la squadra di Pirlo non ne crea affatto almeno fino alla dine del primo tempo.

Nella ripresa, invece, i bianconeri provano ad aumentare i ritmi e al 58′ troverebbero il pari con Cuadrado, se non fosse per la posizione attiva di fuorigioco di Bonucci che vizia la conclusione da fuori del compagno.

Al 77′ ci pensa il neo entrato McKennie, su assist dello stesso Cuadrado, a realizzare l’1-1 che riapre il discorso nell’ultimo scorcio di gara.

Proprio in extremis, sarà Bonucci a regalare i 3 punti ai suoi sul secondo assist di serata di Cuadrado, bravissimo a mettere al centro un’altra palla d’oro dopo quella fornita per il pareggio. 

AGI – Il San Paolo di Napoli diventa stadio Diego Armando Maradona: la decisione preannunciato subito dopo la morte del campione argentino e’ ora ufficiale con la delibera della giunta comunale firmata dal sindaco, Luigi de Magistris. Un omaggio al “piu’ grande calciatore di tutti i tempi che con il suo immenso talento e la sua magia ha onorato per sette anni la maglia del Napoli, regalandole i due scudetti e altre coppe prestigiose e ricevendo in cambio dalla citta’ amore eterno”, si legge nell’atto comunale.

La soddisfazione del club

“La SSC Napoli si rallegra per la delibera firmata da tutta la Giunta Comunale nel dedicare a Diego Armando Maradona l’ormai ex Stadio San Paolo”, ha commentato il club azzurro in un comunicato. Domani arrivera’ un ulteriore omaggio con l’intitolazione della stazione della cumana di Piazzale Tecchio, davanti allo stadio, alla presenza del presidente del Napoli, Aurelio De Laurentiis, e del governatore della Campania, Vincenzo De Luca.

 

AGI – Milan già ai sedicesimi, Roma al primo posto nel suo girone con una gara di anticipo, e qualificazione rimandata per il Napoli. E’ questo il bilancio della serata delle squadre italiane impegnate in Europa League.

I titoli sono tutti per la squadra di mister Pioli che ha festeggiato alla grande il suo ritorno in panchina dopo 18 giorni di assenza per il Covid. I rossoneri, ancora privi della stella Ibrahimovic, sono partiti malissimo con il Celtic: 0-2 nel giro di un quarto d’ora. Poi, c’è stata la rimonta in due minuti grazie a Calhanoglu e Castillejo e nella ripresa Hauge e Brahim Diaz hanno portato il bottino a 4 reti  che valgono i tre punti e il passaggio ai sedicesimi con un turno di anticipo.

Anche la Roma ha vinto in rimonta con lo Young Boys ufficializzando il primo posto nel Girone A con una gara di anticipo. All’Olimpico è finita 3-1: ha sbloccato Nsame per gli ospiti, poi il match è stato ribaltato da Mayoral e Calafiori, terzino classe 2002 romano e romanista al primo gol in assoluto nel calcio professionistico (peraltro fantastico). Ha chiuso i conti Dzeko tornato al gol dopo l’assenza causa Covid.

Non è andato oltre l’1-1 il Napoli con l’AZ Alkmaar: i ragazzi di Gattuso hanno così dovuto rimandare la qualificazione ai sedicesimi. A Mertens ha replicato Martins Indi, poi ci ha pensato Ospina a salvare gli azzurri parando un rigore a Koopmeiners. Ha pareggia anche la Real Sociedad e quindi rimane tutto invariato in vista degli ultimi 90′ della fase a gironi: il Napoli è comunque primo a 10 punti e gli basterà non perdere all’ultima, proprio contro gli spagnoli a quota 8 assieme all’AZ.

AGI – La Lazio conquista un punto prezioso al Signal Iduna Park di Dortmund pareggiando per 1-1 contro il Borussia ma mastica amaro per le tante occasioni sprecate. Al gol di Guerreiro a pochi minuti dalla fine del primo tempo, per colpa di un errore in disimpegno, ha risposto Ciro Immobile, dal dischetto, a metà della ripresa.

La squadra di Simone Inzaghi è scesa in campo con lo stesso atteggiamento della gara dell’Olimpico dove sorprese, grazie a un gioco rapido ed efficace, i quotati tedeschi. Il ‘bis’ e’ mancato solo a causa dell’imprecisione dei biancocelesti che si sono mangiati diverse occasioni da rete: da quella capitate sui piedi di Correa, nella prima frazione, alle parate di Burki sulle conclusioni nella ripresa di Immobile e Luis Alberto dalla distanza.

Negli ultimi 15 minuti la squadra capitolina ha costretto i tedeschi ad abbassare il proprio baricentro e a ergere un fortino per evitare una sconfitta che avrebbe potuto comprometterne il cammino. Con questo punto il Borussia resta primo nel girone a quota 10 punti, seguito dalla Lazio a quota 9 e dal Bruges con 7 punti.

Settimana prossima, nel match dell’Olimpico contri i belgi, servirà un punto per qualificarsi agli ottavi di finale. E se lo Zenit dovesse fare lo sgambetto alla squadra di Favre potrebbe persino aprirsi la possibilità di conquistare la vetta del girone. Di certo la sconfitta in campionato contro l’Udinese sembra lontana anni luce dalla prestazione fornita oggi.  

AGI – Mick Schumacher è un nuovo pilota della Haas, il leader del campionato di Formula 2 passerà alla Formula 1 nel 2021. Lo annuncia in una nota la scuderia statunitense. “Il team Haas F1 – si legge – ha firmato il contratto pluriennale con il tedesco Mick Schumacher come parte della sua nuovissima formazione di piloti per il Campionato del Mondo di Formula 1 del 2021”.
“La prospettiva di essere sulla griglia di Formula 1 il prossimo anno mi rende incredibilmente felice e sono semplicemente senza parole”, ha dichiarato il 21enne tedesco, figlio del sette volte campione del mondo Michael Schumacher.