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AGI – Un concerto per pianoforte e voce, circondati da centinaia di candele accese a terra, nella meravigliosa scenografia offerta dalle Terme di Caracalla:  Fiorella Mannoia e Danilo Rea, hanno dato il via a “Luce”, uno spettacolo che andrà in tournée toccando diverse località italiane, dal 1 giugno al 2 settembre. Un concerto raffinatissimo, di cui Roma ha avuto il primo assaggio, con la cantante salita sul palcoscenico in abito da sera rosso, tacchi alti dopo poco sfilati per proseguire scalza e stare più comoda, accompagnata da Rea, pianista di indiscutibile talento che ha deliziato il pubblico  venti minuti prima dell’ingresso di Mannoia con un medley di successi cantautorali rivisti in chiave jazz.

In quasi due ore, gli artisti hanno creato un sodalizio straordinario, dando vita ad un live piano-voce che ha permesso a entrambi di esprimere tutto il proprio talento senza il supporto di altri strumenti musicali. Uno spettacolo che sarà una vera “chicca” per questa estate 2023. Un concerto intimo, che suggella l’incontro fra pop e jazz. “Conosco Danilo da oltre 30 anni – ha raccontato la cantante romana –  siamo amici, ci siamo incontrati sui palchi. Abbiamo deciso di unire la nostra alchimia visto che siamo da sempre in sintonia e da qui, è nata l’idea di questo spettacolo”.  

Perché si chiama “Luce”? “Sul palco ci sono le candele, il pianoforte e noi – ha spiegato ancora Mannoia – volevamo creare atmosfera con il minimo indispensabile e abbiamo pensato che togliendo tutto, le candele avrebbero sottolineato questa unicità“. “È un modo per dare un senso onirico a tutto – ha aggiunto Rea- attraverso l’essenzialità di voce e pianoforte. Ci sono generi musicali che hanno bisogno di tanti supporti. Ma una dimensione come la nostra, intima, non aveva bisogno di ulteriori abbellimenti”. Mannoia e Rea hanno interpretato  brani del loro repertorio e pezzi di natura cantautorale a cui sono affezionati.

”Per me –  ha detto Mannoia – una canzone del cuore è ‘Margherita’. Un testo che Cocciante non canta con nessuno. E che invece io ho avuto la fortuna di interpretare una volta con lui. E poi, io l’ho cantata agli inizi della mia carriera, partecipando ad una trasmissione con una gara, ed è partito tutto da li”.  E l’amore che Mannoia ha per questa canzone, è uscito tutto al momento dell’interpretazione: la prima parte l’ha cantata solo in voce, nel silenzio assoluto, per poi proseguire con il supporto del pianoforte.

Voce e  piano anche per “La donna cannone”, per un omaggio a Franco Battiato con “La Cura”, a Lucio Dalla con “Felicità”, a Lucio Battisti e la sua “E penso a te”, Paolo Conte con “Via con me”. E poi classici come “Sulo pè parlà”, “Besame mucho” e “Quizas Quizas”, “Messico e Nuvole”, fino a brani di grande successo per Mannoia come “Quello che le donne non dicono”, “Come si cambia”, “I dubbi dell’amore” e la bella interpretazione che la cantante dà di “Sally”, di Vasco Rossi. 
     

“Noi – ha detto ancora Mannoia – siamo la dimostrazione che il pop e il jazz si possono incontrare. Danilo non ha avuto nessuna spocchia contro il pop e viceversa”. La scaletta è aperta, “ qualche volta cambieremo – hanno spiegato gli artisti –  Non so, magari daremo vita a collaborazioni  man mano che andiamo in varie piazze. Se capita”. “Suoniamo  le canzoni della nostra vita – ha detto Rea – Ogni volta che lo abbiamo fatto siamo entrati in una atmosfera magica,  ricca di emozione, forse perché sappiamo che ogni concerto sarà diverso dall’altro”.

In chiusura della data di Roma c’è spazio anche per “Che sia benedetta”, brano sanremese cantato da Mannoia, scritto dalla cantautrice Amara che è salita sul palco delle terme di Caracalla per interpretarlo insieme. E a proposito di Sanremo, alla domanda di una nuova partecipazione al Festival, Mannoia non si tira indietro ma chiarisce che al momento non ci pensa: “Non è ora nei miei progetti, se viene fuori una bella canzone, quella giusta, allora vediamo”.  

Un nuovo programma Tv? “ Idee ne abbiamo tante, sono disponibile a farne altri certo, se mi lasciano la libertà che abbiamo avuto nel chiamare chi volevo e sui temi che volevo trattare. Allora, in quel caso perché no?”. Spazio anche alle iniziative a tema sociale come “Una, Nessuna, Centomila”:  “Stiamo pensando di tornare a fare qualcosa. Mi sembra evidente che ce ne è bisogno”, ha detto Fiorella Mannoia, “Non vogliamo che quella manifestazione resti un evento sporadico – ha aggiunto la cantante – abbiamo idee e progetti in proposito. Ci saranno novità”.

E sul concerto per l’Emilia Romagna la risposta non lascia spazio a repliche: “Era doveroso farlo. Non potevamo abbandonare i nostri connazionali che hanno subito. Ricordo che con l’iniziativa ‘Una, Nessuna e Centomila a Campo Volo, abbiamo raccolto più di due milioni di euro. Quindi si fa. Sarà una goccia nel mare ma non si può non fare”, ha concluso la cantante.

AGI – Al Pacino e la sua fidanzata, la produttrice Noor Alfallah con cui l’attore 83enne è legato dall’aprile 2022, aspettano un bambino. Lo ha confermato il suo agente a The Hollywood Reporter dopo che per primo il sito TMZ ha dato la notizia.

L’attore premio Oscar 1993 per ‘Scent of a Woman’ ha già una figlia di 33 anni, Julie Marie, avuta con l’ex fidanzata Jan Tarrant, e due gemelli di 22 anni con l’ex Beverly D’Angelo. Nel 2014, l’attore ha parlato al New Yorker di cosa significhi essere padre e ha dichiarato che avere dei figli lo ha aiutato a colmare il “legame mancante” che sentiva da quando suo padre lasciò lui e sua madre quando era un bambino.

“Sapevo consapevolmente che non volevo essere come mio padre – ha dichiarato all’epoca la star irlandese alla rivista – volevo essere presente. Ho tre figli. Sono responsabile nei loro confronti. Sono parte della loro vita. Quando non ci sono, è sconvolgente per me e per loro. Quindi questo fa parte della gestalt”.

Ha continuato: “E ne traggo molto beneficio da questo: ti porta fuori da te stesso. Quando faccio un film e torno, sono stordito per i primi venti minuti – ha aggiunto – queste persone mi chiedono di fare delle cose per loro? Eh? Non mi aspettano? Aspettate un attimo. Oh-oh, si tratta di loro! Questa azione mi soddisfa. Mi piace”.

All’inizio del mese, il co-protagonista de ‘Il Padrino Parte II’ e buon amico di Pacino, Robert De Niro, ha rivelato di aver recentemente dato il benvenuto al suo settimo figlio a 79 anni. Nonnetti molto arzilli.

AGI – Van Gogh in un succedersi di pennellate, disegni e dipinti, i cui soggetti vengono resi dinamici e restituiti a una dimensione ‘reale’ grazie al video-mapping. Dopo il successo in giro per il mondo con oltre 5.000.000 di visitatori, Exhibition Hub e Fever, annunciano l’arrivo a Milano, a Lampo Scalo Farini dal 1 giugno 2023, di Van Gogh: The Immersive Experience: un viaggio tra le opere di uno dei più grandi geni artistici del XIX secolo, tra campi di girasoli e mandorli in fiore.

L’esposizione, per la prima volta in Italia completamente rinnovata nella proposta tecnologica, combina arte digitale, contenuti educativi e nuove esperienze di realtà virtuale per offrire un’avventura immersiva: 60 proiettori animeranno 350 capolavori di Van Gogh visibili a 360 su una superficie di 2000 metri quadrati tra pavimento, pareti e soffitto.

Ci sarà un’area dove sarà proiettato un documentario per scoprire tutti i segreti della tecnica pittorica di Van Gogh, una sala dedicata al suo Studio e un’altra area denominata “Colora ed esponi” – interamente riservata alla fantasia dei visitatori che potranno realizzare e visualizzare su un grande schermo le proprie creazioni ispirate ai quadri più famosi dell’artista, oppure portarle con sé come ricordo della mostra.

L’allestimento milanese presenta in esclusiva la sala del Giapponismo con le opere in cui Van Gogh si è lasciato ispirare dall’arte delle stampe giapponesi. Grazie alla realtà virtuale è inoltre possibile esplorare “Un giorno nella vita dell’artista”: un’esperienza multisensoriale di 10 minuti per indagare ancora più a fondo il processo creativo del maestro olandese e scoprirne l’ispirazione per alcuni dei dipinti da lui più amati come La camera di Vincent ad Arles e la Notte stellata sul Rodano.

“L’attenzione che dedichiamo all’esperienza immersiva inizia per il visitatore dai primi metri del percorso per accompagnarlo fino all’uscita e anche oltre – spiega Mario Iacampo, CEO e Direttore Creativo di Exhibition Hub -. Questo modo, nuovo e assolutamente contemporaneo di vivere l’arte, offre infatti agli ospiti della mostra la possibilità di apprezzare ancora più a fondo il genio di Van Gogh in un ambiente davvero trascendente”. 

AGI – Siamo sempre connessi e in questo sovraccarico di stimoli è utile una “disintossicazione digitale“. È quanto sottolinea nel documento “Verso una piena presenza” del Dicastero vaticano per la Comunicazione che offre una riflessione pastorale sul coinvolgimento delle persone nei social media.

Nella nostra condizione di “sempre connessi”, siamo esposti “alla tentazione di postare all’istante, poiché siamo fisiologicamente assuefatti alla sollecitazione digitale, desiderando sempre più contenuti in uno scrolling infinito e frustrati da qualsiasi mancanza di aggiornamenti. “Una sfida cognitiva importante della cultura digitale – si legge – è la perdita della nostra capacità di pensare in modo profondo e mirato”.

“Scrutiamo la superficie e restiamo in acque poco profonde, piuttosto che ponderare le cose in profondità”. “Con questo sovraccarico di stimoli e di dati che riceviamo, il silenzio è un bene prezioso – indica il documento -, perché assicura lo spazio per la concentrazione e il discernimento. La spinta a cercare il silenzio nella cultura digitale accresce l’importanza della concentrazione e dell’ascolto. Negli ambienti educativi o lavorativi, così come nelle famiglie e nelle comunità, cresce l’esigenza di staccarsi dai dispositivi digitali”.

“Il silenzio in questo caso può essere paragonato a una ‘disintossicazione digitale’, che non è semplicemente un’astinenza, ma piuttosto un modo per entrare più profondamente in contatto con Dio e con gli altri”. 

AGI – Ricardo Franco Levi, commissario del Governo per la Fiera del Libro di Francoforte del 2024, in cui l’Italia è ospite d’onore, ha inviato una lettera di dimissioni al ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano. Franco Levi, già nelle scorse settimane al centro di una polemica sul ritiro dell’invito al fisico divulgatore Carlo Rovelli per le sue parole contro il ministro Guido Crosetto, seguito da scuse e un nuovo invito, è protagonista di un altro caso aperto da un articolo di Libero in cui si sostiene che avrebbe assegnato la comunicazione per l’Italia alla Buchmesse a una società belga, la Ifc Next, in cui lavora il figlio. 

Ritiro e ripensamento

Dopo appena 24 ore dalla lettera con cui ha comunicato a Carlo Rovelli la cancellazione del suo intervento alla cerimonia di apertura della Fiera del Libro di Francoforte, Ricardo Franco Levi era tornato sui suoi passi rinnovando l’invito allo scienziato a partecipare alla kermesse di inaugurazione. In una nota, il commissario straordinario del Governo aveva spiegato anzitutto di avere scritto quella lettera “senza aver ricevuto alcuna pressione o sollecitazione” e di averlo fatto “per adempiere con rigore alla responsabilità istituzionale che mi è stata conferita con un decreto del Presidente della Repubblica”. 

Era stato lo stesso professore a spiegare i motivi della iniziale cancellazione. “L’Italia mi ha chiesto di rappresentarla alla cerimonia di apertura ma siccome ho osato criticare il ministro della Difesa (lo scorso 1 maggio, dal palco del Concertone romano, ndr) il mio intervento è stato cancellato”

La risposta di Sangiuliano

Tecnicamente non può accettare le dimissioni, ma ritiene necessaria una discontinuità. Il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, in una nota conferma di aver ricevuto una lettera da Ricardo Franco Levi “nella quale si dice pronto a mettere a disposizione l’incarico di Commissario Straordinario del governo per l’Italia, ospite d’onore alla Fiera del libro di Francoforte 2024”.

“Preciso di non essere il soggetto istituzionalmente abilitato ad accettare tali dimissioni, pur condividendo la necessità di dare discontinuità a questo incarico dopo le recenti polemiche – aggiunge – informerò il governo per concordare eventualmente la nomina di un nuovo commissario. Ringrazio Levi per la sensibilità dimostrata e il lavoro svolto finora”.

AGI – Un’installazione immersiva con le grandi fotografie appese ai palchi del teatro, a ricordare la protesta dei lenzuoli sciorinati dai balconi per dire No alla mafia.

Scatti di un bianco e nero furioso che sulle balaustre scarnificate di quello che un tempo fu un gioiello ottocentesco, oggi acquistano un significato ancora più importante: testimoni di dolore e di speranza, delle guerre tra clan mafiosi, di innominabili, di protagonisti di una stagione che arriverà – ma non si chiuderà – agli attentati in cui persero la vita i giudici Giovanni Falcone e Francesca Morvillo, e Paolo Borsellino, e le rispettive scorte.

E della rivolta germinata da quelle stragi, dalla rivalsa della città che ha avviato un cammino di riappropriazione degli spazi, fisici ma soprattutto morali ed etici. Tony Gentile allora era uno dei giovani fotografi di cronaca: sin dagli anni Ottanta – i suoi inizi – ha documentato delitti e arresti, visi imperscrutabili e politici conosciuti, bambini nei quartieri popolari, manifestazioni, scene quotidiane, i primi respiri di libertà e di rinascita; e fu lui a realizzare l’immagine iconica che racconta in uno sguardo, la grande complicità e amicizia tra i giudici Falcone e Borsellino, scattata precisamente 57 giorni prima della strage di Capaci, quasi uno scherzo del destino visto che passarono altri 57 giorni esatti prima dell’attentato di via D’Amelio.

Il fotografo più noto e sconosciuto d’Italia

“Tony Gentile è il fotografo più famoso ma paradossalmente sconosciuto per quanti in Italia hanno visto una sua fotografia tanto eccezionale da essersi trasformata in un’icona della storia italiana contemporanea”, scrive Ferdinando Scianna nella prefazione al volume “Sicilia 1992. Luce e memoria” (Silvana editoriale) che racchiude anche i trenta scatti scelti per la mostra “Tony Gentile. Luce e memoria” inaugurata il 22 maggio al Teatro Garibaldi, che viene così restituito alla comunità dopo quattro anni di chiusura.

Ed espone per la prima volta la fotografia dei giudici – ha una data, 27 marzo 1992 – restituita nella sequenza esatta dello scatto e trattata con un supporto digitale di “morphing” (realizzato da Luca Lo Iacono) che fa apparire, leggero, il sorriso di Paolo Borsellino mentre ascolta la frase, forse una battuta, dell’amico Giovanni Falcone. “Uno scatto a cui tutti si aggrappano perché è il simbolo del desiderio di rinascita di un popolo” dice Tony Gentile ricordando che la prima pubblicazione fu il 20 luglio 1992 sul Messaggero.

Ma ci sono le altre, archivio di memoria, quasi un album di famiglia di Palermo: bambini che giocano tra le strade polverose della Kalsa anni Ottanta – quello stesso quartiere dove sono cresciuti i giudici Falcone e Borsellino e dove ha sede il teatro che con questa mostra torna alla vita – una catena umana NoMafia del 1993, Bruno Contrada e Giulio Andreotti, i morti ammazzati e il pianto delle donne. Tutti scatti e personaggi che sembrano guardare lo spettatore che entra in teatro, chiedendo un impossibile perché.

“Credo non possa esistere un’occasione più simbolica per ridare a questo teatro la sua nuova vita”, dice il sindaco Roberto Lagalla mentre l’assessore alla Cultura Giampiero Cannella è convinto che “il miglior modo per combattere la mafia è intervenire sul piano culturale: è il messaggio di questa mostra”. Per l’assessore regionale ai Beni Culturali, Francesco Paolo Scarpinato, “vediamo foto che riportano indietro le lancette e danno coraggio, memoria e luce su un percorso di legalità portato avanti da Falcone, Borsellino e da tutti i siciliani”.

La mostra, organizzata dalla Fondazione Le Vie dei Tesori e dal Comune di Palermo -assessorato alla Cultura su un progetto della Fondazione Tricoli, è stata realizzata con il supporto dell’ARS, dell’assessorato regionale ai Beni culturali, di Confcommercio Palermo, del Cresm, dell’Ersu.

“Questo teatro riapre dopo quattro anni con Le Vie dei Tesori che ha fatto della riappropriazione degli spazi, la sua missione – interviene Laura Anello, presidente della Fondazione Le Vie dei Tesori – E lo facciamo in questa Kalsa dove Falcone e Borsellino sono cresciuti”.

Per la Fondazione Tricoli “le foto di Tony Gentile per le nuove generazioni sono una testimonianza forte di cosa ha rappresentato la barbarie mafiosa degli anni ’70 e ’80 – dice Fabio Tricoli – Dopo questo momento di riflessione, ci attende il trentennale della morte di don Pino Puglisi: ci impegneremo a diffondere la cultura delle legalità con nuovi progetti che possano arrivare nelle periferie”.

Inaugurato nel cuore dell’antica Kalsa nel 1861 dall’Eroe dei due mondi che da questo palcoscenico arringò la folla, il Teatro Garibaldi subì una prima chiusura fino al 1906, poi funzionò trent’anni come cinema (si chiamò anche Araldo) poi fu serrato di nuovo per riaprire a metà anni Novanta.

Storia di un teatro instabile

Occupato nel 2012 dai lavoratori dello spettacolo, venne sgomberato e affidato a Manifesta 12 durante Palermo Capitale italiana della cultura. Era chiuso dal 2019. Il Comune ha provveduto alla pulizia degli spazi e delle uscite di sicurezza, ed è stato sradicato l’albero nel giardinetto attiguo che era diventato instabile. È stato nominato un comitato di gestione che valuterà le proposte di spettacoli da ospitare e si sta già pensando a costruire un cartellone. La mostra sarà visitabile fino al 9 luglio, ogni giorno dal martedì al giovedì dalle 11 alle 19; da venerdì a domenica dalle 11 alle 21. 

AGI – Uno sguardo sulla scena artistica che ha popolato il quartiere romano di San Lorenzo dagli anni Sessanta del Novecento a oggi. A gettarlo è la mostra “Le stelle di San Lorenzo“, a cura di Valentina Ciarallo, in corso alla Galleria Gilda Lavia, tra le realtà più attive nella promozione degli artisti emergenti, italiani e stranieri. 
La mostra, che ha avuto grande successo, è stata prorogata fino al 22 luglio prossimo. 

Si tratta di una collettiva, organizzata in occasione dei cinque anni di attività della Galleria, pensata per essere un omaggio al quartiere di San Lorenzo, alla sua vivacità che ancora oggi, con la formazione di nuove giovani realtà, rende quest’area un polo centrale di interesse, oltrechè un luogo molto frequentato dagli studenti.  Il percorso espositivo è composto da una selezione di opere di ventuno artisti, a partire dai maestri che hanno animato per primi gli spazi dell’ex Pastificio Cerere.

La curatrice, nel testo che accompagna la mostra, spiega che “la proliferazione degli studi d’artista va però ben oltre l’ex Pastificio Cerere, animando tutto il quartiere che ha alternato momenti più o meno prosperi senza mai smettere di produrre arte, confermandosi luogo di creatività e stimolo. In tempi più recenti – sottolinea Valentina Ciarallo – San Lorenzo sta vivendo una rinascita con il germogliare di spazi indipendenti, nuovi studi, gallerie e riqualificandosi come art-district della città”. 

Gli artisti in mostra sono Claudio Abate, Elisabetta Benassi, Alessandro Calizza, Bruno Ceccobelli, Giovanni De Cataldo, Gianni Dessì, Mauro Di Silvestre, Rossella Fumasoni, Krizia Galfo, Giuseppe Gallo, Felice Levini, Sabina Mirri, Numero Cromatico, Nunzio, Marina Paris, Leonardo Petrucci, Piero Pizzi Cannella, Pietro Ruffo, Paolo William Tamburella, Marco Tirelli, Francesca Woodman. 

 
 

AGI – Leggere è rock, e TikTok funziona da cassa di risonanza per molti lettori. La conferma arriva dal Salone del Libro di Torino che, con circa 50 milioni di visualizzazioni ai contenuti condivisi con l’hashtag dedicato (#SalTo23), si consacra come il Salone della community di TikTok che l’ha animato, raccontato e reso unico attraverso migliaia di video.

La XXXV edizione del Salone del Libro, di cui TikTok è stata Official Entertainment Partner, è stato un momento topico per toccare con mano l’impatto che TikTok e i suoi creator (le vere rockstar) stanno creando sull’intero settore dell’editoria.

I dati dal Salone dimostrano che la lettura è un fenomeno sempre più social:

  • Oltre 400 persone hanno partecipato e animato i due panel organizzati da TikTok (rispettivamente dedicati al fenomeno di BookTok e al Romanzo Rosa)
  • #SalTo23 ha conquistato circa 50 milioni di visualizzazioni, con una crescita del 159% rispetto all’apertura del Salone 
  • Circa 800 video sono stati pubblicati dal Salone del Libro (utilizzando la funzione Posti di TikTok)
  • Il profilo TikTok di Salone del Libro (@salonelibro) ha superato i 17mila follower, una crescita del 23% rispetto al giorno prima dell’inizio dell’edizione 2023, con oltre 214mila like per tutti i video condivisi sul profilo (+19% rispetto al 17 maggio) 
  • Oltre 1,7 milioni di visualizzazioni per i video condivisi dal profilo TikTok del Salone del Libro (@salonelibro) durante i giorni della manifestazione
  • #BookTokItalia raggiunge i 2,2 miliardi visualizzazioni, #BookTok supera 140.4 miliardi di visualizzazioni
  • #BookClub tocca quota 14 miliardi di visualizzazioni, confermando il successo globale lettura collettiva.

“Siamo orgogliosi di essere stati Official Entertainment Partner del Salone e di aver promosso, con la nostra presenza, la stessa occasione di incontro e confronto che la nostra community vive ogni giorno su TikTok. Nato come un semplice hashtag sulla lettura, BookTok oggi è un’agorà dove creator, autori, case editrici si confrontano in modo aperto e diretto, stimolando discussioni autentiche sui libri. Siamo orgogliosi di assistere a questo Rinascimento dell’editoria e di averne, in parte, contribuito” ha commentato Salvatore Di Mari, Head of Operations TikTok Italia.

AGI – Dopo il ‘Luigi XV’ di Johnny Depp, il Festival di Cannes ha srotolato il tappeto rosso per Enrico VIII d’Inghilterra, re geloso e paranoico, interpretato da Jude Law. Se “Jeanne du Barry” di Maiwenn ha ricevuto critiche contrastanti, “Firebrand” – “Il gioco della regina” – di Karim Ainouz, presentato in concorso, è un affresco che dovrebbe sicuramente lasciare la sua impronta sulla Croisette, grazie soprattutto alla straordinaria interpretazione di Law.

La dinastia dei Tudor è stata un’inesauribile fonte di ispirazione per il grande e il piccolo schermo, ma pochi evocano, come “Firebrand”, il destino di Catherine Parr, la sesta e ultima moglie del re. Come se fosse uscito dai dipinti di Hans Holbein, il film offre un bellissimo gioco di luci e colori, con frequenti fermi immagine su Jude Law e Alicia Vikander, che presta le sue fattezze a Catherine Parr. Law è quasi irriconoscibile nei panni di Enrico VIII, che alla fine della sua vita era diventato obeso e zoppo a causa di un’infezione alla gamba.

L’attore riesce, come in una favola dark, a rendere molto reale Enrico VIII, il Barbablù che ripudio’ due delle sue mogli (Caterina d’Aragona e Anna di Cleves), ne decapito’ altre due (Anna Bolena e Caterina Howard) e ne perse un’altra di parto (Jane Seymour). “Non sapevo nulla della Casa Tudor, ma è stato il personaggio di Catherine Parr a motivarmi perché nessuno aveva fatto un film su di lei. Si parlava sempre delle mogli che morivano e non di quella che sopravviveva, o del re, che era un mostro”, ha dichiarato all’AFP Karim Ainouz.

“Jude Law ha cercato davvero di incarnare il fisico di Enrico VIII. Ha camminato per mesi con dei pesi sulle gambe… Dopo le riprese aveva la schiena dolorante perché aveva imitato la zoppi’a del re”, ha proseguito il regista, aggiungendo che l’attore ha anche letto una ventina di libri sul monarca per fare suo il personaggio. Nel film, Enrico VIII va su tutte le furie quando il vescovo Stephen Gardiner riesce a convincerlo che la regina sostiene attivamente la “nuova fede”, in un periodo in cui la fede protestante stava guadagnando terreno in Inghilterra.

“Ci siamo già passati”, continua a ripetere, e il film mostra abilmente come i dubbi si insinuino gradualmente nella sua mente. Il resto del cast è di prim’ordine, soprattutto Alicia Vikander nel ruolo di una regina che ha la reputazione di calmare il temperamento burrascoso del re. “Era una donna estremamente intelligente (…) che è sopravvissuta a un tiranno. Non riesco a immaginare come sia stato per lei”, ha dichiarato l’attrice, nota per aver interpretato un androide in “Ex Machina”. Il film racconta la sua simpatia per Anne Asqew, una poetessa protestante che fu condannata al rogo per eresia.

Sebbene non vi siano prove storiche, “Firebrand” mostra gli incontri tra le due e la chiara adesione della regina alle idee riformiste, in particolare in una scena in cui la si vede pregare in inglese anzichè in latino, uno dei pilastri del protestantesimo. È stato rischioso per un regista brasiliano di origine algerina fare un film sulla monarchia inglese? “Quando gli americani fanno un film su Cleopatra con Elizabeth Taylor, non ci poniamo la domanda”. Autore di film girati in Brasile, Algeria (dove ha le sue origini familiari) ed Europa, Ainouz dimostra ancora una volta con questo film, in concorso per la Palma d’Oro, di essere un cineasta senza confini né vincoli storici. “Firebrand” è una commissione che ha ricevuto nel 2020, in un momento in cui i suoi progetti erano fermi in Brasile.

“Non sapevo nulla dei Tudor”, ha confessato. “Ho incontrato questo meraviglioso produttore che mi ha parlato di Catherine Parr e ho iniziato a studiare il personaggio: è stata un’opportunità per fare qualcosa di diverso, ma allo stesso tempo ci sono cosi’ tante somiglianze tra lei e altri miei personaggi femminili”. Ainouz ha vinto il premio nella sezione Un Certain Regard di Cannes nel 2019, per “La vita invisibile di Euridice Gusmao”, una storia di donne ambientata in una famiglia brasiliana degli anni ’50, dominata dalla figura del padre. Questo nuovo film “per me è come un inno contro il patriarcato: non dobbiamo solo metterlo da parte, dobbiamo ucciderlo”, dice con un sorriso.

AGI – Lo scrittore britannico Martin Amis è morto all’età di 73 anni nella sua casa di Lake Worth, in Florida. Lo ha annunciato la moglie Isabel Fonseca. Amis è stato “uno degli scrittori più acclamati e discussi degli ultimi 50 anni e l’autore di 14 romanzi”, si legge sul sito web dei Booker Prizes, i principali premi letterari per la narrativa nel Regno Unito.

La moglie ha detto che l’autore di opere crude e penetranti come “L’informazione”, “Money: Una nota suicida”, “London Fields” e “La freccia del tempo” si è spento venerdì, soffriva di cancro all’esofago.

«Le città di notte contengono uomini che piangono nel sonno, poi dicono Niente. Non è niente. Solo un sogno triste».
Martin Amis, 1949-2023

— Einaudi editore (@Einaudieditore)
May 20, 2023

Amis, figlio del celebre romanziere comico Kingsley Amis, ha eguagliato e persino superato la fama del padre con romanzi pieni di umorismo selvaggio. Nel 2008, il Times di Londra ha nominato il giovane Amis uno dei 50 più grandi scrittori britannici dal 1945. La sua fama letteraria si è sviluppata durante il boom della narrativa britannica degli anni Ottanta, che comprendeva i colleghi Salman Rushdie, Julian Barnes, Kazuo Ishiguro e Ian McEwan.

Shocked and sad at the death of Martin Amis – the greatest, darkest, funniest satirist since Evelyn Waugh. If you want cheering up, re-read the tennis match in Money. RIP.

— Boris Johnson (@BorisJohnson)
May 20, 2023

Amis si era laureato in inglese all’Università di Oxford nel 1971 e aveva lavorato come editor prima di pubblicare il suo primo romanzo, “The Rachel Papers”, nel 1973. Fu con “Money”, pubblicato nel 1984 con un’interpretazione comica del consumismo, che Amis irruppe più ampiamente sulla scena letteraria. Oltre ai romanzi, Amis ha pubblicato due raccolte di racconti e otto opere di saggistica.

Negli ultimi decenni, è apparso spesso in televisione, a volte al fianco dell’amico di lunga data Christopher Hitchens, scrittore britannico-americano e noto ateo, morto nel 2011.

L’editore Vintage Books si è detto “devastato” dalla morte di Amis. “Lascia un’eredità imponente e un segno indelebile nel panorama culturale britannico, e ci mancherà enormemente”.