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Roma – Quest'anno si metteranno a letto con l'influenza tra i 6 e i 7 milioni di italiani, circa due milioni in più rispetto alla scorsa stagione. Ad affermarlo è Fabrizio Pregliasco, virologo dell'università Milano, che conferma un leggero anticipo della sindrome influenzale 2016-2017 ma soprattutto il carattere più aggressivo che connota il virus in questa stagione.

Un'annata intensa
"Sarà un'annata intensa, secondo quanto era stato previsto – commenta il virologo – questo perché è presente la variante A H3N2 Hong Kong che è già prevista nel vaccino, ma bisogna considerare che si è abbassata la quota dei vaccinati tra i soggetti a rischio, a causa di un atteggiamento negativo verso i vaccini che persiste da qualche anno". Il numero degli ammalati dipenderà anche dall'andamento delle temperature. "Se resteranno rigide, l'influenza si diffonderà in maniera più consistente – spiega Pregliasco – in presenza di sbalzi termini, invece, saranno favoriti i virus cugini", cioe' le sindromi parainfluenzali.
 

Il picco al ritorno a scuola
Secondo Pregliasco, il picco dell'influenza arriverà alla fine delle vacanze di Natale, con il rientro dei bambini a scuola. Sono loro, infatti, la categoria piu' a rischio, e di conseguenza i genitori e gli insegnanti. Nella fascia di eta' compresa tra 0 e 4 anni, infatti, si registrano 21,1 casi di influenza ogni mille persone, nel resto della popolazione l'incidenza è di 7,23 casi per mille". "La curva influenzale crescera' per altre due-tre settimane – spiega il virologo – poi comincerà la decrescita che durerà un periodo analogo. L'influenza continuerà a darci fastidio fino alla fine di febbraio". I consigli per ridurre il contagio sono quelli dettati dal buon senso: lavarsi bene le mani, vestirsi a strati e soprattutto evitare gli sbalzi termici.

I sintomi: tosse, mal di gola e febbre alta
I sintomi sono più o meno i soliti: infezioni alla vie respiratorie, con tosse e mal di gola, febbre anche alta, mal di testa e dolori alla articolazioni. Tutte cose che la passata stagione hanno fatto passare in media sei giorni a letto a chi è stato colpito all'influenza. Ma che ogni anno, secondo stime dell'Iss, provocano la morte di ottomila persone, soprattutto anziani, per le complicazioni, come polmonite e broncopolmonite, insorte dopo aver contratto il virus. Ma non c'é solo il virus influenzale: il fatto di essere vaccinati non esclude che nei mesi freddi si possa incorrere in infezioni respiratorie anche gravi in quanto altri agenti patogeni respiratori (virali e batterici) sono i responsabili di oltre il 30% degli eventi, soprattutto tra i bambini. Per la terapia dei pazienti e ai fini epidemiologici, auspicano i microbiologi, è importante che si arrivi alla precisione diagnostica che viene condotta nei laboratori di Microbiologia clinica. Da alcuni lavori di ricerca condotti nei dipartimenti di Microbiologia degli ospedali di Torino, Napoli, Milano e Roma, che sono stati presentati a Rimini al XLV Congresso nazionale Amcli, emergono dati interessanti:

  • si conferma una notevole presenza di virus respiratori sinciziali nei bambini sotto i 5 anni 
  • sono in crescita le infezioni causate da Metapneumovirus
  • frequenti le 'confezioni' con due virus diversi o con un virus e un batterio
  • spesso a un agente virale si associa Bordetella pertussis sia negli adulti che nei bambini 

Un documento dell'Istituto Superiore di Sanità ha raccolto tutte le domande più frequenti sulla meningite. Lo ha fatto per venire incontro a dubbi, paure e curiosità dei cittadini dopo l'epidemia che sta spaventando soprattutto la Toscana. Il documento ha la supervisione scientifica di Gianni Rezza e Paola Stefanelli, del dipartimento malattie infettive dell'Iss. 

1. Quali sono i batteri causano la meningite?

Tra gli agenti batterici che causano la meningite il più temuto è Neisseria meningitidis (meningocco), oltre a Streptococcus pneumoniae (pneumococco) e Haemophilus influenzae. Del meningococco esistono diversi sierogruppi: A, B, C, Y, W135, X. 

2. Quali sono i più aggressivi e quali i più frequenti? 

Il più aggressivo è il meningococco di sierogruppo C, che insieme al B è il più frequente in Italia e in Europa. Secondo l'ISS, nel 2015 si sono verificati in Italia quasi 200 casi di malattia invasiva da meningococco, la maggior parte dei quali causati dai sierogrupppi B e C.

3. Quali sono le fasce più a rischio di contrarre l'infezione causata dai diversi tipi di meningococco?

I bambini piccoli e gli adolescenti, ma anche i giovani adulti, sono a rischio più elevato di contrarre infezione e malattia. Per quanto riguarda il sierogruppo B, la maggior parte dei casi si concentra fra i bambini piu' piccoli, al di sotto dell'anno di età.

4. Quali sono i vaccini a disposizione contro la meningite e, esattamente, contro quali ceppi? 

Esistono tre tipi di vaccino anti-meningococco:

  •  il vaccino coniugato contro il meningococco di sierogruppo C (MenC): è il più frequentemente utilizzato, e protegge solo dal sierotipo C;
  • il vaccino coniugato tetravalente, che protegge dai sierogruppi A, C, W e Y;
  • il vaccino contro il meningococco di tipo B: protegge esclusivamente contro questo sierogruppo. 

5. I vaccini sono obbligatori o raccomandati?

Alcuni vaccini sono già raccomandati ed offerti gratuitamente, altri invece lo saranno appena entrerà in vigore il nuovo Piano Nazionale Prevenzione Vaccinale. La scheda vaccinale attualmente in vigore prevede la vaccinazione anti meningococco C nei bambini che abbiano compiuto un anno di età, mentre è consigliato un richiamo con vaccino tetravalente per gli adolescenti.

Leggi anche: I vaccini sono sufficienti a proteggerci dalla meningite? 

Il vaccino tetravalente coniugato anti-meningococco A,C,Y,W, è consigliato anche per gli adolescenti che non sono stati vaccinati da piccoli, e dovrebbe comunque essere somministrato a chi si reca in Paesi ove sono presenti i sierogruppi di meningococco contenuti nel vaccino. Al di fuori delle due fasce di età sopracitate, il vaccino è fortemente raccomandato in persone a rischio o perchè affetti da alcune patologie (talassemia, diabete, malattie epatiche croniche gravi, immunodeficienze congenite o acquisite etc.) o per la presenza di particolari condizioni (lattanti che frequentano gli asili nido, ragazzi che vivono in collegi, frequentano discoteche e/o dormono in dormitori, reclute militari, e, come sopra accennato, per chiunque debba recarsi in regioni del mondo dove la malattia meningococcica è comune, come ad esempio alcune zone dell'Africa).

Il vaccino contro il meningococco B, attualmente offerto in alcune regioni nel primo anno di età, sarà presto raccomandato per i bambini più piccoli anche a livello nazionale.

6. Quali sono gratuiti e quali a carico del cittadino

La vaccinazione contro il meningococco C è gratuita e prevede una sola dose a 13 mesi. Per il resto l'offerta vaccinale varia da Regione a Regione. La vaccinazione contro il meningococco B prevede diversi dosaggi a seconda dell'età in cui si inizia a vaccinare, anche se il vaccino è indicato soprattutto al di sotto di un anno di età. Al momento, questo vaccino e' gratuito solo in alcune Regioni, ma presto dovrebbero esserlo a livello nazionale.

Per quanto riguarda i vaccini contro gli altri agenti batterici della meningite, la vaccinazione contro Haemophilus Influenzae B (emofilo tipo B) è solitamente effettuata, gratuitamente, insieme a quella antitetanica, antidifterica, antipertosse, antipolio e anti epatite B, al 3', 5' e 11' mese di vita del bambino, come da calendario vaccinale italiano. Non sono necessari ulteriori richiami. La vaccinazione contro Streptococcus pneumoniae (pneumococco) e' offerta gratuitamente e va somministrata in 3 dosi, al 3', 5' e 11' mese di vita del bambino.

7. Negli adolescenti va fatta la vaccinazione? E se e' stata fatta a un anno di eta' va fatto un richiamo?

La vaccinazione contro il meningococco C, o meglio il vaccino tetravalente, è certamente consigliabile per gli adolescenti. Per chi è stato vaccinato da bambino al momento non è previsto alcun richiamo, anche se e' comunque consigliabile effettuarlo. In Regioni come la Toscana tale vaccino è attivamente offerto.

8. Per gli adulti che nell'infanzia non sono stati vaccinati contro il meningococco è consigliata la vaccinazione?

La vaccinazione negli adulti non è raccomandata a meno che non siano presenti i fattori di rischio o le condizioni sopra riportate. Chi vuole può comunque ricorrere alla vaccinazione, anche se non gratuitamente (a parte Toscana o contesti particolari), rivolgendosi alla ASL o facendosi prescrivere il vaccino dal proprio medico di base.

Roma – L'incubo meningite continua a incombere sull'Italia. E negli ultimi giorni sono stati segnalati nuovi casi anche al di fuori del 'focolaio' Toscana: due in Campania e uno in Liguria. Le autorità continuano a ripetere che la migliore prevenzione contro l'infezione è il vaccino. Ma alcune persone si sono ammalate anche se erano vaccinate. E la stessa regione Toscana ha deciso di sottoporre i bimbi già vaccinati contro la meningite C a un doppio richiamo (cioè a due dosi aggiuntive, normalmente non previste nei protocolli). La domanda sorge dunque spontanea: il vaccino è sufficiente a proteggerci dall'infezione? E il doppio richiamo potrebbe essere utile anche a chi abita al di fuori della Toscana?

Doppio richiamo solo in Toscana, nelle altre regioni non serve

A spiegarlo all'AGI è il direttore del Dipartimento malattie infettive dell'Istituto Superiore di Sanità, Gianni Rezza. I richiami vaccinali anti meningite sui bambini e sugli adolescenti decisi dalla regione Toscana sono una misura che risponde "a una situazione di particolare emergenza", che non riguarda il resto dell'Italia.

"Il calendario vaccinale a tre dosi (tra i 13 e i 15 mesi di età, tra i 6 e i 9 anni e a 13 anni) è una delibera regionale specifica per la Toscana, per la situazione peculiare di emergenza che si è creata in quella regione negli ultimi due anni – spiega l'infettivologo – I responsabili sanitari vogliono coprire maggiormente la popolazione per evitare che il ceppo più aggressivo della meningite possa colpire i bambini".

Vaccino raccomandato per neonati ed adolescenti in tutta Italia

Tra il 2015 e il 2016 sono morte in Toscana 14 persone per meningite, 13 hanno contratto il ceppo C e una il ceppo B. "In Toscana vaccinavano con coperture alte i bambini che avevano compiuto un anno di età, ma di fronte a un ceppo particolarmente aggressivo hanno preferito fare queste ulteriori dosi. Nel resto d'Italia il vaccino è raccomandato al compimento del primo anno di età ed e' consigliabile nell'adolescenza". Per quanto riguarda gli adulti, "l'offerta vaccinale gratuita è limitata alla Toscana, perché qui si è registrato il maggior numero di casi. Nelle altre regioni chi vuole vaccinarsi può comprare il vaccino o farselo segnare dal medico di famiglia, ma non ci sono raccomandazioni specifiche". 

Gli ultimi casi, dalla Campania alla Liguria

In Campania, negli ultimi giorni, sono stati segnalati due casi. Per uno manca ancora la conferma che si tratti di meningite: un 46enne è morto a casa nel quartiere di Fuorigrotta, a Napoli, dopo una improvvisa febbre alta. Si attendono gli esami di laboratorio, affidati al Policlinico universitario, e gli esiti dell'autopsia, anche se è già scattata la profilassi.

E' invece certa la positività alla "Neisseria Meningitidis" per il 18enne morto a Castellammare di Stabia. Il ragazzo era di Agerola ed era arrivato in ambulanza del 118 con febbre elevata nel nosocomio del Napoletano. Già prima del trasferimento si era rapidamente aggravato ed era stato spostato in rianimazione. Giovedì è arrivata la conferma che la causa del decesso è stata una sespsi infettiva da meningite. In Campania, dall'inizio dell'anno, sono circa 30 i casi di meningite registrati

In Liguria una donna di 34 anni, peruviana, è stata ricoverata in rianimazione all'ospedale S.Martino di Genova per meningite da meningococco. Residente a Chiavari, si era sentita male la sera di Natale. Dopo essere stata visitata al pronto soccorso dell'ospedale di Lavagna è stata trasferita in condizioni già critiche al nosocomio di Genova. Per ridurre i rischi di contagio familiari e persone che frequentano la casa della donna sono stati sottoposti a profilassi antibiotica. In corso le indagini di laboratorio per individuare il ceppo di meningococco. 

In Toscana, intanto, giovedì ha perso la vita un bimbo di appena 22 mesi. Il piccolo è morto all'Ospedale pediatrico Meyer di Firenze, dove era arrivato mercoledì sera in condizioni disperate. Il laboratorio di immunologia dell'ospedale ha conferma la diagnosi di sepsi da meningococco di tipo 'C'; il bambino non era stato vaccinato. 

Cos'è la meningite? Che differenza c'è tra la virale e la batterica?

Ecco quali sono le caratteristiche della meningite, come riportato dall'Istituto Superiore di Sanità: 

è un'infiammazione delle membrane (le meningi) che avvolgono il cervello e il midollo spinale
E' generalmente di origine infettiva e può essere virale, batterica o causata da funghi.
La forma virale, detta anche meningite asettica, è quella piu' comune: di solito non ha conseguenze gravi e si risolve nell'arco di 7-10 giorni.
La forma batterica, quella tornata a colpire in questi mesi, è piu' rara ma estremamente più seria, e può avere conseguenze fatali.

Il Neisseria meningitidis (meningococco) alberga nelle alte vie respiratorie (naso e gola), spesso di portatori sani e asintomatici (5-10% della popolazione in Italia). E' stato identificato per la prima volta nel 1887, anche se la malattia era già stata descritta nel 1805 nel corso di un'epidemia a Ginevra. Si trasmette da persona a persona attraverso le secrezioni respiratorie. Il meningococco è un batterio che risente delle variazioni di temperatura e dell'essiccamento. Dunque, fuori dell'organismo sopravvive solo per pochi minuti.

Come si contagia

La principale causa di contagio è rappresentata dai portatori sani del batterio: solo nello 0,5% dei casi la malattia è trasmessa da persone affette dalla malattia. Esistono 13 diversi sierogruppi di meningococco, ma solo sei causano meningite e altre malattie gravi: più frequentemente A, B, C, Y e W135 e molto più raramente in Africa, X. In Italia e in Europa, i sierogruppi B e C sono i più frequenti. I sintomi non sono diversi da quelli delle altre meningiti batteriche, ma nel 10-20% dei casi la malattia è rapida e acuta, con un decorso fulminante che può portare al decesso in poche ore anche in presenza di una terapia adeguata. I malati di meningite o altre forme gravi sono considerati contagiosi per circa 24 ore dall'inizio della terapia antibiotica specifica. La contagiosità è comunque bassa, e i casi secondari sono rari.

Chi è a rischio

Il meningococco può tuttavia dare origine a focolai epidemici. Per limitare il rischio di casi secondari, è importante che i contatti stretti dei malati effettuino una profilassi con antibiotici.

Nella valutazione di contatto stretto (che deve essere fatta caso per caso) vengono tenuti in considerazione:

i conviventi considerando anche l'ambiente di studio (la stessa classe) o di lavoro (la stessa stanza);
chi ha dormito o mangiato spesso nella stessa casa del malato;
le persone che nei sette giorni precedenti l'esordio hanno avuto contatti con la sua saliva (attraverso baci, stoviglie, spazzolini da denti, giocattoli);
i sanitari che sono stati direttamente esposti alle secrezioni respiratorie del paziente (per esempio durante manovre di intubazione o respirazione bocca a bocca).

La sorveglianza dei contatti è importante per identificare chi dovesse presentare febbre, in modo da diagnosticare e trattare rapidamente eventuali ulteriori casi. Questa sorveglianza è prevista per 10 giorni dall'esordio dei sintomi del paziente. Il periodo di incubazione è generalmente 3-4 giorni (da 2 fino a 10 giorni). Inoltre, bisogna considerare che il meningococco può causare sepsi meningococcica (un quadro clinico, talvolta molto severo, per la presenza del meningococco nel sangue con febbre alta, ipotensione, petecchie, insufficienza da parte di uno o più organi fino anche ad un esito fatale) che può presentarsi da solo o coesistere con le manifestazioni cliniche della meningite.

Quali sono i sintomi

I sintomi della meningite sono indipendenti dal germe che causa la malattia. I sintomi più tipici includono:

Irrigidimento della parte posteriore del collo (rigidità nucale);
febbre alta; mal di testa;
vomito o nausea;
alterazione del livello di coscienza;
convulsioni.

Come si fa la diagnosi

L'identificazione del microrganismo responsabile viene effettuata su un campione di liquido cerebrospinale o di sangue.Nei neonati, alcuni di questi sintomi non sono evidenti. Si può però manifestare febbre, convulsioni, un pianto continuo, irritabilità, sonnolenza e scarso appetito.

Come vaccinarsi

Sul fronte della lotta al meningococco, sono attualmente disponibili vaccini polisaccaridici contro i sierogruppi A, C, Y e W 135, che per forniscono una protezione di breve durata ai soli soggetti di età maggiore di 2 anni, il vaccino coniugato contro il sierogruppo C (usato attualmente nei calendari vaccinali in Italia) e il vaccino coniugato contro i sierogruppi A, C, Y e W 135. E' di recente introduzione (2014) sia nel mercato che nell'offerta vaccinale di alcune regioni un vaccino per prevenire le forme invasive da meningococco di sierogruppo B. In caso di focolai epidemici da meningococco C, le attuali raccomandazioni internazionali indicano l'opportunità di introduzione della vaccinazione su larga scala nell'area geografica interessata quando l'incidenza e' superiore a 10 casi per 100.000 abitanti nell'arco di tre mesi. 

Roma, 28 dic. – La meningite torna a far paura. L'incremento di nuovi casi nel 2015 e quest'anno, a partire dal focolaio che si è sviluppato in Toscana, ha riportato al centro dell'attenzione una patologia che nella percezione comune sembrava pressoché scomparsa. Ma che cos'è, come si previene e, nel caso, quali sono i sintomi?


Ecco quali sono le caratteristiche della meningite, come riportato dall'Istituto Superiore di Sanità: 

  • è un'infiammazione delle membrane (le meningi) che avvolgono il cervello e il midollo spinale
  • E' generalmente di origine infettiva e può essere virale, batterica o causata da funghi.
  • La forma virale, detta anche meningite asettica, è quella piu' comune: di solito non ha conseguenze gravi e si risolve nell'arco di 7-10 giorni.
  • La forma batterica, quella tornata a colpire in questi mesi, è piu' rara ma estremamente più seria, e può avere conseguenze fatali.

Il Neisseria meningitidis (meningococco) alberga nelle alte vie respiratorie (naso e gola), spesso di portatori sani e asintomatici (2-30% della popolazione). E' stato identificato per la prima volta nel 1887, anche se la malattia era già stata descritta nel 1805 nel corso di un'epidemia a Ginevra. Si trasmette da persona a persona attraverso le secrezioni respiratorie. Il meningococco è un batterio che risente delle variazioni di temperatura e dell'essiccamento. Dunque, fuori dell'organismo sopravvive solo per pochi minuti.

Come si contagia

La principale causa di contagio è rappresentata dai portatori sani del batterio: solo nello 0,5% dei casi la malattia è trasmessa da persone affette dalla malattia. Esistono 13 diversi sierogruppi di meningococco, ma solo sei causano meningite e altre malattie gravi: più frequentemente A, B, C, Y e W135 e molto più raramente in Africa, X. In Italia e in Europa, i sierogruppi B e C sono i più frequenti. I sintomi non sono diversi da quelli delle altre meningiti batteriche, ma nel 10-20% dei casi la malattia è rapida e acuta, con un decorso fulminante che può portare al decesso in poche ore anche in presenza di una terapia adeguata. I malati di meningite o altre forme gravi sono considerati contagiosi per circa 24 ore dall'inizio della terapia antibiotica specifica. La contagiosità è comunque bassa, e i casi secondari sono rari.

Chi è a rischio

Il meningococco può tuttavia dare origine a focolai epidemici. Per limitare il rischio di casi secondari, è importante che i contatti stretti dei malati effettuino una profilassi con antibiotici.

Nella valutazione di contatto stretto (che deve essere fatta caso per caso) vengono tenuti in considerazione:

  1. i conviventi considerando anche l'ambiente di studio (la stessa classe) o di lavoro (la stessa stanza);
  2. chi ha dormito o mangiato spesso nella stessa casa del malato;
  3. le persone che nei sette giorni precedenti l'esordio hanno avuto contatti con la sua saliva (attraverso baci, stoviglie, spazzolini da denti, giocattoli);
  4. i sanitari che sono stati direttamente esposti alle secrezioni respiratorie del paziente (per esempio durante manovre di intubazione o respirazione bocca a bocca).

La sorveglianza dei contatti è importante per identificare chi dovesse presentare febbre, in modo da diagnosticare e trattare rapidamente eventuali ulteriori casi. Questa sorveglianza è prevista per 10 giorni dall'esordio dei sintomi del paziente. Il periodo di incubazione è generalmente 3-4 giorni (da 2 fino a 10 giorni). Inoltre, bisogna considerare che il meningococco può causare sepsi meningococcica (un quadro clinico, talvolta molto severo, per la presenza del meningococco nel sangue con febbre alta, ipotensione, petecchie, insufficienza da parte di uno o più organi fino anche ad un esito fatale) che può presentarsi da solo o coesistere con le manifestazioni cliniche della meningite.

Quali sono i sintomi

I sintomi della meningite sono indipendenti dal germe che causa la malattia. I sintomi più tipici includono:

  • Irrigidimento della parte posteriore del collo (rigidità nucale);
  • febbre alta; mal di testa;
  • vomito o nausea;
  • alterazione del livello di coscienza;
  • convulsioni.

Come si fa la diagnosi

L'identificazione del microrganismo responsabile viene effettuata su un campione di liquido cerebrospinale o di sangue.Nei neonati, alcuni di questi sintomi non sono evidenti. Si può però manifestare febbre, convulsioni, un pianto continuo, irritabilità, sonnolenza e scarso appetito.

Come vaccinarsi

Sul fronte della lotta al meningococco, sono attualmente disponibili vaccini polisaccaridici contro i sierogruppi A, C, Y e W 135, che per forniscono una protezione di breve durata ai soli soggetti di età maggiore di 2 anni, il vaccino coniugato contro il sierogruppo C (usato attualmente nei calendari vaccinali in Italia) e il vaccino coniugato contro i sierogruppi A, C, Y e W 135. E' di recente introduzione (2014) sia nel mercato che nell'offerta vaccinale di alcune regioni un vaccino per prevenire le forme invasive da meningococco di sierogruppo B. In caso di focolai epidemici da meningococco C, le attuali raccomandazioni internazionali indicano l'opportunità di introduzione della vaccinazione su larga scala nell'area geografica interessata quando l'incidenza e' superiore a 10 casi per 100.000 abitanti nell'arco di tre mesi. 

Roma – "Il trapianto eseguito a Torino su una bambina di sei anni conferma che il sistema dei trapianti in Italia e' un eccellenza". Lo ha detto all'Agi Alessandro Nanni Costa, direttore del Centro Nazionale Trapianti, commentando l'intervento eseguito all'ospedale Molinette di Torino, in cui un rene e' stato trapiantato in una bambina al posto della milza. "Aver trapiantato un organo in una sede diversa da quella naturale e' un intervento di grande valore, non solo per il paziente coinvolto", ha sottolineato Nanni Costa. "Aver dimostrato la fattibilita' e la sicurezza di questo intervento potrebbe essere di grande utilita' in futuro anche per altri bambini con lo stesso problema della prima paziente sottoposta a questo complesso intervento", ha concluso. 

Roma – La prima bambina al mondo a ricevere un trapianto di rene al posto della milza potrà finalmente avere una vita normale. Ne è convinto Renato Romagnoli, il chirurgo dell'ospedale Molinette di Torino, che ha coordinato l'eccezionale intervento, reso possibile anche grazie al lavoro di un team multidisciplinare di specialisti. "Da quando la nostra piccola paziente di 6 anni è nata non è mai stata libera di bere, se non centellinando ogni goccia d'acqua. E non ha mai potuto urinare", racconta Romagnoli.

  • Una rara malformazione 
    "Una rara malformazione congenita che ne ha compromesso lo sviluppo del rene e dei relativi vasi sanguigni l'ha portata a vivere 'una non vita': costretta da subito alla dialisi ha passato gran parte del suo tempo a entrare e uscire dall'ospedale". Un primo tentativo di migliorarle la vita è stato fatto nell'agosto del 2014.
     
  • L'intervento rivoluzionario
    "Si è cercato di fare un tradizionale trapianto di rene, ma è fallito per via della complessità della sua condizione", ha sottolineato il chirurgo. Poi la svolta con un intervento rivoluzionario, per la prima volta effettuato su un paziente in età pediatrica. "Tutto questo è stato possibile grazie a un incastro unico che ci ha permesso di eseguire questo intervento che ha un livello di difficoltà estremo: prima l'individuazione di un donatore pediatrico compatibile e poi l'identificazione di un'area adatta in cui trapiantare l'organo di dimensioni leggermente superiori a quelle della ricevente", ha raccontato Romagnoli. "Abbiamo così asportato la milza – ha continuato – e abbiamo impianto il rene del donatore sui vasi splenici della stessa milza, lungo il loro decorso dietro al pancreas". L'uretere del rene trapiantato è stato poi impiantato direttamente sulla vescica.
     
  • La piccola ora sta bene
    "A quattro giorni dall'intervento – ha riferito il chirurgo – la bambina sta bene. Ha iniziato a bere e i suoi valori sono ora nella norma. La sua famiglia è molto contenta". In effetti, per la piccola non c'erano alternative. "Questo intervento si è basato su una tecnica usata in passato sporadicamente sull'adulto, per poi essere abbandonata a causa della sua estrema complessita'", ha spiegato Romagnoli. "Ma per la nostra paziente era l'unico modo per ricevere un trapianto e tutto e' andato secondo le nostre aspettative", ha precisato. Ora le condizioni della piccola sono molto buone. "Se tutto andra' come previsto, la piccola potra' finalmente vivere una vita normale", ha concluso Romagnoli.

 

Roma – Una minuscola puntura sul polpastrello, un'attesa di un quarto d'ora, e a casa propria si potrà sapere subito se si è stati contagiati dal virus dell'Hiv. Dal 1 dicembre, Giornata mondiale contro l'Aids, saranno disponibili nelle farmacie italiane i primi test per l'autodiagnosi dell'Hiv. Il prodotto, distribuito da Mylan, sarà disponibile – senza alcuna necessità di ricetta medica – per le persone maggiorenni. L'autotest è uno strumento utile per far emergere il sommerso delle diagnosi tardive da Hiv (in Italia si stimano da 6.500 a 18.000 persone sieropositive non diagnosticate), con una conseguente diminuzione del rischio collettivo; e anche per intercettare persone che oggi non se la sentono di rivolgersi alle strutture preposte in cui si fanno i test per l'Hiv. "Si tratta di uno strumento innovativo con un altissimo livello di attendibilità" ha commentato all'Agi il dirigente di ricerca all'Istituto Superiore di Sanità, Stefano Villa, secondo cui potrebbe verificarsi raramente un falso positivo. "L'unico limite (ma questo accade con tutti gli autotest, a iniziare da quello di gravidanza) è che manca della fase di counceling, in cui il dottore – o l'esperto – spiega a chi si è sottoposto al test, come procedere, quali sono le cure o perché, in caso di esito negativo, si ha avuto 'fortuna'". Ad ogni modo, "è un bene che sia arrivato, aiuterà molti a uscire dal sommerso".  

Dai tempi ai costi, i numeri dell'autotest

Semplice da utilizzare, rapido e attendibile, l'auto-test può essere eseguito facilmente da chiunque. Basta una semplice puntura sul polpastrello, molto simile a quella pdel dispositivo per misurare l'insulina. 

  • il costo si aggira attorno ai 20 euro
  • il tempo richiesto per effettuare il test è di 5 minuti
  • per avere il responso bisogna attendere 15 minuti
  • l'intervallo finestra, che intercorre dal presunto contagio alla produzione di anticorpi, è di 90 giorni

Chi deve eseguire il test

"Tutti coloro che hanno avuto comportamenti a rischio, dovrebbero sottoporsi al test" raccomanda Vella, che precisa: "Non bisogna cullarsi sul fatto che è passato molto tempo. Il virus può restare asintomatico anche per 5-10 anni". Ecco chi dovrebbe effettuare un controllo:

  • Chi ha avuto uno solo o più rapporti promiscui con persone di cui non si conoscono bene le abitudini sessuali  
  • I tossicodipendenti
  • Uomini e donne che hanno rapporti con persone dello stesso sesso
  • Chi ha avuto molti partner

Per approfondire:

Lila

Iss – Stefano Vella

Roma, 23 nov. – I 31 casi di sifilide registrati a Cagliari in un anno sono il sintomo di un trend pericolosamente in aumento: il ritorno delle vecchie malattie sessualmente trasmissibili nel mondo. Secondo le ultime statistiche dell'Organizzazione mondiale della sanità, malattie a trasmissione sessuale come clamidia, gonorrea e sifilide colpiscono 215 milioni di persone ogni anno.


Ogni anno:

  • 131 milioni di persone contraggono la clamidia,
  • 78 milioni la gonorrea
  • 5,6 milioni la sifilide

In Europa le malattie sessualmente trasmissibili sono la manifestazione delle infezioni più diffuse dopo quelle respiratorie. L'ultimo report pubblicato a marzo di quest'anno dal Centro europeo di controllo delle malattie (Ecdc), tra il 2005 e il 2014 sono stati segnalati oltre 3,2 milioni di casi di clamidia, l'infezione sessualmente trasmessa più diagnosticata nei Paesi dell'Unione Europea, interessando soprattutto le donne e i giovani di età compresa tra i 15 e i 24 anni. Anche malattie come la gonorrea e la sifilide, che sembravano del tutto scomparse, fanno registrare un aumento improvviso della loro incidenza, soprattutto nelle grandi citta' metropolitane e a carico di popolazioni con un rischio di infezioni trasmesse sessualmente più elevato.


Gonorrea: aumento dei casi di gonorrea, causata dal batterio Neisseria gonorrhoeae, nel 2014 pari al 25 per cento rispetto al 2013.

  • Oltre 66.400 casi, ovvero 20 episodi ogni 100mila abitanti, segnalati nei 27 Paesi dell'Unione europea
  • Più vittime tra i giovanissimi, 15-24 anni d'età (34 per cento) seguiti dai 25-35enni 
  • In Italia ogni anno all'incirca un centinaio di casi, di cui più della meta' asintomatici.
  • Fa paura il vecchio "male francese", l'infezione genitale dovuta al batterio Treponema pallidum, che causa ulcere ed escoriazioni e facilita la trasmissione dell'Hiv.

Sifilide

  • I casi continuano ad aumentare tra i maschi europei adulti: nel 2014 sono stati 24.541 i casi in 29 Paesi europei, per un tasso di 5,1 casi ogni 100mila abitanti 
  • L'Italia è in controtendenza: dal 2010 ha registrato un calo importante dei casi, soprattutto dopo il picco (1236) del 2013, arrivando a 388 nel 2014, con 0,6 casi ogni 100mila abitanti.
  • Nelle donne, l'andamento dei casi è rimasto stabile fino al 1995, in seguito ha mostrato una riduzione fino al 1998 e un successivo aumento di quindici volte tra il 1998 e il 2008. Successivamente i casi di sifilide hanno mostrato una stabilizzazione e una lieve riduzione fino al 2013.
  • I casi di sifilide latente sono diminuiti fino al 1996 e successivamente, tra il 1996 e il 2005, sono aumentati di circa due volte, per poi diminuire fino al 2013.

Aids

  • I nuovi casi di hiv e aids fino al 31 dicembre 2015, sono in leggero calo le nuove diagnosi di hiv, dopo tre anni. Nel 2015 sono state 3.444 i nuovi casi di sieropositività diagnosticati, con un'incidenza di 5,7 nuovi casi ogni 100mila residenti.
  • L'Italia al 13esimo posto in Europa.
  • La diminuzione delle nuove diagnosi c'è stata per tutte le modalità di trasmissione tranne che per gli uomini che hanno rapporti omosessuali.

"La sifilide non è mai scomparsa e, a causa dei quel falso senso di sicurezza, oggi i casi sono in aumento" ha detto all'Agi Spinello Antinori, docente di Malattie infettive all'Università di Milano e dirigente della Società italiana di malattie infettive e tropicali (Simit). "C'è stato un periodo in cui i casi di sifilide, così come di altre malattie sessualmente trasmissibili, sono diminuiti grazie alla maggiore attenzione verso la prevenzione dell'Hiv che, in passato, faceva molta piu' paura di oggi. Ora che sappiamo che ci sono farmaci che permettono di cronicizzare l'infezione da Hiv, di fare profilassi pre e post esposizione, l'attenzione verso tutte le malattie sessualmente trasmissibili è diminuita e di conseguenza sono iniziati ad aumentare i casi di infezione". 

Bari – Vaccinarsi non è soltanto una cosa da bambini. La maggior parte dei cittadini ignora le opportunità e i benefici della vaccinazione anche e soprattutto per la popolazione anziana. Roberto Bernabei, presidente di Italia Longeva, l'agenzia del Ministero della Salute sull'invecchiamento e la longevità attiva, ha fatto l'elenco delle vaccinazioni cui è bene sottoporsi anche in età adulta.

  • Herpes zoster, meglio noto come Fuoco di Sant'Antonio, malattia comune negli anziani, dolorosa e invalidante è un'infezione provocata dalla riattivazione in età adulta del virus della varicella: è destinata a soffrirne 1 persona su 4 e nel 45% degli over 60 si accompagna alla nevralgia post-erpetica, un dolore neuropatico forte, che può durare per anni e impedire il proseguimento di una vita normale La vaccinazione anti-zoster è attiva e gratuita.
  • Influenza, colpisce ogni anno in media 4milioni di italiani, con effetti letali per 8mila, di cui l'80-90% sono anziani. La vaccinazione è attiva e gratuita.
  • Polmonite da pneumococco solo in Italia causa ogni anno più di novemila morti. La vaccinazione è attiva e gratuita

Per approfondire

Milano – Ogni anno quasi 800mila italiani colpiti dal cancro sono costretti a cambiare regione per curarsi. Soprattutto dal Sud verso il Nord, in particolare Milano: dalla Campania 55mila persone, dalla Calabria 52mila, dalla Sicilia 33mila, dall'Abruzzo 12mila e dalla Sardegna 10mila. Il valore economico annuo di queste migrazioni sanitarie e' pari a 2 miliardi di euro. Questi sono alcun dei dati preoccupanti diffusi dall'Associazione italiana di oncologia medica (Aiom) in un incontro con i giornalisti oggi a Milano. A preoccupare e' soprattutto la situazione in Calabria: il 62 per cento dei pazienti con tumore del polmone e il 42 per cento dei cittadini con cancro del seno vanno fuori regione per eseguire l'intervento chirurgico di asportazione della malattia. Complessivamente, considerando la chirurgia per le neoplasie piu' importanti (polmone, seno, colon retto, prostata, vescica e tumori ginecologici), la migrazione sanitaria in Calabria raggiunge il 37 per cento, con 1.999 ospedalizzazioni nel 2012 fuori dai confini locali. A queste si aggiungono 1.941 ricoveri per chemioterapia extra regione che rappresenta il 10 per cento circa dei trattamenti medici. Infatti al crescere delle prestazioni di oncologia medica in regione, che riduce sempre piu' questa percentuale, non fa riscontro un pari progresso delle prestazioni chirurgiche. Sono dati preoccupanti che, secondo l'Aiom, richiedono interventi urgenti a partire dalla realizzazione della Rete Oncologica della Calabria e dei Percorsi Diagnostici Terapeutici Assistenziali (Pdta). "Vogliamo collaborare con le istituzioni per risolvere quanto prima questa situazione, che ha un impatto negativo sulla qualita' delle cure", ha detto Carmine Pinto, presidente nazionale dell'Aiom. "La riorganizzazione dell'offerta attraverso la Rete – ha continuato – portera' anche risparmi per il sistema e una razionalizzazione sostanziale delle risorse. Il divario nella qualita' dell'assistenza rispetto alle altre regioni riflette la scarsa fiducia dei cittadini calabresi nei servizi locali. Il recupero della cosiddetta mobilita' 'passiva' richiede il rafforzamento degli organici, implementazione dei programmi di screening, investimenti strutturali e tecnologici e facilita' di accesso alle prestazioni con abbattimento delle liste di attesa. La Rete dovrà prevedere anche una suddivisione dei ricoveri per intensita' di cura, oggi infatti gran parte della mobilita' riguarda casi di bassa e media complessita'".