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(AGI) – Roma, 29 lug. – Via all’elezione del nuovo consiglio di amminstrazione della Rai. E in tempi brevi. Il nuovo Cda dovrebbe arrivare gia’ la prossima settimana. Domani il presidente della Commissione di vigilanza dovrebbe indicare la prima data utile, visto che – ha confidato ad alcuni colleghi di partito – c’e’ gia’ l’accordo tra Pd, Fi e Ncd, noi non possiamo far nulla. Ad imprimere l’accelerazione – voluta, viene spiegato da fonit parlamentari, direttamente da palazzo Chigi – la lettera in cui il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, ha chiesto l’elezione dei vertici del servizio pubblico con la legge Gasparri. Siamo stati costretti – questa la linea del premier sempre secondo quanto viene riferito da fonti parlamentari -, non si poteva andare avanti cosi’, la colpa e’ di chi non si e’ mosso in precedenza. Le opposizioni – M5S, Sel e Lega – sono favorevoli a rimandare tutto a dopo la pausa estiva. Di parere contrario la maggioranza che ha dato mandato al presidente Roberto Fico di avviare i colloqui con il ministro dell’Economia per capire quando sara’ convocata l’assemblea degli azionisti per l’elezione dei membri di pertinanza del Mef (probabilmente il 5 agosto). La strada imboccata, dunque, sembra essere quella dell’elezione veloce “anche per non lasciar ballare 3 miliardi di soldi pubblici” derivanti da canone e pubblicita’ che, con il cda in funzione solo epr l’ordinaria amministrazione, sono di fatto inutilizzati. Da capire anche quale sara’ il futuro della riforma. L’indicazione arrivata dal presidente del Consiglio e’ quella di approvarla entro il 31 luglio. Di procedere alla nomina del nuovo Cda per poi ‘trasformare’ il direttore generale nell’amministratore dell’azienda. Ma c’e’ chi non esclude che il provvedimento possa finire su un binario morto. “Con il venir meno della necessita’ di eleggere il cda, la legge di riforma e’ esposta ad un fuoco di emendamenti che rischia di farne slittare l’approvazione sine die”, paventa un parlamentare Pd. Proprio per evitare questo rischio, tra i democratici c’e’ chi invoca una presa di posizione forte di governo e maggioranza che porti all’approvazione della legge sulla governance Rai “a colpi di maggioranza”. Piu’ ottimista Vinicio Peluffo, componente dem della commissione di Vigilanza. “Il disegno di legge sara’ votato al senato venerdi’; a settembre sara’ di nuovo alla Camera e contiamo possa divenire legge entro al meta’ di ottobre”, ha spiegato Peluffo. E con l’approvazione della riforma, si vedranno i primi effetti sulla governance Rai: un emendamento del governo, infatti, “prevede che il direttore generale assuma i poteri dell’amministratore delegato, anche se questo e’ stato scelto con il vecchio sistema”, ovvero con la legge Gasparri. “Si e’ messo in moto un procedimento necessario, anche se con lo schema della vecchia legge tutt’ora in vigore”, ravvisa il deputato e componente della Vigilanza Pino Pisicchio: “A questo punto, aggiunge, abbiamo un percorso di riforma che non riesce a chiudersi, am anche la necessita’ di non protrarre oltre questa condizione di prorogatio. D’altra parte, nella riforma si parla di cda eletto dal Parlamento, che e’ quello che accade anche in questo caso per il tramite della commissione di Vigilanza Rai. Da un punto di vista giuridico e formale, ci si puo’ dolere del fatto che la riforma non sia stata approvata”. Per quello che riguarda l’effetto politico della lettera del Mef e della conseguente elezione del cda con la legge Gasparri, fonti interne alla Vigilanza sottolineano come ci si trovi di fronte a una soluzione che accontenta tutti: “Il Pd, innanzitutto, ottiene di poter eleggere tra i quattro e i cinque consiglieri in luogo dei tre che avrebbe con la nuova legge. Anche il Movimento Cinque Stelle, che considera l’elezione del cda con legge Gasparri la prova del “bluff del governo”, avrebbe di che guadagnare: “Votare con la Gasparri garantisce ai grillini di eleggere almeno un consigliere. In caso diverso, non sarebbero stati affatto rappresentati in cda”, viene sottolineato da fonti parlamentari. (AGI) .

(AGI) – Roma, 29 lug. – Il senatore non deve essere arrestato: Antonio Azzollini, esponente dell’Ndc, restera’ al suo posto per decisione dei suoi colleghi che hanno detto no alla richiesta della procura di Trani. Oggetto del contendere: il ruolo che avrebbe avuto nella faccenda del crack di una casa di cura di Bisceglie, la Divina Provvidenza. Questo l’esito della votazione, avvenuta quando mancavano pochi minuti a mezzogiorno: 189 contrari alla richiesta d’arresto, 97 a favore, 17 gli astenuti. Il Senato respinge, pronunciandosi con il voto segreto e dopo la liberta’ di coscienza data dal Pd ai suoi senatori. Due circostanze – soprattutto la seconda – che non sono passate inosservate. La decisione dei dem e’ stata interpretata fin dalla mattina come un invito molto larvato a cambiare atteggiamento rispetto a quanto annunciato all’indomani dell’arrivo a Roma dei documenti di Trani. Allora il Pd si era detto favorevole all’accoglimento della richiesta. Oggi, nel segreto dell’urna, e’ lecito immaginare molti si siano pronunciati per il no, soprattutto in considerazione del fatto che il gruppo Ncd a Palazzo Madama ha consistenza numerica molto lontana da 189 senatori. “Francamente credo che ci dobbiamo anche un po’ scusare, perche’ credo che non abbiamo fatto una gran bella figura”, ha detto la vice segretario del Pd Deborah Serracchiani: “C’e’ stata una decisione presa da una commissione, i membri di quella commissione hanno indicato qual era secondo loro la strada da seguire, penso che in Aula si dovesse seguire quel percorso. Detto questo, sono convinta che i senatori, su un tema cosi’ complesso, abbiano fatto una riflessione profonda, studiato le carte, abbiano ritenuto in coscienza di votare. Credo epro’ che a volte ci siano delle opportunita’ sulle quali una riflessione in piu’ va sempre fatta”, ha concluso Serracchiani. Fi, Lega e grillini hanno immediatamente sottolineato quello che vedono come un favore di Renzi ad Alfano, sempre piu’ essenziale in un Senato dove la maggioranza appare anemica anche dopo le rassicurazioni di un Denis Verdini che stamane presentava il suo nuovo gruppo parlamentare, denominato Ala. “La legge non e’ uguale per tutti. Azzollini salvato dal Pd”, scrive su twitter Beppe Grillo. “Renzi e il Pd hanno calato le braghe per salvare le loro poltrone, che pena. Chi sbaglia paga, ma se serve alla sinistra non paga”, fa eco Matteo Salvini da facebook. Conclude Renato Brunetta: “Proviamo pena e vergogna per il mercimonio di qualcosa di sacro come la liberta’ di coscienza, esercitato dal Partito democratico non per garantismo ma per salvare il proprio governo”. (AGI) .

(AGI) – Roma, 29 lug. – I partiti non riceveranno i soldi dei rimborsi ne’ del co-finanziamento entro la fine di luglio cosi’ come avrebbero dovuto. Lo ha stabilito l’ufficio di presidenza della Camera approvando a maggioranza – con 3 voti contrari di M5S e un astenuto di Fdi – la relazione di Gianni Melilla che stabilisce che “non ci sono le condizioni per erogare nemmeno la prima parte di contributi ai partiti che potra’ avvenire esclusivamente dopo i giudizi di conformita’ alla legge e le eventuali sanzioni”. La vicenda si trascina da alcuni mesi e ha che fare con quanto prevede la legge sull’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti, varata dal governo Letta, che stabilisce una graduale riduzione di fondi fino al 2017, (e che per il 2015 e’ pari al 50%). Ma per ottenere questa parte di contributi la legge stabilisce che i partiti mandino un rendiconto dettagliato delle loro spese a una commissione di garanzia, presieduta da Luciano Calamaro. Documentazione che in effetti i partiti hanno inviato, come e’ stato spiegato ai giornalisti. Ma Calamaro a meta’ maggio aveva scritto ai vertici delle Camere per dire che avrebbe avuto bisogno di personale contabile per valutare la regolarita’ dei rendiconti. Pero’, altra complicazione, per fornire personale alla commissione serve una legge dello Stato, legge che e’ all’esame della commissione Affari costituzionali della Camera. Nella sua relazione, Melilla ha spiegato che “i partiti subiranno questa decisione pur avendo fornito tutta la documentazione relativa al 2013”, insomma “non si sono sottratti ai controlli come racconta la stampa” ma per il momento non potranno avere i soldi dei rimborsi ne’ del co-finanziamento. .

(AGI) – Roma, 29 lug. – “Cominciamo dalla famosa parola che ha offeso il pudore e per la quale chiedo scusa a tutte le donne religiose che sono state coinvolte da quella frase. Chiedo scusa non per me ma per chi le ha scritte”. Lo ha sottolineato, nel suo intervento, il senatore Ncd Antonio Azzollini intervendo per smontare le accuse dei due principali testimoni, Niolino e Attilio Lo Gatto, a proposito della frase riportata de relato, e finita agli onori delle cronache, che Azzollini ha sempre semntito di aver pronunciato, e che e’ “da oggi comando io se no…”. .

(AGI) – Roma, 29 lug. – Procedere al rinnovo del Cda della Rai con la legge Gasparri. E’ l’indicazione, secondo quanto apprende l’Agi, fornita dal governo: in Commissione Commissione vigilanza della Rai – riferiscono fonti parlamentari – e’ arrivata una missiva del ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, in cui si sollecitano i componenti della Commissione stessa a procedere “quanto prima” in tale direzione. (AGI) .

(AGI) – Roma, 29 lug. – Il Senato ha respinto la richiesta di arresto ai domicialiari avanzata dal Gip di Trani nei confronti del Senatore Azzollini: hanno votato contro il parere della Giunta di concedere l’autorizzazione 189 senatori, a favore si sono pronunciati in 96, 17 gli astenuti.La votazione e’ avvenuta a scrutinio segreto. Sulla mia persona il Gip ” ha fatto copia-incolla” della richiesta del pm. “Questa la dice sul contesto in cui sono giudicato” ha detto il senatore Antonio Azzollini nell’Aula del Senato. Il 7 ottobre del 2014 la Giunta delle elezioni e delle immunita’ parlamentari del Senato della Repubblica dichiara la inutilizzabilita’ di alcune intercettazioni a mio favore (lo ripeto, 7 ottobre 2014). Il 23 febbraio 2015 sporgo denuncia”, ha anche sottolineato.

Azzollini: tutte le notizie nell’archivio – Agi

“Dovere di un parlamentare, infatti, e’ di non fare alcunche’ di soppiatto; un parlamentare denuncia i fatti ove ritiene in sua coscienza che siano da denunciare; naturalmente spetta – ed e’ in corso – alla magistratura competente l’indagine sul caso. Sporgo denuncia a ragione di alcuni elementi di fatto rappresentati alla Giunta delle elezioni e delle immunita’ parlamentari che ritenevo fossero non corrispondenti al vero.

L’ho fatto per l’esclusiva ragione che il Parlamento, la Giunta, va difeso di fronte a chi a mio avviso non rappresenta la realta’ cosi’ come essa deve essere rappresentata. Questi sono due fatti storici”. Ha ricordato. Conseguenti a questi “sono stati la denuncia al Consiglio superiore della magistratura, al Ministero della giustizia e alla procura generale presso la Corte di cassazione per le azioni di loro competenza. Questi sono fatti che emergono in tutta la loro evidenza”, ha detto ancora. (AGI) .

(AGI) – Roma, 29 lug. – “Non abbiamo dimenticato questo rapimento e continuamo a lavorarci con assoluta costanza, come ho confermato ai fratelli di Dall’Oglio”. Lo ha detto riferendosi al sequestro in Siria di padre Paolo Dall’Oglio il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, nel corso della riunione congiunta delle Commissioni riunite Esteri e Difesa di Camera e Senato. .

(AGI) – Roma, 29 lug. – Il Senato ha respinto la richiesta di arresto ai domicialiari avanzata dal Gip di Trani nei confronti del Senatore Azzollini: hanno votato contro il parere della Giunta di concedere l’autorizzazione 189 senatori, a favore si sono pronunciati in 96, 17 gli astenuti.La votazione e’ avvenuta a scrutinio segreto.

Sulla mia persona il Gip ” ha fatto copia-incolla” della richiesta del pm. “Questa la dice sul contesto in cui sono giudicato” ha detto il senatore Antonio Azzollini nell’Aula del Senato. Il 7 ottobre del 2014 la Giunta delle elezioni e delle immunita’ parlamentari del Senato della Repubblica dichiara la inutilizzabilita’ di alcune intercettazioni a mio favore (lo ripeto, 7 ottobre 2014). Il 23 febbraio 2015 sporgo denuncia”, ha anche sottolineato.

Dovere di un parlamentare, infatti, e’ di non fare alcunche’ di soppiatto; un parlamentare denuncia i fatti ove ritiene in sua coscienza che siano da denunciare; naturalmente spetta – ed e’ in corso – alla magistratura competente l’indagine sul caso. Sporgo denuncia a ragione di alcuni elementi di fatto rappresentati alla Giunta delle elezioni e delle immunita’ parlamentari che ritenevo fossero non corrispondenti al vero.

L’ho fatto per l’esclusiva ragione che il Parlamento, la Giunta, va difeso di fronte a chi a mio avviso non rappresenta la realta’ cosi’ come essa deve essere rappresentata. Questi sono due fatti storici”. Ha ricordato. Conseguenti a questi “sono stati la denuncia al Consiglio superiore della magistratura, al Ministero della giustizia e alla procura generale presso la Corte di cassazione per le azioni di loro competenza. Questi sono fatti che emergono in tutta la loro evidenza”, ha detto ancora. (AGI) .

(AGI) – Roma, 29 lug. – “Voglio tranquillizzare gli amici della sinistra Pd: nessuno di noi ha voglia di iscriversi o entrare al Pd. Io, poi, sono toscano e se lo avessi voluto fare lo avrei fatto da ragazzo”. Cosi’ Denis Verdini, nella conferenza stampa di presentazione della nascita del nuovo gruppo Alleanza Liberalpopolare-Autonomie, smentisce le voci circolate nelle ultime settimane di una possibile alleanza della sua nuova formazione con il Pd. Premettendo che “nessuno di noi ha mai espresso la volonta’ di aderire al Pd”, tuttavia “eravamo a disagio all’interno dei gruppi in cui abbiamo militato”, ma “non rinneghiamo niente” ha affermato Verdini in riferimento alla sua storia politica in Forza Italia e al fianco di Berlusconi. (AGI)