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Angelino Alfano conferma che al momento "non sono previste alleanze" e che Alternativa popolare "non le sta cercando", ma l'appello di Silvio Berlusconi per la ricostruzione di un centrodestra "ampio e inclusivo" viene raccolto dal suo collega di partito e di governo Enrico Costa. Ap, dice il ministro per gli Affari regionali, deve "rompere gli indugi" e "costruire un ponte" verso Forza Italia, rivendicando le "cose importanti e utili al Paese" fatte con l'attuale governo e con il precedente.

Per farlo, spiega, "non occorre avere tanti ingegneri e progettisti, ma manovali. E i panni del manovale li indosserei volentieri". Parole che Renato Schifani, rientrato un anno fa nel partito azzurro proprio da Ap, loda senza mezze misure: "Finalmente – dice – dai banchi di Alternativa Popolare qualcuno ha compreso qual è la direzione giusta da seguire, cioe' nel centrodestra e insieme a Forza Italia". D'altra parte, nota, "le radici di Alternativa popolare e Forza Italia sono le stesse perché rappresentate da parlamentari a suo tempo eletti sotto lo stesso simbolo".

Se Alfano ribadisce il no a una nuova collaborazione con il Pd di Renzi e conferma che Ap sta lavorando per "costruire un'area autonoma, popolare e liberale", Roberto Formigoni smentisce le indiscrezioni che lo danno in partenza verso il partito di Berlusconi e si dice "impegnato nella costruzione di uno schieramento alternativo al Pd renziano e distante dalla Lega di Salvini" che "unisca Area popolare con altre personalità del centro, primo fra tutti Stefano Parisi", mentre Maurizio Lupi, capogruppo Ap alla Camera, sostiene che "e' tempo di fare il Ppe italiano con FI e Udc". 

A chiudere la questione ci ha pensato Maurizio Lupi, uno dei membri di spicco di Alternativa Popolare, che senza mezzi termini oggi a Montecitorio ha detto che con il Partito Democratico "non c’è mai stata un’alleanza politica" e che l'unico motivo per cui il suo partito ha sostenuto i governi Renzi e Gentiloni è per "responsabilità" e per fare "uscire l’Italia dalla crisi".

Beppe Grillo smentisce l'articolo del Il Giornale che ieri aveva anticipato un suo possibile addio alla politica e al Movimento. Lo fa con un post sul suo blog dove senza mezzi termini scrive: "L'articolo apparso è totalmente falso, un fake come altri dello stesso giornalista", elencando una serie articoli che lo avrebbero visto nell'ordine: creatore di una banca, ideatore di una supertassa per gli stipendi superiori a 3,5mila eruo, stratega di una 'guerra totale alle medicine', e vittima delle ire di Casaleggio dopo il flop delle comunali.

"Tutti articoli che col tempo si sono rivelati falsi", scrive il garante dei 5 Stelle. "Lo stile è sempre lo stesso: notizie inventate e virgolettati falsi spacciati come retroscena senza nessuna verifica. Per questa gente gli asini volano. Quello con il MoVimento 5 Stelle per me è un rapporto siamese, inscindibile, indissolubile. Come ogni membro della nostra comunità mi impegnerò finchè avrò forza per il nostro Paese e per il MoVimento 5 Stelle e invito ognuno di voi a fare altrettanto. Da qui alle politiche nessuno può permettersi passi indietro. Avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza, tutto il nostro entusiasmo e tutta la nostra forza".

Cosa ha scritto ieri Il Giornale

Ieri il quotidiano diretto da Sallusti scriveva: “La rivoluzione d’ottobre passerà da Rousseau e porterà ad un nuovo contratto sociale con la base del movimento. Verrà annunciata all’ultimo fine settimana di settembre", svelando in un retroscena le tempistiche del presunto addio. Il leader e garante del Movimento 5 Stelle Beppe Grillo avrebbe lasciato tutto a Davide Casaleggio

A Rimini il primo discorso del candidato premier 5 Stelle

Ma oggi Grillo ha scritto anche un altro post dove annuncia l'incontro di Rimini: "Ci siamo! Il 22, 23 e 24 settembre a Rimini si svolgerà Italia 5 Stelle. Sarà la quarta edizione dopo gli eventi al Circo Massimo, a Imola e a Palermo". Un momento atteso che "Sarà una festa come tutti gli anni – spiega il leader M5S – ma sarà anche un momento per darci la carica che ci accompagnerà fino al giorno delle politiche. Sarà l'occasione per rivederci tutti insieme dopo un anno, ma anche l'occasione per aprire le porte a tutte le persone che vogliono collaborare alla creazione dell'Italia 5 Stelle".

Forse eccola la vera rivelazione di fine settembre. Non il suo allontamento, anzi. Scrive Grillo che Rimini "Sarà anche il luogo in cui annunceremo i risultati della votazione online che avrà decretato il candidato premier ed è qui che il nostro candidato farà il suo primo discorso ufficiale: sarà un momento storico". 

I retroscena pubblicati dai quotidiani oggi parlano di una telefonata tra il premier Paolo Gentiloni e il leader del Pd Matteo Renzi. “Votare questa legge (lo Ius Soli, ndr) con un brutto clima come quello che c’è ora nel Paese suo migranti sarebbe un errore” avrebbe detto Gentiloni al telefono secondo la ricostruzione pubblicata oggi da La Stampa, una telefonata che sarebbe avvenuta “nell’ora della massima calura” di ieri. Dall’altra parte del telefono Renzi, in vacanza con la famiglia, avrebbe risposto: “Tranquillo Paolo, ho sempre detto che è una battaglia giusta e sacrosanta, ma lo capisco che in questo momento le condizioni sono difficili, quindi siamo d’accordo”. Gentiloni sarebbe stato mosso dal timore di che il governo non avrebbe superato lo scoglio della fiducia su un provvedimento così delicato come lo Ius Soli, che, stando a quanto scrive oggi il Messaggero, avrebbe già fatto perdere ai democratici 2 punti percentuali. 

Per il Corriere è una vittoria del realismo

Nella stessa telefonata, raccontata anche sulle pagine del Corriere della Sera, Renzi avrebbe accettato ‘suo malgrado’ la scelta di Gentiloni: “Capisco le preoccupazioni per la tenuta della maggioranza e mi rimetto alle tue decisioni”, con il premier che avrebbe motivato la sua scelta dicendo: “Non possiamo permetterci di far cadere il governo e offrire una carta vincente alle destre”. In un commento, sempre sul quotidiano di via Solferino, Massimo Franco vede nella scelta del governo di rinviare il voto sullo Ius soli una “vittoria del realismo” e “un buon segnale” che indicherebbe “che le priorità del governo alla fine prevalgono su quelle del partito”. 

Sarebbe Gentiloni quindi, secondo le ricostruzioni dei due quotidiani, ad essersi guadagnato nell’ultimo periodo una certa autonomia rispetto al segretario dem: “Bisogna registrare”, scrive ancora Franco, “che fino a pochi giorni sembrava che Gentiloni seguisse le decisioni del segretario del Pd. Per fortuna non lo ha fatto, perché il contesto è cambiato”. 

Per Repubblica è una resa della sinistra

Una lettura diversa viene offerto da La Repubblica, che parla di “Rinvio che maschera la resa finale”, lasciando arenare la legge più di sinistra proposta dalla sua segreteria. “Renzi avrebbe potuto scegliere  tre ipotesi. La prima: fare un passo avanti obbligando Gentiloni a chiedere il voto di fiducia […]. La seconda: fare un passo indietro e dire lasciamo perdere lo ius soli […]”, ma “ha scelto la terza ipotesi: il passo di lato. La scelta non la fa il capo del Pd ma la fa il capo del governo” scrive Massimo Giannini in un duro editoriale.

“La sinistra politica si è arresa”, scrive il giornalista agli “impresari della paura. Politicanti miserabili che dentro e fuori dal parlamento confondono strumentalmente i diritti di cittadinanza di chi c’è già con i doveri di accoglienza”. Repubblica da qualche settimana sta portando avanti una campagna sulle leggi che il governo Gentiloni non dovrebbe tradire. E lo Ius soli è tra le leggi che il quotidiano chiedeva di approvare. 

“Senza pianificazione la situazione diventa insostenibile, ed è normale che poi i sindaci reagiscano”. Antonio Decaro, sindaco di Bari e presidente dell’Anci, associazione dei comuni Italiani, in un’intervista al Messaggero oggi in edicola, dàun suggerimento al premier Gentiloni e al ministro dell'Interno Minniti su come comportarsi in Europa, che suona come una provocazione: “Il nostro governo facesse una proposta shock: se non aprite ai migranti non vi diamo più i soldi. Li diamo ai sindaci che devono reggere l’impatto dell’accoglienza e anche dei tanti cittadini italiani che soffrono perché non hanno lavoro e non sanno come mangiare”, ha detto Decaro a Cristiana Mangani. “Noi diamo 19 miliardi all’Europa e ne riceviamo indietro 13. Abbiamo debiti? Provocatoriamente dico: ci cacciassero. Hanno già perso l’Inghilterra, se perdono l’Italia chi rimane?” 

“Credo che nei confronti della questione migranti l’Europa stia conducendo una politica assolutamente irresponsabile. L’Italia non può diventare uno spazio grigio dove arrivano i migranti senza alcun controllo e senza alcun coordinamento con gli altri partner di Bruxelles. Si rischia così di destabilizzare l’Italia”. A parlare non è un politico italiano, ma Gilles Kepel, 62 anni, professore universitario francese che ha rilasciato un’ intervista al Corriere della Sera oggi in edicola.

E’ professore all’Istituto di Studi Politici “Science Po” di Parigi ed è noto nel mondo per i suoi studi sull’estremismo islamico. “Occorre assolutamente che i leader europei, in particolare Francia, Germania e Italia, si riuniscano a Bruxelles per elaborare una politica comune di frante al problema dei migranti", ha detto a Lorenzo Cremonesi. "L’Italia non può accogliere le navi straniere colme di migranti, come del resto non può diventare la discarica delle masse di persone che arrivano dall’Africa e dal Medio Oriente mentre l’Europa non fa nulla” ha continuato il professore, che aggiunge: “Il tema sarà sempre più esistenziale per l’unità europea. Occorre darci criteri di accoglienza e di divisioni dei compiti. Senza questo l’Italia diventerà sempre più una zona anarchica di accoglienza”.

E sul ruolo delle Ong, e la polemica che ne è scaturita in questi giorni, spiega: “Non è compito delle Ong andare a raccogliere i migranti per portarli in Europa […]. Inoltre l’operato delle Ong indirettamente rinforza e aiuta l’attività dei trafficanti di esseri umani”. Nell’interista Kespel tocca anche altri temi, come il rapporto Italia-Francia e la posizione di Macron sui migranti. 

"Tenendo conto delle scadenze urgenti non rinviabili in calendario al Senato e delle difficoltà emerse in alcuni settori della maggioranza non ritengo ci siano le condizioni per approvare il ddl sulla cittadinanza ai minori stranieri nati in Italia prima della pausa estiva. Si tratta comunque di una legge giusta. L'impegno mio personale e del governo per approvarla in autunno rimane". Con queste parole, al termine di una settimana di discussioni e polemiche, è il premier Paolo Gentiloni a chiudere il discorso sulla tempistica del varo della legge sullo Ius. Se ne ripaerla a settembre anche perché nelle ultime ore era apparso chiaro che forzare la mano e accelerare i tempi sarebbe potuto costrare molto caro al governo.

Leggi anche l'articolo di Repubblica: Ius soli, il Pd frena per il rischio crisi

PARTITO DEMOCRATICO

Il Pd nei gionri scorsi per bocca del responsabile comunicazione, Matteo Richetti, aveva fatto sapere che non ci sarebbe stata alcuna forzatura: sullo Ius soli "il Pd seguirà l'indicazione del presidente del Consiglio Paolo Gentiloni. Noi vogliamo lo Ius soli e siamo pronti ad andare fino in fondo" ma solo se avrà "numeri certi" in entrambi i rami del Parlamento". E adesso tocca al ministro Maurizio Martina, vicesegretario del Pd, a commentare: "Sullo Ius soli il Pd seguirà l'indicazione proposta dalle valutazioni del Presidente Gentiloni. Come sempre detto siamo al suo fianco – ha spiegato -. La legge per la nuova cittadinanza rimane per noi un obiettivo importante".

ALTERNATIVA POPOLARE

Soddisfatto Angelino Alfano. "Il Presidente del Consiglio ha gestito la vicenda dello ius soli con realismo, buonsenso e rispetto per chi sostiene il suo Governo – ha commentato il leader di Ap -. Apprezziamo molto. Al tempo stesso ribadiamo che su questo provvedimento abbiamo già detto 'Sì' alla Camera e lo stesso faremo al Senato dove una discussione più serena permetterà di migliorare il testo, senza che il dibattito si mescoli alla faticosa gestione dell'emergenza di questi giorni".

Leggi l'articolo del Mattino: Ius soli, gli italiani cambiano opinione. Prevalgono i no

MOVIMENTO DEMOCRATICO E PROGRESSISTA

Meno contento, invece, il coordinatore di Mdp, Roberto Speranza, che ritiene che il rinvio sia un errore. "Per noi lo ius soli è e resta una priorità – ha spiegato -. Ogni arretramento o rinvio è un errore, soprattutto in questo momento. Nessun cedimento culturale alla propaganda della destra".

LEGA NORD

Chi invece esulta, vivendo la decisione di Gentiloni come un successo personale, è il leader della Lega, Matteo Salvini. "Ius soli, parla Gentiloni: 'Non riusciremo ad approvare la legge sulla cittadinanza in estate' – scrive su Twitter -. Prima vittoria, della Lega (che più di tutti si è opposta in Parlamento) ma soprattutto vostra, che in Rete vi siete mobilitati a migliaia! Se ci riproveranno, ci ritroveranno pronti. Grazie e avanti così: stop invasione". 

Per risolvere la crisi dei migranti l'Italia è pronta ad attuare "l'opzione nucleare". L'anticipazione del Times scatena un putiferio. Secondo il tabloid inglese, infatti, il governo italiano sarebbe pronto a concedere 200mila visti temporanei validi per l’Unione europea a migranti sbarcati sulle coste del nostro Paese e diretti verso il nord Europa. Come si legge sul Corriere della Sera, la decisione del nostro Paese fa riferimento ad una direttiva europea scritta subito dopo la guerra dei Balcani con cui l’Italia permetterebbe ai migranti che arrivano sulle sue coste di circolare liberamente in Europa e così l’accoglienza sarebbe un problema di tutta l’Ue.

Manconi: "E' previsto dalla norma vigente"

Il numero di 200mila migranti non trova conferme, ma che l'idea sia al vaglio del ministro dell'Interno, Marco Minniti, lo ha ammesso il senatore Luigi Manconi, presidente della Commissione per la tutela e la promozione dei diritti umani. "Non è una minaccia all'Europa", ha precisato, ma "qualcosa previsto dalla normativa vigente: qualcosa di molto più serio, di meno velleitario e meno illegale dell'annunciato blocco dei porti".

Le altre due strategie del governo

  1. SENTENZA SUI MIGRANTI RESPINTI IN CROZIA 
    Si attende a breve con grande interesse una sentenza della Corte di Giustizia dell'Ue che potrebbe cambiare lo scenario ribaltando l'applicazione del Trattato di Dublino. E in particolare dell'articolo 13 che, come si legge su La Stampa, prevede che la responsabilità dell’asilo sia del Paese di primo sbarco: ovvero, chi arriva in Italia tocca all’Italia. Questa, almeno. è la prassi interpretativa. In realtà il Trattato è in parte diverso: dice che il Paese di primo approdo è il posto dove fare richiesta di asilo solo se si è entrati illegalmente. Ebbene è pendente presso la Corte di Giustizia Ue il caso di due immigrati, uno siriano e uno afghano, entrati in Croazia nel 2015 e a cui fu consentito di andare uno in Austria e uno in Slovenia per chiedere asilo.

    Le richieste furono respinte sulla base dell'accordo di Dublino e il 26 luglio la Corte Europea di Giustizia dovrà chiarire se fosse giusta questa interpretazione. L'avvocato generale della Corte, la relatrice della decisione, ha già dato ragione ai due profughi, sostenendo che questo tipo di ingressi non possono essere considerati illegali. Qualora la Corte accogliesse questa linea, darebbe ragione all'Italia che nega si possano ritenere arrivi illegali quelli di persone salvate in acque internazionali, secondo gli obblighi del diritto internazionale del mare e della Convenzione di Ginevra sui diritti umani, da navi della Marina militare italiana, fatti sbarcare nei porti italiani e registrare negli hotspot. Pensare che questi arrivi siano illegali e' un controsenso, sostiene il governo.
  2. LA PROPOSTA DEI GIURISTI DI SANT'EGIDIO
    C'è poi anche la proposta suggerita dai giuristi della Comunità di Sant'Egidio e che potrebbe risolvere un volta per tutti la questione della ripartizione dei migranti tra i Paesi Ue: la direttiva Ue del 20 luglio 2001, numero 55, concepita dopo la crisi jugoslava per far fronte all'afflusso massiccio di sfollati. La direttiva prevede la concessione della protezione temporanea agli sfollati e nello stesso tempo promuove l'equilibrio degli sforzi tra i Paesi che ricevono gli sfollati.

    Dunque, anche in questa coso si potrebbe superare il blocco di Dublino 3, secondo cui il migrante dove aspettare il riconoscimento di rifugiato nel Paese dove è stato accolto. In virtù della direttiva, tutti i Paesi europei si potrebbero prendere una parte dei migranti e riconoscere loro la protezione temporanea. Per recepire la direttiva in Consiglio europeo occorre la maggioranza qualificata, 14 Paesi su 27. Il governo dunque dovrebbe cercare accordi intergovernativi con alcuni Stati per applicare da subito la direttiva.

Sottosegretario Giro: "Dobbiamo trovare alleati"

Come sottolinea  il sottosegretario agli Esteri, Mario Giro, "al momento non abbiamo un forte potere negoziale, ma dobbiamo trovare alleati. Con buona pace di chi invoca atti di forza (ma non spiegando come si possa fare, se non al costo di vite umane). E' un duro negoziato, ma da due anni in Europa si parla solo di argomenti proposti da noi. Agli italiani chiediamo pazienza e calma". Secondo il sottosegretario Giro, la strategia del governo per convincere l'Europa a una gestione meno egoista dell'emergenza migranti è quindi quella negoziale: "In Europa non servono atti di forza, urlare o battere i pugni, ma un duro negoziato", spiega.

Ad 'incastrarlo' una festa a Milano Marittima dove, come riporta oggi l'edizione cartacea de Il Tempo, sarebbe stato visto ancora in compagnia di Ahlam El Brinis, la modella marocchina con cui il leader della Lega Matteo Salvini si è fatto fotografare il mese scorso. "Pace Lega-Islam: addio Isoardi, un'odalisca per Salvini" titola il quotidiano romano che parla di flirt tra il politico e la modella musulmana. Un flirt che si inserisce in un gioco 'politico' che ha visto prima l'ex del leader del Carroccio, Elisa Isoardi, immortalata da Chi, settimanale di gossip di proprietà della famiglia Berlusconi, mentre mentre bacia l’avvocato romano Matteo Placidi nell’isola spagnola Ibiza. In molti hanno sospettato un attacco 'voluto' per indebolire Salvini. Sulla vicenda è intervenuto anche Vittorio Feltri, che a La Zanzara, il programma radiofonico condotto da Giuseppe Cruciani e David Parenzo su Radio24, ha detto che in realtà è più di un mese che la storia tra Isoardi e Salvini è conclusa. Ed è da più di un mese che si mormora della relazione tra Salvini e El Brinis. 

Ma chi è questa modella e ballerina diventata simbolo dell'emancipazione delle donne musulmane? 

Nata a Padova, è stata eletta Miss Eleganza nel 2015

La 21enne Ahlam El Brinis è nata a Padova da genitori marocchini. Diplomata al liceo linguistico di Camposampiero (Pd), è alta 1,75, pesa di 50 chili e, quando ha concorso per Miss Italia, ha dichiarato: “Mi sento un po’ troppo magra, ma sto facendo il possibile per mettere su qualche chilo”. Quando vinse la fascia di Miss Schio, nel 2013, fu contestata nel web con commenti negativi, proprio per l'origine nordafricana. Ma Ahlam non ha battuto ciglio, rispondendo ai contestatori: “L'Italia ce l'ho nel cuore e mi sento orgogliosa di rappresentare la mia nazione”. In seguito ai commenti razzisti si sono aggiunti quelli più dolorosi della comunità musulmana. 

Simbolo dell'emancipazione della donna musulmana

Da sempre nel mirino di critiche e minacce da parte di esponenti della comunità musulmana per la sua attività di modella e le foto che pubblica su Facebook, è diventata famosa nel 2015 quando ha partecipato a Miss Italia dove si è presentata con la fascia di Miss Eleganza. Per questo ha ricevuto nuovi attacchi e insulti, ma lei ha sempre resistito a quelle critiche e minacce che piovevano nei suoi confronti da parte di quei musulmani che non volevano che lei continuasse a sfilare davanti alla telecamere del concorso di bellezza. Ed è diventata un simbolo delle donne musulmane che vogliono essere libere.

“Sono consapevole che ci sono persone ancora conservatrici che potrebbero pensare che è sbagliato quello che faccio – ha detto durante il concorso di Miss Ialia -. Ma sinceramente non mi interessa, perché ho l'appoggio della mia famiglia e questo mi basta”. E la sua prima fan, ha assicurato Ahlam, è la nonna, scatenata su face book nel mettere ‘like’ alle foto della nipote

In aprile la polemica col professore del fratellino

Nell'aprile scorso ha fatto notizia la sua denuncia sul suo profilo Facebook di una situazione molto spiacevole vissuta dal fratellino 14enne da parte di un professore di prima superiore, che – secondo il racconto fornito dalla modella 21enne – l’avrebbe definita con epiteti offensivi. La sua risposta su Facebook appare come una dichiarazione programmatica: "Sì poso e sfilo poco vestita, sì lavoro anche in discoteca. Ma sapete cosa? Quasi nessuno conosce interamente il mio percorso di vita, quasi nessuno è a conoscenza delle lacrime, dei sacrifici che ho dovuto fare sin da molto piccolina. Tutto ciò che ho passato mi ha portato ad essere la donna di oggi. E vado fierissima di me”.

Sarà il primo bilancio in profondo rosso per il Pd. 9 milioni di passivo registrato dal partito nel 2016. Gli effetti? “In autunno ci sarà una cassa integrazione per i 184 dipendenti democratici”, scrive oggi il Corriere della Sera. “Tutti, a rotazione, tra settembre e ottobre finiranno in cassa integrazione. Una extrema ratio che Francesco Bonifazi, tesoriere nazionale del partito, era riuscito a rimandare più volte, in accordo con il segretario Matteo Renzi”. Ma adesso, prosegue il quotidiano di via Solferino, “Per evitare il rischio di un pericoloso collasso finanziario, il piano di lacrime e sangue non è più posticipabile”.

Da quanto si apprende la prossima settimana il tesoriere incontrerà i sindacati per spiegar loro la situazione economica e le misure che serviranno a riequilibrare i conti. “Al Nazareno sono lontani i fasti del tesoretto da 150 milioni del 2008 con Veltroni, frutto della fusione dei patrimoni di Ds e Margherita”, scrive Claudio Bozza. “In appena due anni, all’epoca in cui il segretario era Franceschini, il partito si ritrovò con una voragine di circa 50 milioni”.

Il Corriere parla di casi di assenteismo tra i dipendenti e stipendi “oltre 100mila euro l’anno” per i dirigenti. “Benefici dei bei tempi andati, quando il finanziamento pubblico era un’assicurazione sulla vita”. Oggi è tutto diverso. Si punta sul due per mille ai partiti (6,5milioni nel 2016 per i democratici) ma spesso sono anche i parlamentari che non rispettano i doveri verso il proprio partito: da 10 milioni del 2015 ai 6,6 dello scorso anno, secondo i dati riportati dal quotidiano oggi in edicola. 

“La rivoluzione d’ottobre passerà da Rousseau e porterà ad un nuovo contratto sociale con la base del movimento. Verrà annunciata all’ultimo fine settimana di settembre”. Così scrive oggi Il Giornale, che svela un retroscena nell’area da tempo ma mai descritto con queste tempistiche. Il leader e garante del Movimento 5 Stelle Beppe Grillo starebbe preparando l’addio al partito in favore di Davide Casaleggio. L’addio, scrive il quotidiano diretto da Sallusti, potrebbe avvenire a Bologna, città divenuta il simbolo della rivoluzione pentastellata dopo il successo del Vaffa day del 2007. “Vero, non è la prima volta che si parla di un addio del comico alla politica” ammette il quotidiano, che precisa: “Ma questa volta la decisione sembrerebbe definitiva”.

Le nuove linee del voto online M5S

Il Giornale precisa anche alcune ‘linee guida’ che si starebbero definendo alla Casaleggio Associati: “alla votazione online potrà accedere solo chi è regolarmente iscritto a Rousseau, il sistema operativo del Movimento 5 Stelle”. Finora infatti molto passava dal Blog di Grillo. Ma “partecipare alle discussioni di Rousseau significa essere davvero interessati alle tematiche che vuole portare avanti il Movimento”, avrebbe detto lo stesso Casaleggio in un virgolettato riportato nel retroscena del quotidiano milanese, che chiama questa svolta “La rivoluzione d’Ottobre”. Per il resto solita linea: niente alleanze dopo il voto, e Di Maio premier scelto dalla base. 

E Grillo? Per il Giornale la cosa gli starebbe più che bene, e riporta voci di alcuni amici del comico genovese che lo descrivono un po’ stanco, e desideroso di tornare a fare il comico a tempo pieno. Ma, ripetiamo, non è la prima volta che si vocifera di un possibile allontanamento di Grillo dalla guida del M5s: già nel 2015 circolarono voci che sarebbe stato pronto 'a farsi da parte'. Voci smentite dai due anni di impegno politico da leader che sono seguiti. Per ora nessuna smentita del retroscena sul blog di Grillo.