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AGI – L’Italia sostiene l’Ucraina, come ha sempre fatto in questo anno, anche per contrastare “l’insensata aggressione” russa, ma la comunità internazionale deve cominciare a pensare a un “approdo di pace”, una pace che sia giusta e condivisa da Kiev. Sergio Mattarella si prepara ad accogliere al Quirinale il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, confermando la linea tenuta fin dall’inizio dal nostro Paese senza tentennamenti e con una netta continuità anche nel passaggio dal governo Draghi a quello Meloni.

“Sosteniamo l’Ucraina finché sarà necessario” ha detto il Capo dello Stato non più tardi di tre settimane fa dalla Polonia, e giovedì ha nuovamente accusato Mosca di aver “portato le tenebre” nel cuore dell’Europa. Ma la sensazione è anche che il lavorio per far terminare una guerra pericolosa per la stabilità europea sia quanto mai presente nelle agende internazionali.

Il Presidente ucraino sarà oggi a Roma in vista ufficiale, poi a Berlino e nella capitale incontrerà il Presidente Mattarella, poi la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e infine dovrebbe vedere Papa Francesco. Ma solo dai colloqui con la premier e con il Pontefice, si capirà se Zelensky affronterà anche quello di una trattativa per individuare un percorso che porti alla fine del conflitto.

I colloqui con Mattarella e Meloni

Mattarella riceverà il Presidente ucraino accompagnato dal ministro degli Esteri, Antonio Tajani, (ma i dettagli non sono trapelati e il Palazzo sarà off limits per la stampa) e avrà con lui un bilaterale, innanzitutto per ascoltare. Si tratta del primo incontro tra i due presidenti dopo l’invasione russa: Zelensky era stato al Quirinale tre anni fa, il 7 febbraio 2020, quando ancora il conflitto era lontano e il doppiopetto non era stato sostituito dalla tuta mimetica.

Il Quirinale confermerà una linea mantenuta senza scostamenti fin dal primo giorno. Innanzitutto la condanna della Russia, che ha sovvertito le regole internazionali di convivenza. Giovedì, nel colloquio con il premier norvegese, Jonas Gahr Stre, il Presidente della Repubblica ha sottolineato come “contrastare la politica di aggressività della Russia è un passo necessario per evitare che la violenza diventi un sistema”. E si è augurato che “a Mosca tornino elementi di razionalità”.

Poi ha anche sostenuto che questo “non ci deve distogliere dalla ricerca di un approdo di pace”. La Russia ha creato un enorme problema di sicurezza in Ue e nel mondo, tanto che paesi prima neutrali come Svezia e Finlandia sono entrati nella Nato, ma ora “dobbiamo lavorare in modo intenso ed equilibrato per prefigurare da adesso la fase della fine della guerra quando avverrà”.

La Capitale blindata

Attivata la macchina della sicurezza in vista dell’arrivo a Roma del presidente ucraino. Servizi ad ampio raggio in tutta la Capitale, assicurati da un ingente dispositivo di forze dell’ordine.

Verranno effettuate bonifiche con cinofili e artificieri nei luoghi sensibili, controlli anche nel sottosuolo, con ispezione delle reti fognarie. Sorvegliati anche il Tevere con la polizia Fluviale e i parchi, dove la vigilanza verrà assicurata anche dal reparto a cavallo, mentre il controllo dal cielo sarà realizzato con gli elicotteri della polizia di stato.

I luoghi interessati dalla visita del presidente ucraino vedranno impegnate varie squadre di tiratori scelti. In campo anche le unità antiterrorismo di polizia e Arma dei carabinieri (UOPI, API E SOS). Fitti controlli sono previsti anche nelle stazioni ferroviarie, agli aeroporti, e sulle principali arterie stradali e autostradali.

Per tutta la durata della visita sarà prevista una No Fly Zone e sarà impedito il sorvolo da parte di droni non autorizzati. Inoltre sarà istituita, presso la sala operativa della Questura di Roma, nell’area riservata alla gestione dei grandi eventi, una task force, dove verranno coordinati tutti i servizi di ordine e sicurezza pubblica. 

AGI – La famiglia è “fin dal primo giorno” la “priorità assoluta” dell’azione del governo. Lo ha rivendicato il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, nel suo intervento agli Stati Generali della Natalità. 

“Viviamo in un’epoca in cui parlare di natalità, di maternità, di famiglia è diventato sempre più difficile, a volte sembra quasi un atto rivoluzionario”, ha osservato Meloni, “noi eravamo stati avvertiti del fatto che sarebbe arrivato un tempo nel quale avremmo dovuto batterci per dimostrare che le foglie sono verdi in estate o che due più due fa quattro. Oggi bisogna avere coraggio per rivendicare cose che sono fondamentali per la crescita della nostra societa’”.

“L’Italia torni ad avere un futuro”

“Vogliamo che l’Italia torni ad avere un futuro, a sperare e a credere in un futuro migliore rispetto a questo presente incerto”, ha proseguito, “abbiamo dedicato alla natalita’ la titolazione di un ministero e abbiamo collegato il tema della natalita’ con quello della famiglia e delle pari opportunita’. E’ una scelta di sostanza”, ha aggiunto la premier. 

“Fin dal primo giorno di lavoro, il governo ha messo i figli, i genitori, le mamme e i papà in cima all’agenda politica. Abbiamo fatto della natalità, della famiglia una priorità assoluta della nostra azione”, ha detto ancora il presidente del Consiglio, “al coraggio delle idee deve corrispondere il coraggio delle azioni. Noi oggi ci troviamo a governare la nazione in questo tempo complesso e quello che avevamo detto prima di arrivare al governo è quello che stiamo cercando di realizzare”.

“Se le donne non avranno la possibilità di realizzare il proprio desiderio di maternità, senza dover rinunciare alla realizzazione professionale, non è che non avranno pari opportunità, ma non avranno libertà”, ha concluso Meloni, “se i giovani non hanno la possibilità di comprare una casa nella quale crescere i propri figli, se i salari saranno così bassi da frenare lo slancio di mettere in piedi una famiglia, se tutto questo non sarà affrontato con dedizione, sarà impossibile raggiungere l’obiettivo che tutti qui dentro ci prefiggiamo”.

 

AGI – Gli attacchi di Francia e Spagna al governo italiano? “Una questione di politica interna” di Parigi e Madrid che “segnalano qualche difficoltà di consenso”. Giorgia Meloni, a Praga per una missione di un giorno nella Repubblica Ceca dall’alleato conservatore Petr Fiala, smorza così le nuove tensioni con la Francia, rilanciate dalle parole di Stephane Séourné, presidente di Renaissance, il partito di Emmanuel Macron, che ha definito “ingiusta, inumana e inefficace” la politica italiana in tema di migranti e della ministra del Lavoro spagnola, Yolanda Diaz, che ha criticato le misure sul lavoro dell’esecutivo di Roma.

Meloni incontra il primo ministro ceco per oltre un’ora, conferma l’asse Roma-Praga a Bruxelles in tema di immigrazione, e l’impegno comune a fianco dell’Ucraina (“scommettiamo sulla vittoria di Kiev”, dice), e rilancia la necessità di un nuovo fronte europeo che guardi a Sud in tema di energia, dopo che gli avvenimenti legati all’invasione russa hanno portato la Ue a cercare una via di approvvigionamento alternativa a quella di Mosca. Ma è sul doppio affondo Parigi-Madrid che i cronisti insistono. E Meloni risponde in due occasioni.

La risposta a Parigi

Subito dopo le dichiarazioni congiunte con Fiala, replica al presidente del partito di Macron che “utilizzare la politica degli altri governi per regolare i conti interni non è l’ideale dal punto di vista della politica e del galateo. Evidentemente c’è qualche problema” che il governo francese “deve risolvere, ma non credo che sia un problema che hanno con noi. Evidentemente c’è qualche problema di tenuta del consenso che bisogna affrontare”.

Meloni ripete lo stesso concetto qualche ora dopo sul piazzale del Castello di Praga, sede della presidenza della Repubblica Ceca. “A me non risulta che ci siano problemi bilaterali tra Italia e Francia“, dice parlando con i giornalisti dopo l’incontro con il presidente ceco Petr Pavel, “devo presumere che siano delle discussioni legate alla politica interna. È l’unica spiegazione sensata che vedo. Non credo che sia molto proficuo utilizzare le relazioni internazionali per risolvere i propri problemi di politica interna, ma ognuno fa le scelte che vuole fare”, ripete.

Al momento non c’è stato nessun contatto con Macron, dice ancora Meloni rispondendo ai cronisti, “a me interessa quello che dicono gli italiani” e comunque con il capo dell’Eliseo ci sarà occasione di vedersi nei prossimi impegni internazionali, al G7 in Giappone o al summit del Consiglio d’Europa di Reykyavik. Insomma, “non ci sono problemi” con la Francia – stempera Meloni dopo le nuove tensioni con Parigi seguite alle parole di qualche giorno fa del ministro dell’Interno francese Darmanin e alla decisione di Antonio Tajani di cancellare la sua visita a Parigi dalla sua omologa Catherine Colonna – “anzi, mi pare che si lavori ai tavoli sui quali bisogna lavorare per affrontare insieme le questioni. Quindi diciamo, queste dichiarazioni cosi’ aggressive fatte a favore di telecamera mi pare che parlino alla opinione pubblica francese e secondo me segnalano anche qualche difficoltà”. 

La risposta a Madrid

Lo stesso discorso, secondo Meloni, vale per le critiche della ministra spagnola Diaz alle politiche del lavoro del governo: “Mi pare che sia la stessa dinamica”, dice la premier, “perché si cita il governo italiano e si fa riferimento ai partiti dell’opposizione interna. Secondo Meloni inoltre le critiche della ministra del governo socialista di Pedro Sanchez dimostrano che non si “conosce bene la situazione, visto che in Italia si è segnato il record storico di occupati e di contratti stabili. Forse non si conosce bene il lavoro che sta facendo il governo italiano, ma ripeto, è una dinamica che francamente è poco sensata se non per difficoltà interne che si hanno e per la quale si utilizzano altri governi. Ma la cosa non mi preoccupa particolarmente: se in Europa c’è molta gente che parla di noi è perché il nostro lavoro lo stiamo facendo molto bene”, aggiunge.

Italia, Cina e la Via della Seta

Prima di lasciare Praga, Meloni risponde anche alle domande dei giornalisti sul memorandum della Via della Seta, accordo voluto dal Governo Conte I, poi messo temporaneamente da parte dal governo Draghi e oggi rilanciato dal portavoce del ministero degli Esteri cinese, Wang Wenbin, secondo cui Cina e Italia godono di una cooperazione “fruttuosa” all’interno dell’iniziativa Belt and Road (Bri), la Nuova Via della Seta, ed entrambi i Paesi dovrebbero “sfruttare ulteriormente questa cooperazione”.

“È una decisione che ancora non abbiamo preso, è un dibattito aperto e gli attori da coinvolgere debbano essere molti e a vari livelli, compreso il Parlamento”, replica Meloni. “È una decisione delicata che in passato non ho condiviso – conclude la premier – ma oggi è una situazione che va maneggiata con attenzione perché riguarda molte dinamiche internazionali”. 

AGI – La premessa è: “Credo che ci si renda tutti conto del fatto che il nostro sistema è caratterizzato da una fortissima instabilità, che paradossalmente nell’ultima fase, cioè con la fine della prima Repubblica è peggiorata”. Dunque, l’obiettivo della presidente del Consiglio Giorgia Meloni è non solo garantire stabilità, per evitare che gli esecutivi, come invece accade ora, non possano avere “una visione a lungo termine”, ma anche fare in modo che sia rispettata “la volontà degli elettori”. Per porre rimedio ai problemi attuali, e sulla base di un “mandato elettorale” che il centrodestra ha ricevuto alle elezioni dello scorso settembre, la premier, incontrando le forze di opposizione, nella lunga giornata di incontri alla Camera, ha messo sul tavolo tre ipotesi su cui confrontarsi, precisando che il governo e la maggioranza andranno avanti anche senza un accordo con le minoranze, ma dicendosi disponibile anche “a cambiare schema” e magari ipotizzare “un modello nostro” (“non è detto che l’Italia non possa immaginare un suo modello”, ha detto incontrando i 5 stelle, i primi ad aprire la serie di faccia a faccia).

Gli scenari principali di cornice sono tre:

  • Il sistema presidenziale, ovvero presidenzialismo in senso stretto con elezione diretta del Presidente della Repubblica, che è anche capo del governo
  • Il semipresidenzialismo sul modello francese, quindi elezione diretta del Presidente della Repubblica che nomina un capo del governo
  • L’elezione diretta del presidente del Consiglio che in questo caso mantiene in capo al Parlamento l’elezione del Presidente della Repubblica, il quale mantiene il suo ruolo di personalità super-partes e di contrappeso.

“Queste sono le strade principali”, ha spiegato Meloni. Nelle sfumature delle ipotesi, l’ex Terzo polo è a favore dell’elezione diretta del premier sul modello del Sindaco d’Italia, quindi con doppio turno. Mentre le altre forze di opposizione, da M5s a Pd passando per Più Europa, sono disponibili a ragionare su un premierato alla tedesca, ovvero senza elezione diretta ma attribuendo al presidente del Consiglio più poteri (dalla sfiducia costruttiva al potere di nomina e revoca dei ministri fino alla possibilità di sciogliere le Camere). 

AGI – Giorgia Meloni ‘avvertè le opposizioni alla vigilia dell’incontro sulle riforme istituzionali convocato a Palazzo Chigi. Ad Ancona, dove – ricorda – il 23 agosto aprì la campagna elettorale delle Politiche che l’hanno portata al governo, la premier torna in piazza per riprendere il contatto con gli elettori, dopo i mesi di “vita sospesa”, come chiama il periodo trascorso a Palazzo Chigi.

Intervenendo a sostegno del candidato sindaco del centrodestra, Daniele Silvetti, dopo i due vicepremier Matteo Salvini e Antonio Tajani, la leader di Fratelli d’Italia mette i suoi personali paletti sul tema presidenzialismo e riforma istituzionale. “Vorrei fare una riforma il più possibile condivisa”, premette. Ma la faccio comunque, aggiunge, “perché il mandato l’ho ricevuto dal popolo italiano”.

“Domani abbiamo convocato le opposizioni per parlare delle riforme costituzionali. Dicono che non è una priorità. Io penso che sia una priorità dire basta ai governi costruiti in laboratorio dentro palazzo che passano sulla pelle dei cittadini e legare chi governa al consenso popolare e dare a questa nazione stabilità, governi che durano cinque anni”, scandisce. “L’atteggiamento che mi aspetto è lo stesso che offro io: è di apertura – assicura Meloni . Cerchiamo di capire se ci sono dei punti di sintesi in cui ci si può trovare tutti”.

Monito sulle riforme: “Niente Aventini”

Ma i margini, dopo le chiusure di alcuni leader dell’opposizioni, sono molto stretti. “Da alcune dichiarazioni che leggo vedo delle chiusure pregiudiziali del tipo non vogliamo nemmeno parlarne e non è quello che auspico”, sostiene Meloni. Il riferimento è allo scetticismo con cui questo confronto è accolto da M5s e Pd, mentre dal terzo Polo ci sono significative aperture sul premierato.

“Dopodiché – continua la premier – io non arrivo con la mia ricetta o un modello ma con degli obiettivi, che, per me, sono garantire un rapporto diretto tra cittadini e quello che fa il governo e i cittadini e garantire stabilità. Si possono copiare altri modelli o inventarne di nuovi, ma quel che conta e condividerli altrimenti uno prende atto che si vuole continuare a fare governi che passano sulla testa dei cittadini ma sia chiaro io ho un mandato. Io offro massima disponibilità se c’è disponibilità, ma non accetto atteggiamenti aventiniani o dilatori, nel senso che faccio quel che devo fare”. 

Durante il comizio Meloni illustra i risultati raggiunti in questi primi sette mesi di governo, rivendicando i buoni dati macroeconomici e dicendosi “fiera” della squadra. La premier si mostra ottimista anche sul tema immigrazione. Siamo davanti alla “peggiore congiuntura possibile e immaginabile”, ammette, “anche qui sarà un lavoro lungo e difficile, ma alla fine la spuntiamo noi. Preferivo metterci più tempo ma trovare soluzione strutturale piuttosto che prendere decisioni per paura dei sondaggi. Sappiamo di avere cinque anni, le somme si tirano alla fine”.

“Su Fuortes nessuna pressione”

Al termine del comizio, la premier non si sottrare alle domande dei giornalisti e presenta le dimissioni di Carlo Fuortes da amministratore delegato della Rai come “scelta” dello stesso Fuortes, senza pressioni di alcuni tipo. E, dopo aver sostenuto che il governo sta affrontando “con serenità” il tema del cambio ai vertici della guardia di finanza, riserva parole dure riguardo al caso aperto con la Francia, dopo che il ministro Gerard Darmanin l’aveva accusata di non saper gestire l’emergenza immigrazione.

“Io avevo parlato con Macron il giorno prima – ricorda -, dopodichè mi sembra tutto abbastanza discrasico tra le interlocuzioni private e quelle pubbliche, a me pare che sia piu’ un tema di politica interna dei francesi pero’ consiglio prudenza sul fatto di utilizzare altri governi per regolare i conti della politica interna, perchè è una cosa che normalmente non si fa”.

Salvini: “Chiudiamo le nomine in settimana”

In tema di riforme, la premier incassa l’appoggio di Salvini, con il quale si ferma a chiacchierare brevemente prima di salire sul palco. “Domani ascoltiamo sperando che ci sia la voglia di dialogare, che non ci siano dei ‘no’ pregiudiziali, in questi mesi c’è stata una opposizione che dice ‘no’ a tutti”, afferma il segretario leghista. Il quale tiene a chiarire che “entro la settimana” intende “chiudere d’amore e d’accordo con tutti” il nodo delle nomine dei vertici di Trenitalia e Rfi.

Mentre Tajani dal palco rende omaggio a Carlo Cottarelli che ha lasciato il Pd. “L’obiettivo di FI è essere il punto di riferimento di chi non crede più che il Pd sia centrosinistra. Il Pd ormai è solo sinistra, ha perso una parte importante della sua attrattività. Non credo ci sia un ex socialista o democristiano che possa votarlo. I moderati se ne stanno andando”, sostiene.

 

AGI – Il ritorno in campo di Silvio Berlusconi. Dopo un mese di ricovero all’Ospedale San Raffaele, per una polmonite causata dalla leucemia da cui è affetto, il Cavaliere è riapparso in video per portare il suo saluto alla kermesse milanese organizzata da Forza Italia. L’ex premier indossa una camicia e una giacca blu scuro, su cui è appuntata una spilla di Forza Italia. È seduto dietro a una scrivania, con ai lati l’emblema della convention milanese di FI e le bandiere di Italia ed Europa. 

“Eccomi, sono qui per voi, per la prima volta in camicia e giacca dopo oltre un mese”, esordisce subito accolto dagli applausi della platea di militanti. Dopo aver fatto un excursus storico della famosa “discesa in campo” del 1994, Berlusconi affronta le questioni del presente. “Siamo il pilastro essenziale e leale di questa maggioranza, siamo la spina dorsale di questo Governo”, tuona il leader azzurro. E ancora: “Il governo in pochi mesi ha portato a casa risultati importanti, dei quali siamo molto orgogliosi. Continueremo su questa strada, con un rapporto leale e costruttivo con i nostri alleati, ai quali ci legano non soltanto un programma comune ma una vera e consolidata amicizia”.

C’è spazio, nel discorso dell’ex premier, anche per una “riorganizzazione” del partito. Il Cavaliere dice di aver “lavorato anche settimana scorsa a una riorganizzazione di Forza Italia, pronto a riprendere con voi le nostre battaglie di libertà” con “lo stesso entusiasmo e impegno del 1994”. Perchè “Forza Italia è per noi come una religione laica, la ‘religione della libertà di cui parlava Benedetto Croce, una religione del cuore e della mente, un impegno verso noi stessi, verso i nostri figli, verso tutti gli italiani”. “Vedrete – ammonisce – gli italiani ci considereranno i loro santi laici, i santi della loro libertà e del loro benessere”.

Un pensiero viene rivolto anche all’Europa, che “è il nostro orizzonte di riferimento, solo l’Europa può essere protagonista nelle grandi sfide globali, a cominciare da quella posta dall’imperialismo cinese”.

Dunque bisogna far sì che “l’Europa divenga un vero Continente unito, con regole di voto diverse rispetto a quelle attuali. Dobbiamo passare dall’unanimità alla maggioranza qualificata, che io ho proposto possa essere il voto dell’80/85% dei Paesi europei”. E “dobbiamo avere un’unica politica militare, con una forte cooperazione tra le forze armate di tutti i Paesi Europei, con un aumento della spesa militare e con un Corpo di pronto intervento di almeno 300 mila uomini”. Al termine del discorso, durato circa venti minuti, scatta la standing ovation dei militanti presenti, con un incessante sventolio delle bandiere di Forza Italia sulle note di Azzurra Libertà e dell’inno di Forza Italia. L’evento viene chiuso dai saluti finali del coordinatore di FI e vicepremier, Antonio Tajani, che sottolinea come quello di Berlusconi “era un rientro atteso“, che “incoraggia tutti i nostri quadri, i militanti, gli elettori ed è una indicazione che riguarda il futuro. È stata una giornata molto positiva. Un po’ mi sono commosso”. 

AGI – Giuseppe Conte è stato aggredito da un no vax in Toscana. Lo riferisce il Movimento 5 stelle.

“All’arrivo in piazza a Massa, in Toscana, il leader M5s Giuseppe Conte, ha iniziato le strette di mano tra la folla che si era radunata. Il No Vax, avvicinandosi e fingendo di voler stringere la sua mano, lo ha poi colpito sul volto iniziando a inveire contro le misure di contenimento e protezione introdotte durante l’emergenza pandemica. Prontamente allontanato dalle forze dell’ordine, è stato oggetto di cori e insulti da parte della cittadinanza che ha poi accolto Conte tra applausi e cori ‘Conte! Conte!'”.

L’ex premier: “Dissenso legittimo ma violenza esula da democrazia”

 “Quando ci si assume una responsabilità di governo si prendono decisioni difficili in momenti di grande difficoltà per l’intero Paese, come accaduto durante la pandemia”, è il commento di Conte, “non si può accontentare tutti nonostante si lavori al bene di tutti. Il signore che mi ha aggredito, che è un no vax convinto, ha dimostrato con il suo gesto violento che questo tipo di derive sono fatte da persone irresponsabili. Se avessimo seguito le loro indicazioni probabilmente oggi saremmo una comunità completamente distrutta. Il dissenso è legittimo, ma questa manifestazione violenta esula dal contesto democratico”. 

Esprimo solidarietà al presidente del M5S Giuseppe Conte. Ogni forma di violenza va condannata senza esitazione. Il dissenso deve essere civile e rispettoso delle persone e dei gruppi politici.

— Giorgia Meloni (@GiorgiaMeloni)
May 5, 2023

AGI – Il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha incontrato a palazzo Chigi per circa due ore l’uomo forte della cirenaica, il generale libico Khalifa Haftar. Meloni ha confermato il sostegno all’azione dell’Onu per la ripresa di un processo politico che porto la Libia a elezioni presidenziali e parlamentari entro la fine dell’anno.

Il colloquio è servito per uno scambio di opinioni su alcuni temi, in particolare la crescita senza precedenti del fenomeno migratorio verso l’Italia.

Haftar è arrivato mercoledì a Roma per proseguire il dialogo sulla stabilizzazione in Libia e nel Nord Africa, mentre il premier è stato a Tripoli il 28 gennaio.

Il presidente del Consiglio ha anche colto l’occasione per un confronto sulle situazioni di destabilizzazione in Libia e nei Paesi confinanti, esprimendo particolare preoccupazione per il conflitto in Sudan.

AGI – “Penso alla necessità di garantire una migliore proporzionalità del sistema sanzionatorio tributario per costruire un fisco più equo e capace di mettere, soprattutto chi è più in difficoltà, nelle condizioni di adempiere ai pagamenti senza ingiuste onerosità”. Lo dice Giorgia Meloni nel video messaggio inviato all’Assemblea Generale dei Commercialisti in corso a Roma.

“Il cammino per dare piena e concreta attuazione alla delega fiscale è solo all’inizio. C’è tanto lavoro da fare, ma sono certa che potremo contare sul vostro prezioso contributo. I professionisti hanno tutte le competenze necessarie per aiutare il decisore politico, affiancarlo nella definizione di norme spesso molto tecniche e nel processo di semplificazione della burocrazia, dove possibile, perché anche questo va fatto”. Lo ha detto il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in un videomessaggio in occasione degli gli Stati Generali dei Commercialisti, organizzati dal Consiglio nazionale della categoria al Roma Convention Center La Nuvola.

“Di questa capacità – continua il premier – abbiamo bisogno per scrivere insieme un nuovo Patto fiscale per l’Italia e inaugurare una nuova era nei rapporti tra fisco e contribuenti, e dunque tra Stato e cittadini, cioè ispirata alla reciproca fiducia e al riequilibrio dei rapporti”. Per Meloni “sarà una sfida intensa ma sarà anche una sfida entusiasmante. Un tassello fondamentale per ridare nuovo slancio alla nostra Nazione. A me piace pensare – conclude – che siamo stati alleati fin qui, perché molte sono le cose che insieme siamo riusciti a fare per il bene di questa Nazione. E confido che saremo alleati anche in futuro”. 

“Patto fondamentale per la crescita”

“Noi pensiamo che non si possa prescindere dalle competenze, particolarmente dalle competenze dei professionisti. Non possono farlo gli italiani, non possono farlo le Istituzioni. Non lo ha fatto questo Governo, che ha voluto coinvolgere voi commercialisti nel lavoro di scrittura della delega fiscale”. Lo ha detto il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in un videomessaggio in occasione degli gli Stati Generali dei Commercialisti, organizzati dal Consiglio nazionale della categoria al Roma Convention Center La Nuvola.

“Una riforma che l’Italia aspettava da 50 anni e che noi consideriamo fondamentale per rilanciare la crescita e creare un rapporto completamente nuovo tra lo Stato e il contribuente, un rapporto di fiducia, semplificando – sottolinea Meloni – gli adempimenti e assicurando maggiori garanzie contro un Fisco che troppo spesso è sembrato vessatorio”. 

La premier ha poi spiegato che “sono tanti gli obiettivi che ci prefiggiamo con questa riforma: ridurre il carico fiscale; premiare chi produce e lavora di più con una tassa piatta agevolata sugli incrementi di salario; sostenere chi investe e assume in Italia secondo il principio ‘più assumi, meno tasse paghi’, cioè più è alta l’incidenza di lavoro, di manodopera, in rapporto al fatturato e meno tassi devi allo Stato, perché più lavori crei e più aiuti lo Stato; e poi scrivere regole contabili chiare e certe per liberare le migliori energie della nostra Nazione e rendere più attrattiva l’Italia a livello internazionale per chi vuole investire e produrre in Italia”.