AGI – Con i ballottaggi di domenica e lunedì – ma anche, contestualmente, il primo turno in Sicilia e Sardegna – ormai alle nostre spalle, possiamo dire che le elezioni comunali 2023 hanno avuto un esito piuttosto inequivocabile: una vittoria netta del centrodestra e una, altrettanto netta, sconfitta del centrosinistra.
In particolare, la narrazione giornalistica dei giorni scorsi si è focalizzata molto sulle (presunte) responsabilità di Elly Schlein in quanto leader nazionale del PD, in particolare sulla sua incapacità di convertire quello che era stato ribattezzato “effetto Schlein” – cioè una netta crescita dei consensi al PD nei sondaggi dopo la sua vittoria alle primarie – in un buon risultato in occasione del suo primo test elettorale. Ma, come sa bene chi segue le nostre analisi, in realtà è da parecchio che il cosiddetto “effetto Schlein” sembra aver esaurito la sua spinta propulsiva. Da quasi due mesi, infatti, i consensi al Partito Democratico della nostra Supermedia sono sostanzialmente fermi, poco sopra la soglia del 20%.
Un dato che si conferma anche questa settimana, l’ennesima in cui i consensi alle forze politiche si mantengono sorprendentemente stabili. Fratelli d’Italia è sempre il primo partito con il 29%, seguita dal PD (20,6%) e dal Movimento 5 Stelle, in lieve calo al 15,7%. Lega (9%), Forza Italia (7,1%) e Azione (4,1%) sono gli unici altri partiti al di sopra del 4%, ossia la soglia di sbarramento in vigore per le elezioni europee, il prossimo grande appuntamento elettorale che si terrà esattamente tra un anno. Al di sotto di questa soglia, continua il derby tra Verdi/Sinistra e Italia Viva, intorno al 3%, nonché quello tra gli ultra-europeisti di +Europa e gli euroscettici per antonomasia di Per l’Italia-Italexit, entrambi poco sopra il 2%.
In attesa che si sedimenti nell’opinione pubblica l’esito delle ultime amministrative, quindi, lo scenario continua a essere quello di una netta predominanza di FDI e del centrodestra in generale. Uno scenario confermato dai risultati delle urne, a differenza di quanto avvenuto in passato sempre in occasione di elezioni amministrative (si pensi a quelle del 2021 o del 2022) che tendevano a premiare maggiormente il centrosinistra a dispetto del quadro nazionale dipinto dai sondaggi.
Nonostante il PD sia stato comunque la lista più votata in occasione del primo turno, il centrosinistra ora governa solo 26 dei 91 comuni superiori andati al voto in quest’ultima tornata, mentre il centrodestra è passato da 32 a 40. Peraltro, se a questo bilancio basato sui comuni delle regioni a statuto ordinario, aggiungiamo i risultati parziali del primo turno nei comuni di Sicilia e Sardegna, la situazione per PD e alleati peggiora ulteriormente.
Dei 91 comuni superiori al voto per le #amministrative2023 9 sono passati dal centrosinistra al centrodestra e 5 hanno fatto la traiettoria inversa. Nel complesso il centrodestra ha guadagnato 8 comuni, mentre il centrosinistra ne ha persi 4.#MaratonaYouTrend pic.twitter.com/jgKh49SZMw
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May 29, 2023
Tra le altre cose, le elezioni amministrative hanno fatto passare in secondo piano la drammatica situazione in Emilia-Romagna – complice anche il fatto che la fase più acuta dell’emergenza pare essere rientrata L’alluvione ha colpito profondamente l’opinione pubblica, provocando da un lato un’enorme ondata di solidarietà (volontari, raccolte fondi) e dall’altro alcune polemiche di carattere politico come spesso avviene in queste tristi occasioni.
Pur non essendo un tema strettamente politico, è comunque interessante capire cosa pensano gli italiani rispetto al verificarsi di tragedie come questa, ed è per questo che diversi istituti di sondaggio hanno svolto delle ricerche in proposito. Scoprendo ad esempio che il 75% degli italiani, secondo Demopolis, ritiene che la recente alluvione sia uno degli effetti del cambiamento climatico, ormai “fuori controllo”.
E che, sempre per Demopolis, il 56% degli italiani attribuisce il cambiamento climatico stesso a scelte e comportamenti dell’uomo, più che a una naturale evoluzione del clima (35%). Di conseguenza, non stupisce che il 44% ritenga “del tutto inadeguato” l’impegno che i leader mondiali stanno dispiegando per contrastare il cambiamento del clima, contro un 31% che lo ritiene insufficiente, per quanto apprezzabile, e un 25% che invece lo ritiene adeguato.
Anche le inchieste di Euromedia chiamano in causa una responsabilità umana in quanto avvenuto: oltre il 60% degli intervistati ritengono che questa tragedia sia dovuta all’incapacità di prevedere e prevenire questi fenomeni e alla mancanza di manutenzione del territorio. Una percentuale simile (56%) individua proprio a questa mancata manutenzione il verificarsi di tragedie simili (frane, alluvione, crolli) nel sondaggio realizzato da EMG, che vede anche un 82% di italiani ritenere “insufficiente” l’opera di messa in sicurezza dei territori nel nostro Paese.
Un piano nazionale di messa in sicurezza, nel sondaggio Demopolis, viene definito “prioritario” dal 60% degli italiani: eppure – per Euromedia – solo il 26% ritiene che il cambiamento climatico e la precarietà territoriale sia uno dei maggiori problemi dell’Italia (contro il 50% e oltre che indica, ad esempio, l’inflazione). Questi numeri, tutti rilevati nei giorni di massimo allarme di quella che è solo l’ultima di tante catastrofi che si sono verificate nel nostro Paese, sono probabilmente destinati a ridimensionarsi nuovamente, una volta che l’emergenza sarà via via dimenticata e scomparirà dai notiziari. Difficile, quindi, che possa diventare un tema di rilevanza politica sul quale possa venire a crearsi una dialettica tra governo e opposizione, e ancor meno che possa influire in qualche modo gli orientamenti politici degli italiani.
NOTA: La Supermedia YouTrend/Agi è una media ponderata dei sondaggi nazionali sulle intenzioni di voto. La ponderazione odierna, che include sondaggi realizzati dal 18 al 31 maggio, è stata effettuata il giorno 1° giugno sulla base della consistenza campionaria, della data di realizzazione e del metodo di raccolta dei dati. I sondaggi considerati sono stati realizzati dagli istituti Euromedia (data di pubblicazione: 24 maggio), Ipsos (27 maggio), Noto (25 maggio), Piepoli (24 maggio), SWG (22 e 29 maggio) e Tecnè (21 e 28 maggio). La nota metodologica dettagliata di ciascun sondaggio considerato è disponibile sul sito ufficiale www.sondaggipoliticoelettorali.it.
AGI – “Noi siamo presenti nel Meridione e abbiamo dimostrato la nostra forza elettorale: abbiamo preso l’uno per cento nazionale presentandoci solo in Sicilia, possiamo fare la differenza soprattutto con partiti come quelli di Renzi e Calenda, che sono radicati solo nel Centro-Nord. Chi ci sta, venga a sottoscrivere il ‘Patto di Taormina’”. Cateno De Luca, il leader di “Sud chiama Nord”, non ama girare intorno alle questioni e dopo il successo personale a Taormina, che lo ha portato a essere sindaco del quarto comune diverso (tra cui un capoluogo come Messina), indica chiaramente gli obiettivi del suo progetto politico. Un progetto che prende le forme di una rapida ascesa: mezzo milione di voti da candidato alle ultime regionali, secondo solo a Renato Schifani (eletto governatore) e due parlamentari nazionali eletti in altrettanti collegi uninominali, prendendo una percentuale che ha eguagliato partiti ben più noti e strutturati del suo.
“Le amministrative – osserva De Luca – segnano un aspetto fondamentale, che non è quanto siano forti le destre, piuttosto quanto è inesistente il centrosinistra. Il tema – aggiunge – è che non c’è un’alternativa credibile che riesca a catturare la fiducia degli elettori. Noi in questo momento stiamo continuando il nostro percorso in autonomia, con la prospettiva delle Europee che non richiede coalizioni essendo un sistema proporzionale. È logico che siamo alternativi a questo governo e, coi nostri due parlamentari siamo all’opposizione, per contrastare il disegno criminale rappresentato dall’Autonomia, che non farà altro che aumentare il divario territoriale. Il nostro comune denominatore – spiega – è l’equità territoriale, ed è il confine per ogni percorso con altre forze politiche”.
“Il Ponte sullo Stretto? Servono 30 miliardi”
E a proposito di altre forze e potenziali alleati, l’interlocutore naturale potrebbe essere il Terzo Polo, uscito malconcio dalla lite tra Renzi e Calenda: “Un matrimonio d’interessi rimane un matrimonio d’interessi e non può diventare un matrimonio d’amore. Per quello che mi riguarda, è ovvio che cerco un matrimonio di interessi, che mi consenta di poter sdoganare il nostro progetto a livello nazionale ma con il nostro brand. Siamo stati cercati da tutti e ho detto che siamo interessati a fare un accordo tecnico per le Europee, per rappresentare il Sud. Noi vogliamo preservare il nostro brand, non vogliamo candidature in altri simboli o in brand nuovi”.
Inevitabile, infine, dire la propria su un’opera così importante e discussa come il Ponte sullo Stretto: “Quando io facevo le manifestazioni per il Ponte già nel 2006, Salvini era contrario, ma il ponte senza una serie di opere connesse non serve. Ci vogliono 30 miliardi per potere fare le cose che stiamo dicendo, e queste risorse – conclude – io non le ho viste”.
AGI – Sconfitta alle amministrative, Elly Schlein si vede costretta a rinviare la missione a Bruxelles. Un viaggio programmato per compattare la delegazione del Partito Democratico in vista del voto di giovedì, quando il Parlamento europeo si esprimerà sul piano “Asap” con cui la Commissione intende imprimere un’accelerazione all’invio di munizioni a Kiev.
Un tema delicato per un Pd che fa registrare al suo interno posizioni molto diverse sul punto. La linea della segreteria rimane “massimo supporto a Kev, ma i soldi del Pnrr vanno ai progetti del Pnrr“. Un tema, anche questo, su cui la segretaria sara’ chiamata a confrontarsi nelle prossime ore. Il suo partito rimane impegnato nel pressing sul governo perché il ministro Raffaele Fitto riferisca in Parlamento sulle modifiche che intende apportare al Piano nazionale.
Nonostante tutto Schlein non parte
Davanti ai risultati del voto di domenica e lunedi’, riferiscono fonti parlamentari Pd, la segretaria ha deciso di rimanere a disposizione di coloro i quali la cercano in queste ore per chiedere chiarimenti su quanto avvenuto e su quanto intende fare nel prossimo futuro.
La scelta di Schlein di rimanere a Roma è dettata, tuttavia, anche da altre considerazioni. Un pezzo importante del partito, e non solo della minoranza dem, lamentava nelle ore precedenti al voto, una certa “evanescenza” della leader. Schlein era impegnata in Emilia-Romagna assieme al suo stretto entourage.
Missione meritoria che, tuttavia, ha sollevato qualche dubbio e malumore in chi avrebbe preferito vedere Schlein più sui territori chiamati al voto. O, anche, prendere in mano il dossier delle presidenze dei gruppi, ancora in sospeso. O nella battaglia per fare avere a Stefano Bonaccini l’incarico di commissario per la ricostruzione nelle zone alluvionate.
Tutti passaggi su cui Schlein è attesa dallo stato maggiore del suo partito. Parlamentari e dirigenti che attendono, ora, la convocazione della direzione nazionale, passaggio che segue per prassi ogni tornata elettorale e che promette di essere particolarmente “acceso”, in questo caso. La segretaria, dicono esponenti dem, è già impegnata nel valutare il come e il quando convocare riunione del parlamentino.
“Aspettiamo fiduciosi”, dicono dalla minoranza dem dopo aver messo nel mirino lo stretto entourage di Schlein o, almeno, quei dirigenti riconducibili ai territori in cui il Pd ha perso male. A partire dai referenti toscani, Emiliano Fossi e Marco Furfaro, a cui viene attribuita una parte importante di responsabilità: “Fossi non ha nemmeno convocato la direzione regionale da quando è segretario in Toscana”, dice il senatore Dario Parrini. Stesso discorso per Marta Bonafoni, Francesco Boccia e Peppe Provenzano, rispettivamente referenti della segretaria nel Lazio, in Puglia e in Sicilia.
Nonostante questo, “nessuno, al momento, sembra voler fare una guerra alla segretaria“. Anzi, il mood è quello di aiutarla a trovare la rotta giusta, anche perché “il congresso si è appena chiuso, è inutile agitarsi”. A voler cercare un lato positivo, si potrebbe dire “meglio adesso che fra un anno”, come ripete un senatore dem.
Si lavora per le Europee
Il vero test, dicono in molti nel Pd, è alle europee del 2014 quando si voterà con il sistema proporzionale e ogni partito andrà per sé. “Non deve essere la scusa per schiacciarsi su una linea minoritaria“, spiega una fonte della minoranza dem ricordando come, con Matteo Renzi, il Pd alle europee del 2014 “conquisto’ il 40 per cento da solo”.
Dunque, è il sottinteso, non basterà lamentare le mancate alleanze per giustificare un risultato al di sotto delle aspettative. Per le elezioni europee, è vero, non servono alleanze. Ma a ridosso di quell’appuntamento elettorale si tornerà a votare per regioni importanti, come in Umbria, nell’autunno 2024, o in Emilia, Toscana e Campania, nel 2025. Sempre che Stefano Bonaccini non decida di dimettersi da presidente dell’Emilia-Romagna per essere schierato in lista alle europee.
Le possibili alleanze
Da qui la necessità, per il Pd, di portarsi avanti con il lavoro. Anche perché i potenziali alleati sembrano sempre più recalcitranti. Da parte di Carlo Calenda è stato ribadito il ‘no’ a qualsiasi ipotesi di collaborazione con il M5s. “Si vince con una coalizione riformista”, dice la segretaria di Azione, “non con un’accozzaglia con il M5s”.
Giuseppe Conte si mostra aperto al dialogo con il Pd: “Siamo disposti a dialogare col Pd, ma su temi e sui progetti, misurandoci su delle proposte concrete ai bisogni delle comunita’ territoriali e della comunita’ nazionale, senza compromettere o annacquare le nostre principali battaglie”. Dopo la riunione fiume della segreteria dem, Schlein aveva sferzato Conte: “La responsabilità di allargare il bacino del centrosinistra non spetta solo al pd, da soli non si vince”.
Parole a cui risponde oggi Giuseppe Conte. “Siamo disposti a dialogare col Pd, ma su temi e sui progetti, misurandoci su delle proposte concrete ai bisogni delle comunità territoriali e della comunità nazionale, senza compromettere o annacquare le nostre principali battaglie”.
Per il resto Conte, come Calenda, ritiene che non ci siano i margini di dialogo fra Cinque Stelle e Terzo Polo. “Il campo largo non è mai piaciuto” all’ex premier, sottolinea una fonte parlamentare M5s che segnala: “Schlein aveva vinto al primo turno a Brescia, aveva fatto una conferenza stampa per rivendicarlo. Stessa cosa a Udine. Non funziona se, quando vinci, è merito tuo e quando perdi è sempre colpa di altri”.
AGI – Sergio Mattarella è giunto in Emilia-Romagna per una visita nelle aree colpite dall’alluvione. Il capo dello Stato è ora in elicottero per un sopralluogo a Modigliana, uno dei comuni più colpiti. Subito dopo sarà a Forlì per un incontro con i volontari.
Modigliana è stata isolata per diversi giorni, 250 le persone evacuate, le attività produttive interrotte. Mattarella è stato accolto dal presidente della Regione Stefano Bonaccini che lo accompagnerà anche a Forlì. Nel capoluogo romagnolo, che ha pianto tre vittime, tre sono stati i quartieri colpiti, molti gli sfollati e la linea ferroviaria è stata riaperta solo ieri. Le scuole sono rimaste chiuse alcuni giorni e le ultime hanno ricominciato l’attività didattica proprio oggi.
AGI – Seggi aperti dalle 7 di questa mattina in 41 Comuni chiamati al ballottaggio e per il primo turno della comunali in Sicilia e Sardegna. La tornata per l’elezione diretta dei sindaci dopo il primo turno del 14 e 15 maggio coinvolge un milione e 340 mila aventi diritto e riguarda anche sette capoluoghi: Vicenza, Massa, Pisa, Siena, Terni, Ancona, Brindisi.
Per quanto riguarda i capoluoghi di provincia, il centrodestra ha eletto quattro sindaci, strappando Latina e confermando la guida di Sondrio, Treviso, e Imperia, al primo turno. Mentre il centrosinistra ha vinto in due capoluoghi, Brescia e Teramo, dove già governava.
Nel capoluogo marchigiano, la coalizione di governo punta a strappare al centrosinistra per la prima volta la guida della città. In Toscana, il centrosinistra, invece, tenta di recuperare le tre città passate alla coalizione avversa nell’ultima tornata elettorale, cinque anni fa. Mentre, in Veneto, il centrodestra va a caccia di una riconferma che appare in salita a Vicenza. Infine, a Terni, il centrosinistra è rimasto fuori dalla competizione ed è una sfida tutta interna al centrodestra, tra un civico e un candidato sostenuto dai partiti.
Le ambizioni Dem
L’asticella del Pd è fissata a quota cinque: tante sono città in cui i dem puntano a vincere ai ballottaggi. La segretaria Elly Schlein ha mobilitato, nelle scorse settimane, l’intero stato maggiore per portare avanti quella campagna pancia a terra vista nei giorni precedenti al primo turno. Ma l’emergenza in Emilia-Romagna ha costretto tutti a tirare il freno a mano. Queste le citta’ a cui puntano i dem: Vicenza, Massa, Pisa, Siena ed Ancona.
Il centrodestra, dopo la sconfitta a Brescia al primo turno, non ha replicato iniziative unitarie in vista dei ballottaggi. Stando a quanto riferiscono fonti del Pd al Senato, la strategia di Schlein è quella di far leva sul civismo che si è affermato al primo turno, cercando di non dare una connotazione troppo partitica alla sfida nelle città. Insomma, “cerca di tenere lontano il Pd nazionale, puntando alle forze locali”. Uno schema che ricorda da vicino quello di Matteo Renzi che conduceva le sue campagne elettorali, per non dire delle edizioni della Leopolda, lasciando in secondo piano i gangli nazionali del Pd, puntando tutto sul mondo produttivo locale, su quello delle professioni o sugli intellettuali d’area.
Gli obiettivi del centrodestra
Dal canto suo, il centrodestra conta comunque di vincere agilmente a Catania, anche grazie alla legge elettorale che consente l’elezione con il 40% dei consensi. Mentre, per quanto riguarda i ballottaggi, ritiene contendibile Brindisi e almeno una delle tre città toscane al voto. Ad Ancona, il candidato del centrodestra Daniele Silvetti (proveniente da FI) ha superato, col 45% al primo turno, la candidata di centrosinistra e Terzo Polo Ida Simonella (41,3%).
Ma il secondo turno riapre la partita e la coalizione di centrosinistra ha già fatto partire il corteggiamento verso il terzo classificato, il candidato civico Francesco Rubini Filogna (6,1%), verso il M5s (il candidato Enrico Sparapani ha preso il 3,6%) e i Verdi (hanno sostenuto Roberto Rubegni, 1,7%). Anche a Brindisi, proveniente da una amministrazione di centrosinistra, il candidato sostenuto dalla coalizione di governo è risultato in vantaggio al primo turno. L’indipendente Giuseppe Marchionna, appoggiato anche dal Terzo polo, ha ottenuto il 44%, mentre il candidato di centrosinistra, espressione dei Cinque Stelle, Roberto Fusco, ha preso il 33%.
Dove si vota
Oltre che nei capoluoghi, si vota a Pianezza (Torino), Novi Ligure (Alessandria), Cologno Monzese, Gorgonzola e Arese (Milano), Nova Milanese (Monza e della Brianza), Bema (Sondrio), Adria (Rovigo), Vedelago (Treviso), Sona (Verona), Sestri Levante (Genova), Ventimiglia (Imperia), Campi Bisenzio (Firenze), Pietrasanta (Lucca), Pescia (Pistoia), Umbertide (Perugia), Porto Sant’Elpidio (Fermo), Velletri e Rocca di Papa (Roma), Anagni (Frosinone), Aprilia (Latina), Torre del Greco, Marano di Napoli e Cercola (Napoli), San Felice a Cancello (Caserta), Scafati e Campagna (Salerno), Altamura, Mola di Bari, Acquaviva delle Fonti, Noci e Valenzano (Bari), Bisceglie (Barletta Andria Trani) e Carovigno (Brindisi).
Come si vota
La scheda per il ballottaggio comprende il nome e il cognome dei candidati alla carica di sindaco, scritti entro l’apposito rettangolo, sotto il quale sono riprodotti i simboli delle liste collegate. Il voto si esprime tracciando un segno sul rettangolo entro il quale è scritto il nome del candidato prescelto”.
I voto in Sardegna
In Sardegna si vota fino alle 15 nei 39 Comuni chiamati a eleggere sindaci e consigli comunali, poi comincerà lo spoglio. Domenica alle 23 l’affluenza si è fermata al 47,64%, in calo rispetto al 63,05% della precedente tornata. Il dato più alto finora si è registrato nel Sassarese, il 55,45%, quello più basso, il 37,22%, nella Città metropolitana di Cagliari, dove si trova Assemini, uno dei due Comuni con più di 15 mila abitanti chiamato al voto. Nella cittadina l’affluenza è stata appena del 34,34%, contro il 50,25% della precedente tornata elettorale.
A Iglesias, invece, ha votato il 48,48, una percentuale inferiore di oltre 10 punti rispetto al 59,13% della precedente consultazione. Una decina di piccoli comuni in cui era presente una sola lista potrebbe aver già eletto il sindaco, visto che è stato raggiunto il quorum del 40% dei votanti. Sono Aglientu, Chiaramonti, Collinas, Furtei, Galtellì, Jerzu, Irgoli, Narbolia, Seui, Simala e Villaverde.
Il voto in Sicilia
Si vota anche per il primo turno in 128 comuni siciliani, tra cui Trapani, Siracusa, Ragusa e Catania. La sfida più importante al primo turno del voto siciliano è sicuramente Catania, dove i tre leader del centrodestra, Giorgia Meloni, Matteo Salvini e Antonio Tajani, hanno chiuso insieme la campagna elettorale per tirare la volata a Enrico Trantino. Il candidato di FdI dovrà vedersela con Maurizio Caserta, sostenuto da Pd e M5s, e che tra gli assessori designati ha indicato, tra gli altri, l’ex ministra del Lavoro, Nunzia Catalfo. L’eventuale ballottaggio si svolgerà domenica 11 e lunedì 12 giugno.
AGI – Aumenta il pressing soprattutto da parte del Pd e degli amministratori locali dem affinché venga scelto come commissario sull’alluvione in Emilia-Romagna il presidente della Regione Bonaccini. Il governo ribadisce che il tema non è sul tavolo, “al momento opportuno, adesso serve affrontare il tema emergenza”, sottolinea il vicepremier e ministro degli Esteri Tajani.
“Trovo poco interessante e poco edificante il dibattito su chi sarà il commissario, a me interessa che i soldi arrivino a destinazione e che vengano spesi bene e presto”, sottolinea il responsabile il responsabile per i rapporti con il Parlamento, Ciriani, “se ne parlerà più avanti. Ce ne occuperemo quando il Cdm deciderà in maniera ufficiale“.
Si rafforza l’ipotesi del tecnico (tra i nomi quello dell’attuale capo della protezione civile Curcio), ma nell’esecutivo la priorità è legata allo stanziamento delle risorse. I due miliardi? “Serviranno altri interventi”, dice il ministro per le disabilità Locatelli. Il presidente della Repubblica, Mattarella, visiterà martedì le zone colpite dal maltempo.
“Tanti ci stanno cercando per chiedere come dare una mano: venite in vacanza qui, ci sono tutte le condizioni per una formidabile stagione”, ha detto il presidente dell’Emilia-Romagna Bonaccini.
Il tema scottante del Pnrr
Lo scontro tra le forze politiche è soprattutto sul Pnrr. È in arrivo in Parlamento la relazione semestrale con la quale si chiuderà il governo punta a chiudere la ‘fase 1’ del piano nazionale di ripresa e resilienza. Il ministro Fitto ha convocato nei giorni scorsi la cabina di regia per mercoledì prossimo. I ministri hanno inviato le osservazioni sulle criticità per la relazione semestrale che sarà una sorta di ‘due diligence’ sul lavoro svolto finora, una fotografia della situazione.
Nella fase successiva si completerà il lavoro di modifica del piano con i dicasteri che stanno facendo pervenire le proposte al responsabile del dossier. L’esecutivo punta a presentare alle Camere un documento dettagliato e, intanto, ha invitato tutte le parti in causa “a un approccio costruttivo”.
Con una nota il ministro per gli Affari europei, il Sud, le Politiche di Coesione e il Pnrr ha replicato alle osservazioni della Corte dei Conti. sull’attuazione del Piano nazionale di ripresa. “L’attuazione del Pnrr e’ una sfida per tutto il Paese, come ci ricorda sempre il presidente Mattarella. Serve un approccio costruttivo da parte di tutti, affinche’ i progetti si realizzino e si rendicontino in modo adeguato”, sottolinea Fitto.
“Ognuno – il suo appello – deve contribuire in maniera proattiva al raggiungimento dell’obiettivo comune: realizzare interamente il Piano, ammodernare il Paese e renderlo competitivo. Quindi tutti dobbiamo lavorare, soprattutto tra istituzioni, privilegiando la prudenza e il confronto preventivo”. Ed ancora: “Sarebbe auspicabile un approccio costruttivo della Corte dei Conti, che potrebbe supportare tutti i soggetti attuatori nella fase di rendicontazione, di campionamento, e di verifica del raggiungimento dei risultati, elaborando format, sistemi di autocontrollo che semplificherebbero i compiti dei singoli soggetti attuatori”.
“In tal senso, quindi, i controlli non si sovrapporrebbero e il sistema sarebbe in grado di rispondere più efficacemente alle richieste europee. Lavorare insieme, lavorare costruttivamente, lavorare bene”. La ‘querelle’ è sul tema dei controlli preventivi. “Per quanto riguarda le spese del 2023 – la sottolineatura del ministro – l’effettiva rendicontazione è subordinata all’avvio dei lavori dei circa 110 miliardi di opere pubbliche che, secondo i cronoprogrammi del Pnrr, inizierà nel corso del 2023. Pertanto, solo dopo l’avvio dei lavori sara’ possibile rendicontare gli stati di avanzamento e quindi si verificherà un conseguente aumento della spesa effettivamente sostenuta”.
Il Pd attacca: “È inaccettabile che il governo ogni volta che riceve una critica da un’autorità indipendente, da un ufficio studi e ora dalla magistratura contabile, reagisca con una pericolosa intolleranza”, l’affondo del capogruppo dem al Senato, Boccia. “Non vorremmo che il governo pensasse di limitare o condizionare un organo indipendente. Sarebbe una deriva pericolosa e inquietante”, afferma la senatrice Malpezzi.
Il deputato di Alleanza Verdi e Sinistra Bonelli giudica “gravissimo l’affondo del ministro Fitto contro la Corte dei Conti”. “I ritardi sono colpa del governo”, osserva il deputato Pd De Luca. “Basta con il gioco delle tre carte”, sottolinea O.Napoli di Azione. “È necessaria una operazione di puro realismo. Significa che faremo quello che si puo’ realizzare e non faremo quello che non si può realizzare e che non è utile”, rimarca il ministro per i rapporti con il Parlamento, Ciriani.
AGI – “L’Emilia-Romagna è una locomotiva e se si ferma non potremmo avere gli ottimi parametri che stiamo riscontrando in Italia”. È il monito del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in collegamento con il Festival dell’Economia di Trento.
“L’ondata di maltempo che ha colpito l’Emilia-Romagna è stata eccezionale: complessivamente in 15 giorni è caduta la metà della pioggia che mediamente cadrebbe nella stessa zona in un anno. Il bilancio è grave in tema di vittime, di evacuati, di attività produttive in ginocchio. Oggi non è ancora possibile avere una quantificazione precisa dei danni. Serviva una risposta immediata ed è stata data con il Cdm di martedì, con interventi di oltre 2 miliardi di euro, uno sforzo immane fatto in 72 ore“.
Per il premier, la Ue può dare una mano sulla flessibilità del Pnrr e in questo senso è importante il ruolo di Bruxelles “nel reperire le risorse”.
“È stata preziosa la visita della presidente Von der Leyen ieri, noi attiveremo il fondo di solidarietà, ma ci son varie questioni sulle quali la Commissione può darci una mano, anche con il Pnrr” ha spiegato Meloni aggiungendo che “Il Pnrr è un fondo molto strategico da questo punto di vista. L’imprevisto, oggi, è la previsione più accurata che possiamo fare: sono partita per il Giappone nominando un commissario alla siccità e sono tornata con la necessità di nominare un commissario all’alluvione”, ha aggiunto.
Sulla revisione del Pnrr “siamo nei termini, bisogna fare velocemente ma non in fretta, che è pericoloso”, ha spiegato il ministro per gli Affari europei le politiche di coesione e il Pnrr, Raffaele Fitto, aggiungendo che “parlare di ritardi lo trovo abbastanza singolare”. “Solo 4 Paesi europei hanno presentato ufficialmente il loro piano Pnrr aggiornato”.
AGI – Le ultime nomine in Rai separano, ancora una volta, il Pd e il Movimento 5 stelle. In Cda il consigliere Di Majo, in quota M5s, si è astenuto, provocando l’irritazione delle altre forze dell’opposizione. “Non è corretto dire che il voto di astensione in Cda del consigliere Di Majo ha sbloccato la partita del centrodestra sulle nomine Rai non è corretto”, affermano in una nota i pentastellati in Vigilanza Rai. “La sua astensione – è spiegato in una nota – è in piena linea con il voto espresso nel precedente Cda sul nuovo amministratore delegato, ed esprime evidentemente la volontà di evitare uno scontro a priori pregiudizievole per l’azienda e valutare le prossime mosse dell’attuale governance e in generale del governo”.
“Li attendiamo al banco di prova delle prossime scelte aziendali e soprattutto sulla prospettiva di una vera riforma del servizio pubblico”, la tesi. “Chissà se Elly Schlein, Francesco Boccia e compagnia cantando si sono accorti dell’allargamento della maggioranza di destra al M5s? Oppure continueranno a inseguire Giuseppe Conte che ha occupato, d’intesa con la presidente Meloni, tutto quanto poteva”, attacca Napoli, da Azione. E il deputato di Az-Iv Faraone usa l’arma dell’ironia. “Nuova puntata dell’epopea M5s: il racconto della lotta dura scatenata dai nostri eroi contro il governo Meloni. Anche sulle nomine Rai si sono battuti come leoni, ma alla fine hanno dovuto cedere. To be continued…”.
Conte invoca la piazza
Al di là delle distanze sulle amministrative, M5s e Pd si differenziano anche sulla piazza, anche se sabato ci sarà una manifestazione a cui aderiscono dem, pentastellati e Avs per rilanciare sul salario minimo. Il presidente del Movimento 5 stelle, Giuseppe Conte, ha annunciato una manifestazione pentastellata contro le politiche del governo sul lavoro e contro la precarietà. La kermesse si terrà il 17 giugno, a Roma.
“Gli italiani – ha sottolineato l’ex premier – non possono essere sottopagati. Non possiamo dimenticarci degli eroi della pandemia, medici e sanitari. Dobbiamo investire maggiormente in sanità, nei nostri giovani che vanno a scuola. Contrastiamo tutto questo”. “Sono riusciti però a trovare soldi per maggiori forniture militari, per più armi e munizioni, per alimentare questa escalation militare del conflitto russo-ucraino. Sono queste le politiche del governo Meloni che vogliamo? Evidentemente no”, ha spiegato in un video nel quale ‘spinge’ via dall’inquadratura la presidente del Consiglio.
L’obiettivo dei pentastellati è rilanciare sulle battaglie del Movimento 5 stelle, con Grillo che martedì ha suonato la carica, sottolineando la necessità di puntare anche su altri temi. Il fondatore del Movimento si è soffermato, tra l’altro, sull’Intelligenza Artificiale, ma ha anche parlato di questioni interne al Movimento, aprendo alla possibilità per chi ha svolto due mandati di presentarsi come candidato sindaco. Una novità che tra i gruppi parlamentari M5s in molti hanno accolto come positiva.
“Può essere la base per il superamento del vincolo del doppio mandato”, osserva un senatore. “È l’occasione per rafforzarsi sul territorio. Ci potrebbe anche essere un voto della base su questo punto”, rimarca anche un deputato.
AGI – Rush finale per le amministrative con il ballottaggio in cinque capoluoghi di provincia: Pisa, Massa, Siena, Terni e Ancona. In Toscana il centrosinistra tenta di recuperare le tre città passate nell’ultima tornata elettorale per ricostruire il ‘fortino rosso’, il centrodestra invece va a caccia della riconferma per lanciare il futuro assalto a Firenze (2024) e Regione (2025). In parallelo anche le sfide del secondo turno a Campi Bisenzio (Firenze), Pietrasanta (Lucca) e Pescia (Pistoia).
Al primo turno le elezioni hanno coinvolto 22 città toscane con un’affluenza del 58,1%, in leggero calo rispetto al 2018 quando era al 59,6%. Nelle tre principali città proiettate al secondo turno si registrano coalizioni frammentate e nessun apparentamento formale in vista del ballottaggio nonostante l’appello a una convergenza firmata dai coordinatori regionali di Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia.
La sfida in Toscana per ricostruire il “fortino rosso”
A Pisa il sindaco uscente sostenuto dalla coalizione unitaria di centrodestra, Michele Conti, ha mancato l’affermazione al primo turno per una manciata di voti, fermandosi al 49,9%. A sfidarlo ci sarà il candidato di Pd e M5s, Paolo Martinelli, che ha ottenuto il 41,1% di consensi.
Complessivamente Conti ha ottenuto oltre 20.000 voti e può contare su un vantaggio di circa 3.500 voti rispetto al suo avversario. Decisivo per riaprire la partita in vista del secondo turno sarà il 7% conquistato dal consigliere comunale ed esponente della sinistra radicale, Francesco ‘Ciccio’ Auletta, che finora non ha dato indicazioni di voto.
Partita ancora più in bilico a Massa dove il primo cittadino uscente, Michele Persiani, sostenuto da Lega e Fi, si è imposto al primo turno con il 35,4% ma ha subito la concorrenza interna al centrodestra. Con il candidato di FdI, Michele Guidi, che ha guidato la sfiducia di Persiani in Consiglio comunale appena un mese fa, al terzo posto con il 20%.
Al ballottaggio contro il sindaco uscente del Carroccio ci sarà Enzo Romolo Ricci, volto di Pd e Si-Ev, che ha ottenuto il 30% di consensi. Sfumato l’endorsement del civico Cesare Maria Ragaglini, 4,5% al primo turno, il centrosinistra potrà contare sull’appoggio di Daniela Bennati di M5s e Unione popolare con il 5,4% di voti.
A Siena ci sarà l’atteso confronto tra la candidata della coalizione di centrodestra, Nicoletta Fabio (30,5%) e la candidata di dem e Si, Anna Ferretti (28,8%). A giocare il ruolo di ago della bilancia sarà Fabio Pacciani, sostenuto da sette liste civiche e arrivato terzo con il 22,6% delle preferenze. Una di queste Siena Civitas ha però annunciato il proprio sostegno a Nicoletta Fabio. Pacciani ha sottoposto a Fabio e Ferretti un documento d’intenti formato da nove punti programmatici su cui discutere per eventuali convergenze.
Decisivi in ottica ballottaggio saranno inoltre il volto di Italia Viva, Massimo Castagnini (7,2%), sponsorizzato dal sindaco uscente Luigi De Mossi che si dice di centrodestra moderato e il civico Emanuele Montomoli (6,8%). Chiude il quadro la partita di Campi Bisenzio, città d’origine del segretario regionale dem, Emiliano Fossi, commissariata dopo la sua elezione in Parlamento.
Al secondo turno sarà una sfida tutta a sinistra: da un lato l’ex assessore Pd, Leonardo Fabbri, con il 30,3% dei consensi, dall’altro Andrea Tagliaferri, sostenuto da M5s e Si, con il 21,3%. Escluso a sorpresa dal ballottaggio il centrodestra vittima dello scontro interno alla coalizione: Paola Gandola di Lega e Fi ha ottenuto il 19,3% delle preferenze, Antonio Montelatici di FdI e centristi il 16,3%.
A dare le carte in vista del secondo turno, grazie al suo tesoretto di 12,8% voti, sarà quindi il civico Riccardo Nucciotti. L’ex assessore, fuoriuscito dai dem dopo un’indagine per peculato, dopo alcuni giorni di valutazione alla fine ha sciolto le riserve e annunciato il sostegno a Fabbri per il ballottaggio.
Ad Ancona Silvetti contro Simonella
Ad Ancona Daniele Silvetti, candidato del centrodestra per FdI, ‘Silvetti sindaco’, Forza Italia, Lega, ‘Rinasci Ancona’, ‘Civici’ e Udv è stato sorteggiato alla scheda elettorale al numero uno; Ida Simonella, sostenuta dal centrosinistra, con ‘Pd, ‘AnconaFutura’, ‘Diamoci del noi’, Azione-Italia Viva, ‘Ancona Popolare’ e Repubblicani, sarà numero 2: la sfida per il sindaco di Ancona si decide domenica e lunedì prossimi al ballottaggio, dopo un primo turno che ha tenuto l’ex presidente del Parco del Conero al 45,11% e l’assessora uscente della giunta Mancinelli al 41,85%.
Entrambi hanno cercato di confrontarsi con gli altri candidati alla guida della città capoluogo delle Marche per definire gli apparentamenti: c’è riuscito solo Silvetti, che al secondo turno avrà il sostegno della lista civica ‘Ripartiamo dai giovani’, guidata da Marco Battino, il quale porterà in dote il 2,18% del primo turno avendo in contropartita la creazione di un assessorato all’Università, alle Politiche e al Lavoro giovanile, che potrebbe essere affidato proprio a Battino, e la scelta condivisa di “una figura competente e tecnica” come assessore alla Cultura.
Sulla carta, il campo a disposizione di Simonella era più largo, ma non sono stati siglati accordi formali: il M5s (3,64% al primo turno), che già aveva rifiutato l’accordo alla vigilia del voto, lascerà i propri elettori liberi di scegliere; anche Francesco Rubini (6,11%) lascerà libero il proprio elettorato, anche se la civica ‘Altra idea di città’ che l’ha sostenuto, insieme ad ‘Ancona città aperta’, ha messo nero su bianco “l’impossibilità di proseguire qualsiasi interlocuzione politica con la coalizione guidata da Ida Simonella”. Nessun apparentamento nemmeno con Europa Verde (1,69% al primo turno), che pero’ ha chiesto ai propri elettori di andare di votare per il centrosinistra.
A Terni Bandecchi sfida l’assessore uscente Masselli
È una sfida a destra quella per l’elezione del nuovo sindaco di Terni. Orlando Masselli, assessore uscente di Fratelli d’Italia, è il candidato scelto dal centrodestra. Al primo turno ha ottenuto il 35,81%, mentre si è fermato al 28,14% Stefano Bandecchi, presidente della Ternana, patron di Unicusano e coordinatore nazionale di Alternativa Popolare. Un risultato a sorpresa, considerando che il progetto politico intorno al quale si è sviluppata la candidatura di Bandecchi è decisamente nuovo.
Il centrosinistra, con il candidato José Maria Kenny, sostenuto da Pd, Civici Sinistra e Verdi e dalla lista del candidato, si è fermato al 21,94%. Sotto all’11% il candidato del Movimento 5 stelle. Come saranno distribuiti questi voti in occasione del ballottaggio, facendo pendere la bilancia da una o dall’altra parte, saranno solo le urne a rivelarlo perché entrambi i candidati non hanno ampliato la coalizione a loro sostegno.
Nessun apparentamento tanto per Masselli che aveva da subito sottolineato come lo schieramento a suo sostegno era delineato in maniera già ampia e definita, quanto per Bandecchi che della sua volontà di rompere con gli schemi tradizionali della politica ne ha fatto un punto di forza. Altro nodo sarà l’astensionismo, al primo turno ha votato 56,87%, contro il 59,44 della precedente tornata elettorale.
AGI – Il Consiglio dei ministri ha dato il via libera ai “primi provvedimenti” a sostegno della popolazioni colpite dall’ondata di maltempo in Emilia Romagna. Si tratta in primo luogo dell’approvazione dell’estensione dello stato di emergenza alla zone del Riminese, che non erano comprese nella prima ordinanza della protezione civile.
E, in secondo luogo, del varo di un primo decreto, definito “corposo” da Giorgia Meloni, che ha quantificato in “oltre due miliardi di euro” la somma messa a disposizione dal governo per l’emergenza.
La presidente del Consiglio ha illustrato, punto per punto, le misure approvate dal governo, durante una riunione, che si è tenuta al termine del Consiglio dei ministri, con il presidente della Regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, i sindaci, i sindacati e le associazioni di categoria provenienti dalle zone colpite.
“Penso che sia giusto ringraziare tutti i componenti del governo tutti i ministri interessati, hanno lavorato per la fase emergenziale”, ha osservato la premier, nell’intervento di apertura della riunione, trasmesso in diretta sui canali di Palazzo Chigi. “Nella situazione attuale nella quale si trova l’Italia, trovare due miliardi di euro in qualche giorno non è una cosa facile. In passato, interventi di emergenza di due miliardi di euro non so se si erano visti”, ha rivendicato.
Quale ruolo per Bonaccini?
Meloni ha tenuto a ringraziare Bonaccini, il cui intervento è stato trasmesso in diretta, dopo il suo, dalla Presidenza del Consiglio. Proprio il ruolo del governatore dem sembra far discutere la maggioranza, con, da una parte, la Lega contraria ad affidare alcun nuovo incarico a Bonaccini. Sul tema, nei giorni scorsi, era stato freddo il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini. “Non voglio fare torto a nessuno dicendo ‘mi piacerebbe Tizio o Caio'”, aveva risposto il capo leghista, interrogato su un eventuale ruolo di Bonaccini.
In realtà, all’ordine del giorno della riunione governativa non vi erano nomine di Commissari. Bonaccini lo è per l’emergenza in Emilia Romagna, nominato con ordinanza della protezione civile (poi confermata dal Cdm) a inizio maggio, in seguito alla prima ondata di maltempo.
Dopo l’estensione dello stato di emergenza alle zone colpite nelle Marche, che dovrebbe arrivare presto, probabilmente sarà nominato commissario anche il presidente di quella Regione, Francesco Acquaroli (FdI). Dopodichè, superata l’emergenza, si ragionerà e procederà ai provvedimenti relativi alla ricostruzione. E, quindi, alla nomina di un commissario per la ricostruzione. Da Palazzo Chigi si fa notare che un incarico di questo tipo non potrà essere affidato ad alcuno dei due presidenti di Regione, preservando così Bonaccini o Acquaroli da sospetti di interessi di parte, e che dovrà essere nominata una figura ‘terza’. Se c’è quindi una nomina su cui potrebbe voler puntare o fare pressioni la Lega è quella del Commissario per la ricostruzione, fermo restando l’accordo sul fatto che non sarà uno dei due presidenti di Regione.
Le riserve del Carroccio
Nella Lega del resto ogni nuovo incarico a Bonaccini sarebbe stato visto come ‘fumo negli occhi’: da Via Bellerio si imputa al governatore dem una gestione “troppo ideologica e ambientalista” del territorio che ha portato – sempre secondo le stesse fonti – a una manutenzione rischiosa degli argini dei corsi d’acqua in alcune aree, come Faenza.
Sulla necessità che non prevalga la contrapposizione ma lo spirito unitario, Meloni è stata chiara nel suo intervento conclusivo della riunione con gli emiliano-romagnoli e i marchigiani. “In questa fase, sia da parte delle categorie produttive sia da parte dei sindacati, e anche dai livelli istituzionali è arrivato un bel segnale, la collaborazione tipica di chi sa che in queste situazioni si guarda insieme all’obiettivo, si fa con intelligenza, con determinazione e onestà reciproca. Così si possono fare grandi cose – ha detto – Confido che il confronto rimarrà costante anche nella seconda fase, quella della ricostruzione, continueremo a fare questo lavoro insieme”.
I finanziamenti previsti
Per quanto riguarda il provvedimento, i due miliardi di euro del decreto Alluvioni arriveranno sotto forma di finanziamenti a fondi perduto, crediti a tasso agevolato, fondi per l’emergenza, dai contributi dal sovrapprezzo temporaneo di un euro sugli ingressi ai musei, e dalle estrazioni dedicate del Superenalotto e del Lotto.
Confermate, tra l’altro, la sospensione dei versamenti tributari fino al 31 agosto, i procedimenti giudiziari rinviati alla stessa data, la cassa integrazione in deroga fino a 3 mesi coperta per 580 milioni e una tantum fino a 3mila euro per i lavoratori autonomi.
Giovedì arriva Von der Leyen
“Non è importante Bonaccini ma un modo di lavorare, quel modello del terremoto dell’Emilia ha funzionato bene. Il problema non è il nome ma come si vuole lavorare”, ha risposto il governatore emiliano-romagnolo, a chi gli chiedeva delle polemiche sulla sua nomina.
“Abbiamo ottenuto parecchio di quello che abbiamo chiesto, dopo servirà ricostruire. Nel decreto ci sono una serie di misure che vanno nella direzione che avevamo chiesto in maniera unitaria. La ricostruzione sarà determinante, servirà necessariamente una struttura commissariale. Abbiamo proposto un modello, mi auguro la nomina avvenga entro qualche settimana”, ha aggiunto Bonaccini, annunciando per giovedì la visita della presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen.
Le vittime sono 15
Nuova vittima dell’alluvione in Emilia Romagna: è stato rinvenuto il corpo di Fiorenzo Sangiorgi, disperso tra le acque in località Belricetto, Lugo (Ra). Il corpo è stato individuato dai subacquei di Genova e Pescara. È la 15 esima vittima dell’alluvione che ha colpito la regione.