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AGI – “La Giornata nazionale in memoria delle vittime dell’epidemia di coronavirus richiama l’attenzione della nostra comunità sulla terribile prova affrontata in occasione della pandemia e costituisce occasione di vicinanza ai familiari dei tanti deceduti a causa della pervasiva diffusione del Covid-19”. Lo ha affermato il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. “Pagina dolorosa della storia recente del nostro Paese e del mondo intero – ha evidenziato il Capo dello Stato – la crisi è suonata terribile esperienza delle sfide di fronte alle quali può trovarsi l’umanità e di come solo una risposta coordinata a livello globale sia stata in grado di farvi fronte, con l’accelerazione nella messa in opera delle più recenti scoperte della ricerca in cui protagonista è stata l’Unione Europea”. “La memoria collettiva ne è uscita segnata ed è giusto, tuttavia, ricordare come lo sforzo sinergico e solidale delle istituzioni a ogni livello, del personale sanitario, dei volontari e società civile, abbia consentito di arginare un nemico intangibile all’insegna di una rinascita globale”, ha rilevato ancora Mattarella che ha poi concluso: “In questa Giornata la Repubblica commemora le vittime dell’epidemia e rinnova sentimenti di profondo cordoglio a tutti i familiari”.

AGI – Sergio Mattarella ha deposto la corona di alloro sulla tomba del milite ignoto all’Altare della patria in occasione della cerimonia per la Giornata dell’unità nazionale, della Costituzione, dell’inno e della bandiera nazionale. Il capo dello Stato si è poi fermato in un momento di raccoglimento davanti al milite ignoto. Alla cerimonia partecipano i presidenti di Camera e Senato, Lorenzo Fontana e Ignazio La Russa, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, il ministro della Difesa Guido Crosetto, e il capo di Stato maggiore della difesa Giuseppe Cavo Dragone.

Il messaggio del Quirinale

“Il 17 marzo celebriamo il 163° anniversario di nascita del nostro Paese, al quale le battaglie che vi fecero seguito in tutto l’arco del Risorgimento avrebbero consentito di essere finalmente unito. La ‘Giornata dell’Unità Nazionale, della Costituzione, dell’Inno e della Bandiera’, riassume i valori di indipendenza, sovranità popolare, libertà, giustizia, pace, coniugati in oltre un secolo e mezzo di percorso impervio e difficile e mirabilmente riassunti nella Costituzione repubblicana. Generazioni generose furono protagoniste del nostro essere Italia, sino a quelle che, senza esitazioni, seppero scegliere la causa della Liberazione nella Seconda guerra mondiale. E, oggi, Costituzione, Inno degli Italiani e Tricolore simboleggiano la Repubblica Italiana”, si legge nella nota del Quirinale dedicata all’appuntamento. 

 

“Più vero sarà l’ideale della nostra unità, più ricco di opportunità sarà l’avvenire del popolo italiano. Le Istituzioni sono chiamate, per prime, a dare esempio di collaborazione e responsabilità, di unione nel servizio al bene comune. I venti di indipendenza e libertà che attraversarono l’Europa nei secoli scorsi, con le domande di democrazia e giustizia sociale che le hanno accompagnate, hanno trovato nel percorso della integrazione europea la cornice di garanzia. Oggi, siamo di fronte a sfide non dissimili da quelle che vennero affrontate allora.  La crescente e terribile situazione di instabilità caratterizzata da aggressioni sempre più sanguinarie, in Ucraina come in Medio Oriente, minacciano di coinvolgere tutta la comunità internazionale. Queste guerre vanno fermate, affinché si ripristini il rispetto dei diritti umani e del diritto internazionale, a garanzia della vita di ogni popolo”, conclude la nota.

 

Intanto, in occasione della “Giornata dell’Unità nazionale, della Costituzione dell’inno e della bandiera”, da dopo la mezzanotte e per tutta la giornata di oggi, domenica 17 marzo, è in corso l’illuminazione della facciata principale di Palazzo Chigi in piazza Colonna con il Tricolore della bandiera nazionale.

ùAGI –  “È stata messa una rosa di nomi sul tavolo, ma il Movimento 5 Stelle rimane sulla sua posizione”. Cosi’ ai giornalisti il coordinatore regionale dei Cinque Stelle, il deputato Arnaldo Lomuti, al termine della riunione del tavolo del centrosinistra lucano in vista delle Regionali del 21 e del 22 aprile che si è svolta a Potenza. “Abbiamo trovato un candidato civico che viene dal mondo della sanità e sulla sanità il governo Bardi ha un nervo scoperto. È un candidato che ha il nostro appoggio. Abbiamo anche pronte liste. Il Movimento 5 Stelle non cambia posizione”ha concluso Lomuti. 

 

Matteo Salvini spera ancora che Luca Zaia possa candidarsi alle europee. Il segretario leghista da tempo ha chiesto ai governatori più popolari di scendere in campo in vista della consultazione dell’8-9 giugno. Ma, nelle riunioni del consiglio federale, lo stesso Zaia, il lombardo Attilio Fontana e il friulano Massimiliano Fedriga hanno mostrato scetticismo davanti a questa proposta del segretario, obiettando che una loro candidatura di bandiera non sarebbe compresa dagli elettori anche perché toglierebbe tempo all’amministrazione delle rispettive Regioni.

 

Dopo la bocciatura dell’emendamento leghista sul terzo mandato dei governatori, che blocca la ricandidatura di Zaia alle regionali dell’anno prossimo, quindi, Salvini sembra tornare in pressing sull’inquilino di Palazzo Balbi, evocando per lui un imprecisato ruolo in Europa. Non è escluso che il capo della Lega ambisca, per Zaia, a un ruolo di maggiore prestigio, come il commissario europeo, magari all’Agricoltura. Anche se appare veramente difficile che il partito di Giorgia Meloni possa rinunciare a indicare un proprio esponente nel prossimo esecutivo Ue, a maggior ragione se la presidente sarà nuovamente Ursula von der Leyen che i leghisti hanno chiarito che mai sosterranno mentre la premier si’.

 

Mi piacerebbe che Zaia “fosse rieletto in Veneto” ma, se ciò non accadrà, “io un’idea ce l’ho”, scandisce Salvini, da Padova, dove si trova per il tour sulle infrastrutture ‘L’Italia dei si”, proprio insieme al governatore veneto. “Zaia – continua il capo di via Bellerio, assicurando che il Veneto continuerà a “guida leghista” anche nel 2025 – potrebbe fare tutto quello che vuole. Ovviamente lui ama il Veneto. Se portiamo a casa l’autonomia, le Olimpiadi, le ristrutturazioni e altri progetti suoi e della Regione, visto che nei prossimi anni molte iniziative passano per l’Europa, diciamo che sarebbe utile un difensore del Veneto in terra d’Europa”. Netta la risposta del ‘dogè leghista.

 

“Sono concentrato a lavorare per i veneti, mi aspettano anni di attività, al mio futuro penso io. Non ho l’ansia del terzo mandato, e non perdo il sonno per questo”, taglia corto Zaia, che sul limite del doppio mandato ai governatori aggiunge: “Il Parlamento è sovrano e deciderà se continuare a bloccare il mandato a sindaci e governatori e garantirlo invece a tutti gli altri”. Ma, anche sul tema del terzo mandato, Salvini si mostra più arrendevole di altre occasioni. “Se gli altri hanno detto di no, è chiaro che da soli non ce la possiamo fare”, afferma con riferimento alla bocciatura in Parlamento alla proposta leghista, osteggiata anche dagli altri partiti di maggioranza. “Abbiamo fatto tutto il possibile. Se il 90% dei partiti è contro … È da mesi che proponiamo il terzo mandato, nelle commissioni, alla Camera e in Senato. La Lega ha votato da sola perchè il Pd, FdI, FI e M5s hanno votato contro. E siccome in democrazia vincono i numeri …”.

 

Il segretario leghista poi tiene a precisare di avere un ottimo rapporto di “totale sintonia” con Meloni, con la quale dice di aver “messaggiato” anche in mattinata. A chi gli chiede del rischio di “debacle” della Lega alle prossime elezioni europee, Salvini risponde: “Parliamo di cose belle. La Lega crescerà”. E nega l’esistenza di fronde interne nella Lega. “è un attacco giornalistico”, sostiene. Salvini parla a Padova, mentre l’altro vice premier, l’azzurro Antonio Tajani, da Verona, lancia la sfida alla Lega, ormai sorpassata da FI alle regionali in Abruzzo, proponendo la candidatura dello storico avversario di Zaia, l’ex leghista (espulso nel 2015) Flavio Tosi.

 

“Abbiamo un partito forte, una rete organizzativa molto efficiente. Abbiamo anche un leader regionale che può essere benissimo candidato alla presidenza della Regione, mi riferisco a Flavio Tosi”, afferma Tajani. “Vedremo, ne parleremo. Si discuterà, ci metteremo attorno a un tavolo. Noi abbiamo le nostre carte da giocare, con grande rispetto degli alleati. Ma il rispetto che noi abbiamo nei confronti degli altri, deve essere lo stesso rispetto riservato a noi”, continua, ribadendo il ‘no’ di FI al terzo mandato dei governatori “per evitare concentrazioni di potere”.

 

“Salvini non ha nulla da temere, soprattutto da Forza Italia – precisa poi Tajani -. Anche in Abruzzo il risultato della Lega non è stato un risultato negativo. Forza Italia è andata molto bene, ma io non voglio andare a rubare voti a destra di Forza Italia”. Il primo partito ad ambire alla guida del Veneto sarebbe in realtà Fratelli d’Italia, a secco di governatori nelle Regioni del Nord. Ogni discorso sulle candidature alle regionali del prossimo anno è rinviato a dopo le europee, e sarà valutato anche in base ai rapporti di forza tra i partiti che emergeranno dal voto. Piu che alle regionali del 2025, in realtà, sembra che nel partito di Tajani si stia valutando una candidatura di Tosi, eletto con FI alla Camera, nella circoscrizione Nord Est proprio alle europee. Una eventuale candidatura di Tosi in Veneto verrebbe vista come una provocazione dalle truppe leghiste e da Zaia, che a quel punto forse potrebbero davvero organizzare una contro-candidatura avversa a FI e FdI, se lo appoggiassero.

 

Oltre a mostrare apparente arrendevolezza sul terzo mandato ai governatori, Salvini, infine, sembra non avere troppa fretta su un altro tema-bandiera del leghismo, il ddl Calderoli sull’autonomia differenziata. “L’autonomia farà bene a tutta Italia, non solo ai veneti e ai lombardi che l’hanno chiesta e, quindi, noi porteremo a casa nei tempi previsti l’autonomia che serve al Paese. Prima o dopo le europee? Il prima possibile. L’autonomia sarà una riforma epocale per i prossimi cento anni, quindi se arriva il 6 giugno o il 16 giugno l’importante è che arrivi e su questo la maggioranza è compatta”. Le dichiarazioni di Salvini su Zaia sono lette come una pietra tombale sul futuro del governatore dalle opposizioni.

 

“Zaia spedito in Europa a fare il difensore del Veneto? Povero Zaia, se questo è il futuro che gli riserva Salvini – commenta la capogruppo di Alleanza Verdi e sinistra alla Camera Luana Zanella – Salvini parla del Veneto come una terra di conquista, in realtà fa cosi’ in ogni luogo, ha una tendenza a cannibalizzare cio’ che tocca, da Cortina con la pista da bob a Messina con l’assurdo ponte”. “Oggi, a Padova, Matteo Salvini ha definitivamente archiviato l’ipotesi di terzo, o meglio quarto mandato da presidente di Regione, per Luca Zaia”, sostiene la capogruppo dem in Consiglio regionale del Veneto, Vanessa Camani.

 

“Una pietra tombale – prosegue – camuffata dal riconoscimento, quasi rassegnato, che in democrazia vincono i numeri. Ma la democrazia di cui parla Salvini non sta solo nei numeri bensi’ nel fatto che con la bocciatura secca della proposta della Lega si è affermato un principio di alternanza e di non concentrazione del potere per un periodo lunghissimo a una sola persona”. Intanto, la Lega ha ufficializzato, con un messaggio inviato ai parlamentari, l’evento organizzato dal gruppo a Strasburgo ‘Identità e democrazia. Del tutto simile a quello che si è tenuto a Firenze il 3 dicembre, il convegno si intitola ‘Venti di cambiamento, verso un’Europa di cooperazionè ed è in programma il 23 marzo agli Studios romani di via Tiburtina.

 

Invitati tutti i partiti che aderiscono a Id, ovvero il Rassemblement National di Marine Le Pen, i tedeschi di Alternative fur Deutschland, l’Fpo ustriaco, i fiamminghi del Vlaams Belang, i conservatori estoni, il partito popolare danese, Libertà e democrazia diretta del ceco Tomio Okamura, e il Partito per la libertà dell’olandese Geerts Wilders. Ancora la segreteria leghista non ha conferme certe sulle presenze dei leader. Ma non sarebbe in programma una partecipazione di Le Pen: dovrebbe arrivare Jordan Bardella in sua vece, come già successo nel capoluogo toscano. Eventi analoghi, organizzati dalla Lega per Id, dovrebbero tenersi nei prossimi mesi anche a Milano e Bari. 

AGI – La partita sul candidato di centrosinistra in Basilicata è formalmente chiusa, ma il confronto e lo scontro tra le forze politiche protagoniste della lunga trattativa è destinato ad andare avanti e ad allargarsi anche alle elezioni europee. La scelta di Domenico Lecerenza come candidato di Pd, M5s, Avs e +Europa è letta dallo stato maggiore di Azione come un diktat di Conte alla coalizione. “Il fatto politico nazionale è il veto dei Cinque Stelle sulle forze riformiste recepito dal Pd”, sottolinea Carlo Calenda. “Noi non esprimiamo veti”, risponde Conte, “non è nei nostri obiettivi. Nel nuovo corso c’è una politica col sorriso che vuole rispettare gli altri, ma è difficile se devi lavorare con leader che dichiarano che il loro obiettivo non è una competizione san, ma è distruggere il M5s”. Lo ‘strappo’ con Calenda, tuttavia, provoca mugugni anche in quel pezzo di Partito Democratico che ha sempre guardando con poco entusiasmo alla prospettiva di una dialogo serrato con i Cinque Stelle. “Dobbiamo fare tutti gli sforzi fino all’ultimo secondo utile per costruire la coalizione più competitiva possibile. Non ci possono essere veti reciproci, vale per la Basilicata, per le prossime amministrative e in prospettiva per le elezioni politiche”, dice il senatore dem Alessandro Alfieri, che guarda all’area di Stefano Bonaccini.

 

 

Prese di posizione che fanno dire a fonti Pd vicine alla segretaria che non c’è nessuna preclusione a un allargamento della coalizione. Certo, dal Pd ricordano anche che il comportamento di Calenda nelle ore precedenti l’accordo non ha facilitato il dialogo. Prima ha tagliato la strada, assieme al M5s, alla candidatura di Angelo Chiorazzo, poi ha proposto Marcello Pittella e, davanti alla risposta negativa della segretaria, ha fatto sapere che avrebbe reso pubblica la candidatura senza piu’ attendere, aprendo contemporaneamente alla possibilità di sostenere il candidato del centrodestra Vito Bardi. Infine è tornato su Chiorazzo. Troppo anche per chi, come Schlein, ha fatto dell’unità del fronte alternativo alle destre la propria parola d’ordine. E se Alfieri da’ voce ai malumori della minoranza interna, dalla maggioranza dem viene sottolineato che a lavorare all’accordo con le altre forze di coalizione è stata la coppia composta dallo schleniano Igor Taruffi e dal bonacciniano Davide Baruffi.

 

Il fatto che Pd e M5s abbiano trovato il terzo accordo su altrettante regioni, lascia ben sperare chi da tempo è al lavoro al tavolo per il Piemonte. Le interlocuzioni, viene riferito, ci sono sebbene siano ancora “generiche”. Il canale di comunicazione piu’ volte interrotto è attivo. Un intervento dei dirigenti nazionali dei due partiti potrebbe mettere la strada finalmente in discesa Il Pd, in particolare, vorrebbe evitare una conta all’assemblea di sabato che rischierebbe di spaccare il partito piemontese fra sostenitori di Chiara Gribaudo e sostenitori di Daniele Valle. In controluce, dietro l’accordo lucano, è possibile intravedere comunque l’inizio della partita per le europee. Il perimetro della coalizione include, infatti, +Europa. La formazione di Riccardo Magi ed Emma Bonino è ancora faticosamente al lavoro sulla lista di scopo “Per gli Stati Uniti d’Europa” con la quale si cerca di tenere insieme Carlo Calenda e Matteo Renzi – oltre che Psi, Libedem, Radicali e Volt – così da superare la soglia di sbarramento del 4 per cento. Un tentativo che non ha dato finora i suoi frutti e i continui botta e risposta fra il leader di Iv e quello di Azione non alimentano l’ottimismo.

 

Nonostante questo il lavoro va avanti: si è tenuta nella sede di +Europa una riunione tra le forze politiche che hanno partecipato alla Convention per gli Stati Uniti d’Europa, tranne Azione, convocata da Emma Bonino lo scorso 24 febbraio. Erano presenti +Europa, Italia Viva, Libdem Europei, Partito Socialista, Radicali italiani e Volt. Nell’incontro si è discusso “in un clima positivo” della promozione della lista di scopo per gli Stati Uniti d’Europa in vista delle prossime europee, aperta anche ad altre forze oltre a quelle presenti, viene spiegato. Un nuovo incontro è previsto per martedì prossimo. In compenso, il dialogo fra Riccardo Magi e il resto delle opposizioni, soprattutto con il Pd, non è mai stato tanto proficuo. Al punto che Elly Schlein ha accettato l’invito di Magi e Bonino alla convention del 24 febbraio organizzata per far dialogare Renzi e Calenda.

 

Se a questo si aggiunge che alle ultime elezioni politiche +Europa ha ‘rotto’ con Calenda per onorare l’impegno preso con Enrico Letta e il Pd, sarebbe facile intravedere un ‘piano B’ per Magi e Bonino, nel caso naufragasse la lista di scopo. Uno scenario che sembra confermato anche da chi, nel Pd, vede un futuro da candidata nelle liste del Pd per Emma Bonino: una operazione che ricalcherebbe – ironia della sorte – quella messa in campo da Calenda quando nel 2019 si candido’ con il Pd guidato da Zingaretti. In quell’occasione, il simbolo del Pd fece spazio a quello di Siamo Europei voluto da Calenda che, una volta eletto, lascio’ definitivamente il Pd. La storica leader radicale andrebbe a rimpinguare le file dei candidati con cui Schlein intende aprire il partito all’esterno. Per la stessa ragione sembra prendere corpo l’ipotesi di una candidatura alle elezioni europee di Lucia Annunziata come capolista nella circoscrizione Sud, e quella di un altro giornalista, l’ex direttore di Avvenire, Marco Tarquinio, come capolista nella circoscrizione Centro.  

 

AGI – E’ Domenico Lacerenza, 66 anni, il candidato presidente del centrosinistra alle prossime elezioni regionali in programma il prossimo 21 e 22 aprile. Pd e M5S hanno raggiunto in serata un accordo.  Lacerenza è direttore della Struttura interaziendale complessa di Oculistica dell’ospedale San Carlo di Potenza. Il medico, dunque, sarà il candidato alla Presidenza della Regione Basilicata che contenderà il posto da governatore a Vito Bardi, riconfermato dal centrodestra.  “Mi sento responsabilizzato è stato il primo commento di Lacerenza -. Sono onorato del fatto che abbiano ritenuto di puntare su di me e spero di essere all’altezza”.

 

❗️Elezioni Basilicata: c’è l’accordo nel campo largo. Domenico Lacerenza sarà il candidato di PD e M5S, si ritira Chiorazzo @ultimora_pol pic.twitter.com/oNJ30b7Y1v

— Ultimora.net – POLITICS (@ultimora_pol)
March 13, 2024

 

“La formazione civica ‘Basilicata Casa Comune’, il Pd, il M5S, AVS e +Europa hanno chiesto di comune accordo al dottor Domenico Lacerenza – profilo di alto spessore professionale, già Direttore del Dipartimento di chirurgia dell’ospedale regionale ‘San Carlo’ di Potenza – di offrire la sua disponibilità quale interprete di un solido progetto politico e sociale per imprimere una svolta nell’amministrazione della Regione Basilicata”. E’ quanto si legge in una nota congiunta. “L’agenda di governo regionale che propone questa coalizione, forte della candidatura di Lacerenza, prevede in primo luogo di offrire una sanità di qualità a tutti i cittadini lucani: una sfida essenziale per rilanciare un territorio che ha sofferto profondo disagio per ciò che attiene la fruizione del diritto alla salute e il diritto alle cure. Le forze politiche di questo campo progressista ringraziano Angelo Chiorazzo, in rappresentanza di “Basilicata casa comune”, che pure si era reso disponibile a impegnarsi in prima persona per questa sfida, per la sua disponibilita’ a offrire il suo contributo nell’individuazione, di comune accordo, di un candidato unitario. Al dottor Lacerenza, che ha accettato con entusiasmo questa sfida, va il nostro ringraziamento, certi di poter offrire alla intera comunita’ lucana una alternativa di governo, costruita su basi serie, concrete, credibili”. 

 

“Siamo soddisfatti, per aver individuato un candidato che unisce il campo progressista e riformista”: così Giovanni Lettieri, segretario regionale del Pd lucano, all’AGI, commenta la scelta del centrosinistra di candidare Lacerenza alla presidenza della Regione Basilicata alle prossime elezioni. “Siamo felici di aver trovato una sintesi” conclude Lettieri.

 

Chiorazzo, “Lacerenza rappresenta una nuova storia”

 

“Il dialogo di questi giorni ci ha portati al risultato. Il lavoro condotto con la segretaria Elly Schlein e il presidente Conte e’ stato unito in modo virtuoso con il lavoro di semina condotto da Basilicata Casa Comune in questi mesi”. Così Angelo Chiorazzo, commenta la scelta del centrosinistra di candidare Domenico Lacerenza alla presidenza della Regione Basilicata, alle prossime elezioni del 21 e 22 aprile. “L’individuazione di Domenico Lacerenza come candidato presidente del campo progressista corrisponde alla scelta di un profilo civico fortemente impegnato nel sociale, di un profondo conoscitore della sanità lucana e dei suoi problemi, di una persona che ha ritenuto di mettere da parte la sua vita professionale per dare un servizio a questa terra. Tutto ciò è in linea con quella nuova storia che avevamo auspicato, proposto, chiesto. Ora ci attende un lavoro incessante – continua Chiorazzo – per quello che dal principio e’ stato l’unico vero obiettivo del mio impegno diretto in politica: offrire alla Basilicata una classe dirigente nuova e competente, capace di mettere la parola fine alla peggior esperienza di governo della storia della Basilicata, quella di Vito Bardi. Mettiamoci all’opera per risolvere i tanti problemi dei lucani e andiamo, tutti insieme, a vincere” conclude l’imprenditore di Senise (Potenza). 

AGI – Testa e cuore alle europee, senza fare di Piemonte e Basilicata la battaglia della vita. Nel Partito Democratico si moltiplicano le voci di dirigenti che chiedono alla segretaria di non ripetere l’errore fatto in Abruzzo, dove il voto regionale è stato “caricato di una aspettativa eccessiva”. Il risultato è che nella regione il partito ha raddoppiato il consenso e, nonostante questo, si trova a dover fare l’analisi di una sconfitta dell’alleanza, peraltro attesa.

 

I dati che arrivavano al Nazareno fino al giorno prima del voto e che parlavano di una rapida ripresa dei dem erano attendibili, come dimostrato anche dai numeri del voto di lista. Ciò che in pochi si aspettavano è il risultato deludente di M5s e Azione, partiti che messi l’uno accanto all’altro sembrano annullarsi. Certo, all’alleanza larga non c’è alternativa, come ripete Elly Schlein: “Avanti con il campo largo? Assolutamente si’ perché uniti si vince e a volte si perde pure, ma preferisco perdere con le coalizioni che non perdere perché ci si presenta divisi. Uniti si vince e si perde, ma divisi non si gioca nemmeno la partita”.

 

Concentrarsi sulle elezioni europee, dunque, dove ci si conta con il proporzionale e le preferenze, senza coalizioni. È li’ che si definisce il peso vero delle forze politiche. Per questo lo stato maggiore dem è concorde nello spostare la sfida alle destre dal voto regionale, locale e per molti versi civico, a quello europeo, più politico e di valore nazionale. Sulla propria candidatura la segretaria non ha sciolto la riserva, ma nessuno fra i dem dubita che il nome di Schlein sarà in lista. Da capire in quale posizione e se in tutte le circoscrizioni. Per il resto, le candidature sembrano ormai definite. Per non fare da ‘tappo’ alle candidature femminili, Schlein potrebbe candidarsi quarta o quinta in lista in tutte le circoscrizioni. Tra i ricandidabili si fanno i nomi del capodelegazione Pd Brando Benifei, della sua vice Elisabetta Gualmini, di Pietro Bartolo e Camilla Laureti. I dem sperano di portare in lista anche l’ex direttore di Avvenire, Marco Tarquino. Nella circoscrizione Centro sono ai blocchi di partenza Nicola Zingaretti, Matteo Ricci e Dario Nardella. A questi nomi si aggiunge quello del braccio destro della segretaria al Nazareno, Marta Bonafoni. Nella circoscrizione Nord Ovest ci potrebbe essere Cecilia Strada accanto a Stefano Bonaccini, Emanuele Fiano e Pierfrancesco Maran. Spostando lo sguardo alla circoscrizione Nord Est, il responsabile diritti del Pd, Alessandro Zan, è sempre in pole per una candidatura. La segretaria, tuttavia, non sembra avere intenzione di accantonare il nodo regionali.

 

“È più determinata che mai a seguire la strada dell’unità delle opposizioni”, dicono i dirigenti più vicini a Schlein. Una strada lastricata di ostacoli, in Piemonte come in Basilicata. In Basilicata il nodo è tutto interno al Partito Democratico: il gruppo dirigente lucano, infatti, è fermo sul nome di Angelo Chiorazzo, imprenditore sostenuto inizialmente da Roberto Speranza, ma senza il placet di Cinque Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra. Un nome, viene spiegato da fonti parlamentari, in grado di portare voti sia dal centrosinistra che dal centrodestra moderato. Azione, se si concretizzare la possibilità di una candidatura di Chiorazzo, sarebbe pronta a sedersi al tavolo con il Pd. Per il momento, Calenda e i suoi promuovono il nome di Marcello Pittella. Senza pero’ escludere la possibilità di sostenere il presidente uscente e di centrodestra, Bardi: “Un moderato perbene, ma niente è deciso, tutto da verificare”, dice Calenda che sarà nel fine settimana in Basilicata per parlare con i suoi. La prima scelta di Azione, tuttavia, rimane Pittella.

 

“Lui le elezioni le ha già vinte”, spiega Matteo Richetti all’AGI, “Ma nella coalizione che hanno in testa Schlein e Conte non è previsto che il candidato non sia di loro espressione”. Forte dell’investitura ricevuta dalla direzione regionale del Pd appena dieci giorni fa, Chiorazzo ha ribadito a più riprese di non volere fare passi indietro. Chi si sta occupando da vicino del dossier, tuttavia, dice che il nome dell’imprenditore attivo nel Terzo Settore è praticamente superato. Per sciogliere il nodo, i dem contavano su Roberto Speranza, esponente che ha lavorato a stretto contatto con Giuseppe Conte ai tempi del governo giallorosso, con ottimi rapporti con Avs e, soprattutto, lucano doc. L’ex ministro della Salute, però, ha detto a più riprese di non avere intenzione di correre da presidente della Regione. L’incertezza di queste ore unita all’approssimarsi della dead line del 22 marzo, quando dovranno essere presentare le liste elettorali, sta provocando non pochi mal di pancia all’interno del perimetro dell’opposizione. Avs e Azione lamentano uno scarso coinvolgimento nel dossier della candidatura lucana.

 

“Quello che sappiamo lo leggiamo dalle agenzie”, lamenta un parlamentare: “Il Pd e il M5s sono ormai irreperibili”. A scandagliare fonti parlamentari, una delle piste percorribili potrebbe essere quella che porta a Piero Marrese, sindaco di Montalbano Jonico già presidente della Provincia di Matera. Un altro nome che viene fatto è quello di Piero Lacorazza, consigliere regionale e già presidente della provincia di Potenza. Ma nelle ultime ore, fonti lucane del Pd hanno accennato anche alla possibilità di convergere su Giacomo Lasorella, presidente Agcom e già vicesegretario generale della Camera dei Deputati.

 

 

AGI – Il campo dei progressisti? Certo come prospettiva resta, ma la riflessione sul “campo giusto”, come da sempre Giuseppe Conte lo ha individuato, rimane non solo la bussola, la strada maestra da seguire, ma necessita di una riflessione, sempre più evidente, da parte di chi ci sta. Il giorno dopo la sconfitta della coalizione in Abruzzo, con la lista del Movimento che ha totalizzato il 7%, il tema dell’astensione che si è registrata durante quest’ultima tornata elettorale torna centrale tra i pentastellati.

 

Se nel rapporto con il Pd, con cui il dialogo è e resta aperto, non cambia nulla, guai a ragionare, parlando di coalizioni fra progressisti – e fermo restando che la priorità è il progetto su cui fondare l’unione – solo in termini numerici. L’Abruzzo ne è una dimostrazione. Allargare la platea dei partiti non significa diventare più forti. La base dei 5 stelle ne è convinta.

Tra gli attivisti, l’umore si può sintetizzare così: ‘come fa la gente a capire che noi stiamo con Iv di Renzi e con Azione di Calenda che, soprattutto lui, nell’ultima settimana ci ha attaccato sui nostri cavalli di battaglia, dal Superbonus alla politica estera? Dal Pd arriva l’invito a farli partecipare. Noi ci ragioniamo, anche perché sul territorio ci sono esponenti loro con cui parliamo. Ma gli attacchi? Agli occhi della nostra gente rischiamo di passare per schizofrenici. Ecco perché qualcuno non ci ha votato, la riflessione che circola. 

 

Un discorso, questo, che ha trovato grande ascolto anche nella sede di Campo Marzio, dove i vertici del Movimento non sono rimasti “indifferenti” alla “scontrosità” dimostrata da Calenda e dove la scelta dei compagni di viaggio “affidabili” viene ribadita come necessità non eludibile. Nessuna chiusura su alcuni nomi o su persone o su determinate formazioni, certamente, ma idee chiare sui patti che bisogna stringere sui progetti innanzitutto e sulla condivisione dei percorsi.

 

Di fronte, intanto, c’è ancora la competizione in Basilicata e anche lì bisognerà continuare a stare al tavolo dei progressisti ma, si osserva ancora, senza indietreggiare dai principi nelle scelte da fare.
Per M5s, si pone poi un’altra questione. La indicano così alcuni che al Movimento 5 stelle si dedicano fin dagli esordi: ‘abbiamo pagato la nostra coerenza sul terzo mandato. In Abruzzo, vuoi che candidare un Gianluca Castaldi ( già parlamentare e dunque, da statuto, non in corsa per un altro incarico) non ci avrebbe portato quei settemila voti in più? Non la vittoria del centrosinistra ma avrebbe diminuito lo scarto.

 

Il leader del M5s, Giuseppe Conte, oggi ha parlato in chiaro: “La comunità abruzzese con il suo voto ha dato un segnale chiaro, riconfermando il Presidente uscente. Ho appena sentito Marsilio per augurargli buon lavoro per il bene dell’Abruzzo. Ringrazio Luciano D’Amico per il gran lavoro fatto: un candidato serio e competente, con cui dall’opposizione continueremo a porre le basi per i progetti su sanità, ambiente e rilancio tessuto produttivo. Marcheremo a uomo, per il bene dell’Abruzzo, la nuova Giunta e il governo Meloni affinché vengano rispettate le mirabolanti promesse fatte da Meloni e Ministri negli ultimi giorni della campagna elettorale. Registriamo il risultato modesto del Movimento 5 stelle, che ci spinge a lavorare con sempre più forza sul nostro progetto di radicamento nei territori, per convincere a impegnarsi e a partecipare soprattutto i troppi cittadini che non votano più”.

 

“Dobbiamo farlo – ha detto ancora – sulla scia della vittoria ottenuta in Sardegna, che ci ha portato qualche giorno fa a eleggere la prima presidente di Regione M5s della storia, Alessandra Todde. Un segnale da cui ripartire”. 

AGI – L’Abruzzo riconferma Marco Marsilio (centrodestra) alla guida della regione. Quando restano da scrutinare 99 sezioni su 1634, il vantaggio di Marsilio al 53,42% è incolmabile. Lo sfidante Luciano D’Amico (centrosinistra) si ferma al 46,58%. È la prima volta che l’Abruzzo riconferma un Governatore in carica. Marsilio ha costruito la sua vittoria nella provincia dell’Aquila, dove ottiene il 61,14%. Più’ equilibrato il risultato nelle altre province: Marsilio ottiene il 51,49% nella provincia di Pescara, il 51,26% nella provincia di Chieti e soccombe con il 49,67% nella provincia di Teramo.

 

Bene Pd e FI, crolla M5s, male Azione, che paga la scissione con Italia viva. La vittoria del Presidente di centrodestra Marco Marsilio (finora scrutinato il 94% delle sezioni) vede FdI come primo partito in Abruzzo.  L’affluenza si ferma al 52,2%, in calo dello 0,91% rispetto alle precedenti regionali del 2019.

 

  • Fdi: è il primo partito con il 24,05%. Nel 2019 ebbe il 6,5%, alle politiche del 2022 il 27,9%. La lista Marsilio Presidente ottiene il 5,78%.
  • Pd: ottiene un lusinghiero 20,39%. Nel 2019 ebbe l’11,1%, nel 2022 il 16,6%. La lista D’Amico Presidente ha il 7,69%.
  • FI: ha il 13,26%. Nel 2019 ebbe il 9%, nel 2022 l’11,1%.
  • Lega: ottiene il 7,62%. Nel 2019 ebbe il 27,5%, nel 2022 l’8,1%
  • M5s: male il partito di Conte che si ferma al 6,94%. Nel 2019, correndo in solitaria, ebbe il 19,7%. Nel 2022 il 18,5%.
  • Azione: ha il 3,98%. Nel 2022 con Italia viva ebbe il 6,3%.
  • Avs: ottiene il 3,61%. Nel 2019 Leu ebbe il 2,8%. Nel 2022 Avs ebbe il 2,7%.
  • Noi moderati: ha 2,73% dei voti. Nel 2022 ebbe lo 0,7%.
  • Udc: ha l’1,21%. Nel 2019 ebbe il 2,9%.

 

“Marco Marsilio è il primo Presidente nella storia dell’Abruzzo a essere riconfermato dagli elettori per un secondo mandato. Ed è per noi motivo di grande orgoglio che i cittadini abruzzesi abbiano voluto continuare a dargli fiducia, e con lui a dare fiducia al Centrodestra, che si conferma maggioritario. È una fiducia che, come sempre, non tradiremo. Continueremo a lavorare per restituire all’Abruzzo e all’Italia il posto che meritano. Grazie!”. Così in un post social, il presidente del Consiglio dei ministri, Giorgia Meloni.

 
“Il grande successo del centro-destra in #Abruzzo conferma il giudizio positivo dei cittadini sul nostro buon governo. Ottimo il risultato di #ForzaItalia! È una conferma del nostro ruolo fondamentale. Complimenti agli azzurri abruzzesi. Dedichiamo la vittoria a Silvio Berlusconi”. Queato il commento su X del vicepremier e leader di FI Antonio Tajani.
 

I festeggiamenti di Marsilio

Esordisce, accolto da vera e propria calca del ‘circo mediatico’, spiegando che “avevo anticipato che oggi l’unica sarda a festeggiare sarebbe stata mia moglie”, allusione alla campagna in trasferta di Alessandra Todde, e annuncia che “avevo detto anche entro le due li avremmo mandati a dormire con 10 punti di distacco”. Marco Marsilio parla nella notte fuori del suo Comitato elettorale e ‘chiama’ la vittoria, sottolineando che la prima conferma di un presidente uscente della Regione Abruzzo “è un privilegio per cui rivolgo un profondo ringraziamento agli abruzzesi”. “È caduto un altro muro”, rivendica. 

 

“Il popolo abruzzese ha scelto di conferirmi l’onore di guidare la regione per altri 5 anni. Mai nei 30 anni precedenti un’amministrazione uscente era stata riconfermata per un secondo mandato. È stata scritta una pagina di storia e abbattuto un altro muro” 

 

“Il campo largo non era il futuro dell’Abruzzo e non sarà neanche quello del Paese”, sottolinea l’esponente FdI.  “Qualcuno ci ha sottovalutato e ancora a mezzanotte parlava di un testa a testa che non è mai esistito se non nei sogni di chi ha provato a raccontare un altro Abruzzo, non quello che hanno scelto gli elettori”. 

 

 

Affluenza al voto più bassa di sempre

È la più bassa di sempre l’affluenza al voto, pari al 52,2%, registrata oggi in Abruzzo. Nel 2008 gli abruzzesi tornarono al voto dopo la caduta della Giunta per alcuni arresti legati all’inchiesta sulla sanità e, nonostante un clima di sfiducia verso la politica, si registrò il 52.98%. Nel 2014 invece l’affluenza raggiunse il 61.57%, mentre tra il 1970 e il 1980 le percentuali erano state sopra l’80%.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

AGI – Sono 1.208.276 gli abruzzesi (592.041 uomini e 616.235 donne) chiamati al voto per l’elezione del presidente della Regione e per il rinnovo del Consiglio regionale. I dati si riferiscono al censimento effettuato al 15 giorno antecedente il giorno delle votazioni. Si vota, dalle ore 7 alle 23, in 305 Comuni abruzzesi. I seggi elettorali sono 1.634, di cui 13 ospedalieri. Lo spoglio prenderà il via subito dopo la chiusura dei seggi. In Abruzzo non è previsto il secondo turno di ballottaggio: vince il candidato alla carica di presidente che ottiene il maggior numero di voti validi. Il Consiglio regionale, cosi’ come previsto dalla L.R. n. 9/2013, sarà composto da 31 membri, di cui sette consiglieri per ciascuna circoscrizione dell’Aquila, di Teramo e di Pescara, e otto consiglieri per quella di Chieti. Oltre ai 29 consiglieri eletti nelle liste circoscrizionali, entrano a far parte di diritto dell’Assemblea, il presidente eletto e il candidato alla carica di presidente che ha conseguito un numero di voti validi immediatamente inferiore.

 

 

In Abruzzo si sfideranno Marco Marsilio (Fdi), presidente della Regione uscente, ricandidato dalla coalizione di centrodestra, e per il centrosinistra Luciano D’Amico, ex rettore dell’università di Teramo, che guida il cosiddetto detto campo larghissimo. In totale sono 12 le liste in campo: per il centrodestra Fdi, Forza Italia, Lega, Lista civica Marsilio presidente, Noi Moderati, Udc-Dc; per il centrosinistra Pd, M5S, Azione, Alleanza Verdi e Sinistra – Abruzzo Progressista solidale, Abruzzo insieme e Riformisti e civici.

 

 

Nella sede della Regione all’Aquila – Palazzo Silone – via Leonardo da Vinci n. 6, è allestita una sala stampa dedicata che resterà aperta dalle 15 alle 17 di sabato 9 marzo e, dalle 10 di domenica 10 marzo fino all’arrivo dei dati ultimi relativi allo spoglio. Le varie fasi elettorali saranno documentate anche attraverso la diretta streaming a cura del Servizio Relazioni esterne e comunicazione della Giunta con riferimento ai dati ufficiosi elaborati dalla Piattaforma ‘Eligendo’, messa a disposizione dal ministero dell’Interno su specifico Accordo con la Regione Abruzzo. I dati ufficiali saranno comunque quelli comunicati dalla Corte d’Appello dell’Aquila, all’esito delle relative operazioni. È previsto il collegamento dal portale della Regione Abruzzo all’indirizzo www.regione.abruzzo.it, sul profilo ufficiale Facebook e sul canale Youtube. Al Piano ‘zero’ di Palazzo Silone saranno a disposizione per i giornalisti delle testate giornalistiche accreditate, spazi adibiti ai collegamenti televisivi, con dotazione tecnica di luci e sfondi, corner attrezzati e postazioni destinate al lavoro dei redattori. 

 

AGI – David Parenzo contestato all’università La Sapienza di Roma. A darne notizia lo stesso giornalista sulla sua pagina Instagram: “Non posso parlare, perché c’è un gruppo di collettivi che non mi vogliono far parlare, dicono ‘un sionista non può parlare'”, afferma Parenzo. Il giornalista si trovava all’università per un evento quando, un gruppo di studenti pro-Palestina, ha iniziato a contestarlo. “Siamo bloccati dentro un’aula e non possiamo uscire”, scrive ancora Parenzo. 

La solidarietà delle istituzioni

“Esprimo la mia ferma condanna per quanto avvenuto alla Sapienza dove alcuni giovani dei centri sociali hanno violentemente contestato il giornalista David Parenzo impedendogli di prendere la parola al convegno organizzato dal movimento studentesco Azione universitaria”, afferma il Presidente del Senato Ignazio La Russa. “Si tratta di un episodio molto grave avvenuto oltretutto laddove il confronto tra idee diverse dovrebbe essere sempre promosso e tutelato. A David Parenzo la mia sincera solidarietà”, aggiunge.

 

 “Piena solidarietà a David Parenzo per il violento attacco subito. È grave e antidemocratico il tentativo di soffocare una voce, ancor più in un luogo di confronto libero e di cultura come l’università. Esprimo la mia vicinanza al giornalista e la condanna per gli insulti che gli sono stati rivolti”, afferma il Presidente della Camera, Lorenzo Fontana. Messaggi di analogo contenuto sono giunti sia da esponenti della maggioranza (come Roscani di FdI e il ministro del Turismo, Santanché) che dell’opposizione (come Ruotolo del Pd e Boschi di IV).