Ultime News
Share on FacebookShare on Google+Tweet about this on TwitterEmail this to someone

AGI – Una foto di famiglia variegata, in cui compaiono storici alleati politici ma anche “amici” con cui costruire un dialogo, per scardinare il ‘sistema’ e attaccare l’attuale esecutivo europeo. È l’immagine che mandano da Firenze i sovranisti di Identità e democrazia, il gruppo cui aderiscono, tra gli altri, Marine Le Pen, la Lega di Matteo Salvini, la tedesca Alternative fur Deutschland e l’olandese Geert Wilders.

Id tenta di rinsaldarsi in vista delle elezioni europee e prova ad allargarsi al contributo di altre formazioni. Anche se solo i consensi e i successivi negoziati per costruire alleanze potranno dire se il gruppo sopravviverà al voto di giugno 2024. Alla Fortezza da Basso fiorentina va in scena la sfilata dei leader euroscettici mentre il padrone di casa Salvini torna a inviare un avvertimento agli alleati italiani di governo.

L’esecutivo di Giorgia Meloni “non è in discussione”, durerà “fino al 2027”, premette il vice premier leghista, ma Fratelli d’Italia e Forza Italia commetteranno un “errore fatale” se decideranno di allearsi con forze non di centrodestra in Europa, sarà una grande “occasione mancata”. Salvini si dichiara ancora una volta contro “l’inciucio” con i socialisti, che, a suo avviso, sembra “preparare” il commissario Ue Paolo Gentiloni con le sue dichiarazioni. Ma il leghista non risparmia neanche l’alleato di governo Antonio Tajani, che “sbaglia” quando non esclude un’alleanza bis tra socialisti e Popolari (quest’ultimo il gruppo cui aderisce storicamente FI).

Solo il centrodestra unito anche in Europa, torna a ripetere il ministro delle Infrastrutture, “può vincere e liberare Bruxelles da chi la sta occupando abusivamente per proprio interesse personale”. L’attacco alla burocrazia e all’attuale esecutivo Ue è un fil rouge che percorre tutti gli interventi dell’evento ‘Free Europe’. Mentre, in altre parti della città, vanno in scena le due contromanifestazioni. La prima, in mattinata, è organizzata dalla rete democratica, con tante bandiere dell’Ue, e vi partecipa il sindaco Dario Nardella. Nel pomeriggio, si tiene invece il corteo dei centri sociali aperto dallo striscione ‘Firenze è anti-fascista’.

All’evento di Id, il leader del partito romeno Aur George Simion – che però è stato invitato come ospite e spiega di aver fatto richiesta fin dal 2020 di adesione ai Conservatori europei – arriva a paragonare l’Unione europea all’inferno dantesco. “Noi ora vogliamo passare al Purgatorio e poi al Paradiso”, dice, dopo aver definito Ursula von der Leyen e Frans Timmermans come “pazzi e malati”. Non è molto più cauta Le Pen, nel videomessaggio inviato all’amico Matteo.

Per la presidente della commissione Ue, attacca la leader del Rassemblement national, l’immigrazione irregolare “è un progetto, non un problema”, la commissione porta avanti un “modello di annientamento dell’identità dei popoli europei”. La nostra vittoria in Olanda, scandisce, dal canto suo, Wilders, nel filmato inviato al convegno, sarà un “terremoto politico per i pesi massimi in Europa” e “l’inizio di vittorie elettorali” in altri Paesi.

Tra i più duri il co-leader di Afd, Tino Chrupalla, che arriva a definire von der Leyen come la “persona più pericolosa d’Europa”, oltre a parlare di “schiavitù” dell’obbligo vaccinale imposto dalle “elite” e di Ucraina “da fermare” perché “non può vincere la guerra”. Le conclusioni dell’evento sono affidate a Jordan Bardella, giovane presidente del partito di Le Pen e a Salvini. Il francese, che pronuncia il suo intervento in italiano in omaggio alle sue origini, avverte come “l’Unione europea sia diventata un pericolo che cerca di imporre ai popoli la decrescita con la ripartizione dei migranti”.

Infine, il segretario leghista, davanti a tutto lo stato maggiore del partito in platea (compresi il presidente della Camera Lorenzo Fontana, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti e i governatori leghisti Luca Zaia e Massimiliano Fedriga), tiene e citare il passaggio dell’Antico Testamento che narra la sfida di Davide a Golia. Nell’iconografia ‘salviniana’ il ruolo di Golia è interpretato dai “banchieri, dai burocrati” e dai “tecnocrati massoni”. “Oggi qua a Firenze sono convenute donne e uomini che, armati di buonsenso, coraggio e fede sconfiggeranno un gigante che è il primo nemico dell’Europa. Noi dei Golia-Soros”, avverte con riferimento al banchiere e filantropo ungherese, “non abbiamo paura, di chi finanzia la distruzione della nostra civiltà non abbiamo paura”. E a Salvini arrivano i “saluti” e gli “auguri” di Viktor Orban. “I venti del cambiamento sono a Firenze”, sentenzia il primo ministro ungherese. 

AGI – “Ancora numerosi sono gli ostacoli all’esercizio di diritti fondamentali in ambito sociale, politico, lavorativo ed economico. La superficialità con cui si utilizzano sui ‘social media’ espressioni che offendono la sofferenza di tante persone e famiglie che si ritrovano sempre più da sole a dover combattere il fenomeno dell’esclusione sociale, è inaccettabile”. Lo afferma il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione della Giornata Internazionale delle Persone con Disabilità. Tutti devono “contribuire a costruire un presente più inclusivo e accessibile” per le persone con disabilità anche superando “pregiudizi e stereotipi”, ha aggiunto il capo dello Stato.

“È necessario cambiare la prospettiva con cui si guarda alla disabilità, superando pregiudizi e stereotipi di cui milioni di persone sono ancora vittime. Si tratta di persone sulle cui potenzialità dobbiamo investire perché le loro abilità, la loro resilienza, creatività e forza di volontà sono una risorsa per tutti noi. Le persone con disabilità – ricorda il Capo’ dello Stato – chiedono di poter vivere in modo indipendente. Di andare a scuola, lavorare, divertirsi. Semplicemente di poter vivere con dignità esercitando i propri diritti. È una questione che riguarda ciascuno di noi, personalmente e come comunità, per contribuire a costruire un presente più inclusivo e accessibile a tutti”. 

Mattarella, riconoscere il valore del sostegno alle famiglie

“Nel nostro Paese le famiglie rappresentano, da sempre, il principale sostegno per le persone con disabilità, impegnate in sfibranti battaglie per cercare di sopperire alle carenze assistenziali e sociali a cui i loro cari sono esposti. Abbiamo il dovere di riconoscere l’enorme valore di coloro che si prendono cura dei propri cari, trovandosi spesso a dover rinunciare al lavoro, alle proprie aspirazioni”, afferma Mattarella.

AGI – Il premier ha inviato una lettera di condoglianze ai genitori di Indi Gregory nel giorno dei funerali della bambina inglese di otto mesi morta lo scorso 13 novembre. Indi, gravemente malata, era stata al centro di una battaglia giudiziaria sull’opportunità di interrompere i trattamenti vitali

“Abbiamo fatto tutto quello che potevamo, tutto il possibile. Purtroppo non è bastato. Buon viaggio piccola Indi”, scrisse allora il presidente del Consiglio sui suoi social, appreso il decesso.

Ora il messaggio verso i genitori della piccola, Dean e Claire definiti “un esempio”. 

Caro Dean, cara Claire,

oggi avete accompagnato la vostra piccola per l’ultima volta. Indi ha vissuto su questa terra poco più di otto mesi. Poco, troppo poco, ma tanto è bastato a vostra figlia per ricordare al mondo che ogni vita, ogni singola vita, anche la più imperfetta per i canoni del mondo, è un tesoro da custodire. Da proteggere. Da salvare. Fino all’ultimo istante.

Indi ha vissuto quasi tutta la sua vita in un letto di ospedale. Eppure Indi ha vissuto una vita piena. Si è lasciata amare e ha amato. Ha illuminato chi le stava accanto, ha riempito di senso la vostra vita. E quella di tantissimi altri.

Oggi abbiamo salutato la vostra, la nostra, piccola leonessa. L’Italia è la sua seconda Patria e consideriamo Indi parte della nostra famiglia, un po’ come la più piccola di casa da coccolare.

Da oggi non sarà più tra le vostre braccia e non potrete più rimanere incantati davanti al suo sorriso, ma Indi continuerà a vivere. Perché, come ci ha insegnato Chiara Corbella Petrillo, siamo nati e non moriremo mai più.

Dean e Claire, siete un esempio. E noi vi vogliamo bene.

Giorgia Meloni

AGI – Fratelli d’Italia è stabile al 29% dei consensi, quasi dieci punti in più del Pd, che conferma il suo dato peggiore (19,3%) dalla vittoria di Elly Schlein alle primarie. Ma il M5S non sembra beneficiarne, perdendo mezzo punto e scendendo sotto il 16% per la prima volta da luglio. Bene invece la Lega che rimbalza nuovamente sopra il 9%. Ecco i dati più significativi della Supermedia di questa settimana. Nel complesso il centrodestra cresce di quasi un punto in 14 giorni.

SUPERMEDIA LISTE

FDI 29,0% (=)

PD 19,3% (-0,1)

M5S 15,75% (-0,5)

Lega 9,3% (+0,5)

Forza Italia 7,4% (+0,2)

Azione 3,9% (+0,3)

Verdi/Sinistra 3,4% (-0,1)

Italia Viva 3,0% (+0,1)

+Europa 2,5% (=)

Italexit 1,7% (-0,2)

Unione Popolare 1,4% (+0,2)

Noi Moderati 1,3% (+0,1)

SUPERMEDIA COALIZIONI 2022

Centrodestra 47,0% (+0,8)

Centrosinistra 25,2% (-0,2)

M5S 15,7% (-0,5)

Terzo Polo 6,8% (+0,2)

Italexit 1,7% (-0,2)

Altri 3,6% (-0,1)

NB: le variazioni tra parentesi indicano lo scostamento rispetto alla Supermedia di due settimane fa (16 novembre 2023)

NOTA: La Supermedia YouTrend/Agi e’ una media ponderata dei sondaggi nazionali sulle intenzioni di voto. La ponderazione odierna, che include sondaggi realizzati dal 16 al 29 novembre, è stata effettuata il giorno 30 novembre sulla base della consistenza campionaria, della data di realizzazione e del metodo di raccolta dei dati. I sondaggi considerati sono stati realizzati dagli istituti Eumetra (data di pubblicazione: 23 novembre), Euromedia (19 novembre), Quorum (27 novembre), SWG (20 e 27 novembre) e Tecne’ (18 e 25 novembre). La nota metodologica dettagliata di ciascun sondaggio considerato è disponibile sul sito ufficiale www.sondaggipoliticoelettorali.it

AGI – Un duello televisivo non è all’ordine del giorno, ma fra Elly Schlein e Giorgia Meloni qualcosa potrebbe essere organizzato prima delle europee. Alcuni timidi contatti fra gli sherpa di FdI e Pd sarebbero già avvenuti, a sentire fonti dem in Parlamento. Ma si è trattato più di contatti esplorativi a cui non sono seguiti, fino a oggi, inviti o ipotesi di confronto.

Elly Schlein non si sottrarrebbe: “Sono sempre pronta al confronto”, dice. La segretaria dem predilige l’Aula parlamentare, come ha spiegato in passato. La prima e unica occasione di confrontarsi pubblicamente con Meloni c’è stata solo durante le comunicazioni della premier del 15 marzo scorso, dopo il naufragio di Cutro. Lontane dalle telecamere, poi, Schlein e Meloni si sono viste a Palazzo Chigi, quando la premier ha ricevuto le opposizioni per discutere di salario minimo.

Un tema, tra l’altro, rimasto terreno di scontro fra i rispettivi partiti, con la scelta della maggioranza di affossare la proposta delle opposizioni per presentare una legge delega al governo, dal contenuto molto diverso: “Un antipasto di premierato, la direi cosi'”, osserva Schlein aggiungendo di non essere delusa da Meloni perché “quando le aspettative stanno a zero, non c’è la possibilità di rimanere delusi.

“In un momento in cui l’inflazione morde alle caviglie le categorie più deboli, come si fa a voltare loro le spalle? Evidentemente a loro sta bene che ci sia il lavoro povero in Italia”, attacca la leader dem. Nemmeno una eventuale partecipazione ad Atreju avrebbe visto Meloni e Schlein sullo stesso palco visto che, come rivela la stessa Schlein, alla festa di FdI non era previsto il confronto, “non è così che l’hanno messa quando mi hanno invitato”.

Dunque, “ho rifiutato di andare ad Atreju e confermo che non c’è un ripensamento su questo. Il confronto ci sarà in Parlamento”, spiega la segretaria. “Questo non vuol dire che su alcuni temi specifici non ci possano essere confronti, lo dico da questa estate. Chiedo a Meloni, almeno sulla violenza di genere, di fare un confronto per un passo in avanti”. Rimane da capire a chi tornerebbe più utile un faccia a faccia. In gioco, infatti, non ci sono soltanto i consensi, ma i voti delle prossime elezioni europee.

A scandagliare fonti parlamentari, la leader dem sarebbe in attesa di una mossa della premier: “Se Meloni si dovesse candidare lo farebbe anche Schlein“. Partirebbe così una corsa a due che, quasi sicuramente, avrebbe come momento di svolta un confronto televisivo. Rimane da capire a chi delle due gioverebbe di più questo confronto. I dem sono divisi fra chi è convinto che polarizzare lo scontro faccia bene alla segretaria e chi, al contrario, ritiene che Meloni abbia tutto da guadagnare nell’ingaggiare un duello con una competitor stretta fra alleati riluttanti, i Cinque Stelle, e un partito tutt’altro che monolitico, sebbene le correnti sembrino al momento “narcotizzate”, per dirla con una fonte dem.

A quest’ultima scuola di pensiero si iscrive anche il leader di Italia Viva, Matteo Renzi convinto che un faccia a faccia televisivo tra Elly Schlein e Giorgia Meloni “serve più alla premier per radicalizzare lo scontro. Forse anche a Elly. Ma la sinistra deve scegliere cosa fare da grande. Dopo di che in bocca al lupo a Elly Schlein, in bocca al lupo a Giorgia Meloni”.

Al momento, quindi, ci si deve accontentare di un confronto a distanza e in differita, sebbene di pochi minuti. Meloni e Schlein sono state ospiti di Bruno Vespa, per una puntata tematica di Porta a Porta tutta dedicata alla lotta alla mafia e alla criminalità organizzata. Ma la leader dem ha messo piede negli studi di via Teulada alle 16,30, mentre la presidente del consiglio solo un’ora e mezza dopo, quando Schlein era già tornata al Nazareno.

È dal quartiere generale che la segretaria ha ripreso a cannoneggiare su Palazzo Chigi. Prima su Dalmastro, con il rinvio a giudizio del sottosegretario per rivelazione di segreto per il caso Cospito: “Penso che sia molto grave”, dice Schlein: “Al di là della vicenda giudiziaria, c’è stato il rinvio a giudizio e la vicenda giudiziaria farà il suo corso, a me interessa soprattutto l’aspetto politico: sia il ministro Nordio e poi Giorgia Meloni hanno difeso Delmastro sostenendo che quegli atti non fossero coperti da segreto. Ora il Gup, il giudice e i Pubblici ministeri hanno confermato invece che si tratta di atti coperti da segreto. Non esiste uno scenario in cui Delmastro sia adeguato al ruolo che ricopre”, spiega ancora: “O era consapevole di aver passato a Donzelli atti coperti da segreto, e in questo caso è nel posto sbagliato, oppure non era consapevole e quindi è del tutto inadeguato al ruolo che ricopre”. Quindi la frecciata a Meloni: “Vorrei capire cosa ne pensa Meloni e cosa ne pensa il ministro Nordio. Anche perché aveva parlato lei per prendere le difese di Delmastro”. 

AGI – Dalla stretta sui condannati all’espulsione degli immigrati irregolari ‘pericolosi’. Dall’aumento della capienza dei centri per migranti alle nuove norme sui minori non accompagnati, la cui età andrà stabilita anche attraverso radiografie, fino alla stretta sui richiedenti asilo.

Sono le novità contenute nel decreto Migranti, il nuovo e terzo provvedimento d’urgenza sul fronte immigrazione varato dal governo dopo il cosiddetto decreto Cutro, arrivato all’indomani del naufragio al largo delle coste calabresi. Incassato il via libera della Camera (con i soli voti del centrodestra), durante il cui esame sono state apportate diverse modifiche al testo iniziale licenziato dal Cdm, il decreto passa ora all’esame del Senato per l’approvazione definitiva, che deve avvenire entro il 4 dicembre.

 

Con 162 voti favorevoli, 106 contrari e 2 astenuti, la Camera ha approvato il disegno di legge recante disposizioni urgenti in materia di #immigrazione e protezione internazionale, nonché per il supporto alle politiche di sicurezza e la funzionalità del Ministero dell’interno. pic.twitter.com/bqYydH6JKU

— Camera dei deputati (@Montecitorio)
November 28, 2023

Il decreto per punti: 

Stretta sugli ingressi dei condannati

Il decreto prevede che non sia ammesso l’ingresso in Italia dello straniero che risulti condannato, anche con sentenza non definitiva, per il reato di lesione personale commesso contro persona incapace, per età o infermità, che causi una malattia superiore a venti giorni, nonchè per i reati relativi a pratiche di mutilazione genitale femminile e per il reato di deformazione dell’aspetto della persona mediante lesioni permanenti al viso, previsti dal codice penale.

Espulsione per ordine pubblico e sicurezza

Il decreto interviene sulla disciplina dell’espulsione dello straniero per gravi motivi di ordine pubblico o sicurezza dello Stato, a cui si affiancano i gravi motivi di pubblica sicurezza. Si incide sull’espulsione dei titolari di permesso di soggiorno Ue di lungo periodo. È il ministro dell’Interno l’autorità deputata a decretare l’espulsione dello straniero di lungo periodo che costituisce una minaccia per l’ordine pubblico o per la sicurezza dello Stato mentre, nei casi in cui ricorrano gravi motivi di pubblica sicurezza, l’espulsione è disposta dal Prefetto. Si modifica poi la disciplina de diritto di difesa dello straniero sottoposto a procedimento penale che sia stato espulso prevedendo che il Questore ha la facoltà di negare l’autorizzazione al rientro in Italia qualora la presenza dell’interessato possa procurare gravi turbative o grave pericolo all’ordine pubblico o alla sicurezza pubblica.

Più controlli sui visti

Si potenziano i controlli sulle domande di visto di ingresso. Si autorizza l’assegnazione fino a 20 unità di personale dei ruoli degli ispettori e dei sovrintendenti della Polizia di Stato, presso le rappresentanze diplomatiche o gli uffici consolari.

Minori non accompagnati:

Il decreto introduce alcune novità in materia di accoglienza dei minori stranieri non accompagnati nonchè di accertamento dell’età nell’ambito della procedura di identificazione del minore. In particolare, in tema di accoglienza, si estende da 30 a 45 giorni il tempo massimo di permanenza dei minori nelle strutture governative di prima accoglienza a loro destinate. Si consente di realizzare o ampliare i centro di accoglienza per minori, in deroga al limite di capienza, nella misura massima del 50 per cento e si prevede che in situazioni di momentanea mancanza di strutture di accoglienza per minori, incluse quelle temporanee, il prefetto dispone l’inserimento del minore di età non inferiore a sedici anni in una sezione specifica dei centri di accoglienza per adulti, per un periodo massimo di novanta giorni, prorogabili di ulteriori sessanta. Si introduce inoltre la possibilità per il giudice di disporre l’espulsione come sanzione sostitutiva in caso di condanna del presunto minore per il reato di false dichiarazioni sull’età. è introdotta la possibilità per l’autorità di pubblica sicurezza, in presenza di arrivi consistenti e ravvicinati, di ordinare l’effettuazione di misurazioni antropometriche o di altri esami sanitari, inclusi quelli radiografici, al fine di determinare l’età del minore.

Deroga ai limiti di capienza dei centri

Si introduce la possibilità di derogare, a determinate condizioni, ai limiti di capienza previsti per i centri governativi di accoglienza e nelle strutture temporanee di accoglienza.

Più forze armate per ‘strade sicure’

viene incrementato il contingente di personale delle Forze armate dell’operazione “Strade Sicure” di 400 unità fino al 31 dicembre 2023 al fine di rafforzare i dispositivi di controllo e sicurezza dei luoghi ove insistono le principali infrastrutture ferroviarie del Paese.

Stretta sui tempi per i ricorsi

Viene ridotto da 30 a 15 giorni, e da 60 a 40 giorni per i residenti all’estero, il termine ultimo per presentare ricorso contro l’espulsionedi chi è in possesso di permesso di soggiorno Ue di lungo periodo.

AGI – Il ministro Guido Crosetto, in missione a New York dove ha partecipato a incontri all’Onu, non vede nello stralcio del test psico-attitudinale per i magistrati nella riforma della giustizia, un segnale per “calmare le acque” dopo le polemiche legate alla dichiarazione del ministro che, in un’intervista al Corriere della Sera, aveva parlato di presunti tentativi di una corrente della magistratura di contrastare il governo.

“Mi sto chiedendo da un giorno e mezzo – ha risposto – che cosa ci fosse da calmare in un’intervista in cui ho detto quasi un’ovvietà. Non so cosa sia stato stralciato, non mi occupo di giustizia ma di difesa”. E ancora: “Probabilmente  ho sbagliato a parlare di domenica, non avevano altri argomenti, hanno utilizzato un passaggio di un’intervista che è stata molto più dura in altri settori”.

In Italia ogni tanto si formano bolle per riempire il vuoto politico, stavolta sono stato oggetto io, ma va bene così, non ha cambiato i miei programmi, infatti sono qui a parlare di cose più serie”

Il ministro della Difesa non teme per la stabilità del governo. “No, assolutamente no – ha risposto alle domande dei giornalisti – per nulla. I governi si poggiano in un sistema democratico e si basano sulla maggioranza parlamentare e mi pare che questo governo abbia una solidissima maggioranza parlamentare, e poi si basano sulla reale forza di un’alternativa, che in questo momento non mi pare di intravedere dal punto di vista politico”. l ministro della Difesa Guido Crosetto è comunque “pronto a riferire in Parlamento” riguardo il caso aperto con le sue dichiarazioni al Corriere della Sera.

Se interessati, incontrerei molto volentieri il Presidente dell’associazione Magistrati Santalucia ed il suo direttivo per chiarire loro le mie parole e le motivazioni.
Così capiranno che alla base c’è solo un enorme rispetto per le istituzioni. Tutte. Magistratura in primis.

— Guido Crosetto (@GuidoCrosetto)
November 27, 2023

La missione all’Onu

L’Italia ha proposto al segretario generale dell’Onu Antonio Guterres di sviluppare un ruolo maggiore nelle operazioni di peackeeping Onu. “Italia e Onu hanno sempre cooperato” ha ricordato Crosetto. “Ho confermato la nostra volontà di continuare a partecipare, anzi, a poter sviluppare un ruolo maggiore nell’Onu nelle aree di principale crisi che ci preoccupano di più, quindi Gaza e Ucraina”.

“Il rischio di un allargamento del conflitto c’è sempre, io sono contento in questi giorni di questa tregua e del rilascio degli ostaggi. L’Italia ha avuto una parte importante anche su questa linea. Si è fatta promotrice di un dialogo attraverso il Qatar che portasse alla liberazione degli ostaggi“, ha aggiunto.

“Ciò che ho chiesto nella mia visita in Israele – ha specificato, è che occorre che ci sia una differenza tra gli stati democratici, gli stati di diritto e le organizzazioni terroristiche anche nel combattere la guerra. Le guerre si combattono tra i professionisti delle guerre e si lasciano fuori i civili. Un conto è Hamas, che è un’organizzazione terroristica che ha come scopo la distruzione di Israele, un altro è il popolo palestinese, che ha diritto di vivere”.

Il ruolo della cybersecurity

“La cybersecurity è uno dei fronti su cui noi ci giochiamo il futuro, la sicurezza. È difficile farlo capire a molti cittadini, ma lo capirebbero se un attacco cyber, per esempio, togliesse la memoria dell’Inps e per un mese o due non si pagassero le pensioni o se uno si trovasse senza conto corrente perché è salta la memoria di una banca o senza luce perché hanno disattivato una centrale elettrica”. Questo è un altro dei temi toccati da Crosetto nella sua visita all’Onu. 

“Tutti i giorni abbiamo un attacco cyber – ha aggiunto – e tutti i giorni noi cerchiamo di difenderci, e siamo obbligati a investire se vogliamo dare un futuro anche economico, oltre che tecnologico, al nostro Paese, e lo stiamo facendo”, conclude.   

AGI – “Mi dispiace che la manifestazione di ieri di Roma, che poteva essere una grande occasione, sia stata sprecata per motivi ideologici”. Eugenia Roccella, ministra per la Famiglia, la natalità e le pari opportunità, rinfocola  le polemiche sul corteo promosso da “Non una di Meno” nella giornata internazionale contro la violenza sulle donne, giudicando “grave” la ‘presenza’ della “questione palestinese” così da “inquinare” con la “troppa partigianeria politica” la mobilitazione. 

Le bandiere palestinesi tra le migliaia a sventolare nella marea fucsia che ha riempito ieri la Capitale per dire basta ai femminicidi, diventano così un caso politico. Con Fratelli d’Italia compatta nel chiedere ad Elly Schlein e a Maurizio Landini (entrambi presenti alla manifestazione di Roma) di “dissociarsi” dai cori “pro-Hamas”.

Roccella concorda con il pensiero della “filosofa femminista” Adriana Cavarero: la chiamata per la manifestazione di ieri andava focalizzata, per la studiosa, “sulla violenza contro le donne e basta”. Invece “è stato scelto – sottolinea la filosofa – di coinvolgere tematiche non coerenti, tra cui la condanna di Israele senza citare la violenza di Hamas”. 

Convergenza tra Italia viva e Fratelli d’Italia nel condannare una piazza “ambigua” su Hamas e Israele. “Non ho partecipato alla manifestazione per la mancata condanna degli stupri di Hamas e le ambiguità su Israele che hanno reso la giusta battaglia delle donne un po’ meno unita”, dice la senatrice Raffaella Paita, coordinatrice nazionale di Iv.

Ancora più netta la presa di posizione di Fratelli d’Italia. “C’è chi ha pensato di strumentalizzare quelle piazze, quel moto di sdegno verso la violenza contro le donne che accomuna tutti noi, da destra a sinistra, per fini politici, per un tornaconto personale. Qualcuno  – lamenta il capogruppo FdI alla Camera, Tommaso Foti – che ha pensato di macchiare quell’onda con cori contro Israele e contro il governo e, ancora, di assaltare la sede di Pro Vita. Gesti indegni e irrispettosi soprattutto per quelle migliaia di persone che ieri chiedevano solo, al contrario, di fermare la violenza in tutte le sue forme”.

Poi l’appello alla leader del Pd e al segretario generale della Cgil a cui fa eco una ‘schiera’ di colleghi di partito. “Schlein e Landini erano in quella piazza. Condannino senza se e senza ma i cori a favore di Hamas, lo stesso Hamas che ha usato gli stupri del 7 ottobre come una bandiera da sventolare contro il suo nemico e l’attacco alla sede di Pro vita.

Perché  – conclude Foti – le parole sono importanti e la logica dei due pesi e due misure di questa Sinistra merita di essere abbandonata. Almeno questa volta”.

AGI – “Ho solo chiesto di scendere. Una richiesta lecita, cui ha diritto qualsiasi cittadino. Ho parlato con il capotreno che immagino, abbia poi inoltrato a chi di dovere la mia richiesta”. Francesco Lollobrigida, ministro dell’Agricoltura e della sovranità alimentare ritorna – in un’intervista al “Corriere della Sera” – sul ‘casò che lo ha visto protagonista della fermata straordinaria del Frecciarossa a Ciampino.

Le sembra un comportamento normale? “Francamente, si’. Il treno – replica Lollobrigida – era in grave ritardo e mi aspettavano, sotto la pioggia, a Caivano, per una cerimonia importante. Avessi fatto ritardo io, avrebbe fatto ritardo lo Stato”.
Sulla richiesta di dimissioni arrivata dalle opposizioni il ministro replica: “Io mi dimetterò quando il mondo dell’agricoltura dirà di essere insoddisfatto del mio lavoro. Per ora, invece, sono tutti entusiasti”.
La posizione della Lega? “Solo una battuta di Romeo. Che, però, mi ha già cercato due volte al telefono… Appena trovo un minuto, lo richiamo”. Il silenzio di Salvini? “È il ministro dei Trasporti. Quando, e se lo riterrà opportuno, credo esprimerà il suo giudizio nelle sedi opportune”.

Meloni è arrabbiata, chiede l’intervistatore, Fabrizio Roncone. “No, assolutamente. La presidente – ribatte Lollobrigida – sa che certe notizie vengono esasperate non per colpire me, ma lei, a Palazzo Chigi”.

“È un anno che mi tengono nel mirino. Ho cominciato con l’apprendere di essere padre a mia insaputa, hanno aggredito una collega che era rimasta incinta e che ha dovuto dimostrare chi fosse il vero padre con un esame del Dna…”, sostiene Lollobrigida.
Dicono che lei sia ormai un ex potente, fa notare il giornalista del Corriere della Sera. “Non lo sono mai stato. E non m’interessa esserlo”, conclude il ministro.

AGI – “Il numero di donne vittime di aggressioni e sopraffazioni è denuncia stessa dell’esistenza di un fenomeno non legato soltanto a situazioni anomale. Ad esso non possiamo limitarci a contrapporre indignazioni a intermittenza”. Lo afferma il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne.

Il Presidente non manca di fare riferimento agli ultimi episodi. “Drammatici fatti di cronaca scuotono le coscienze del Paese. Una società umana, ispirata a criteri di civiltà, non può accettare, non può sopportare lo stillicidio di aggressioni alle donne, quando non il loro assassinio. – dice – La pena e il dolore insanabili di famiglie e di comunità ferite sono lo strazio di tutti”. 

“Quando ci troviamo di fronte a una donna uccisa, alla vita spezzata di una giovane, a una persona umiliata verbalmente o nei gesti della vita di ogni giorno, in famiglia, nei luoghi di lavoro, a scuola, avvertiamo che dietro queste violenze c’è il fallimento di una società che non riesce a promuovere reali rapporti paritari tra donne e uomini. La Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne richiama tutti a un rinnovato, personale, impegno”, aggiunge il presidente della Repubblica Mattarella.

Non soccorrono improvvisate analisi di psicologia sociale a giustificare la persistenza di una piaga che non si riesce a guarire nonostante gli sforzi. Abbiamo bisogno del lavoro delle Istituzioni, delle associazioni, del mondo produttivo, della scuola, della cultura, del contributo di ciascuno, per sradicare un fenomeno che tradisce il patto su cui si fonda la nostra stessa idea di comunità”. È l’auspicio che il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, rinnova in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne.

E poi un amara constatazione: “Siamo lontani dal radicamento di quel profondo cambiamento culturale che la nostra Carta costituzionale indica. Un percorso in cui le donne e gli uomini si incontrano per costruire insieme una umanità migliore, nella differenza e nella solidarietà, consapevoli che non può esserci amore senza rispetto, senza l’accettazione dell’altrui libertà. Una via in cui le donne conquistano l’eguaglianza perché libere di crescere, libere di sapere, libere di essere libere, nello spirito della Convenzione di Istanbul, alla quale ha aderito l’Unione Europea, segno importante di una visione universale di autodeterminazione e dell’eguaglianza dei diritti delle donne e passaggio decisivo nel delineare il quadro degli interventi contro la violenza di genere”.