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Beirut - Le fotografie di migliaia di persone, morte nei centri di detenzione siriani, sono "la prova schiacciante" dei crimini contro l'umanita' commessi dal regime di Damasco: la denuncia e' di Human Rights Watch (HRW), che ha condotto un'inchiesta per nove mesi su oltre 28mila immagini fatte uscire clandestinamente dal Paese da un disertore. Le foto sono state consegnate da un uomo, indicato con lo pseudonimo di Caesar, e sono riconducibili a 6mila persone: i volti e i corpi recano spesso i segni di tortura o di denutrizione avanzata e tutti sarebbero morti nelle prigioni o in ospedali militari siriani. "Abbiamo meticolosamente verificato decine di storia e siamo certi che le foto di Caesar sono autentiche e sono la prova di crimini contro l'umanita' in Siria", ha dichiarato Nadim Houry, vice-direttore dell'area mediorientale dell'ong. Tra le migliaia di foto, i ricercatori di HRW hanno identificato 27 persone, e sulle loro storia hanno interrogato parenti e amici. Uno era Ahmad al-Musalmani, 14 anni appena, morto in un centro di detenzione dopo l'arresto per aver scaricato una canzone anti-regime sul cellulare, nel 2012, agli albori della guerra civile. Lo zio del ragazzo, Dahi al-Musalmani, ha tentato per anni di rintracciarlo, persino sborsando una lucrosa tangente (pari a 14mila euro circa) per ottenerne la liberazione. Alla fine lo ha riconosciuto in una delle foto di Caesar. "E' stato uno shock", ha raccontato senza poter trattenere le lacrime. "Lo avevo cercato per 950 giorni e l'ho trovato qui. Avevo promesso alla madre, in punto di morte, che me ne sarei occupato. Che protezione gli ho dato?". HRW ha chiesto ai Paesi coinvolti nei colloqui di pace sulla Siria di premere per il rilascio delle migliaia di prigionieri nelle carceri. E ha denunciato che soprattutto Russia e Iran, primi sostenitori del presidente, Bashar al-Assad, hanno "una particolare responsabilita'" nel garantire l'accesso di osservatori internazionali ai centri di detenzione siriani. (AGI) 

(16 dicembre 2015)

Istanbul – Strage di bambini al largo delle coste turche: quattro minori, fra cui tre neonati, sono morti in seguito al naufragio di un barcone carico di migranti, in gran parte siriani, che tentava di raggiungere le coste greche dell'isola di Kos. Lo ha reso noto il governatore della provincia turca di Mugla, Amir Cicek, spiegando che nelle vicinanza dell'isola turca di Kara Ada la guardia costiera ha effettuato il salvataggio di 60 rifugiati, tra cui donne e bambini. Le operazioni di salvataggio, tuttavia, non sono ancora terminate. Precedentemente i piccoli cadaveri di due bimbi iracheni di 2 e 6 anni erano stati ritrovati da pescatori al largo di Cesme, localita' turistica della Turchia. Secondo l'Unicef, nel 2015 nel tratto di mare tra Turchia e Grecia sono morti 185 bambini. (AGI) 

(16 dicembre 2015)

Vienna – La polizia austriaca ha arrestato due persone sospettate di avere collegamenti con gli attacchi di Parigi del 13 novembre. "Due persone provenienti dal Medio Oriente sono state arrestate nel fine settimana. Stiamo investigando su indizi di un possibile collegamento con gli attacchi di Parigi", ha fatto sapere un portavoce della procura di Salisburgo, Robert Holzleitner. Secondo un giornale austriaco, i due sarebbero cittadini francesi e avrebbero finto di essere rifugiati. (AGI) 

(16 dicembre 2015)

Parigi - Sparatoria nel cuore di Parigi, dove un'auto all'improvviso si e' lanciata contro l'ala dell'Hotel des Invalides in cui ha sede il Museo dell'Esercito: uno dei poliziotti di guardia ha aperto il fuoco sulla vettura, esplodendo una decina di colpi e costringendo a fermarsi il conducente, che e' stato subito arrestato. La corte d'onore dell'imponente complesso barocco, che ospita tra l'altro la Tomba di Napoleone, il 27 novembre scorso fu teatro di una solenne cerimonia in memoria delle vittime degli attacchi terroristici di due settimane prima nella capitale francese. (AGI)

 

Baghdad - Un gruppo di sconosciuti ha rapito nella notte 26 cittadini del Qatar, tra i quali un membro della Casa Reale, in un deserto della provincia di al-Muzana, nel sud dell'Iraq, non lontano dalla frontiera con l'Arabia Saudita. Lo ha reso noto il governatore della regione, Faleh Abdelhasan. Il governatore ha spiegato che il commando si spostava in fuoristrada e che il sequestro e' avvenuto nel deserto di a-Samaua, tra le zone di Basiya e al-Salman. I catarioti, secondo Abdelhasan, avevano l'autorizzazione del ministero dell'Interno iracheno per poter cacciare in territorio iracheno, ma non avevano informato della loro presenza le autorita' provinciali. (AGI)

(16 dicembre 2015)

Las Vegas – Nel primo dibattito dopo gli attentati di Parigi e San Bernardino, totalmente dominato dalla questione della sicurezza nazionale, i candidati repubblicani alla Casa Bianca hanno giurato di distruggere lo Stato Islamico, ma hanno anche attaccato, Jeb Bush in testa, il frontrunner Donald Trump, messo all'indice anche per aver chiesto il divieto di ingresso dei musulmani nel Paese. "Non possiamo dissociarsi dai musulmani che amano la pace", ha detto Bush, l'ex governatore della Florida che sta cercando di rivitalizzare la sua asfittica campagna: "Donald è grande nelle battute, ma è un candidato del caos e sarebbe un presidente del caos". Anche il senatore Marco Rubio, che a sette settimane dall'avvio delle primarie nell'Iowa e' in crescita, ha liquidato la proposta di Trump, attualmente in testa ai sondaggi per la nomination alla candidatura presidenziale repubblicana nel 2016, come impossibile da realizzare. L'uno dopo l'altro i candidati hanno enumerato le minacce terroristiche, radicali, islamiste e jihadiste per interrogarsi, come all'indomani degli attentati dell'11 settembre, sul giusto equilibrio tra sicurezza nazionale e protezione delle liberta' individuali e della vita privata, e hanno promesso fermezza e determinazione rispetto alla presunta debolezza dell'attuale inquilino della Casa Bianca, Barack Obama. Unica voce discordante, quella del senatore Rand Paul, rappresentante dell'ala libertaria del Gop: "Penso che se vietiamo alcune religioni, se censuriamo Internet, ad un certo punto i terroristi avranno la meglio". Tutti compatti poi nell'attaccare Obama, ossessionato secondo loro dal 'politicamente corretto' e che ha messo a rischio le difese dell'America, per esempio accettando i profughi siriani: sul tema tutti hanno ribadito la lor opposizione all'accoglienza. Da notare infine, che i due meglio posizionati nelle inchieste a livello nazionale, Trump e Ted Cruz, hanno sempre evitato la scontro diretto, schivando bene le domande e provocazioni dei moderatori della Cnn che invece aveva utilizzato il loro possibile scontro per promuovere il dibattito.

Il magnate newyorkese e aspirante repubblicano alla presidenza americana, Donald Trump, ha escluso che si presentera' come candidato indipendente qualora non ottenga la nomination del Gop. "Voglio essere un repubblicano, non voglio creare un terzo partito. Non importa quel che accade", ha detto il tycoon, che in varie occasioni aveva minacciato nel passato un'ipotetica terza candidatura. Proprio la scorsa settimana Trump aveva ventilato la possibilita' di presentarsi in modo indipendente qualora non avesse ricevuto "un trattamento equo" da parte dei conservatori. "Ho un impegno totale con il partito repubblicano. Mi onora la possibilita' di guidarlo. Credo che lo faro' molto bene se saro' eletto e faro' tutto il possibile per battere Hillary Clinton", l'ex first lady americana favorita a conquistare la nomination democratica. Era la prima volta che il magnate escludeva nettamente la possibilita' e questo ha scatenato gli applausi dei partecipanti al quinto dibattito repubblicano, che si e' svolto al casino Venetian di Las Vegas, in Nevada, e anche del giornalista che aveva formulato la domanda, Hugh Hewitt. (AGI) 

(16 dicembre 2016)

Washington – Le minacce alle scuole di Los Angeles e New York sarebbero una bufala. Questo il risultato delle prime indagini preliminari, secondo quanto ha reso noto il parlamentare democratico Adam Schiff, membro del Comitato parlamentare di intelligenceL'allarme bomba, scattato all'alba a Los Angeles, ha interessato diverse scuole e ha spinto le autorita' a chiudere piu' di 900 istituti.

Una "minaccia terroristica quasi simile" e' stata rivolta anche alle scuole di New York, ma le autorita' locali l'hanno tuttavia giudicata "non credibile". "Non esiste alcuna minaccia credibile nei confronti dei nostri bambini", ha assicurato il sindaco della metropoli americana, Bill de Blasio: "Siamo assolutamente convinti che le nostre scuole sono al sicuro".

L'allarme a Los Angeles – "Questa mattina abbiamo ricevuto una minaccia elettronica che interessava la sicurezza delle nostre scuole", ha reso noto Steven Zipperman, capo del dipartimento di polizia specializzato nella difesa delle scuole. La minaccia riguardava non solo una scuola ma molte scuole del distretto e sono state decise la chiusura e la perquisizione di tutti gli edifici. Il distretto scolastico di Los Angeles conta 640mila studenti ed e' il secondo piu' grande degli Usa. "Riceviamo minacce tutti i giorni. Ma questa e' stata una minaccia insolita", hanno spiegato le autorita' locali. Tutti i bambini e i ragazzi che si trovavano gia' a scuola sono stati vigilati fino all'arrivo dei genitori, ai quali e' stato richiesto di presentarsi con i documenti. (AGI)

Roma – L'Arabia Saudita ha annunciato una coalizione militare contro il terrorismo composta da 34 Paesi islamici e che puo' contare sull'appoggio di altri 10, tra cui l'Indonesia. La base operativa sara' a Riad. L'obiettivo e' "serrare le fila e unire gli sforzi per combattere il terrorismo" in tutte le sue forme e manifestazioni. Il ministro della Difesa, il principe Mohammad bin Salman Al Saud, uno degli uomini piu' potenti del Paese, ha precisato che l'alleanza non combattera' solo l'Isis, ma "tutti i gruppi terroristici che abbiamo di fronte"; e a questo fine la coalizione si coordinera' con le potenze mondiali e le organizzazioni internazionali. Il ministro e principe ha spiegato che i gruppi terroristici saranno combattuti non solo militarmente, ma anche attraverso "l'ideologia e mediaticamente" Oltre all'Arabia Saudita, tra i 34 i Paesi della coalizione vi sono Paesi a maggiorana sunnita, ma non c'e' l'Iran, il potente rivale sciita di Riad, ne' la Siria o l'Iraq. Tra essi vi sono Stati del Medio oriente, dell'Africa e dell'Asia: Arabia Saudita, Emirati arabi, Pakistan, Giordania, Bahrein, Bangladesh, Turchia, Somalia, Qatar, Egitto, Marocco, Nigeria, Yemen, Benin, Ciad, Togo, Tunisia, Gibuti, Senegal, Sudan, Sierra Leone, Somalia, Gabon, Guinea, Palestina, Comore, Costa d'Avorio, Kuwait, Libano, Libia, Maldive, Mali, Mauritania, Niger.

Il regno saudita e' la culla dell'ideologia wahabita, una versione molto rigorosa dell'Islam sunnita, che viene spesso accusato dall'Occidente di avere un atteggiamento troppo blando con il terrorismo. L'inatteso annuncio e' arrivato dopo che tanto in Europa che in Usa si erano levate numerose voci che accusavano Riad di finanziare i gruppi estremisti. Nelle ultime settimane gli Usa avevano moltiplicato gli appelli sulla necessita' di mobilitare truppe di terra, in particolare arabe. E Riad ha sottolineato oggi che questa e' "tra le opzioni sul tavolo" della coalizione. "Sono in corso discussioni con gli Emirati, il Qatar e il Bahrein riguardo all'invio di truppe speciali in Siria. Non e' escluso che lo si faccia", ha affermato al-Jubeir indicando che il nodo riguarda la necessita' e gli obiettivi di un'operazione del genere, il cui quadro completo sara' piu' chiaro tra poche settimane. "Questa coalizione di 34 paesi non e' solo per combattere l'Isis ma tutti gli estremisti e dunque ha un raggio di azione molto piu' ampio dell'Isis", ha osservato il portavoce della Casa Bianca, Josh Earnest. Il successo nella guerra contro l'Isis dipende anche dalla ricerca di una soluzione politica in Siria. Russia e Stati Uniti tentano di avvicinare le rispettive posizioni. Mosca e Washington hanno trovato un "terreno comune" riguardo ai gruppi d'opposizione che andranno invitati ai negoziati di pace in Siria. Lo ha detto il segretario di Stato americano, John Kerry, al termine degli incontri con il capo del Cremlino, Vladimir Putin, e il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov. Un vertice internazionale sulla Siria si terra' a livello dei ministri degli Esteri venerdi' a New York. L'Europa, fuori da uno scenario negoziale che sembra escluderla, e' preoccupata invece dai foreign fighters. Sono, ha affermato Europol, tra i cinque e i settemila quelli europei che hanno combattuto in Siria e in Iraq e hanno subito una ulteriore radicalizzazione. Se tornassero indietro e' per fare gli attentati e quindi sono un pericolo con cui ci si deve confrontare e una minaccia difficile da identificare.(AGI)

 

Berlino – Il governo tedesco ha stretto un accordo con Facebook, Google e Twitter che li impegna a rimuovere dalle loro piattaforme entro 24 ore i messaggi considerati in violazione delle leggi nazionali perche' razzisti. Lo ha annunciato il ministro della Giustizia, Heiko Maas, spiegando che l'intesa rende piu' semplice per gli utenti e i gruppi anti razzisti denunciare abusi o presunti tali. "Quando i limiti della liberta' di parola vengono superati, quando ci sono criminalita', sedizione e incitamento a compiere delitti contro la persona, tali contenuti vanno rimossi dalla rete", ha dichiarato Maas, "la liberta' di espressione protegge anche i commenti ripugnanti, volgari o sgradevoli ma si passa il limite quando si tratta di incitare alla violenza o attaccare la dignita' delle persone in maniere punibili come delitti di incitazione all'odio razziale". Alle prese con il calo dei consensi legato alla gestione dell'emergenza immigrazione, che ha fatto salire alle stelle i toni della discussione tra cittadini sui social network, l'esecutivo di Berlino aveva denunciato lo scorso mese i vertici locali di Facebook accusandoli di non far nulla per rimuovere i messaggi razzisti dal social network. Dato che l'accusa potrebbe costare un processo penale a quattro manager di Facebook (tra i quali Martin Ott, responsabile del gruppo californiano per l'Europa centro-settentrionale), la societa' californiana si e' messa subito al lavoro, intensificando la collaborazione con l'Fsm, un'associazione no profit privata gestita da volontari che finora si e' occupata principalmente di tutela dei minori e lotta alla pedopornografia ma ha ora promesso di incoraggiare i suoi aderenti a occuparsi maggiormente delle incitazioni all'odio razziale.

I limiti della liberta' di espressione, posto che ci siano (Maas ne appare convinto), sono un tema assai complesso ed e' legittimo domandarsi come verra' distinto un commento genuinamente xenofobo da una critica particolarmente sonora alle politiche migratorie del governo Merkel. Che si attuino censure politiche o meno, si potrebbe poi ottenere il duplice effetto di far emergere un consenso percepito per il governo superiore a quello effettivo nonche' di togliere da un radar prezioso le organizzazioni estremiste davvero pericolose. Intanto lo scorso weekend, in vista dell'accordo di oggi, ignoti hanno scritto con lo spray 'Facebook dislike' sui muri della sede di Amburgo dell'azienda. E sarebbe molto frettoloso dare per scontato che si tratti di un qualche gruppo neonazista. (AGI) 

(15 dicembre 2015)

New York – Una "minaccia terroristica quasi simile" a quella che ha provocato la chiusura di tutte le scuole pubbliche di Los Angeles e' stata rivolta sempre oggi anche a quelle di New York, le cui autorita' l'hanno tuttavia giudicata "non credibile": lo ha rivelato il capo della polizia cittadina, Bill Bratton. Dello stesso avviso il sindaco della metropoli americana, Bill de Blasio: "Non esiste alcuna minaccia credibile nei confronti dei nostri bambini", ha assicurato. "Siamo assolutamente convinti che le nostre scuole sono al sicuro". (AGI)

(15 dicembre 2015)