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Roma - Volevano colpire "luoghi emblematici" di Bruxelles durante le feste di fine anno: con questa accusa due presunti terroristi sono stati arrestati in Belgio, Paese in massima allerta dalle stragi del 13 novembre a Parigi. Nel corso delle perquisizioni eseguite tra domenica e lunedi' nella regione di Bruxelles, nel Brambate fiammingo e a Liegi, non sono stati trovati armi ed esplosivi, ma materiale informatico, attrezzature di addestramento militare e materiale di propaganda dell'Isis. Secondo l'ufficio del procuratore federale, l'operazione ha permesso di "portare alla luce gravi minacce di attacchi per colpire luoghi emblematici di Bruxelles e che sarebbero stati compiti durante le feste di fine anno". Sei persone sono state fermate, successivamente quattro sono state rilasciate, ma le altre due arrestate sono accusate una di partecipazione ad attivita' terroristiche in qualita' di dirigente e di reclutamento a fini terroristici per "azioni da commettere in qualita' di autore o coautore"; per l'altra, le accuse sono minaccia di attentati e partecipazione ad attivita' di un gruppo terrorista. Secondo alcuni media, nel mirino dei terroristi c'era la polizia belga, in particolare il quartier generale situato in prossimita' della Grand Place. Il materiale sequestrato e' allo studio della procura di Bruxelles, ma intanto cresce la preoccupazione per nuovi attentati nonostante l'inchiesta non sia collegata agli attacchi di Parigi. Erano invece coinvolti nelle stragi del 13 novembre nella capitale francese almeno due dei 10 leader dell'Isis che, secondo quanto annunciato dal Pentagono, sono stati uccisi a dicembre nei raid della coalizione a guida Usa su Iraq e Siria.

Uno dei due e' Charaffe al Mouadan, secondo la Difesa Usa "direttamente" collegato alla mente degli attacchi, Abdelhamid Abaaoud. Moudan e' stato ucciso in un raid aereo sulla Siria il 24 dicembre e secondo il Pentagono stava progettando altri attacchi in Occidente. Mouadan, 26 anni, e' l'ultimo di 8 figli di genitori marocchini. Cresciuto a Bondy, sobborgo a nord-est di Parigi, fu arrestato nell'ottobre del 2012 mentre stava per partire con due amici per lo Yemen o per l'Afghanistan, passando per la Somalia. In regime di liberta' vigilata, era riuscito comunque a raggiungere la Siria nell'agosto del 2013. Era amico di uno dei kamikaze del Bataclan, Samy Amimour. Il quotidiano "Le Parisien" la settimana scorsa aveva rivelato che secondo gli investigatori, Mouadan era la persona che rispondeva al nome di "Suleiman", citato dai jihadisti in una conversazione. Secondo un testimone presente al Bataclan, uno degli assassini chiese ad un altro terrorista di contattare Suleiman, ma l'altro si rifiuto'. Secondo BFM TV fu proprio Amimour ad accelerare la radicalizzazione di Mouadan. Insieme furono arrestati e accusati di terrorismo nel 2012, insieme andarono in Siria nel 2013 per unirsi all'Isis. Il colonnello Warren non ha specificato se ai raid in cui e' rimasto ucciso Mouadan hanno partecipato anche caccia francesi. L'altro capo jihadista ucciso, in un bombardamento su Mosul del 26 dicembre, e' Abdul Qader Hakim, che faceva parte del gruppo che organizza gli attacchi al di fuori dell'Iraq e della Siria. Anche lui sarebbe coivolto negli attentati di Parigi. Tra gli altri leader uccisi nei bombardamenti di dicembre di cui ha dato notizia il Pentagono c'e' anche Siful Haq Sujen, un bengalese che studio' in Gran Bretagna e considerato uno degli hacker dell'Isis. Secondo il Pentagono, con la sua morte, "il gruppo jihadista ha perso un collegamento chiave tra i propri network". Intanto, a due giorni dal Capodanno e dopo gli arresti delle ultime ore, in Belgio il livello di allerta e' stato elevato da 2 a 3 nei commissariati: sara' aumentata la sorveglianza e cambiati gli orari di apertura. L'innalzamento dell'allerta riguarda anche i militari che presidiano le strade e che continueranno a farlo almeno per un mese ancora. Nel Paese resta l'allerta al livello 3 su 4, che corrisponde a una minaccia "possibile" di attentato. Il ministro dell'Interno, Jan Jambon, ha ribadito "tolleranza zero" e piu' misure contro i combattenti stranieri, oltre al rafforzamento della presenza della polizia federale, intensificazione del monitoraggio dei fatti di criminalita', lotta contro l'economia sommersa. Azioni specifiche sono in programma a Molenbeek", la municipalita' di Bruxelles dove si ritiene viva la parte piu' integralista della comunita' islamica locale, e da dove proveniva Salah Abdeslam, uno dei protagonisti degli attacchi di Parigi. Certo, ha dovuto ammettere il ministro, neanche il governo si attendeva un tale sostegno ai terroristi da parte degli islamici in Belgio. (AGI) 

Washington – Dieci leader dell'Isis, alcuni dei quali collegati alle stragi di Parigi del 13 novembre, sono stati uccisi in raid aerei della coalizione a guida Usa. Lo ha comunicato un portavoce del Pentagono, colonnello Steve Warren. Tra le vittime c'e' Charaffe al Mouadan, "direttamente" collegato alla mente degli attacchi nella capitale francese, Abdelhamid Abaaoud. Moudan e' stato ucciso in un raid aereo sulla Siria il 24 dicembre e secondo il Pentagono stava progettando altri attacchi in in Occidente. Altro leader ucciso e' Abdul Qader Hakim, considerato dagli Usa uno dei membri del gruppo jihadista coinvolto negli attacchi al di fuori dell'Iraq e della Siria. Secondo Warren, anche Hakim era collegato agli attentati di Parigi. E' stato ucciso il 26 dicembre in un bombardamento su Mosul. (AGI)

(29 dicembre 2015)
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Baghdad – Il premier iracheno, Haider al-Abadi, si e' recato in visita a Ramadi, citta' nell'ovest dell'Iraq appena liberata dagli uomini dell'Isis. Fonti della sicurezza hanno riferito che il primo ministro e' giunto in elicottero nel complesso dell'universita' di Anbar, nella periferia meridionale della citta', e incontrera' i comandanti dell'esercito e dell'antiterrorismo. Ieri, in un discorso in tv, Abadi ha promesso che l'Iraq sara' liberato dall'Isis nel 2016 e che il "colpo fatale e finale" per i miliziani del 'califfato' sara' la riconquista della loro roccaforte, Mosul. (AGI)
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Roma – "L'Eni e' un protagonista importante" in Libia e puo' contribuire "agli sforzi per una rapida ed efficace rivitalizzazione dell'economia" del Paese nordafricano "per ricostruire la fiducia e sostenere gli accordi di sicurezza": lo ha dichiarato l'ambasciatore libico a Roma, Ahmed Safar, in un'intervista all'Agi. "Il sostegno dell'Italia in questo settore", ha osservato il diplomatico in vista della nascita del governo di unita' nazionale guidato da Fayez Al-Serraj, "puo' contribuire all'attuazione del processo di pace in Libia". L'ambasciatore ha auspicato anche "un intervento diretto delle imprese italiane nella sofferente economia libica per farla ripartire". (AGI) 

(29 dicembre 2015)

Roma – L'Italia riapra al piu' presto l'ambasciata a Tripoli e crei "un gruppo di lavoro" congiunto per identificare in che modo puo' contribuire alla sicurezza, alla stabilizzazione e alla crescita della Libia: e' l'appello lanciato dall'ambasciatore libico a Roma, Ahmed Safar, in un'intervista all'Agi all'indomani della visita a Roma di Fayez Al-Serraj, il premier incaricato di formare il governo di unita' nazionale. In particolare il diplomatico ha indicato come principali settori di cooperazione "la consulenza tecnica, la condivisione delle tecnologie e dell'intelligence finalizzata al controllo delle frontiere per arginare le migrazioni clandestine".

L'ambasciatore, "Eni importante per rinascita economia"

Per Safar e' necessario "istituire al piu' presto un gruppo di lavoro interdisciplinare con l'Italia in modo da identificare le necessita' operative e strategiche, costruendo sulle capacita' esistenti e riprendendo attivita' come l'addestramento di polizia ed esercito". "Per facilitare questa cooperazione e il sostegno ad alto livello", il diplomatico ha anche auspicato che venga riaperta l'ambasciata italiana a Tripoli. L'ambasciatore Safar, nominato dal governo di Tripoli legato ad Alba libica, ha sottolineato che il nuovo esecutivo unitario dovra' aprirsi "a quanti non si sentono inclusi nell'accordo mediato dall'Onu". "La costruzione del consenso dovra' proseguire anche dopo la nascita del governo, il processo di pace della Libia deve essere dinamico e non meccanico", ha insistito il diplomatico. Safar si e' detto "fiducioso che alla lunga i libici si uniranno attorno al governo, riconoscendo come sia cruciale il suo mandato di riportare sicurezza e stabilita' di fronte alle pressanti minacce che gravano sul Paese". "C'e' voglia di voltare pagina per un nuovo inizio", ha assicurato. (AGI)

(29 dicembre 2015)

Roma – Volevano colpire "luoghi emblematici" di Bruxelles durante le feste di fine anno: con questa accusa due presunti terroristi sono stati arrestati in Belgio, Paese in massima allerta dalle stragi del 13 novembre a Parigi. Intanto il Pentagono ha annunciato che nei giorni scorsi sono stati uccisi nei raid della coalizione a guida Usa su Iraq e Siria due leader dell'Isis coinvolti proprio negli attacchi della capitale francese: uno dei due è Charaffe al Mouadan, "direttamente" collegato alla mente degli attacchi, Abdelhamid Abaaoud. Moudan è stato ucciso in un raid aereo sulla Siria il 24 dicembre e secondo il Pentagono stava progettando altri attacchi in in Occidente. L'altro capo jihadista ucciso, in un bombardamento su Mosul del 26 dicembre, è Abdul Qader Hakim, che faceva parte del gruppo che organizza gli attacchi al di fuori dell'Iraq e della Siria. Anche lui sarebbe coivolto negli attentati di Parigi.
Nel corso delle perquisizioni eseguite in varie località del Belgio tra domenica e lunedì nella regione di Bruxelles, nel Brambate fiammingo e a Liegi, non sono stati trovati armi ed esplosivi, ma materiale informatico, attrezzature di addestramento militare e materiale di propaganda dell'Isis. Il tutto è allo studio della procura di Bruxelles, ma intanto cresce la preoccupazioni per nuovi attentati nonostante l'inchiesta non sia collegata agli attacchi di Parigi. L'inchiesta, ha reso noto l'ufficio del procuratore federale, ha permesso di "portare alla luce gravi minacce di attacchi per colpire luoghi emblematici di Bruxelles e che sarebbero stati compiti durante le feste di fine anno". L'operazione ha portato al fermo di sei persone, due delle quali sono state poi arrestate. Secondo alcuni media, nel mirino dei terroristi c'era la polizia belga, in particolare il quartier generale situato in prossimità della Grand Place. Da quanto si è appreso, il livello di allerta è stato elevato da 2 a 3 nei commissariati: sarà aumentata la sorveglianza e cambiati gli orari di apertura, una decisione presa lunedì sera dal gabinetto di crisi. L'innalzamento dell'allerta riguarda anche i militari che presidiano le strade e che continueranno a farlo almeno per un mese ancora. Il procuratore federale non ha diffuso le generalità dei due arestati, ma ha precisato che per il primo le accuse sono di partecipazione ad attività terroristiche in qualità di dirigente e di reclutamento a fini terroristici per "azioni da commettere in qualità di autore o coautore"; per il secondo, le accuse sono minaccia di attentati e partecipazione ad attività di un gruppo terrorista. Il Belgio per ora mantiene l'allerta terrorismo al livello 3 su 4, che corrisponde a una minaccia "possibile" di attentato. (AGI)

(29 dicembre 2015)

Londra – Mentre nel Regno Unito si cerca ancora di fare la conta dei danni per il maltempo che nei giorni scorsi ha flagellato il nord dell'Inghilterra, una nuova tempesta, battezzata "Frank" dai meteorologi, andrà a infrangersi contro le coste britanniche a partire dalla serata di oggi. Le zone più a rischio, spiega la Bbc, sono ancora una volta la Cumbria e la Scozia meridionale e centrale, già oggetto di allagamenti nelle scorse settimane; ripercussioni si avranno anche sulle città di York, Manchester e Leeds, colpite negli ultimi due giorni dalle inondazioni. Nel pomeriggio di lunedì, il premier britannico David Cameron è andato a portare la sua solidarietà proprio alla popolazione di York, città dove migliaia di abitazioni sono state evacuate. Sull'operato del governo intanto si scatena la bufera, perché diversi parlamentari hanno accusato l'esecutivo di aver sottostimato il rischio e soprattutto di non aver speso abbastanza per la messa in sicurezza dei territori. L'accusa all'esecutivo, del resto, da tempo è sempre la stessa: in un Regno Unito che chiede maggiore potere alle autonomie locali, si imputa al governo una differenza di spesa pubblica fra sud e nord del Paese troppo alta, con il meridione e la capitale privilegiati nei capitoli degli investimenti. Intanto, i danni lasciati dalla tempesta Eva, che ha flagellato parte del regno di Sua Maestà nei giorni a cavallo di Natale, potrebbero essere superiori agli 1,5 miliardi di sterline, oltre 2 miliardi di euro al cambio attuale. (AGI)

(29 dicembre 2015)

Washington - I teologi dell'Isis hanno emesso una 'fatwa' estremamente dettagliata su come si devono comportare i proprietari di donne schiavizzate. La fatwa, che nel mondo islamico ha forza di legge, getta un nuova luce su come il movimento estremista sunnita stia cercndo di reinterpretare gil insegnamenti secolari del Corano per giustificare la schiavitù sessuale femminile nelle zone cadute sotto il loro controllo, in Siria e in Iraq. La sentenza (per leggere la quale si puo' andare al link http://graphics.thomsonreuters.com/doc/slaves_fatwa.pdf) e' stata ritrovata tra serie di documenti catturati dalle Forze speciali americane nel corso di un raid nella casa di un miliziano in Siria, nel maggio scorso.

Tra le indicazioni, il fatto che un padre e un figlio non possano avere rapporti sessuali con una stessa schiava o che il proprietario di una madre e di una figlia debba scegliere tra le due. La fatwa n.64, datata 29 gennaio 2015, pubblicata dalla 'Commissione per la Ricerca e le Fatwa dell'Isis", sembra proprio voler codificare per la prima volta le relazioni sessuali tra i miliziani e le loro vittime e si spinge oltre rispetto a un manuale circolato nel 2014 su come trattare le schiave. La fatwa comincia con un interrogativo: "Alcuni fratelli hanno commesso violazioni nel trattare le schiave. Queste violazioni non sono consentite dalla 'sharia' perche' queste regole non sono state trattate negli anni. Ci sono eventuali avvertimenti su questo tema?". E da qui partono 15 ingiunzioni, alcune delle quali scendono nel dettaglio.

Per esempio: "Se il proprierio di una prigioniera di sesso femminile, che ha una figlia adatta a un rapporto, ha relazioni sessuali con quest'ultima, non gli e' permesso di fare altrettanto con la madre e costei gli e' per sempre vietata. Se dovesse avere rapporti sessuali con la madre allora non potrebbe averne con la figlia, che gli sarebbe per sempre vietata". La fatwa esorta anche i proprietari di schiave a "mostrare pieta' nei loro confronti, essere gentili, non umiliarle, e non assegnar loro lavori che non sono in grado di fare". Non dovrebbe venderla se sa che verrebbe trattata male. Per Abdel Fattah Alawari, decano di teologia islamica ad al-Azhar, il millenario centro di cultura islamica egiziano, l'Isis "non ha nulla a che fare con l'Islam" e "travisa deliberatamente versi e parole secolari (del Coprano), pensati proprio scoraggiare, certo non incoraggiare, la schiavitù. L'Islam predica la libertà degli schiavi, non la schiavitù. La schiavitu' era lo status quo quando l'Islam fece irruzione (nella Storia). Il giudaismo, la cristianità, i greci, i romani, i persiani, tutti praticavano la schiavitu' e catturavano le donne dei loro nemici per farne schiave sessuali. Ma l'Islam trovo' la pratica aberrante e lavoro' a lungo per cancellarla". (AGI) 

(29 dicembre 2015)

Bruxelles – Rimane molto alta la tensione in Belgio dove lunedi' sera, a Bruxelles, nel corso di controlli autostradali, la polizia ha aperto il fuoco su una vettura che non si e' fermata a un posto di blocco: l'auto, una Opel, era immatricolata in Francia. I fatti sono avvenuti intorno alle 19 e hanno preso una piega inaspettata. Secondo la portavoce della polizia, l'uomo alla guida ha minacciato di travolgere gli agenti prima di fuggire in direzione opposta, verso un tunnel. La polizia ha sparato alcuni colpi e ed e' cominciata la caccia a fuggiaschi. Bloccati da uno spartitraffico di cemento in mezzo alla strada, i due sono stati alla fine intercettati dagli agenti e portati in commissariato per essere interrogati. (AGI)

(29 dicembre 2015)

Bruxelles – In Belgio due persone sono state arrestate nell'ambito di un'inchiesta per terrorismo, non collegata agli attentati di Parigi: i due, secondo gli inquirenti preparavano attentati. Lo riferisce la stampa locale. Tra domenica e lunedi' sono state compiute perquisizioni nella regione di Bruxelles, nel Brabante Fiammingo e a Liegi. L'inchiesta, ha reso noto l''ufficio del procuratore federale, ha permesso di "portare alla luce gravi minacce di attacchi per colpire luoghi emblematici di Bruxelles e che sarebbero stati commessi durante le feste di fine anno".

Spari a un posto di blocco a Bruxelles

Nel corso delle perquisizioni, sono state fermate sei persone e due poste n stato di arresto; non sono state trovate armi ed esplosivi, ma materiale informatico, attrezzature di addestramento militare e materiale di propaganda dell'Isis. Secondo alcuni media, nel mirino dei presunti attentatori c'era la polizia, in particolare il commissariato generale situato in prossimita' della Grand Place. La procura non ha confermato questa informazione, ma il livello di allerta dei commissariati di polizia a Bruxelles e' stato elevato da 2 a 3.

Ministro dell'Interno "tolleranza zero contro i terroristi" - Tolleranza zero e più misure contro i combattenti stranieri, rafforzamento della presenza della polizia federale, intensificazione del monitoraggio dei fatti di criminalità, lotta contro l'economia sommersa. Queste le misure che il governo federale belga intende mettere in atto per rispondere alla minaccia terroristica. Il giro di vite in Belgio è stato annunciato dal ministro dell'Interno, Jan Jambon, dopo gli arresti delle ultime ore. Si tratta, come li ha definiti, dei "quattro assi" attorno a cui ruoterà l'azione di contrasto. In particolare, ha spiegato Jambon, "si predisporranno azioni specifiche a partire da Molenbeek", la municipalita' di Bruxelles dove si ritiene viva la parte più integralista della comunità islamica di Bruxelles, e da dove proveniva Salah Abdeslam, uno dei principali responsabili degli attacchi di Parigi del 13 novembre. Misure di controllo e contrasto, ha assicurato Jambon, verranno prese, anche nei comuni di Anderlecht, Saint-Gilles, Molenbeek, Schaarbeck, Saint-Josse e il centro di Bruxelles.

Tra gli islamici del Belgio i terroristi riscuotono più simpatie del previsto, ha sottolineato Jambon, parlando ai media nazionali. "Il sostegno per i terroristi, nelle comunità, è maggiore di quanto pensassi" rispondendo a una domanda sulla fuga di Salah Abeslam, l'uomo ricercato per gli attentati di Parigi del 13 novembre. Per Jambon "se Salah ha potuto nascondersi per così tanto tempo è perché ha sostegno nelle comunità". (AGI) 

(29 dicembre 2015)