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Londra – Ormai è vero e proprio allarme nel sud di Londra e nella vicina città di Croydon per un misterioso 'sterminatore di gatti' che nell'ultimo anno ha decapitato oltre 30 felini e in alcuni casi anche alcune volpi selvatiche.

Le autorità londinesi e della grande città a sud della capitale, che ha oltre 180 mila abitanti, per lo più pendolari verso la metropoli, hanno così messo in allerta la popolazione: "tenete i gatti dentro casa, almeno la notte", questo è il consiglio dato dalle forze dell'ordine anche per cercare di calmare gli animi in quello che sta diventando un vero e proprio psicodramma collettivo.

Scotland Yard, la polizia metropolitana dell'area di Londra, ha avviato le sue indagini, mentre l'associazione animalista Peta ha messo in palio una ricompensa da 5 mila sterline, circa 6.500 euro, a chiunque dia informazioni utili per risalire al killer di mici.

Intanto i tabloid britannici hanno già rinominato il misterioso assassino "Jack the Ripurr", dove 'purr' in inglese indica il verso del gatto, in un chiaro riferimento a Jack the Ripper, in Italia conosciuto come Jack lo squartatore, il killer che seminò il panico fra le prostitute della Londra vittoriana alla fine dell'Ottocento.

(28 gennaio 2916)
 

Burns – "Arrendetevi e tornate a casa". Ammon Bundy, il leader della rivolta dei cowboy in Oregon, arrestato ieri dopo un blitz dell'Fbi costato la vita a un miliziano, ha invitato i suoi uomini, che ancora occupano un ufficio federale all'interno di una riserva naturale, a deporre le armi. Nell'appello, letto dal suo avvocato, Bundy chiede anche al Governo federale di consentire alle persone rimaste presso il Malheur National Wildlife Refuge di lasciare il sito senza conseguenze penali. "A quanti rimangono ancora nel rifugio, vi amo. Portiamo via questa battaglia da qui", ha scandito il legale dell'uomo, Michael Arnold, leggendo il comunicato. "Per favore, arrendetevi. Tornate a casa e abbracciate le vostre famiglie. La nostra battaglia si sposta ora in Tribunale". Bundy non ha mancato di ricordare il suo "amatissimo amico", Robert "LaVoy" Finicum, un ranchero dell'Arizona, divenuto portavoce di fatto della protesta e rimasto ucciso nella sparatoria di ieri, al termine della quale otto persone sono finite in manette. "Lavoy", fa sapere Bundy, "e' uno dei piu' grandi uomini e patrioti che io abbia mai conosciuto. Piano per lui e per la sua famiglia". Infine l'appello per un salvacondotto che consenta ai miliziani di lasciare il rifugio senza conseguenze. "Proprio ora", dice ancora Bundy, "sto chiedendo al Governo federale di permettere alle persone nel rifugio di tornare a casa senza essere perseguite penalmente".

Il capo dell Fbi di Portland, Greg Bretzing, ha affermato che le autorita' hanno bloccato tutte le strade che che portano al Malheur National Wildlife Refuge e che gli occupanti sono liberi di andarsene ma saranno identificati mentre lo faranno. "Continueremo a utilizzare procedure sicure e tranquille per portare questa vicenda a una conclusione pacifica", ha aggiunto. La settimana scorsa, circa una trentina di persone, tra cui donne e bambini, erano presenti nel rifugio, ma non e' chiaro quante ve ne rimangano adesso. Anche le autorita' locali e l'Fbi hanno lanciato ai miliziani un appello alla resa. "E' tempo che tutti gli occupanti illegali se ne vadano. Non ci deve essere nessuno spargimento di sangue nella nostra comunita'", ha affermato lo sceriffo della contea di Harney, David Ward. Non e' pero' ancora chiaro quali siano le intenzioni dei miliziani rimasti barricati nel sito. E anzi, in uno streaming dal vivo trasmesso dai cow-boy si chiede a eventuali sostenitori di unirsi alla protesta e si invita a uccidere i poliziotti che dovessero impedirlo. (AGI)

(28 gennaio 2016)

Parigi – Cinque licei parigini sono stati evacuati e sono state aumentate le misure di sicurezza dopo l'arrivo di nuove minacce. Lo ha annunciato l'accademia di Parigi, in un comunicato.Gli istituti scolastici sono i licei: Charlemagne, Condorcet, Helene Boucher, Louis Le Grand e Victor Hugo. L'Accademia di Parigi sottolinea che le minacce sono "telefoniche ma non si tratterebbe di allerta bomba". (AGI) 

Londra - Il Regno Unito accoglierà i figli di rifugiati che siano stati separati dalla loro famiglia a causa dei conflitti in Siria e in altri Paesi. Lo ha reso noto il governo britannico, senza precisare il numero dei minori. "La crisi in Siria e gli avvenimenti in Medio Oriente e Nord Africa hanno separato dalla loro famiglia un gran numero di bambini rifugiati", ha segnalato in un comunicato il segretario di Stato per l'immigrazione, James Brokenshire.

Londra ha chiesto all'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati di "identificare le situazioni eccezionali nelle quali e' meglio, nell'interesse dei minori, il loro trasferimento nel Regno Unito", ha spiegato Brokenshire, precisando tuttavia che nella "grande maggioranza" dei casi è bene che rimangano vicino al loro Paese di origine con familiari. Save the Children sta conducendo una campagna nel Regno Unito perche' il governo accolga almeno 3mila minori arrivati in Europa senza genitori o senza famiglia e perche' si faccia carico di loro. (AGI) 

 

 

Atene – Ennesimo naufragio nel mar Egeo, al largo dell'isola di Samos. Sono morti dodici migranti, di cui 8 bambini. Lo riferisce la Guardia Costiera che ha salvato una decina di persone dal barcone proveniente dalle coste turche. In questi momenti e' in corso un'operazione di ricerca dei dispersi, che secondo alcuni testimoni, sarebbero una ventina.

Svezia verso espulsione di 80mila richiedenti asilo

 Sono "cinque bambini e 3 bambine", le 8 piccole vittime del nuovo naufragio nel mar Egeo. Lo riferisce un responsabile dell'ufficio stampa della Guardia Costiera.
Secondo i racconti dei sopravvissuti, la barca si e' rovesciata vicino alle coste settentrionali di Samos, un'isola vicina alle coste occidentali turche, porta d'ingresso di centinaia di migliaia di migranti che cercano di arrivare sulle coste europee. Una ventina sarebbero i dispersi e la Guardia Costiera e' al lavoro per ritrovarli.
Ieri un naufragio al largo dell'isola di Kos, sempre nel mar Egeo, ha causato la morte di 7 persone, di cui due bambini e venerdi' scorso altri 45 migranti sono morti nell'affondamento del loro barcone al largo dell'isola di Kalolimnos.
Malgrado le condizioni invernali e le restrizioni imposte in alcuni Paesi europei che hanno rispristinato i controlli alle frontiere per impedire il flusso migratorio, gli arrivi proseguono. Secondo l'Oim, l'Organizzazione internazionale delle migrazioni, dal primo gennauio gli arrivi dal Mediterraneo sono pari a 40.240.

(AGI) 

(28 gennaio 2016)

Roma – "Vedo un rischio molto serio di implosione, anche se resto convinta che l'Europa abbia gli strumenti, la capacita' e la forza per gestire questi numeri": il capo della diplomazia europea, Federica Mogherini, non nasconde i rischi per l'esistenza stessa dell'Unione europea che si annidano nella crisi dei migranti. Secondo Mogherini, che e' stata intervistata da La Stampa "e' un'illusione pensare di poter gestire le migrazioni con il reinserimento dei controlli alle frontiere: ci farebbero perdere una delle nostre piu' grandi conquiste, con costi economici e politici incalcolabili, e (il ripristino dei controlli) non aiuterebbe a controllare meglio il fenomeno". Ma le politiche nazionali non funzionano e l'accoglienza deve essere comune; l'Ue -aggiunge- deve agire "in modo razionale, con fiducia in se stessa e solidarieta'". La soluzione c'e': "Se questa crisi diventa l'occasione per sviluppare strumenti europei che mancano, fra un anno potremmo avere un'Europa non in crisi e piu' integrata". (AGI)

(28 gennaio 2016)

Roma – "La Libia non puo' aspettare la primavera. Ci muoveremo ma con gli alleati". Lo dice Roberta Pinotti, ministro della Difesa, in una intervista al Corriere della Sera. "Non possiamo immaginarci di far passare la primavera con una situazione libica ancora in stallo, ma non parlerei di accelerazioni, tanto meno unilaterali – ha aggiunto – vanno evitate azioni non coordinate". Pinotti ha sottolineato che negli ultimi mesi "abbiamo lavorato piu' assiduamente con americani, inglesi e francesi. Siamo tutti d'accordo che occorre evitare azioni non coordinate. Ma c'e' un lavoro piu' concreto di raccolta di informazioni e stesura di piani possibili di intervento sulla base di rischi prevedibili". Il Ministro, a proposito della situazione politica in Libia, ha detto che "la preoccupazione era presente e costante anche nei mesi precedenti. Anzi, rispetto ad allora e nonostante le difficolta',il processo politico non solo non si e' fermato ma e' andato avanti. Ma non c'e' dubbio che alcuni sviluppi vadano seguiti con attenzione: alcune sconfitte di Daesh in Iraq possono infatti spingere lo Stato Islamico a fare della Libia un nuovo fronte, mentre si registra il tentativo, spesso piu' simbolico che di sostanza, da parte dei jihadisti, di avanzare verso nuovi territori delle zone di Sirte e dintorni dove Daesh e' stata finora concentrata. Il tempo sicuramente stringe".

Per Pinotti, "un governo operativo e' indispensabile per evitare scenari come quello sperimentato in Iraq dopo la caduta di Saddam Hussein. Non dobbiamo fornire argomenti alla propaganda jihadista – spiega – che avrebbe interesse a presentare qualsiasi azione come una invasione occidentale. Il percorso di coalizione segue i tempi del processo politico e si prepara a fornire il tipi di aiuti che i libici hanno gia' indicato di preferire: protezione del governo quando si insediera' a Tripoli, formazione e addestramento. Per quanto riguarda l'invio di soldati italiani a Mosul a protezione della diga, il Ministro ha detto che "il governo ha dato la sua disponibilita'. Ci sono tempi necessari per concretizzare le procedure. Gli iracheni hanno individuato nell'italiana Trevi la ditta in grado di fare questo lavoro, enorme e pieno di rischi. Non e' stato ancora firmato il contratto. Abbiamo fatto un sopralluogo e il numero di 450 (il numero dei soldati da inviare ndr) per garantire la sicurezza dei lavori, nasce da questo". E aggiunge che "il cantiere si trovera' nel territorio controllato dai curdi ma a poca distanza dalle zona dominata da Daesh". (AGI)

(28 gennaio 2016)

Stoccolma – La Svezia vuole espellere tra le 60mila e le 80mila persone a cui ha negato la richiesta di asilo. Lo ha reso noto il ministro dell'Interno, Anders Ygmen. La cifra significa la meta' dei 163mila richiedenti asilo nel 2015 nel Paese, il numero piu' alto procapite in Europa. Delle circa 58.800 richieste di asilo valutate lo scorso anno fu accettato il 55% per cento. Il ministro ha spiegato che, considerato l'enorme numeero di migranti respinti, il governo utilizzera' voli charter per riportarli a casa nell'arco di vari anni. "Stiamo parlando di 60mila persone, ha spiegato, ma il numero potrebbe salire a 80mila".

Le espulsioni si realizzano abitualmente su voli commerciali, ma considerato l'enorme numero di questa 'tornata', Ygeman ha spiegato che si fara' utilizzo di voli charter, affittati per l'occasione.

In rapporto alla popolazione svedese, i 163mila rifugiati che hanno fatto richiesta di asilo in Svezia nel 2015 equivarrebbero a 1,3 milioni di persone in un Paese di 80 milioni di abitanti come la Germania (che ha ricevuto l'anno scorso 1,1 milioni di rifugiati). 
Il tasso di accettazione varia notevolmente in funzione delle nazionalita'. I siriani, arrivati in massa nel 2015, sono stati accettati per il 90%, molto piu' degli afghani (35%) o iracheni (20%). L'ufficio svedese spiega che numerosi iracheni e afghani possono essere espulsi in virtu' del regolamento di Dublino, che stabilisce che una domanda di asilo deve essere esaminata nel primo Paese europeo di arrivo in terra straniera (come e' noto, il regolamento e' di difficile applicazione e la Commissione europea sta cercando di rivederlo proprio perche' esso esercita un'eccessiva pressione sui due principali Paesi di approdo dei migranti, la Grecia e proprio l'Italia).

Il capo della polizia di frontiera svedese non ha nascosto pero' il livello di incertezza che si accompagna alla decisione del governo: "Molti migranti spariscono appena vengono a sapere che l'Ufficio migrazioni deve consegnarli alla polizia", ha spiegato Patrik Engström, citato dal sito web del quotidiano Di. Secondo il quotidiano, alcuni Paesi di origine si rifiutano di accogliere i loro cittadini, per esempio il Marocco e d'Afghanistan, con i quali sono in corso negoziati con Stoccolma sulla questione. (AGI) 

(28 gennaio 2016)

Washington – "L'antisemitismo e' in crescita: non possiamo negarlo". Lo ha detto il presidente Barack Obama nel suo intervento all'ambasciata d'Israele a Washington, ieri nel Giorno della Memoria. E' la prima volta che un presidente americano in carica parla nell'ambasciata israeliana. Durante l'evento sono stati onorati i "Guisti delle Nazioni" che hanno aiutato gli ebrei durante l'olocausto. "Siamo tutti ebrei", ha affermato Obama indicando come "ogni attacco contro una fede e' un attacco contro tutte le religioni".

Quando "gli ebrei lasciano l'Europa, quando ci sono attacchi nei centri ebraici, da Mumbai al Kansas o quando vediamo svastiche nei campus universitari non possiamo rimanere in silenzio", ha ammonito il presidente. "Quando un ebreo viene attaccato dobbiamo reagire come se fossimo tutti ebrei, dobbiamo fare il possibile – ha rimarcato – abbiamo una responsabilita' e come presidente garantiro' che gli Usa guidino la lotta contro l'antisemitismo". La presenza di Obama alla cerimonia rappresenta un "messaggio di amicizia", secondo l'ambasciatore d'Israele Ron Dermer che cosi' ha gettato acqua sul fuoco delle tensioni tra Obama e il premier Benjamin Nentanyahu, legate all'accordo sul nucleare iraniano. Durante la cerimonia e' stato mostrato un video messaggio registrato di Netanyahu che ringrazia Obama "per l'impegno a continuare a lavorare insieme per aumentare la sicurezza d'Israele". (AGI)

(28 gennaio 2016)

Washington – Donald Trump "si comporta come un altro Hitler incitando al razzismo". Il paragone e' della sorellastra di Anna Frank, Eva Schloss, in un articolo pubblicato su Newsweek nel Giorno della Memoria dell'olocausto. La Schloss, che ha 86 anni e vive a Londra, era amica di Anna Frank ad Amsterdam. Sua madre Fritzi sposo' Otto Frank, padre di Anna, dopo la fine della seconda guerra mondiale. "Se Trump diventasse il prossimo presidente degli Stati Uniti sarebbe un totale disastro", ammonisce la Schloss criticando anche la risposta dei governi americano e ed europei alla crisi dei rifugiati siriani che stanno passando, sottolinea, "quello che abbiamo subito noi" nell?Europa controllata dai nazisti. "Ricordo la rabbia del mondo quando nel 1961 venne eretto il muro di Berlino ? osserva ? e ora tutti stanno costruendo muri per tenere fuori la gente. E' assurdo". Il miliardario candidato con i repubblicani alla presidenza degli Stati Uniti era gia? stato paragonato a Hitler. Se il rivale Jeb Bush lo ha definito un razzista, lo scorso dicembre un giornale britannico ha chiesto ai lettori di indovinare ?chi l?ha detto: Donald Trump o Adolf Hitler?. (AGI)

(28 gennaio 2016)