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Bruxelles – C'era un secondo uomo a Bruxelles nell'attacco kamikaze nella metro, un uomo che accompagnava Khalid el Bakraoui: e' quanto risulta all'emittente RTBF. Khalid El Bakraoui – il 27enne fratello di Ibrahim, il kamikaze nell'aeroporto di Zaventem – si è fatto esplodere in un vagone della metro all'altezza della stazione di Maalbeek, a poche centinaia di metri dalle istituzioni comunitarie, causando almeno 20 morti e piu' di cento feriti. Ma secondo RTBF, insieme a lui, la mattina di martedì scorso, c'era anche un altro uomo che ha partecipato alla strage: è stato ripreso dalle telecamere di vigilanza con una grande borsa. Al momento però le autorita' non sanno ne' la sua identità, né se sia morto o se si sia dato alla fuga. (AGI) 

Bruxelles - Tra gli obiettivi dei fratelli Bakraoui, due dei tre kamikaze in azione a Bruxelles, c'era la centrale nucleare di Liegi. Lo sostiene il quotidiano belga Le Dernere Heure, secondo cui i due kamikaze (Ibrahim si e' fatto esplodere a Zaventem; Khalid nella metro di Maelbeek) sono i due che rubarono la telecamera nella casa del direttore del programma di ricerca e sviluppo nucleare belga. Il video fu trafugato poco dopo gli attacchi di Parigi e questo confermerebbe il collegamento tra gli attentati in Francia, Belgio e Siria. Il video, che dura una decina di ore, fu sequestrato a dicembre a casa di uno dei sospetti degli attentati, Mohamed Bakkali. E il 17 febbraio, per garantire la sicurezza della centrale nucleare le autorita' belghe decisero di schierare 140 militari attorno alla centrale. (AGI) 

 Roma – Ibrahim e Khalid El Bakraoui come Said e Cherif Kouachi, come Dzhokhar e Tamerlan Tsarnaev. Tutti fratelli kamikaze in nome della Jihad. A Bruxelles come a Parigi nell'attacco alla redazione di Charlie Hebdo o alla maratona di Boston del 2013. L'azione dei due fratelli che si sono fatti esplodere lunedi' a Bruxelles, il primo all'aeroporto di Zaventem e il secondo nella stazione della metropolitana di Maelbeek, portano alla memoria gli attentatori di Charlie Hebdo, Said e Cherif Kouachi, i due fratelli franco-algerini nati a Parigi e autori della strage costata la vita a 12 persone il 7 gennaio 2015. Anche loro legati al terrorismo di matrice islamica, fratelli nel terrore, come se la Jihad fosse una questione di famiglia. Cosi' Abdelhamid Abaaoud, il terrorista belga di origini marocchine considerato la mente degli attentati di Parigi e ucciso nel blitz a Saint-Denis, nel gennaio del 2014 rapi' il fratellino minore 13enne Younes per condurlo con se' in Siria e arruolarlo nelle fila dell'Isis. Erano fratelli anche i due ceceni autori degli attentati alla maratona di Boston del 15 aprile 2013, Dzhokhar e Tamerlan Tsarnaev, il primo catturato e il secondo ucciso durante un conflitto a fuoco con la polizia. (AGI) 

Bruxelles – Come accadde per le Torri Gemelle, anche le stragi di Bruxelles hanno colpito un caleidoscopio di etnie diverse che abbracciano piu' continenti. Solo tra i 270 feriti le nazionalita' sono oltre 40: tanti belgi, ma anche 21 portoghesi, 10 francesi, 9 spagnoli, quattro britannici (a cui va aggiunto un disperso che potrebbe essere fra i morti), quattro romeni e quattro marocchini, tre missionari mormoni e un militare americano con alcuni parenti, trevdominicani, due ungheresi, una 40enne hostess indiana della Jet Airways e cittadini della Colombia, dell'India, della Spagna, della Svezia. 

Tra i dispersi l'italiana Patricia Rizzo – FOTO

Le stragi di Bruxelles pianificate a Raqqa

Intanto sono arrivate le prime identificazioni dei 32 morti, dopo che la Farnesina ha riferito di un'italiana tra le vittime, e anche in questo caso i lutti hanno tante bandiere. Ci sono due belgi che si trovavano nella stazione di Maelbeek: un ventenne universitario che studiava giurisprudenza a Bruxelles, Leopold Hecht, deceduto nella notte in ospedale, e un funzionario della regione Vallonia-Bruxelles.

Taxi troppo piccolo, kamikaze costretti a ridurre l'esplosivo

Sempre nella stazione e' morta una donna di origine marocchina, secondo quanto riferito da fonti diplomatiche del Paese nordafricano. E' invece deceduta nell'attacco all'aeroporto Adelma Marina Tapia Ruiz, una donna peruviana di 36 anni che riesiedeva da nove anni a Bruxelles. La donna, che doveva partire per New York dove doveva trascorrere la Pasqua dalle due sorelle, era insieme al marito, un giornalista belga, e alle due figlie gemelle, una delle quali e' rimasta ferita mentre giocava con la sorellina nel terminal. (AGI) 

Roma – Sono in corso le operazioni di riconoscimento da parte dei familiari della funzionaria Ue italiana che mancava all'appello. Secondo quanto si apprende da fonti della Farnesina, i familiari sono assistiti dall'ambasciata italiana a Bruxelles per il riconoscimento reso complicato dalle condizioni in cui si trovano i corpi delle vittime degli attentati.

Da ieri, come riporta la pagina Facebook della comunita' degli italiani a Bruxelles, risulta dispersa l'impiegata di un'agenzia che fa capo alla Commissione Ue. Si chiama Patricia Rizzo, e un parente ha lanciato la sua ricerca tramite i social network. Sarebbero dunque i suoi familiari che, assistiti dal personale dell'ambasciata italiana in Belgio, procedono da questa mattina alle operazioni di riconoscimento all'ospedale militare di Bruxelles, dove sono stati trasportati i resti delle vittime della bomba nella metropolitana, a due passi dalle sedi delle istituzioni Ue. (AGI) 

Bruxelles – A Bruxelles un alunno su tre non e' andato a scuola all'indomani delle stragi all'aeroporto e nella metro. Lo ha riferito il ministro del'Istruzione belga, Joelle Milquet, spiegando che nei vari istituti si e' registrato un tasso di assenze che va dall'8% al 45%. Il ministro ha osservato che si tratta di un fatto comprensibile, sia per la paura che per i problemi legati ai trasporti pubblici, e ha assicurato che le assenze non verranno contabilizzate dalle scuole. (AGI) 

Bruxelles – Sono 300.000 gli italiani residenti in Belgio registrati all'Aire, 30.000 dei quali vivono a Bruxelles, di cui rappresentano la terza comunità straniera dopo marocchini e francesi. Solo nella Commissione europea lavorano quotidianamente 3.858 italiani, il 12% del personale dell'esecutivo comunitario, a cui si aggiungono i 692 del Parlamento europeo e qualche centinaio al Consiglio, oltre ai numerosissimi stagisti. Ci sono poi gli italiani di seconda o terza generazione, cittadini belgi nati da italiani immigrati come Elio di Rupo, l'ex premier belga ora leader del Partito socialista e sindaco di Mons, i cui genitori arrivarono nel 1947 dall'Abruzzo. C'e' anche una pagina Facebook, "Italiani a Bruxelles", con oltre 18.000 iscritti e che in questi giorni e' un po' il termometro degli umori dei connazionali che vivono nella capitale belga dopo le stragi dell'Isis.

"Ho paura a uscire di casa, ad andare al lavoro, a prendere anche solo il tram", scrive Akire. "Ciao a tutti. Sono alla ricerca di una stanza dove andare a vivere dal primo aprile", chiede Annarita, che nonostante tutto a Bruxelles intende venirci e incarna la "resilience", quella capacita' di resistere e andare avanti che i giovani italiani all'estero hanno gia' dimostrato dopo la strage del pullman in Catalogna. Dei 18.445 iscritti molti sono gia' a Bruxelles, altri, come Annarita, arriveranno. Una piccola ma conosciuta comunita' che non fa che parlare di quanto avvenuto all'aeroporto e nella stazione di Maalbeek. La bacheca e' intasata di messaggi di persone che chiedono informazioni su come tornare in Italia, se qualcuno sa quando verra' riaperto il traffico aereo a Zaventem. La comunita' italiana si da' una mano come puo', in questi momenti. ItaLietta, nick-name di uno degli amministratori, ha creato un unico post con link annesso per quanti vogliono partire in questi giorni in auto, via car-sharing. C'e' una parte di Italia, a Bruxelles, incredula, ma che si fa coraggio: "Non bisogna farsi prendere dalla paura": e' Yuri, che lascia un messaggio ad Akire, l'iscritta che trema all'idea di uscire di casa. Probabilmente non si conoscono e non si sono mai visti, ma la difficolta' li unisce. Storie piccole e grandi, racchiuse in brevi post o lunghi sfoghi. E' l'Italia non ufficiale, ma comunque presente. E' qui che si apprende delle ricerche di Patricia Rizzo, funzionaria italiana che lavorava per un'agenzia legata alla Commissione europea e che potrebbe figurare tra le vittime delle stragi. (AGI) 

Roma – Mason Wells, 19 anni, mormone dello Utah c'era anche a Bruxelles. Il suo nome figura nell'elenco dei feriti dell'attentato di ieri nella capitale belga. La storia l'ha tirata fuori la tv Usa Abc: Wells era presente all'attentato del 2013 alla Maratona di Boston, cui stava partecipando la madre. Il ragazzo, missionario mormone, era anche a Parigi il 13 novembre e sarebbe uno dei sopravvissuti alla carneficina del Bataclan. Ieri è rimasto ferito all'aeroporto di Bruxelles dove avrebbe dovuto imbarcarsi per rientrare negli Usa. (AGI) 

Bruxelles - Bufera sul ministro delle Finanze francese, Michel Sapin, che aveva lamentato un approccio "naif" delle autorita' belghe di fronte alle "comuni" di estremisti formatesi in alcuni quartieri di Bruxelles. "Penso" aveva dichiarato all'emittente Lci poche ore dopo le stragi nella capitale belga, "che vi sia stata una volonta' o mancanza di volonta' da parte di certi responsabili politici, forse per favorire una buona integrazione ma forse anche per un certo approccio naif, di lasciare che queste 'comuni' si sviluppassero". Dopo una raffica di critiche dal Belgio e dalla stessa Francia, e' intervenuto il premier francese, Manuel Valls, che ha indirettamente redarguito il suo ministro invitando a "fare attenzione" a non apparire divisi sulla lotta al terrorismo. "Non voglio dare lezione ai nostri amici belgi", ha dichiarato a France 1, "anche noi abbiamo interi quartieri sotto il controllo di narcotrafficanti ed estremisti".

Su Sapin si era abbattuta un'autentica tempesta di critiche: "Di fronte a un popolo che soffre", lo aveva bacchettato la vice-presidente del Partito socialista belga, Laurette Onkelinx, "c'e' bisogno di solidarieta' e non di gente che impartisce lezioni". Di parole "vergognose" ha parlato l'ex ministro per le Aree urbane francese Francois Lamy, socialista, mentre la deputata socialista francese Chantal Guitet ha osservato che e' facile dare giudizi "stando a bordo campo". Sapin si e' poi giustificato per quello che ha definito un "malinteso", spiegando di aver solo voluto parlare "in generale sul terrorismo" e ribadendo "tutta la solidarieta'" al Belgio in un messaggio al collega Johan Van Overtveldt. (AGI)