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(AGI) – Torino, 12 ago. – Exor aumenta la propria partecipazione nel capitale sociale del Gruppo The Economist dal 4,7% al 43,4%. Lo rende noto la holding che ha stipulato un accordo per acquistare 6,3 milioni (pari al 27,8%) di azioni ordinarie e 1,26 milioni (pari al 100%) di azioni speciali “B” per un corrispettivo complessivo di 405 milioni. L’acquisizione sara’ finanziata con mezzi propri di Exor.

“Con l’aumento della partecipazione in The Economist – ha commentato John Elkann, Presidente e Amministratore Delegato di Exor, e Amministratore non esecutivo in The Economist – siamo lieti di confermare il nostro ruolo di azionisti di lungo termine a sostegno del Gruppo, insieme alle famiglie Cadbury, Layton, Rothschild e Schroder, e ad altri singoli investitori stabili. Abbiamo sempre ammirato l’integrita’ editoriale e la prospettiva globale che sono gli elementi caratteristici del successo de The Economist e sottoscriviamo pienamente la sua storica missione di ‘prender partito nella dura battaglia tra l’intelligenza, che ci spinge verso il progresso, e un’ignoranza vile e timorosa, che lo ostacola.’ La decisione del Gruppo di investire insieme a noi, mediante l’acquisto di azioni proprie, ci rende ancora piu’ convinti dei meriti del nostro investimento, in quanto segno della fiducia in un futuro brillante e redditizio. Insieme riteniamo che The Economist abbia un enorme potenziale di crescita, in particolare per la sua capacita’ di cogliere le numerose opportunita’ di sviluppo legate alla digitalizzazione del settore dei media, sotto la guida di Zanny Minton Beddoes e di Chris Stibbs.”

L’operazione, che ha il sostegno unanime del Consiglio di Amministrazione de The Economist, fara’ di Exor il principale azionista singolo del Gruppo. E’ stato inoltre concordato che, previa approvazione degli azionisti, lo statuto de The Economist sia modificato per limitare al 20% i diritti di voto di ogni singolo azionista e per garantire che nessun singolo individuo o societa’ possa detenere piu’ del 50% delle azioni del Gruppo. I valori editoriali del giornale continueranno ad essere presidiati dai suoi Trustees indipendenti. “L’investimento effettuato da Exor in The Economist – si legge nella nota – rientra nell’ambito di altre importanti partecipazioni di lungo termine detenute direttamente e indirettamente nei settori dei media e dell’editoria nel corso degli ultimi decenni, tra cui Bantham Books, Random House, Le Monde, RCS MediaGroup, Italiana Editrice (La Stampa / Secolo XIX) e Banijay Group. Il perfezionamento dell’operazione, previsto per il quarto trimestre 2015, e’ soggetto all’ottenimento delle necessarie autorizzazioni di legge, nonche’ all’approvazione sia da parte degli azionisti de The Economist con la maggioranza del 75% sia da parte dei suoi Trustees indipendenti.

Le previsioni del City Code on Takeovers and Mergers non si applicano a The Economist Newspaper Limited”. (AGI)

(AGI) – Roma, 12 ago. – La Cina ha svalutato di nuovo lo yuan, dopo una prima svalutazione avvenuta ieri. La banca centrale ha fissato il tasso di cambio odierno a 6.3306 contro il dollaro e ha definito queste mosse una tantum, nel quadro di un nuovo sistema di gestione dei cambi che dovra’ far piu’ riferimento al mercato. “Attualmente – spiega la banca centrale – non ci sono le basi per un sostenuto trend di dprezzamento”.

Tuttavia i mercati non gradiscono la decisione, che di fatto mira a sostenere l’export cinese, e temono l’avvio di una guerra valutaria. Lo yuan in due giorni ha perso il 3,5% del suo valure in Cina e circa il 4,8% sui mercati globali. A risentirne oggi sono la rupia indonesiana e il ringgit malese, ai minimi da 17 anni, mentre il dollaro australiano e quello neozelandese scendono ai minimi da sei anni. Le borse europee affondano per i timori: Londra cede l’1,4%.

Piazza Affari prosegue in ribasso, giu’ Fiat e lusso

A Milano l’indice Ftse Mib segna -2,44%. Francoforte perde il 2,4% e Parigi il 2,77%. Madrid cala dell’1,92% e Atene dell’1,5%. Eppure, il Fondo monetario internazionale considera il nuovo meccanismo deciso dalla Cina per fissare le oscillazioni giornaliere dello yuan come “un passo che appare positivo”, perche’ consentira’ ai mercati di avere un maggiore ruolo nel determinare i tassi di cambio.

“Riteniamo – spiega un portavoce del Fmi – che la Cina possa raggiungere un tasso di cambio effettivamente fluttuante sui mercati entro due o tre anni”. Intanto, sono forti in Cina le pressioni politiche sulla banca centrale per svalutare ancora lo yuan e favorire l’export e l’economia. Lo rivelano fonti vicine ai circoli governativi, secondo cui la spinta e’ per svalutazioni graduali, che evitino fughe di capitali e non disincentivino l’utilzzo dello yuan nelle transazioni internazionali.

Secondo gli esperti cinesi, il deprezzamento per essere efficace e aiutare veramente l’economia dovrebbe essere intorno al 10%. Il ministero del Commercio di Pechino ieri ha ufficialmente apprezzato la svalutazione e le fonti assicurano che nel dicastero si e’ brindato per la decisione della banca centrale di abbandonare la politica dello yuan forte, che favorisce il potere d’acquisto interno e spinge le imprese cinesi a usare lo yuan negli investimenti esteri.

Fino alle recenti svalutazioni, lo yuan si era apprezzato in 12 mesi del 14%. Il premier Li Keqiang aveva ripetutamente negato che Pechino intendesse procedere a svalutazioni, pur lanciando l’allarme per il rallentamento dell’economia. Probabilmente a far pendere l’ago della bilancia verso la svalutazione e’ stato il dato shock di luglio sul calo dell’8,3% delle esportazioni. Il governo di Pechino ha fissato un target di crescita del 7% quest’anno e intende non scostarsi troppo da questo obiettivo nei prossimi cinque anni. (AGI)

(AGI) – Francoforte, 12 ago. – La compagnia automobilistica tedesca Bmw ha attivato i propri legali per verificare se la decisione di Google di trasformarsi in una conglomerata chiamata Alphabet non vada a ledere i suoi diritti di esclusiva sull’uso del marchio, che e’ usato dalla controllata Alphabet Fuhrparkmanagement, che opera nei servizi di leasing di lunga durata e nel car sharing. “Stiamo esaminando – spiega Bmw in un comunicato – le implicazioni sui diritti dio marchio”. In realta’ il nome alphabet e’ presente e registrato in ameno 130 marchi negli Usa. Difficile quindi che tra Google e Bmw si arrivi a una disputa legale, poiche’ la violazione implica che il danneggiato debba provare che la sovrapposizione della parola alphabet crei “confusione” tra i consumatori nell’uso del prodotto. In realta’ Alphabet non opera nel settore della controllata di Bmw, anche se nella conglomerata rientrera’ anche la societa’ che sta sperimentando per Google le auto elettriche senza pilota. (AGI) .

(AGI) – Roma, 12 ago. – Atene piu’ ottimista, ma la Germania frena. Dopo i colloqui fittissimi delle ultime ore il memorandum d’intesa con la Grecia e’ stato chiuso e inviato ai governi, ma la lunga partita a scacchi sul terzo pacchetto di aiuti per Atene non sembra ancora arrivata alla conclusione. Nelle ultime ore si e’ raggiunto un primo accordo, che deve essere ratificato al piu’ presto, per consentire ad Atene di onorare la scadenza di pagamento di 3,5 miliardi di euro del prestito della Bce entro il 20 agosto ed evitare quindi il default. L’intesa viene considerata un passo avanti da parte della Germania che pero’ chiede di vedere tutte le carte prima di esprimere un’opinione, che comunque sara’ resa nota “entro la fine di questa settimana”. “Malgrado gli ostacoli che qualcuno vuole mettere sulla nostra strada l’accordo si fara’”, risponde Alexis Tsipras, che sparge ottimismo. La Commissione Ue considera chiuso il memorandum d’intesa, mentre in serata ci sara’ una teleconferenza dei vice ministri dell’Economia dell’Unione, ma resta in dubbio se il pacchetto otterra’ il via libera entro la settimana oppure se sara’ necessario procedere con un nuovo prestito ponte e rinviare a settembre l’ok definitivo. In giornata il testo arrivera’ alle Commissioni del Parlamento di Atene e potrebbe essere esaminato con procedura di urgenza in modo da approvare l’intero provvedimento entro domani. Angela Merkel, sostiene una ricostruzione dell’agenzia tedesca Dpa, avrebbe insistito sulla necessita’ di varare un prestito ponte: la richiesta sarebbe stata formalizzata ieri sera in una lunga telefonata tra la stessa Merkel e il premier greco Tsipras, che secondo alcune indiscrezioni pubblicate della ‘Bild’ e minimizzate dalla cancelleria di Berlino, sarebbe stata burrascosa. Nel memorandum di intesa concordato dalla Grecia e dai suoi creditori si prevedono le privatizzazioni di porti, aeroporti e rete elettrica per un totale di 6,4 miliardi di euro entro il 2017. Il nuovo memorandum d’intesa, il secondo, di circa 60 pagine, prevede le misure prioritarie per l’erogazione della prima tranche di aiuti che dovrebbe essere di 25 miliardi, su un totale di 85 miliardi di euro. Piu’ nel dettaglio l’accordo prevede l’impegno da parte di Atene a fare “passi irreversibili” entro ottobre per privatizzare l’operatore della rete elettrica Admie, oppure a presentare misure alternative equivalenti. Le offerte vincolanti per i porti del Pireo e di Salonicco dovranno essere annunciate entro la fine di ottobre. Inoltre Atene si impegna a vendere gli aeroporti regionali all’offerente gia’ selezionato, ovvero la tedesca Fraport, in base “ai termini previsti”. Il memorandum prevede che i 6,4 miliardi di euro di incasso totale per le privatizzazioni siano ripartite in 1,4 miliardi di euro nel 2015, 3,7 miliardi di euro nel 2016 e 1,3 miliardi di euro nel 2017. L’intesa dovra’ essere ratificata dall’Eurogruppo, non ancora convocato ufficialmente ma che potrebbe riunirsi venerdi’, dal Parlamento greco e da diversi Parlamenti, tra cui il Bundestag. Ma la Germania prende tempo e fa sapere che l’esame del testo di 400 pagine concordato da Atene e dai suoi creditori sara’ comunicata “entro la fine della settimana”. “Malgrado gli ostacoli che qualcuno sta cercando di mettere sul nostro cammino, sono ottimista che raggiungeremo l’accordo a sostegno del prestito (da parte del Meccanismo europeo di stabilita’) e che finira’ l’incertezza economica”, dice Tsipras. Quanto all’ipotesi di un piano segreto messo a punto da alcuni membri della Ue con lo scopo di ridisegnare la mappa degli equilibri in Europa, Tsipras ha detto che un “piano occulto per rimodellare la zona euro utilizzando la Grecia come scusa fallirebbe”. Secondo indiscrezioni vicine al dossier inoltre, i fondi di salvataggio per le banche greche invece, secondo alcune fonti vicine al dossier, verranno stanziati ma non saranno distribuiti prima che la Bce abbia concluso il suo stress test, alla fine di ottobre. Secondo le stesse fonti, circa 10 miliardi di aiuti saranno “immediatamente” resi disponibili per ridare fiducia alle banche greche, ma senza essere concessi in attesa della asset qualty review della Bce. Le banche greche dovranno sottoporre i loro business plan alle autorita’ europee, i 10 miliardi verranno depositati in un conto dell’Esm e congelati fino a fine ottobre. Altri 15 miliardi di euro saranno stanziati entro la fine dell’anno. E da Bruxelles intanto trapela un’altra indiscrezione, secondo cui l’uscita di scena dell’ex ministro delle Finanze greco, Yanis Varoufakis ha consentito un'”inversione di rotta” nel negoziato sugli aiuti ad Atene, portando all’accordo tecnico tra la Grecia e i suoi creditori”. Secondo alcune fonti Ue, il clima nella trattativa e’ cambiato radicalmente con l’arrivo di Euclid Tsakolotos che ha preso il posto di Varoufakis: “Nelle ultime settimane c’e stata un’inversione di rotta. Il nuovo ministro delle Finanze ha un’attitudine completamente diversa nei colloqui. Il dialogo e’ diventato molto costruttivo”. (AGI) .

(AGI) – Roma, 12 ago. – “Malgrado gli ostacoli che qualcuno sta cercando di mettere sul nostro cammino, sono ottimista che raggiungeremo l’accordo”. Lo dice il premier greco, Alexis Tsipras, riferendosi all’intesa tra Atene e i creditori. “Sono e resto fiducioso che riusciremo a raggiungere un accordo a sostegno del prestito (da parte del Meccanismo europeo di stabilita’) e che finira’ l’incertezza economica”, ha detto Tsipras. Quanto all’ipotesi di un piano segreto messo a punto da alcuni mebri della Ue con lo scopo di ridisegnare la mappa degli equilibri in Europa, Tsipras ha detto che un “piano occulto per rimodellare la zona euro utlizzando la Grecia come scusa fallirebbe”. Il portavoce del governo tedesco Steffen Seibert smentisce che ieri notte tra la cancelliera tedesca Angela Merkel e il premier greco siano volate parole grosse al telefono. “Non c’e’ stata una telefonata calda” dice Seibert, smentendo la ricostruzione del giornale Bild, secondo il quale dopo l’accordo sul memorandum d’intesa tra Atene e i creditori, Bruxelles inclusa, la Merkel avrebbe insistito al telefono nel chiedere a Tsipras di accettare un prestito ponte per i rimborsi piu’ urgenti. “Meglio un prestito ponte, poi gli aiuti” avrebbe detto, secondo Bild, la Merkel, durante una telefonata dura in cui ci sarebbero state anche delle urla. La Merkel in sostanza avrebbe insisto sul fatto di non avere informazioni sufficienti per valutare i contenuti dell’accordo e avrebbe insistito sulla necessita’ di varare un prestito ponte per Atene in attesa di negoziare meglio l’accordo. (AGI) .

(AGI) – Milano, 12 ago. – Prosegue in ampio ribasso la seduta di Borsa, con gli indici che si sono attestati poco oltre il 2% di perdita, in linea con i principali mercati europei. Ftse Mib sul -2,16%, All Share -2,09% dopo la nuova svalutazione dello yuan cinese. Fiat Chrysler si allinea al forte calo dei titoli del settore auto, con un -4,2%, mentre nel gruppo Cnh cede il 3,7%. Colpiti in generale i valori con interessi nel continente asiatico come Piaggio (-4,7%) e il settore del lusso, dove Ferragamo cede il 3,6%, Tod’s il 3,3%, Luxottica il 3,6%. Ribasso compatto per i bancari, con Intesa -2,3%, Unicredit -2%, Bpm -2%. Nell’energia Enel -2,5%, Eni -1,3%. (AGI)

(AGI) – Roma, 12 ago. – La Cina ha svalutato di nuovo lo yuan, dopo una prima svalutazione avvenuta ieri. La banca centrale ha fissato il tasso di cambio odierno a 6.3306 contro il dollaro e ha definito queste mosse una tantum, nel quadro di un nuovo sistema di gestione dei cambi che dovra’ far piu’ riferimento al mercato. “Attualmente – spiega la banca centrale – non ci sono le basi per un sostenuto trend di dprezzamento”.

Tuttavia i mercati non gradiscono la decisione, che di fatto mira a sostenere l’export cinese, e temono l’avvio di una guerra valutaria. Lo yuan in due giorni ha perso il 3,5% del suo valure in Cina e circa il 4,8% sui mercati globali. A risentirne oggi sono la rupia indonesiana e il ringgit malese, ai minimi da 17 anni, mentre il dollaro australiano e quello neozelandese scendono ai minimi da sei anni. Le borse europee affondano per i timori: Londra cede l’1,4%.

Piazza Affari prosegue in ribasso, giu’ Fiat e lusso

A Milano l’indice Ftse Mib segna -2,44%. Francoforte perde il 2,4% e Parigi il 2,77%. Madrid cala dell’1,92% e Atene dell’1,5%. Eppure, il Fondo monetario internazionale considera il nuovo meccanismo deciso dalla Cina per fissare le oscillazioni giornaliere dello yuan come “un passo che appare positivo”, perche’ consentira’ ai mercati di avere un maggiore ruolo nel determinare i tassi di cambio.

“Riteniamo – spiega un portavoce del Fmi – che la Cina possa raggiungere un tasso di cambio effettivamente fluttuante sui mercati entro due o tre anni”. Intanto, sono forti in Cina le pressioni politiche sulla banca centrale per svalutare ancora lo yuan e favorire l’export e l’economia. Lo rivelano fonti vicine ai circoli governativi, secondo cui la spinta e’ per svalutazioni graduali, che evitino fughe di capitali e non disincentivino l’utilzzo dello yuan nelle transazioni internazionali.

Secondo gli esperti cinesi, il deprezzamento per essere efficace e aiutare veramente l’economia dovrebbe essere intorno al 10%. Il ministero del Commercio di Pechino ieri ha ufficialmente apprezzato la svalutazione e le fonti assicurano che nel dicastero si e’ brindato per la decisione della banca centrale di abbandonare la politica dello yuan forte, che favorisce il potere d’acquisto interno e spinge le imprese cinesi a usare lo yuan negli investimenti esteri.

Fino alle recenti svalutazioni, lo yuan si era apprezzato in 12 mesi del 14%. Il premier Li Keqiang aveva ripetutamente negato che Pechino intendesse procedere a svalutazioni, pur lanciando l’allarme per il rallentamento dell’economia. Probabilmente a far pendere l’ago della bilancia verso la svalutazione e’ stato il dato shock di luglio sul calo dell’8,3% delle esportazioni. Il governo di Pechino ha fissato un target di crescita del 7% quest’anno e intende non scostarsi troppo da questo obiettivo nei prossimi cinque anni. (AGI)

(AGI) – Roma, 12 ago. – La cancelliera tedesca, Angela Merkel insiste sulla necessita’ di varare un prestito ponte che consenta alla Grecia di far fronte ai pagamenti piu’ urgenti. E’ quanto la Merkel, secondo una ricostruzione dell’agenzia Dpa, avrebbe chiesto anche ieri nel corso di una telefonata con i premier greco, Alexis Tsipras. Dpa fa riferimento a fonti del governo di Atene, secondo le quali Berlino vorrebbe che il terzo piano di aiuti fosse piu’ ampio di quanto non sia quello attuale. Ieri Atene ei suoi creditori hanno concordato un accordo tecnico che consenta ad Atene di rimborsare entro il 20 agosto la Bce di 3,2 miliardi di euro. Tuttavia questa intesa dovra’ essere ratificata dal Parlamento greco, dall’Eurogruppo e da diversi Parlamenti, tra cui il Bundestag. .

(AGI) – Roma, 12 ago. – Le borse europee affondano, dopo la doppia svalutazione in due giorni dello yuan e i dati deludenti sull’andamento dell’economia cinese. Londra cede l’1,4%. A Milano l’indice Ftse Mib segna -2,44%. Francoforte perde il 2,4% e Parigi il 2,77%. Madrid cala dell’1,92% e Atene dell’1,5%. Ad avvitarsi i negativo sono soprattutto i titoli del lusso e quelli dell’auto, i piu’ esposti nei traffici con la Cina. La banca centrale cinese ha abbassato di un altro 1,6% il punto medio di oscillazione giornaliero dello yuan, dopo averlo arretrato ieri del 2%. L’obiettivo di Pechino e’ quello di aiutare l’export cinese, ma queste mosse stanno destabilizzando i mercati valutari e azionari globali. (AGI)

(AGI) – Roma, 12 ago. – L’avanzo della bilancia commerciale a giugno scorso e’ stato di 2,8 miliardi (+3,3 miliardi a giugno 2014). Al netto dell’energia, la bilancia risulta positiva per 5,5 miliardi. Nel primo semestre l’attivo raggiunge i 18,5 miliardi e la crescita dell’export e’ pari a +5,0%. Rispetto al mese precedente, a giugno scorso il valore delle esportazioni e’ in lieve flessione (-0,6%), mentre le importazioni sono in rilevante aumento (+4,3%). Lo rileva l’Istat. La flessione congiunturale dell’export e’ determinata dalla diminuzione delle vendite verso i mercati extra Ue (-1,9%), mentre quelle verso i mercati Ue (+0,5%) crescono. La riduzione delle esportazioni e’ estesa a tutti i principali raggruppamenti di beni, a eccezione dei prodotti intermedi (+0,3%) e dei prodotti energetici (+3,2%). La crescita dell’import, rispetto al mese precedente, coinvolge gli acquisti sia dai paesi extra Ue (+5,4%) sia da quelli Ue (+3,5%). L’incremento degli acquisti di beni strumentali (+8,1%) e di prodotti energetici (+5,3%) e’ particolarmente rilevante. Nel secondo trimestre 2015, la positiva dinamica congiunturale dell’export (+2,1%) e’ determinata sia dall’area Ue (+3,5%) sia, in misura piu’ contenuta, da quella extra Ue (+0,4%). I prodotti energetici (+38,8%) e i beni di consumo (+4,0%) registrano l’espansione maggiore. Le importazioni aumentano, nel trimestre, del 4,6%, con incrementi sia dall’area Ue (+3,1%) sia, soprattutto, da quella extra-Ue (+6,7%). Crescono in particolare le importazioni di prodotti energetici (+14,4%) e di beni strumentali (6,8%). A giugno scorso, la crescita tendenziale del valore delle esportazioni (+9,4%) e’ determinata sia dalle vendite verso l’area Ue (+10,1%) sia da quelle verso l’area extra Ue (+8,7%). I valori medi unitari (+2,3%) e i volumi (+7,0%) risultano entrambi in aumento. Nello stesso mese, l’incremento tendenziale dell’import (+12,2%) e’ determinato dalla crescita degli acquisti sia dall’area Ue (+14,3%) sia dall’area extra Ue (+9,4%). La crescita tendenziale per entrambi i flussi, corretta per i giorni lavorativi (21 a giugno 2015 rispetto ai 20 di giugno 2014), e’ pari a +5,6% per l’export e +8,5% per l’import. A giugno scorso, la crescita tendenziale dell’export e’ particolarmente sostenuta per Belgio (+37,6%), Turchia (+27,0%) e Stati Uniti (+21,5%), mentre una forte flessione si registra per la Russia (-25,3%). In marcata crescita le vendite di autoveicoli (+34,5%). Nello stesso mese la diminuzione congiunturale dell’export (-0,6%) e’ determinata dalla flessione delle vendite di beni strumentali (-1,3%), beni di consumo durevoli (-4,8%) e beni di consumo non durevoli (-0,3%). L’incremento congiunturale dell’import (+4,3%) e’ principalmente dovuto all’aumento degli acquisti di beni strumentali (+8,1%) e di beni di consumo non durevoli (+4,0%). L’incremento tendenziale delle esportazioni (+9,4%) e’ esteso a tutte le tipologie di prodotti ed e’ particolarmente rilevante per i prodotti energetici (+20,6%) e i beni di consumo (+11,9%). Gli acquisti di beni strumentali (+28,0%) e di beni di consumo durevoli (+23,8%) fanno registrare un forte incremento tendenziale. A giugno scorso il saldo commerciale e’ positivo (+2,8 miliardi), in diminuzione rispetto a giugno 2014 (+3,3 miliardi). La bilancia commerciale, al netto dei prodotti energetici, e’ attiva per 5,5 miliardi. Nel giugno 2015 l’aumento tendenziale delle esportazioni ha riguardato, in modo particolare, le vendite di autoveicoli (+34,5%), prodotti petroliferi raffinati (+23,1%) e articoli farmaceutici, chimico-medicinali e botanici (+19,8%). Dal lato delle importazioni, gli acquisti di mezzi di trasporto, autoveicoli esclusi (+52,3%) e di articoli farmaceutici, chimico-medicinali e botanici (+31,3%) sono in rilevante espansione. Nel giugno scorso i saldi positivi piu’ ampi si rilevano per macchinari e apparecchi n.c.a., prodotti petroliferi raffinati, articoli in pelle (escluso abbigliamento) e simili, mezzi di trasporto (esclusi autoveicoli) e mobili. I saldi negativi piu’ consistenti riguardano minerali energetici (petrolio greggio e gas naturale) e computer, apparecchi elettronici e ottici. Nel mese considerato la flessione congiunturale dell’export (-0,6%) e’ determinata dalla diminuzione delle vendite verso i mercati extra Ue (-1,9%), mentre quelle verso i mercati Ue (+0,5%) sono in lieve aumento. La crescita dell’import (+4,3%), rispetto al mese precedente, e’ determinata dall’aumento degli acquisti sia dai paesi extra Ue (+5,4%) sia da quelli Ue (+3,5%). Nel secondo trimestre 2015, la positiva dinamica congiunturale dell’export (+2,1%) e’ determinata sia dall’area Ue (+3,5%) sia, in misura piu’ contenuta, da quella extra Ue (+0,4%). Anche la crescita dell’import (+4,6%) nello stesso periodo e’ da ascrivere sia all’area extra Ue (+6,7%) sia all’area Ue (+3,1%). ( La crescita tendenziale delle esportazioni (+9,4%) e’ molto sostenuta verso Belgio (+37,6%), Turchia (+27,0%), Stati Uniti (+21,5%), Spagna (+18,5%) e Giappone (+14,7%). L’incremento dell’import (+12,2%) risente della forte crescita degli acquisti dai paesi Asean (+33,7%), Belgio e paesi EDA (+32,6% entrambi), Polonia (+27,7%) e Stati Uniti (+25,2%). L’aumento tendenziale dell’export e’ spiegato per 1,8 punti percentuali dall’incremento delle vendite di articoli farmaceutici, chimico-medicinali e botanici verso il Belgio e di autoveicoli verso gli Stati Uniti. La diminuzione delle vendite di macchinari e apparecchi n.c.a. verso paesi Asean, paesi EDA, paesi Mercosur e Russia rallenta di quasi un punto percentuale la crescita dell’export. L’incremento tendenziale delle importazioni e’ spiegato per 1,8 punti percentuali dall’incremento degli acquisti di articoli farmaceutici, chimico-medicinali e botanici da Belgio e Stati Uniti e di macchinari e apparecchi n.c.a. dalla Germania, mentre e’ contrastato per quasi un punto percentuale dagli acquisti di prodotti petroliferi raffinati dalla Russia e di gas naturale dai paesi Opec. A giugno 2015 si rilevano un aumento tendenziale dei valori medi unitari all’export (+2,3%) e una diminuzione di quelli all’import (-1,1%). I volumi scambiati sono in forte aumento sia per le esportazioni (+7,0%) sia per le importazioni (+13,6%). L’aumento dei valori medi unitari all’export e’ principalmente determinato dall’incremento registrato per i paesi dell’area extra Ue (+3,2%); la diminuzione dei valori medi unitari all’import e’ determinata dalla riduzione rilevata per i paesi dell’area extra Ue (-4,1%). L’aumento dei volumi esportati interessa tutti i principali raggruppamenti di beni e, in misura piu’ rilevante, i prodotti energetici (+51,7%). (AGI)