AGI – Entro sei settimane una donna, Linda Yaccarino, dirigerà Twitter dal punto di vista operativo come amministratore delegato o direttore esecutivo.
Ad annunciarlo, con un tweet, è Elon Musk che tuttavia riserverà a se stesso gran parte delle responsabilità della rete – che chiama X/Twitter – e precisamente “la presidenza esecutiva, la guida del settore tecnologico, la supervisione dei prodotti, la gestione del software e dei sistemi”.
Excited to announce that I’ve hired a new CEO for X/Twitter. She will be starting in ~6 weeks!
My role will transition to being exec chair & CTO, overseeing product, software & sysops.
— Elon Musk (@elonmusk)
May 11, 2023
Linda Yaccarino, presidente della pubblicità globale e delle partnership di NBCU, lavora per NBCU da più di dieci anni, e a lei si deve il lancio del servizio di streaming Peacock.
AGI – L’Antitrust ha avviato un’istruttoria nei confronti di Apple per un presunto abuso di posizione dominante nel mercato delle app per iOS. In particolare, spiega l’Antitrust, a partire da aprile 2021 Apple ha adottato una politica sulla privacy, per i soli sviluppatori terzi di app, più restrittiva rispetto a quella che la società applica a sé stessa.
Il diverso trattamento si basa principalmente sulle caratteristiche del prompt che appare agli utenti per acquisire il consenso al tracciamento dei propri dati di navigazione sul web e sugli strumenti adottati per misurare l’efficacia delle campagne pubblicitarie.
Infatti, Apple impone soltanto ai concorrenti l’utilizzo di un prompt di richiesta del consenso in posizione di maggior risalto rispetto a quello dell’opzione per negare il consenso e utilizza una formulazione linguistica dissuasiva del tracciamento.
Inoltre, gli sviluppatori e gli inserzionisti terzi appaiono svantaggiati in termini di qualità e di dettaglio dei dati messi a disposizione da Apple e relativi all’efficacia delle campagne pubblicitarie sulle loro applicazioni. Ciò accade per le caratteristiche tecniche dell’interfaccia di programmazione cui possono accedere – SkadNetwork – che appare molto meno efficace rispetto ad Apple Ads Attribution, lo strumento che Apple adotta per sé stessa.
La disponibilità dei dati relativi sia alla profilazione degli utenti sia alla misurazione dell’efficacia delle campagne pubblicitarie – pur nel rispetto della disciplina a tutela della privacy – sono elementi essenziali per l’appetibilità degli spazi pubblicitari venduti dagli sviluppatori di app e acquistati dagli inserzionisti.
Per questo, secondo l’Autorità, la presunta condotta discriminatoria di Apple “può causare un calo dei proventi della pubblicità degli inserzionisti terzi, a vantaggio della propria divisione commerciale; ridurre l’ingresso e/o impedire la permanenza dei concorrenti nel mercato dello sviluppo e della distribuzione di app; avvantaggiare le proprie app e, di conseguenza, gli apparati mobili e il sistema operativo iOS Apple. Per l’Antitrust, la presunta riduzione di concorrenza nei mercati rilevanti e il conseguente rafforzamento dell’eco-sistema digitale di Apple potrebbero ridurre gli incentivi a sviluppare app innovative e ostacolare il passaggio degli utenti verso eco-sistemi digitali concorrenti”.
AGI – Sono stati individuati 1.936 evasori totali, ossia esercenti attività d’impresa o di lavoro autonomo completamente sconosciuti al fisco (molti dei quali operanti attraverso piattaforme di commercio elettronico), e 9.495 lavoratori in “nero” o irregolari, di cui 1.621 oggetto di somministrazione abusiva di manodopera. È quanto emerge dal bilancio operativo della Guardia di Finanza per il primo quadrimestre 2023 presentato in occasione della cerimonia di commiato del generale Giuseppe Zafarana.
Scoperti, inoltre, 360 casi di evasione fiscale internazionale, principalmente riconducibili a stabili organizzazioni occulte, a manipolazioni dei prezzi di trasferimento, a residenze fiscali fittizie e all’illecita detenzione di capitali oltreconfine.
I soggetti denunciati per reati tributari sono 3.726, di cui 88 tratti in arresto.
Il valore dei beni sequestrati quale profitto dell’evasione e delle frodi fiscali è di oltre 662,3 milioni.
AGI – LinkedIn, il social network di proprietà di Microsoft che si concentra sui professionisti del business, ha annunciato che taglierà 716 posti di lavoro nell’ambito di cambiamenti più ampi che comporteranno anche la graduale eliminazione della sua app di lavoro incentrata sulla Cina.
In una lettera ai dipendenti, come riporta Reuters, l’amministratore delegato di LinkedIn, Ryan Roslansky, ha affermato che il taglio di ruoli nei team di vendita, operativi e di supporto è finalizzato a snellire le operazioni dell’azienda.
“Con la maggiore fluttuazione del mercato e della domanda dei clienti e per servire in modo più efficace i mercati emergenti e in crescita, stiamo ampliando l’uso dei fornitori”, ha scritto Roslansky. “Stiamo inoltre eliminando i livelli, riducendo i ruoli di gestione e ampliando le responsabilità per prendere decisioni più rapidamente”. Nella lettera Roslansky afferma anche che i cambiamenti porteranno alla creazione di 250 nuovi posti di lavoro.
AGI – In 10 anni la spesa media annua degli italiani per le tariffe di luce, gas, acqua e rifiuti è salita complessivamente del +68,7% un incremento di spesa di 1.625 euro a famiglia, con i prezzi dell’elettricità che, rispetto al 2012, hanno registrato un aumento record del +240%.
Lo afferma il Codacons, che ha realizzato uno studio per capire come sia cambiata la spesa dei cittadini per le utenze domestiche negli ultimi 10 anni.
In base ai dati ufficiali, nel 2012 la bolletta media della luce si è attestata a quota 524 euro a famiglia, mentre quella del gas è stata pari a 1.277 euro a nucleo – spiega il Codacons – nel 2022, e a causa dei continui rincari dei prezzi energetici, la bolletta media per l’elettricità ha raggiunto quota 1.322 euro, mentre per il gas una famiglia ha speso 1.866 euro. In 10 anni la spesa per l’energia elettrica è aumentata quindi di quasi 800 euro (+798 euro) mentre quella per il gas di 589 euro, per un totale di +1.387 euro a famiglia.
Confrontando il dettaglio delle tariffe, si scopre che quelle della luce hanno segnato un vero e proprio record del +240%, passando dai 19,403 centesimi di euro per kilowattora dell’ultimo trimestre del 2012 ai 66,01 centesimi di euro dell’analogo periodo del 2022. Il Codacons analizza poi l’andamento delle altre utenze domestiche: nel 2012 per le forniture di acqua una famiglia ha spesa in media 310 euro, spesa salita a 487 euro nel 2022 (+57%).
La città con le tariffe idriche più elevate è Frosinone, dove una famiglia ha speso in media nell’ultimo anno 880 euro per la bolletta dell’acqua, contro i 175 euro della città più economica, Isernia. La tariffa per la raccolta e smaltimento rifiuti passa invece dai 253 euro del 2012 ai 314 euro del 2022, con un incremento del +24,1%. La città più costosa risulta Catania, con una spesa media pari a 595 euro annui, la meno cara Udine (175 euro annui a famiglia). Complessivamente, quindi, la spesa delle famiglie italiane per luce, gas, acqua e rifiuti sale di 1.625 euro a nucleo in 10 anni, registrando un aumento in media del 68,7%.
Nello stesso periodo, tuttavia, in base ai dati ufficiali Istat il reddito netto medio delle famiglie è aumentato solo dell’11,5%, passando dai 29.426 euro del 2012 ai 32.812 euro annui del 2020 (ultimo dato Istat disponibile). “La spesa per le utenze domestiche ha registrato una impennata nell’ultimo decennio, ma i servizi non sono certo migliorati – spiega il presidente Carlo Rienzi – Pesanti criticità si registrano soprattutto sul fronte idrico, dove le Bollette risentono della rete colabrodo italiana caratterizzata da ingenti perdite e carenze strutturali che vengono scaricate sulle tariffe. Discorso a parte meritano le tariffe energetiche, letteralmente impazzite tra il 2021 e il 2022 per effetto delle quotazioni sui mercati”. “Le previsioni per il 2023, purtroppo, non sono positive – avvisa Rienzi – il gas, dopo le ultime riduzioni, ha invertito la rotta e ha già registrato un rialzo delle tariffe del 22,4% ad aprile; i prezzi dell’energia continuano a subire la volatilità dei mercati, mentre l’inflazione alle stelle e i costi in crescita porteranno a un inevitabile rincaro delle tariffe di acqua e rifiuti nel corso dell’anno”.
AGI – “Il 54% dei 30enni italiani guadagna meno di 7 euro netti l’ora e ci sono troppi part-time e apprendisti fini a 29 anni”. È quanto rileva un’indagine di Federcontribuenti, da cui emerge come “il 48% di questi si dice sfruttato da orari fuori busta paga e spesso non pagati come straordinario nemmeno in nero. Questi giovani sono senza uno stipendio adeguato né tanto meno continuo: 6 mesi lavori, 6 mesi no e quando lavorano guadagnano in media 100/120 euro netti a settimana”.
Secondo Federcontribuenti, “l’11% della popolazione italiana, quella fascia di età che va dai 28 ai 35 anni e che dovrebbe essere da traino per lo sviluppo economico e le pensioni future è invece del tutto tagliato fuori dal Paese. Laureati o meno, meritocrazia o meno in Italia, che ricordiamo è il Paese dell’area Ue con gli stipendi più bassi, il lavoratore dipendente viene sfruttato e maltrattato da quegli stessi contratti nazionali voluti e sostenuti da chi proprio non riesce a fare il proprio dovere di politico e garante”.
Riguardo i part-time l’indagine rileva un aumento dei contratti, 1,3 milioni di trentenni senza possibilità di affittarsi una casa e mettere su famiglia. “Inutile parlare di decrescita demografica – si legge nella nota dell’associazione dei consumatori – per mettere su famiglia occorre un lavoro stabile e uno stipendio adeguato; i voucher sono uno strumento meschino che piega la dignità del lavoratore stesso”. Si passa poi agli estratti contributivi: “Quando si fa un estratto contributivo il 60% di chi si presenta è condannato a una pensione sociale misera come misero è il numero di chi si può’ permettere una pensione contributiva, solitamente impiegati statali”.
Sul tema delle Partite Iva, Federcontribuenti parla “di una vera ed e propria strage degli autonomi in fallimento, in particolare nel nord-est, con un +68%. Nemmeno piu’ l’imprenditore riesce a metter via uno stipendio adeguato e questi tagli sul costo del lavoro o sul cuneo fiscale accrescono la rabbia”. Federcontribuenti si dice, di nuovo, scontenta delle ultime manovre: “Tutti i contratti di lavoro esistenti dovevano servire da fondo per la brace di Pasqua e invece si continua beatamente lasciare che un 29 enne si senta o veda costretto a firmare un contratto part-time per lavorare invece come un mulo e senza potersi permettere nemmeno una stanza arredata. Tutto questo mentre, di nuovo, tornano a crescere gli stipendi per tutti manager pubblici e privati che fanno utili o voti sulle vesti stracciate della popolazione”. Infine la proposta di Federcontribuenti: “uno stipendio minimo per legge; massimo 3 contratti Nazionali per 3 fasce di età; apprendistato massimo fino a 24 anni; riforma del sistema previdenziale: il costo supera la resa; zero costi fiscali sul dipendente”.
AGI – Sono circa 467 mila i contratti di assunzione (di durata superiore ad un mese o a tempo indeterminato) programmati dalle imprese a maggio e oltre 1,5 milioni per il trimestre maggio-luglio, con un incremento di oltre 22 mila unità rispetto a maggio 2022 (+5,1%) e di 16 mila unità sul corrispondente trimestre (+1,1%). A delineare questo scenario è il Bollettino del Sistema informativo Excelsior, realizzato da Unioncamere e Anpal.
Dove la domanda di lavoro è più alta
L’industria nel suo complesso programma 132 mila entrate nel mese di maggio e oltre 400mila nel trimestre maggio-luglio, con una crescita rispettivamente del 33,1% (+33mila ingressi) e del 24,2% (+78mila) rispetto allo scorso anno. A maggio, Il manifatturiero è alla ricerca di 87 mila lavoratori che salgono a 268 mila nel trimestre. Ad offrire le maggiori opportunità lavorative sono la meccatronica (22 mila contratti da attivare nel mese e 66 mila nel trimestre), la metallurgia (18 mila nel mese e circa 53 mila nel trimestre), l’agroalimentare (11mila nel mese e circa 45mila nel trimestre) e la moda (circa 11 mila nel mese e 29 mila del trimestre). In crescita anche il comparto delle costruzioni che programma per il mese 45mila entrate (+35,9%) e circa 132mila nel trimestre maggio-luglio (+25,8%).
I servizi ricercano a maggio circa 335 mila lavoratori e oltre 1,1 milioni entro luglio, con una flessione rispettivamente del -3,0% (-10mila ingressi) e del -5,1% (-62mila ingressi) rispetto a un anno fa. Si mantiene molto elevata la domanda di lavoro delle imprese del turismo che programmano 107 mila contratti nel mese e 398 mila entro luglio. Molteplici anche le opportunità di lavoro offerte dal commercio con circa 58 mila ingressi previsti nel mese e circa 192mila nel trimestre. Seguono poi i servizi alle persone che, nonostante la flessione registrata rispetto a un anno fa (-27,2%), sono alla ricerca di circa 49 mila lavoratori a maggio che salgono a oltre 180 mila nel trimestre maggio-luglio.
I profili più difficili da trovare
Nel mese è difficile da reperire il 46,1% del personale ricercato dalle aziende (+7,8 p.p. rispetto a un anno fa), soprattutto a causa della mancanza di candidati. Tra le figure di più difficile reperimento il Borsino delle professioni del Sistema Informativo Excelsior segnala per le professioni tecniche e ad elevata specializzazione gli ingegneri e i tecnici in campo ingegneristico (rispettivamente 61,0% e 65,2%), i tecnici della salute (63,1%), i tecnici della gestione dei processi produttivi (63%) e i tecnici della distribuzione commerciale (58,7%); mentre tra le figure degli operai specializzati si distinguono gli operai specializzati addetti alle rifiniture delle costruzioni (73,5%), i fonditori, saldatori, lattonieri, calderai, montatori di carpenteria metallica (72,2%), i meccanici artigianali, montatori, riparatori, manutentori macchine fisse/mobili (72,1%) e i fabbri ferrai costruttori di utensili (71,5%).
Si mantiene elevata la domanda di lavoratori immigrati con 91 mila ingressi programmati nel mese (+18 mila rispetto allo stesso periodo del 2022), pari al 19,5% del totale. A ricorrere maggiormente alla manodopera straniera sono i servizi operativi di supporto a imprese e persone (il 37,3% degli ingressi programmati sarà coperto da personale immigrato), i servizi di trasporto, logistica e magazzinaggio (28,7%), le costruzioni (23,9%), la metallurgia (23,2%) e l’alimentare (20,3%).
In aumento sia la previsione per i contratti a tempo indeterminato (+11,9 %) sia quella per i contratti a termine e stagionali (+ 5,7%), mentre diminuiscono i contratti di collaborazione (-18,7%) o a partita IVA (-13,1%).
A livello territoriale si evidenzia, infine, come il flusso delle entrate previste a maggio nelle regioni del Nord risulti in crescita rispetto allo stesso mese del 2022 (+14 mila unità per il Nord Ovest e + 18 mila per il Nord est), a fronte di una tendenza negativa per il Centro (-2 mila) e per il Sud e Isole (-7 mila entrate).
AGI – La Banca Centrale Europea ha deciso, come previsto, di alzare i propri tassi di riferimento per contrastare l’inflazione ancora troppo elevata. Ma il nuovo giro di vite è stato limitato a un solo quarto di punto, contro il mezzo punto dei quattro ritocchi precedenti. In particolare il tasso sui depositi è stato portato al 3,25%, quello di rifinanziamento al 3,75% e quello sui prestiti marginali al 4%. Si tratta del livello più alto dal 2008. I dati sull’aumento dei prezzi nella zona euro, pubblicati martedì, hanno giustificato questo nuovo inasprimento della Bce, che ha anche annunciato la scelta di sospendere da luglio i reinvestimenti App. L’inflazione nell’Eurozona è ancora molto alta e ha registrato addirittura un leggero aumento ad aprile, accelerando dal 6,9% al 7% su base tendenziale.
Alcuni analisti – compresi quelli di JP Morgan e Bank of America – si aspettavano addirittura un aumento del costo del denato di 50 punti base, come nelle riunioni precedenti. Ma la banca centrale ha scelto di non calcare troppo la mano. Innanzitutto, perchè alcuni indicatori lasciano sperare in un’inversione di tendenza dei prezzi al consumo. L’inflazione core, quella maggiormente osservata dalla Bce, ha frenato leggermente lo scorso mese, dal 5,7% al 5,6%. E l’ultima indagine sulla distribuzione del credito nell’eurozona nel primo trimestre, pubblicata martedì, ha mostrato un marcato rallentamento del finanziamento dell’economia da parte delle banche che hanno inasprito le loro condizioni di prestito “al ritmo più veloce dalla crisi del debito sovrano nel 2011”. Questo è in gran parte un segno che la stretta monetaria avviata dalla Bce lo scorso luglio sta iniziando a influenzare l’economia. Inoltre, un rialzo troppo forte avrebbe potuto indebolire le banche, soprattutto in concomitanza con la decisione della Bce di ritirare liquidità dal mercato sgonfiando il proprio bilancio.
L’Eurotower ha ulteriormente ridotto gli acquisti di obbligazioni, astenendosi dal reinvestire – per 15 miliardi di euro al mese – le somme derivanti dal rimborso delle obbligazioni in portafoglio. Ha inoltre accelerato i rimborsi delle Tltro, prestiti mirati a lungo termine concessi alle banche a condizioni vantaggiose durante la crisi. Quasi 500 miliardi di euro di questo finanziamento scadrannno a giugno. La guerra all’inflazione appare comunque tutt’altro che conclusa. E a differenza di quanto ha fatto capire la Fed, la Bce proseguirà nella sua stretta, con i mercati che scontano un aumento totale dei tassi di 75 punti base, compreso quello odierno, entro la fine dell’estate.
AGI – Dopo 3 mesi di riduzioni, la bolletta del gas torna a crescere per la famiglia tipo in tutela, per i consumi di aprile, segnando un +22,4% rispetto a marzo. L’incremento, pur in presenza di un prezzo medio all’ingrosso nello scorso mese in leggero calo, è dovuto principalmente alla riduzione, prevista dal recente ‘decreto bollette’ (DL 34/2023), della componente di sconto UG2, utilizzata nell’ultimo anno a beneficio dei consumatori per compensare gli aumenti. Lo comunica l’Arera.
Anche a fronte dell’aumento complessivo della bolletta per il mese di aprile, in termini di effetti finali, la spesa gas per la famiglia tipo nell’anno (maggio 2022-aprile 2023) è di 1.532,49 euro, registrando un -3,9% rispetto ai 12 mesi equivalenti dell’anno precedente (maggio 2021- aprile 2022). “L’aumento sarà probabilmente percepito meno, perché arriva nel periodo dell’anno in cui i riscaldamenti sono ormai spenti e i consumi gas delle famiglie tendono al minimo – afferma Stefano Besseghini presidente Arera -. Dobbiamo tener ben presente che abbiamo imboccato la strada di un ritorno alla normalità, in cui il sistema energetico è chiamato all’equilibrio senza il ricorso a finanze dello Stato per fronteggiare la crisi”.
Per quanto riguarda la componente del prezzo del gas a copertura dei costi di approvvigionamento (CMEMm), applicata ai clienti ancora in tutela, questa viene aggiornata da Arera come media mensile del prezzo sul mercato all’ingrosso italiano (il PSV day ahead) e pubblicata entro i primi 2 giorni lavorativi del mese successivo a quello di riferimento. Per il mese di aprile, che ha registrato una quotazione media all’ingrosso leggermente inferiore rispetto a quella del mese di marzo, il prezzo della sola materia prima gas (CMEMm), per i clienti con contratti in condizioni di tutela, è pari a 44,83 /MWh.
L’aumento complessivo per l’utente tipo, per i consumi del mese di aprile rispetto al mese precedente, è quindi determinato da un leggero calo della spesa per la materia gas naturale, -3,1%, da un calo della tariffa legata alla spesa per il trasporto e la misura, – 4,0%, controbilanciato dall’aumento degli oneri generali per la parte legata all’UG2, +29,5%. Si determina cosi’ il +22,4% finale per la famiglia tipo. Si ricorda che il ‘Decreto bollette’ n. 34 del 2023, per il II trimestre 2023 ha previsto la riduzione dell’Iva al 5% per il gas e azzerato i restanti oneri generali di sistema. In considerazione della costante riduzione dei prezzi del gas all’ingrosso, le aliquote negative della componente tariffaria UG2, applicata agli scaglioni di consumo fino a 5.000 metri cubi all’anno, sono state invece confermate in misura ridotta, pari al 35% del valore applicato nel I trimestre 2023.
AGI – Le vendite globali di veicoli elettrici a batteria del gruppo Stellantis sono aumentate del 22% nel primo trimestre 2023, rispetto allo stesso periodo del 2022. Nell’anno, ricorda una nota, è previsto il lancio di nove BEV aggiuntivi, per arrivare a un’offerta totale di 47 modelli elettrificati a batteria entro la fine del 2024.
Il gruppo Stellantis chiude il primo trimestre 2023 con ricavi netti per 47,2 miliardi di euro, in aumento del 14% rispetto al primo trimestre 2022.
La crescita è trainata dalle maggiori vendite, con auto consegnate per 1,476 milioni, con un +7%, grazie principalmente, informa una nota, alla migliore disponibilità di semiconduttori rispetto al primo trimestre 2022.