AGI – Flusso di correnti umide sul Mediterraneo con nuvole e piogge sull’Italia, dove sono previste temperature in graduale aumento verso il weekend. Mentre un lobo del vortice polare si muove tra Scandinavia e isole Britanniche, un flusso di correnti umide dai quadranti occidentali sta investendo il Mediterraneo. Nei prossimi giorni, sull’Italia, avremo nuvolosità irregolare in transito e schiarite ma non mancheranno piogge sparse soprattutto sui settori del versante tirrenico. Temperature in media fino a metà settimana con possibilità di qualche nevicata in montagna fin verso gli 800-1300 metri.
Gli ultimi aggiornamenti del Centro Meteo Italiano mostrano ancora locale instabilità nella seconda parte della settimana ma in un contesto termico decisamente più mite. Con l’arrivo del secondo weekend di marzo, poi, un robusto anticiclone potrebbe espandersi sulla Penisola Iberica interessando poi anche il Mediterraneo centrale.
Previsioni meteo per oggi:
AL NORD Tempo instabile sia al mattino che al pomeriggio sui settori di nord-est con piogge e acquazzoni sparsi, neve oltre i 700-1100 metri su Alpi e Appennino settentrionale. Fenomeni possibili anche sulla Liguria mentre altrove il tempo sarà più asciutto. Più stabile dalla sera salvo pioviggini su Liguria e Friuli Venezia-Giulia.
AL CENTRO Nuvolosità irregolare per gran parte della giornata sulle regioni del Centro con possibilità di piogge sparse soprattutto su Toscana, Umbria e Lazio. Neve oltre i 1300 metri sui rilievi, più asciutto lungo il versante adriatico. Temporaneo miglioramento ovunque dalla sera.
AL SUD E SULLE ISOLE Nuvolosità in transito al sud sia al mattino che al pomeriggio con possibilità di piogge sparse soprattutto su Campania, Calabria e isole maggiori, variabilità asciutta altrove. In serata fenomeni in estensione anche a Puglia e Calabria. Neve oltre i 1300 metri. Temperature minime in generale rialzo ovunque, massime in lieve calo salvo un rialzo sui settori del medio-basso Adriatico.
Previsioni meteo per domani:
AL NORD Al mattino deboli piogge tra Triveneto e Liguria, variabile altrove. Al pomeriggio isolate precipitazioni sul Friuli con neve oltre i 1000 metri, variabile altrove. In serata si rinnovano condizioni di maltempo sui settori alpini e prealpini, con neve dai 1100-1200 metri.
AL CENTRO Al mattino nuvolosità alternata a schiarite. Al pomeriggio cieli poco o irregolarmente nuvolosi, ma senza fenomeni associati. In serata precipitazioni in arrivo sui versanti tirrenici, con cieli coperti su tutte le regioni.
AL SUD E SULLE ISOLE Tempo per lo più stabile al mattino al sud Italia ma con nubi sparse e schiarite, locali piogge possibili sulla Calabria meridionale. Al pomeriggio non sono previste variazioni sostanziali con tempo del tutto asciutto. In serata ancora tempo stabile con cieli sereni o poco nuvolosi, piogge solo sulla Sardegna. Temperature minime stazionarie o in lieve calo; massime stabili o in rialzo da nord a sud.
AGI – Carenze, ritardi, inefficienze. Il ministero della salute ha affrontato la prima fase dell’emergenza Covid in maniera non impeccabile. Lo afferma la Guardia di Finanza nella relazione finale di oltre duemila pagine che è tra gli atti depositati con la chiusura dell’ indagine della Procura di Bergamo. Inchiesta che coinvolge anche l’ex premier Giuseppe Conte, l’ex ministro della Salute Roberto Speranza e il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana, per la prima gestione del Covid nella provincia più aggredita dal virus. Una impreparazione che sarebbe stata riconosciuta “anche, ad esempio, dal capo di Gabinetto Zaccardi e dalla sottosegretaria Zampa, personaggi non secondari e, comunque, a stretto contatto col ministro Speranza”.
Secondo questa ricostruzione, “solo dopo il 20 febbraio 2020 è iniziato un caotico e frenetico tentativo di organizzare un sistema di risposta. Prima di quella data, poco o nulla è stato fatto a ogni livello, anche in ragione della frammentazione delle responsabilità e della poca chiarezza della linea di comando”. Prima di allora, il ministero “si era limitato al blocco dei voli dalla Cina, che non ha certamente inciso positivamente, all’installazione di termoscanner negli aeroporti, all’istituzione di una task force senza poteri decisionali e poco altro, come emerge dai resoconti ministeriali”. L’atteggiamento sarebbe stato quello “di attesa degli eventi invece di adottare provvedimenti preventivi che limitassero la diffusione del contagio quali il piano pandemico e i protocolli per Sars Cov 1 e Mers – Cov”.
La Gdf scrive che “sin dalle prima fasi, il ministero ha emanato provvedimenti che mal si conciliavano col principio di efficienza e chiarezza. Ciò ha comportato uno sfalsamento dei risultati dell’analisi dei tamponi visto che occorreva attendere almeno un giorno per avere conferma dell’esito”.
Questo perchè, spiegano le Fiamme Gialle, il ministero aveva previsto con delle circolari “la subordinazione dell’accertamento di un tampone positivo alla validazione dell’Iss che ha comportato di fatto l’allungamento delle tempistiche anche per l’assunzione di misure che mitigassero gli effetti dell’epidemia, senza tralasciare il fatto che tra febbraio e marzo 2020 i tre laboratori lombardi erano subissati dal lavoro per cui trasmettere a Roma il campione positivo per la validazione dei campioni da parte dell’Iss è certamente da considerarsi poco efficiente”.
Così “sino ai primi giorni di marzo il campione veniva inviato con un’auto di servizio dei Nas all’Iss per la validazione come se il Sacco di Milano o il laboratorio di Pavia non fossero in grado di processare un tampone, come poi è avvenuto senza peraltro che mutassero i parametri e la valutazione dei laboratori”.
“Ci sono tante cose da fare ma siamo totalmente destrutturati al ministero. Direzioni deboli e incompetenti e assenza di seconde linee. L’assenza della prevenzione in questa vicenda è assordante». Lo scrive l’8 aprile 2020 Andrea Urbani, direttore della Direzione Programmazione del Ministero della Salute, in un messaggio whatsapp mandato all’ex capo di Gabinetto Goffredo Zaccardi, agli atti dell’inchiesta di Bergamo.
AGI – L’Italia ha dovuto dire addio a quasi 1 vasetto di miele su 4 (23%) rispetto a poco più di un decennio fa con una raccolta che nell’ultimo anno a livello nazionale è stata di circa 23 milioni di chili condizionata da siccità ed eventi estremi che hanno causato oltre 6 miliardi di euro di danni all’agricoltura italiana. È quanto emerge dall’analisi della Coldiretti in occasione di Apimell, la più importante Mostra Mercato Internazionale specializzata nel settore apicoltura, su dati Osservatorio nazionale miele che registrano una produzione 2022 che, seppur migliorata in confronto all’anno nero precedente, è ancora molto distante dai 30 milioni di chili potenziali raggiunti nell’ormai lontano 2010.
“Se la carenza di piogge ha consentito voli di raccolta regolari da parte delle api, le alte temperature e la mancanza di acqua con fioriture anticipate – spiega Coldiretti – hanno costretto gli apicoltori a partire prima verso le aree montane e a portare razioni di soccorso e acqua negli alveari già nei primi giorni di agosto. I raccolti della prima parte della primavera e dell’estate hanno sofferto in particolare per le ondate di calore”.
Il 2022 – spiega Coldiretti – è stato l’anno più caldo mai registrato prima con la temperatura media superiore di quasi un grado (+0,98) con la caduta del 30% di precipitazioni in meno rispetto alla media storica del periodo 1991-2020, secondo le elaborazioni Coldiretti sulla banca dati Isac Cnr che evidenziano come la stessa anomalia si conferma anche nei primi mesi di quest’anno. Ma oltre alla situazione climatica dell’anno più caldo di sempre – sottolinea Coldiretti – i “pastori delle api” hanno dovuto fare fronte anche all’esplosione dei costi per le tensioni internazionali generate dalla guerra in Ucraina: dai vasetti di vetro alle etichette, dai cartoni al gasolio. In Italia – precisa la Coldiretti – si consuma circa mezzo chilo di miele a testa all’anno, sotto la media europea che è di 600 grammi ma un terzo rispetto alla Germania”.
“Il Belpaese però vince in biodiversità con più di 60 varietà da quelli Dop come il Miele della Lunigiana, e il Miele delle Dolomiti Bellunesi e il miele Varesino, fino a quelli speciali in barrique o aromatizzati, dal tiglio agli agrumi, dall’eucalipto all’acacia. Un patrimonio messo a rischio dalle importazioni dall’estero cresciute di quasi il 18% nei primi undici mesi del 2022 rispetto allo stesso periodo del 2021 – evidenzia Coldiretti – anno in cui il totale delle importazioni è risultato superiore ai 24 milioni di chilogrammi. Per evitare di portare in tavola prodotti provenienti dall’estero, spesso di bassa qualità, occorre – consiglia la Coldiretti – verificare con attenzione l’origine in etichetta oppure di rivolgersi direttamente ai produttori nelle aziende agricole, negli agriturismi o nei mercati di Campagna Amica”.
Il miele prodotto sul territorio nazionale, dove non sono ammesse coltivazioni Ogm a differenza di quanto avviene ad esempio in Cina, è riconoscibile attraverso l’etichettatura di origine obbligatoria fortemente sostenuta dalla Coldiretti. La parola Italia deve essere presente per legge sulle confezioni di miele raccolto interamente sul territorio nazionale mentre nel caso in cui il miele provenga da più Paesi dell’unione Europea, l’etichetta – continua la Coldiretti – deve riportare l’indicazione ‘miscela di mieli originari della Ue’ indicando il nome dei Paesi (ad esempio, se viene da Italia e Ungheria sul barattolo dovrà esserci scritto Italia, Ungheria); se invece proviene da Paesi extracomunitari deve esserci la scritta ‘miscela di mieli non originari della Ue‘ con il nome dei Paesi, mentre se si tratta di un mix va scritto ‘miscela di mieli originari e non originari della Ue’, anche qui con l’indicazione dei nomi dei Paesi”.
AGI – Ritardi, omissioni, errori, bugie. Vista dalla Procura di Bergamo appare un’Italia fragile e senza scudi quella che provò a fermare il drago feroce che inghiottì migliaia di uomini e donne nella provincia più aggredita dal Covid. Le ipotesi di reato più gravi, omicidio ed epidemia, sono a titolo colposo.
Difficili da provare nel contesto di un’emergenza sanitaria, come già dimostrato da altre indagini archiviate, ma ritenute dai magistrati diretti da Antonio Chiappani le sole in grado di definire la posizione giudiziaria di chi guidava il Paese e la Lombardia nella primavera dei fiori sulle tombe del 2020. Ecco che allora le 35 pagine, approdo di un’inchiesta durata tre anni, restituiscono affermazioni come quella che accusa l’ex premier Giuseppe Conte e il ministro Roberto Speranza di aver “cagionato per colpa” la morte di una cinquantina di persone.
Con l’attuale leader dei 5 Stelle che “nelle riunioni del 29 febbraio e 1 marzo 2020, con i componenti del Cts”, si sarebbe “limitato a proporre misure meramente integrative senza prospettare di estendere la zona rossa ai comuni della Val Seriana nonostante l’ulteriore incremento del contagio in Lombardia” e “l’accertamento delle condizioni che corrispondevano allo scenario più catastrofico”. E un passaggio che ritrae il presidente Attilio Fontana come incapace di aver protetto i suoi cittadini perché in due mail del 27 e 28 febbraio 2020 “chiese il mantenimento delle misure vigenti non segnalando le criticità relative alla diffusione del contagio in Val Seriana, inclusi Nembro e Alzano Lombardo” nonostante l’indicatore R0 segnalasse che ogni infetto ne contagiava altri due.
E ancora, il presidente dell’Istituto Superiore della Sanità, Silvio Brusaferro, si sarebbe opposto all’applicazione del piano pandemico. A rappresentare la folla sterminata di chi si arrese, spesso solo e senza fiato in casa, i pm inseriscono nomi e cognomi di 57 familiari di morti. I capi d’imputazione sono pensati attorno a tre questioni: la mancata zona rossa, il piano pandemico ignorato e l’irrefrenabile contagio nell’ospedale di Alzano Lombardo.
La decisione dei vertici del governo e di Fontana di non sigillare i confini della Val Seriana, come accaduto nel Lodigiano dopo il primo caso a Codogno, avrebbe contribuito a far morire 4148 persone, “pari al numero dei decessi in meno che si sarebbero verificati in provincia di Bergamo se le restrizioni fossero state adottate il 27 febbraio”. Cinquantacinque vittime si sarebbero potute evitare proprio nei due paesi dove la popolazione venne assottigliata in poche settimane.
Il Cts, che per molti mesi è stato decisivo nell’aprire e chiudere i confini regionali, avrebbe sbagliato valutazione sulla Val Seriana nonostante avesse a disposizione le fosche previsioni, fondate su modelli matematici, di Stefano Merler. E allora responsabile di epidemia colposa sarebbe stato anche chi in quel consesso sedeva, oltre a Brusaferro: Claudio D’Amario, Mauro Dionisio, Giuseppe Ippolito, il presidente del Consiglio superiore della Sanità Franco Locatelli, Francesco Maraglino, Giuseppe Ruocco, Andrea Urbani, Agostino Mazzeo. Non solo aggiornare il piano pandemico ma anche applicare quello vecchio per l’influenza del 2006 avrebbe reso meno violento il bilancio.
Per la Procura, D’Amario, Brusaferro e il capo della Protezione Civile, Angelo Borrelli, insieme al direttore generale della sanità lombarda Luigi Cajazza e a Gallera “rifiutavano di attuare le prescrizioni del Piano per una pandemia influenzale”.
Ma tanti altri argini si sarebbero potuti levare, secondo i pm. Dalla verifica della dotazione di guanti, mascherine e tutto quello che avrebbe potuto proteggere, al mancato censimento dei posti letto negli ospedali e dei ventilatori polmonari, ai piani di esercitazione dei sanitari mai fatti, ai deficitari protocolli di sorveglianza sui viaggiatori che arrivavano in Italia facendo degli scali.
Infine, l’indagine torna al punto zero dove venne registrato il primo caso di Covid nella provincia. Era il 23 febbraio, il ‘Pesenti Fenaroli’ venne riaperto poche ore dopo. A Giuseppe Marzulli, dirigente medico e Francesco Locati e Roberto Cosentina, entrambi dell’ ASST Bergamo est, vengono contestati i reati di epidemia e omicidio colposo perché, tra le altre cose, non fornirono dispositivi di protezione provocando “un incremento non inferiore al contagio di 35 operatori sanitari”.
Locati è indagato anche per falso perché scrisse che “erano stati fatti tamponi a tutti i sanitari” sin dal 23 febbraio; stessa ipotesi per Massimo Giupponi che, in qualità di direttore generale dell’Ats di Bergamo, avrebbe certificato che erano state create “aree di isolamento per i pazienti che accedevano al pronto soccorso con sintomi sospetti”.
I pazienti sarebbero invece rimasti per “diversi giorni” in attesa. Come scritto nella nota dal procuratore Chiappani, l’atto di chiusura delle indagini “non è un atto d’accusa” ma “una ricostruzione dei fatti” che lascia comunque aperte ampie possibilità di difesa per gli indagati visti anche i precedenti sulla pandemia in altri tribunali.
Le posizioni di Conte e Speranza saranno di competenza del Tribunale dei Ministri di Brescia. Nei prossimi mesi un giudice per l’udienza preliminare valuterà se queste ipotesi di reato devono essere sviscerate in un processo che, a quel punto, diventerebbe il processo alle istituzioni del Paese e della Lombardia in uno dei momenti più terribili.
AGI – “Credo che condividiamo l’auspicio che l’India possa, in qualità di presidente G20, svolgere un ruolo centrale nella facilitazione di un percorso negoziale verso la cessazione delle ostilità e una pace giusta” in Ucraina. Sono le parole del presidente del Consiglio Giorgia Meloni intervenuta a New Delhi nel corso di una conferenza stampa congiunta con il suo omologo indiano.
“Faremo tutto quello che possiamo per sostenere la presidenza indiana per fare passi in avanti e dimostrare la nostra amicizia”, ha assicurato Meloni al premier indiano Narendra Modi.
“Modi sa che può contare sulla collaborazione italiana a 360 gradi e sul nostro governo per rafforzare le nostre relazioni“, ha aggiunto la premier italiana.
“Tra India e Italia relazioni solide”
Le relazioni tra Italia e India “sono estremamente solide, c’è un’eccellente collaborazione commerciale, nell’interscambio abbiamo raggiunto la cifra record di quasi 15 miliardi di euro, più che raddoppiato in appena due anni, ma siamo convinti che si possa fare di più, è una scelta strategica”, ha sottolineato Meloni.
La premier inizia oggi la prima tappa del suo tour tra Asia e Medio Oriente. “Questo è il mio primo viaggio bilaterale in Asia dall’inizio del mandato. È stata una splendida accoglienza, nel 75esimo anniversario delle nostre relazioni bilaterali con l’India e sono certa che riusciremo a rafforzarle”. Comincia così la visita ufficiale in India di Giorgia Meloni, arrivata a New Delhi
Al suo arrivo nella residenza del presidente indiano a New Delhi, il presidente Meloni ha ricevuto gli onori da un picchetto delle forze armate indiane di terra, della Marina, dell’Aeronautica e della Cavalleria.
Dopo gli inni nazionali dei due Paesi, Giorgia Meloni ha incontrato il primo ministro Narendra Modi, con il quale ha avuto un colloquio su questioni bilaterali e regionali. Il premier ha visitato poi il Raj Ghat (Memoriale di Gandhi). E lì ha lasciato un messaggio sul libro d’onore:
“‘Vi sono al mondo pochi esempi di un uomo che, solo, abbia compiuto la resurrezione del proprio Paese con la forza del pensiero e la dedizione estrema durata tutta la vita’. Così il grande Mahatma Gandhi parlava di Giuseppe Mazzini, uno dei padri del Risorgimento italiano, fonte d’ispirazione anche per quello indiano. Due patrioti che con le loro azioni e le loro opere hanno indicato il cammino ai nostri popoli. Italia e India, civiltà millenarie che hanno combattuto per la loro indipendenza e sono oggi unite nella difesa della democrazia e della libertà”, ha scritto Meloni.
Nel pomeriggio è previsto un incontro con la presidente indiana, Droupadi Murmu. Poi interverrà come ospite principale al Raisina Dialogue, conferenza di geopolitica e geoeconomia che si svolge ogni anno a New Delhi e che è giunta all’ottava edizione. Meloni è accompagnata dal ministro degli Esteri, Antonio Tajani, che parteciperà anche alla riunione dei ministri degli Esteri del G20. In città, lungo le strade principali, sono stati collocati cartelloni che raffigurano la premier con la scritta, in italiano, “Benvenuta”.
AGI – Nel 2021 sono stati rilasciati circa 242 mila nuovi permessi di soggiorno, un valore più che doppio rispetto all’anno precedente (+127%), quando l’effetto Covid-19 aveva ridotto i flussi. È quando rende noto Fondazione Ismu nel suo rapporto sulle migrazioni, presentato questa mattina all’Università Cattolica di Milano.
I nuovi permessi concessi per motivi di asilo rappresentano il 12,8% (31 mila) del totale nel corso dell’anno, quelli per motivi di lavoro, riconducibili all’emersione di persone già presenti irregolarmente, il 21% (51 mila). Raddoppiano sia i permessi per studio (18 mila, ma siamo sempre sotto il livello dell’epoca pre-covid), sia i permessi per motivi familiari (122 mila).
Il numero di cittadini non comunitari regolarmente presenti in Italia al 1 gennaio 2022 è pari a 3 milioni e 562 mila unità, circa 6 ogni 10 stranieri presenti (+5,6% rispetto all’anno precedente). L’età mediana per l’insieme dei presenti è di 36,3 anni e i maschi rappresentano il 51%. I cittadini non comunitari provengono per la maggior parte da Marocco (408 mila), Albania (397 mila), Cina (291 mila), Ucraina (230 mila).
Le acquisizioni di cittadinanza sono in lieve calo. Nel corso del 2021 gli stranieri, compresi i cittadini UE, che hanno acquisito la cittadinanza italiana sono stati 121.457 (oltre 10 mila in meno rispetto all’anno precedente), il 90%(pari a quasi 110 mila) dei quali erano precedentemente cittadini non comunitari. Tale flessione potrebbe essere stata causata da rallentamenti burocratici dovuti alla pandemia. Il 41% delle acquisizioni tra i nuovi italiani provenienti da paesi terzi è avvenuta per residenza, l’11,9% per matrimonio, mentre tra le restanti “altre motivazioni” (47,1%) assume il consueto ruolo dominante la trasmissione dello status dai genitori ai figli minori ai sensi dell’art.14 dell’attuale legge.
I cittadini non comunitari divenuti italiani nel 2021 sono in prevalenza albanesi, marocchini, brasiliani. Dal punto di vista territoriale i nuovi italiani si concentrano soprattutto nelle seguenti regioni: Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna, Piemonte, Lazio e Toscana.
AGI – Quattro lavoratori dell’azienda Portovesme srl sono saliti stamane su una ciminiera dell’impianto del piombo, Kss, a 100 metri di altezza, la più alta dello stabilimento del Sud Sardegna per protestare contro il caro energia.
In una nota le organizzazioni sindacali di categoria di Cgil, Cisl e Uil fanno sapere che entro oggi si sarebbero dovute “presentare le soluzioni tecnico-giuridiche per interrompere la procedura di fermata dell’80% delle attività della società, con la chiusura di interi reparti e dell’impianto di raffinazione di San Gavino Monreale. La situazione, legata al caro energia e le proposte di risoluzione sono state sottoscritte lo scorso 20 gennaio durante l’incontro tra la Regione Sardegna, Portovesme Srl, Rsu Portovesme Srl e Segreterie Territoriali Filctem Cgil, Femca Cisl, Uiltec Uil, e le confederazioni territoriali Cgil, Cisl e Uil”.
Allo stato attuale, però, secondo quanto riferiscono i rappresentanti sindacali, non c’è stato “nessun atto concreto, sia di tipo commerciale tra privati, che di fonte governativa e/o legislativa per calmierare il prezzo e garantire la continuità produttiva”.
“La battaglia sul caro energia“, scrivono i sindacati, “coinvolge in modo impattante i territori del Sulcis Iglesiente e del Medio Campidano che non possono permettersi la perdita di 1.300 buste paga. Se ciò dovesse accadere, saremmo al dramma sociale”. La vertenza riguarda i lavoratori della Portovesme srl e anche quelli dell’indotto.
I quattro lavoratori non scenderanno e non interromperanno la loro protesta fino a quando non arriveranno soluzioni per la vertenza.
Manifestando la loro solidarietà ai lavoratori che hanno intrapreso questa iniziativa a difesa del lavoro, i segretari del Sulcis-Iglesiente Emanuele Madeddu della Filctem-Cgil, Vincenzo Lai della Femca Cisl e Pierluigi Loi della Uiltec Uil chiedono un incontro immediato al ministero delle Imprese e del Made in Italy. “È evidente – chiariscono Madeddu, Loi e Lai – che il tema da risolvere è quello dell’energia; purtroppo registriamo nessun passo avanti delle istituzioni”.
AGI – E’ previsto tra qualche ora l’interrogatorio dell’unico indagato per l’omicidio di Thomas Bricca, il diciannovenne di Alatri freddato con un colpo di pistola alla fronte lo scorso 30 gennaio. Si tratta di un coetaneo della vittima, sempre residente nella cittadina ciociara, che secondo gli elementi raccolti dai carabinieri avrebbe partecipato seppur in maniera indiretta all’omicidio.
Le telecamere di videosorveglianza avrebbero immortalato il momento in cui i due killer, in fuga dopo l’agguato mortale, abbandonano lo scooter T Max e salgono su un’auto. In quelle immagini ci sarebbe anche il giovane indagato.
Il clima ad Alatri è sempre più teso, i genitori del ragazzo assassinato attendono giustizia e nella giornata di ieri sono stati lanciati volantini inneggianti contro la difesa dell’unico indagato. “Egregio avvocato tutta Alatri prova disprezzo e disgusto riguardo al suo operato. La riteniamo una persona cosciente della legge. Per questo inneggiamo alla giustizia che sarà difficile ottenere anche per vostra colpa. Le chiediamo, quindi, di rifletterci attentamente sopra”.
AGI – Chiusa alle 18.30 la camera ardente di Maurizio Costanzo nella sala della Protomoteca in Campidoglio. Da questa mattina un flusso costante di cittadini, amici e colleghi ha reso omaggio al popolare conduttore televisivo. Ad accogliere il feretro, il sindaco di Roma Roberto Gualtieri, la prima moglie Flaminia Morandi e i figli Saverio e Camilla. Maria De Filippi insieme al figlio adottivo Gabriele sono arrivati a meta’ mattina, visibilmente commossi.
Anche Giorgia Meloni ha voluto rendere un saluto e un omaggio. “Ci lascia l’eredità di un grande giornalismo. Un giornalismo – ha affermato Meloni – capace di dialogare con tutti, di capire la dimensione umana delle cose. Lui aveva sicuramente le sue idee e questo non gli impediva di cercare di capire tutti, gli interessava molto il carattere umano delle persone. Non ce ne sono tantissimi di giornalisti che sappiano fare quello che ha fatto Maurizio Costanzo”.
Il premier ha poi ricordato come le sue prime ospitate TV siano state proprio al Maurizio Costanzo Show. “Era un grande scopritore di talenti – ha raccontato – io sono legata a lui da ricordi antichi. Potrei dire che anche io sono stata scoperta da lui, le mie primissime partecipazioni tv sono state al Maurizio Costanzo show. Ogni volta che mi intervistava di recente mi faceva rivedere quei video e gli dicevo di non farlo. Avevo 17 anni. È stata quindi una persona che ha attraversato la nostra storia nazionale, che sapeva raccontarla, che aveva un suo chiaro punto di vista sulle vicende. Perdiamo un grande giornalista”.
Tra le istituzioni anche le visite del Ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, il leader dei 5 stelle Giuseppe Conte, il Prefetto di Roma Bruno Frattasi, la presidente del consiglio comunale di Roma Svetlana Celli, l’assessore ai grandi eventi Alessandro Onorato, la ex sindaca di Roma Virginia Raggi.
Nella camera ardente le corone del Comune di Roma, della Regione Lazio e una foto sorridente di Costanzo posata sul feretro, dove è ben visibile anche la storica cartellina del conduttore con scritto “Maurizio Costanzo Show”. C’e’ chi in questa giornata ha portato dei fiori, chi un disegno raffigurante una tartaruga. Si racconta che Costanzo regalasse sempre delle tartarughine a chi lo andava a trovare. T
Tra i volti noti che durante la giornata hanno reso visita alla camera ardente: Vincenzo Salemme, Fiorello, Paola Barale, Mara Venier, Valerio Mastandrea, Pierluigi Diaco, Francesco Rutelli e Barbara Palombelli, Salvo Sottile, Rossella Brescia, Virginia Raggi, Giovanna Ralli, Franco Carraro, Svetlana Celli, Massimo Giletti, Alberto Matano, Lino Banfi, Rosanna Banfi, Paola Comin, Andrea Purgatori, Rossella Brescia, Simone Baldelli, Pino Strabioli.
Molti di quelli che si sono fermati a parlare con i giornalisti hanno parlato di Costanzo come di “un gigante della tv” ricordando il suo amore per Roma e il suo impegno nella lotta alla mafia. I tanti affezionati avranno tempo ancora domani per salutare Costanzo in Campidoglio, prima dei funerali che saranno celebrati lunedì alla Chiesa degli Artisti.
AGI – Fiamme nella notte in un appartamento al quarto piano di una palazzina di sette in via Etruria, in zona Tuscolana, a Roma. L’intera unità abitativa è stata avvolta dalle fiamme, tutti i residenti del condominio sono stati evacuati temporaneamente. Una persona è rimasta lievemente ferita ed è stata affidata alle cure del 118 e un animale domestico, un gatto, è invece deceduto. Non ci sono stati danni strutturali. Sul posto, oltre ai vigili del fuoco, i carabinieri.